Poche esistenze sono più avventurose e appassionanti di quella di Eleonora d'Aquitania. Colta e bellissima, ambiziosa e spregiudicata, Eleonora vive in un'epoca in cui le donne sono ridotte al silenzio e all'obbedienza. Ma lei si ribella a ogni costrizione: partecipa alla II Crociata; divorzia dal primo marito - Luigi VII, re di Francia - e, nello sconcerto generale, sposa Enrico II d'Inghilterra, di undici anni più giovane; diventa la musa dei trovatori nella sua «Corte d'amore» a Poitiers, dove si cantano la passione e la sensualità; tratta come pedine di giochi politici i due figli più amati, Riccardo Cuor di Leone e Giovanni Senza Terra. Il mondo la odia e la teme, ma non riesce a fermarla: sulla sua strada, Eleonora lascerà vittime innocenti e cuori straziati, in un turbine che finirà per travolgere lei stessa. Dalle nebbiose città inglesi all'Oriente delle Crociate, dalla Terra Santa al lusso della corte bizantina, Elizabeth Chadwick dipinge il ritratto di una donna straordinaria per la sua modernità, che ha amato, tradito, sofferto e lottato contro rivalità, odi e pregiudizi, proprio come una donna di oggi.
Hédi Fried aveva diciannove anni quando i nazisti deportarono lei e la sua famiglia. Ad Auschwitz, i suoi genitori furono assassinati, mentre lei e sua sorella Livi riuscirono a sopravvivere. Oggi Hédi ha più di novant'anni e ha passato l'ultima parte della sua vita in giro per le scuole a testimoniare e a rispondere alle domande dei ragazzi sull'Olocausto, da quelle più ovvie a quelle più difficili o sorprendenti: «Avevi sempre fame?», «Perché non vi siete ribellati?», «Sognavi, la notte?», «Che lingue si parlavano ad Auschwitz?», «Provi odio nei confronti dei tedeschi?», «Hai mai conosciuto uno dei tuoi aguzzini?», «Sei riuscita a perdonare?». Hédi Fried risponde a ogni domanda, in maniera semplice e diretta: le sue parole sincere, lucide e profondamente umane rappresentano una insostituibile lezione di memoria, perché nulla sia dimenticato.
Inghilterra, 1176. Imprigionata nel castello di Sarum dal marito, re Enrico II, per aver appoggiato la rivolta scatenata contro di lui dai tre figli, Enrico, Goffredo e Riccardo, Eleonora d'Aquitania, donna dallo spirito fiero e indomito, è costretta a vivere isolata tra le fredde mura della fortezza, lontana dai suoi affetti e dal suo mondo regale. Dopo la morte del consorte, Eleonora può finalmente riconquistare lo scettro, diventando Regina Madre e governando da sola l'Inghilterra, anche in seguito all'incoronazione a Westminster del figlio, Riccardo Cuor di Leone, impegnato di lì a poco nella Terza Crociata in Terrasanta. Ma le tensioni tra i figli di Eleonora per il potere e per la spartizione delle terre s'intensificano a tal punto da trasformarsi in violente lotte fratricide. Il coraggio, la forza e la determinazione della regina sono messi a dura prova. Riuscirà Eleonora a sedare le ostilità tra i figli e a garantire alla figlie un futuro nelle più prestigiose corti d'Europa? Ma soprattutto, potrà finalmente trovare la pace che il suo nobile animo, in fondo, ha sempre desiderato?
Di ritorno dalla catastrofica seconda crociata, Eleonora d'Aquitania e suo marito Luigi VII si separano. Persa la corona di Francia ma ripresi i suoi possedimenti, poche settimane dopo l'annullamento del matrimonio Eleonora s'imbarca per l'Inghilterra per abbracciare il suo futuro consorte, Enrico il Plantageneto. Così, nel dicembre 1154, Eleonora viene incoronata, assieme a Enrico II, regina d'Inghilterra nell'Abbazia di Westminster. Sposa irreprensibile, negli anni turbolenti trascorsi a corte dà alla luce i futuri eredi della monarchia. Ma lei, donna ambiziosa e volitiva, non si accontenta del suo ruolo di madre e di moglie silenziosa: ambisce al trono. Vuole strappare il potere all'uomo che la tradisce, la fa soffrire, ed è sempre più debole a causa dei contrasti interni al regno. Ma nonostante il sostegno dei figli, il prezzo che Eleonora dovrà pagare per la sua ribellione sarà molto alto...
Il Poetry Slam è una vera e propria gara: su un palcoscenico, i poeti recitano i loro versi e, alla fine, è il pubblico a decretare il vincitore. Di origine antichissima - già i greci organizzavano questo tipo di competizioni - ha avuto un rinnovato slancio negli ultimi anni, prima in America e adesso in tutto il mondo. In Italia il fenomeno ha numeri sorprendenti; solo nel 2018, gli eventi sono stati più di 300. Simone Savogin ha cominciato la sua carriera di poeta slammer nel 2005 quando ha fondato, insieme ad altri, la LIPS (Lega taliana Poetry Slam). Da allora, ha collezionato una serie di successi che gli hanno permesso di vincere per 3 volte di seguito il Campionato italiano di Poetry Slam e di piazzarsi ai primi posti nelle competizioni internazionali. Giocando con i suoni e le allitterazioni, le poesie di Savogin si focalizzano sugli oggetti e sulle emozioni del quotidiano, rielaborandole e offrendone spesso una visione straniata che impone una riflessione. Ed è proprio questo cambiamento del punto di vista che rende la raccolta "Scriverò finché avrò voce" - che contiene prevalentemente testi inediti - immediatamente «popolare», diretta ed efficace, apprezzabile da tutti.
Raphaël Esrail nasce in Turchia nel 1925. A 18 anni inizia a combattere con la Resistenza francese, ma nel 1944 viene arrestato, torturato e deportato dai nazisti a Drancy. Al campo conosce una giovane donna, Liliane Badour: basta uno sguardo per farli innamorare. Ma il destino li divide: lui viene deportato ad Auschwitz e assegnato alla Union-Werke, lei è trasferita a Birkenau. Pur consapevole della spaventosa efficienza della macchina dello sterminio, nell'orrore del campo Raphaël non perde mai la speranza di poterla rivedere. Durante la sua prigionia, scampa per miracolo alle camere a gas, all'impiccagione dopo un tentativo di evasione, alle marce della morte. Fino a quando, liberato dagli americani, può finalmente mettersi a cercare Liliane, che ritroverà a Lione. Innamorati più di prima, Liliane e Raphaël si sposano stringendo un legame che durerà per tutta la vita. Ma solo a distanza di quarant'anni, incoraggiato dalla nipote, lui ha trovato