«Sei fuoco e amore, sei l'amore che incendierà il mio corpo, ma sei anche l'amore che lo renderà puro». Follia, fede, poesia: c'è un filo sottile che lega indissolubilmente le opere di Alda Merini ai momenti più dolorosi e significativi della sua esistenza, scandita in modo sempre autentico e intenso dalla malattia psichica e insieme da un anelito instancabile verso l'infinito, verso Dio. Tra le tante persone che hanno attraversato la vita di Alda Merini, una in particolare ha saputo cogliere questa commistione di carnalità e spiritualità: Enzo Gabrici, lo psichiatra che la poetessa chiamava il «Dottor G» e che, prima e meglio di ogni altro, capì che «la creazione attraverso l'arte poetica è stata il suo balsamo perché questa l'avvicinava al grande spirito creatore». In questo libro Arnoldo Mosca Mondadori, che per più di dieci anni le è stato vicino come amico e collaboratore, trascrivendo centinaia di versi e proponendole temi su cui riflettere, ha raccolto alcune delle poesie che meglio esprimono la fame di assoluto di Alda Merini, la tensione religiosa presente nei suoi versi. In un'ampia introduzione racconta inoltre alcuni episodi della sua vita, per far sì che anche i lettori possano «sentire un po' il profumo di casa sua, conoscerla da vicino, e soprattutto avvertire le armonie della sua anima fatta di musica, quella musica che lei emanava come manna e donava intorno a sé». Un nuovo filo da seguire per giungere al segreto di una delle voci poetiche più belle, profonde e profetiche dell'ultimo secolo.
Una giovane donna mette nero su bianco frammenti della sua anima: parole che ripercorrono le tappe di un percorso di crescita, accettazione e scoperta - di sé, del proprio valore e della propria forza. Un viaggio in versi attraverso l'esperienza dell'amore e del dolore, della perdita e della rinascita. Si ricorda bambina, quando credeva nelle favole e aspettava un principe che arrivasse a salvarla. Si rivede prigioniera in una torre inespugnabile, vittima di sguardi, giudizi e false promesse, intrappolata in un corpo che lei stessa non aveva ancora imparato ad amare, fragile custode di un cuore di cristallo. Fino a quando, costretta dal destino ad attraversare il fuoco, capisce di non esserne stata annientata, di poter rimettere insieme tutti i pezzi, uno dopo l'altro, parola dopo parola. Scoprendo proprio in quelle parole, che sempre le hanno dato conforto, l'arma più potente per difendersi e salvarsi da sé, unica regina della propria vita.
Due donne, l'amore per la poesia e per l'arte, e un'amicizia cresciuta sul Naviglio: questo libro nasce così, all'inizio degli anni Novanta, quando Emilia Rebuglio Parea, scultrice e insegnante, apre il suo negozio-laboratorio a pochi passi dalla casa di Alda Merini. La poetessa non è ancora famosa, ma nel quartiere è conosciuta da tutti ed Emilia è felice delle sue visite, improvvise e rapide, che presto si fanno quotidiane. «Scriva!» le ingiunge Alda, iniziando a dettare, seria e concentrata. E lei lascia il lavoro per raccogliere quelle parole, incantata dalla magia dei versi che sembrano sgorgare spontaneamente, conquistata da un talento che fa dimenticare gli eccessi e le stranezze del carattere. Nelle stanze accoglienti diventate luogo di creazione e incontri, il rapporto fra le due donne diventa sempre più profondo, mentre le poesie - quelle trascritte e quelle autografe - si accumulano in una grande scatola che Emilia custodisce gelosamente e segretamente per molti anni. Finché il desiderio di ripagare Alda Merini per gli stimoli ricevuti da lei, e messi a frutto nelle sue opere, la convince a rendere pubblica l'eredità che le è stata affidata. Negli scritti scelti per questa raccolta tornano alcuni temi ricorrenti - la vita sul Naviglio, la figura di Titano, la solitudine della follia -, ma compaiono inoltre riflessioni sull'arte, sulla maternità, e versi, anche scherzosi, dedicati all'amica e alla sua famiglia. In un'ampia introduzione la scultrice ricorda i momenti, i personaggi, i dialoghi che hanno reso indimenticabili gli anni vissuti accanto ad Alda Merini, dipingendone un ritratto inedito, vivace e intenso, e aggiungendo un tassello significativo alla biografia della poetessa milanese.
Misteriose presenze che accompagnano il cammino dell'uomo, pietosi messaggeri di una felicità pura e autentica; annunciatori luminosi di pace, gli angeli rappresentano uno degli enigmi più affascinanti delle religioni. Divisi tra il cielo e la terra, tra il silenzio di Dio e il domandare incessante dell'uomo, tra il suo smarrimento e il suo bisogno di fede, incarnano l'amore, la bellezza, la bontà ma soprattutto la tensione verso la verità che appartiene a ogni tempo. In questo libro la poesia di Alda Merini evoca, ancora una volta con una forza visionaria di rara suggestione e intensità, uno dei grandi "miti" delle religioni, "queste forme senza vesti e ornatissime, questi desideri chiari che hanno lingue di solo silenzio, questa pioggia di grazia che piove sulle nostre miserie¿" E lo fa in nome di un anelito intimo ed estremo verso l'infinito - e il nulla -, con parole che risuonano come un'eco santa e insieme maledetta e sembrano provenire da uno spazio cosmico rarefatto, percorso ora da vibrazioni commosse e affettuose ora da lampi di violenta ribellione e angoscia. Quasi a dimostrarci che nessun mistero si può svelare e comprendere se non siamo disposti a offrirgli in cambio la nostra più segreta intimità. Arricchito dalle opere di Mimmo Paladino, un dono prezioso per tutti coloro che amano la poesia e non smettono mai di interrogarsi sul senso della vita e della fede.
Chi era Francesco d'Assisi? Vagabondo, «folle d'amore», «elemosiniere di Dio», è una figura affascinante e provocatoria. Ostinato, irruente, libero come nessuno, Francesco compie il gesto più difficile per un uomo: con la sua coraggiosa, scandalosa «svestizione » perde un padre ma trova una sposa dolcissima, la Povertà, il cui «manto di sacco», pur «pieno di rattoppi, / era una veste angelica». Ed è proprio come «apostolo di sogni», «contadino di fede», insieme terribile e tenero, che Francesco ci viene incontro in queste pagine, che restituiscono tutta la tensione, non priva di fragilità e turbamento, del santo di Assisi, di colui che, come ci ricorda lo scritto di Gianfranco Ravasi, non ha voluto innalzare «barriere di orgoglio e di ricchezza contro il vento dello Spirito».
Amore, follia, sacrificio. E poesia. Per Alda Merini c'è una relazione quasi necessaria tra quel "grande, inconfessabile languore amoroso" che è la follia, e la scrittura, vissuta come esperienza fisica prima ancora che come vocazione letteraria. "La poesia", scrive, "non è solo una missione; è anche e soprattutto un lavoro manuale" che attinge "alle forze della natura". In questo processo è il corpo il vero protagonista. Un corpo che ha rinunciato, con voluttà e stupore, alla guida rassicurante della ragione per smarrirsi nei labirinti tetri ma affascinanti della pazzia. Per perdersi e scoprire altre, più profonde verità. E soprattutto per poter amare. Questo libro, scabroso e drammatico, "scritto selvaggiamente", documenta gli anni più bui e insieme luminosi della poetessa milanese, gli anni dell'amore maledetto per un uomo "austero, silenzioso e temibile", gli anni dei manicomi e dei centri di riabilitazione mentale, in cui invano i medici hanno tentato di far tacere la poesia. Invece, pare suggerirci Alda Merini, contro tutti i princìpi razionali e le manie di benessere psicofisico, è "sano", a volte, accettare il proprio disagio interiore, lasciare che spiragli di sregolatezza si insinuino nella nostra vita, dando voce a emozioni e sentimenti che diversamente rimarrebbero muti per sempre. Un libro sapiente e visionario, in cui la struggente prosa lirica della poetessa riesce ad amplificare e sublimare la disperazione, rendendoci preziosi testimoni, quasi complici, del suo delirio amoroso...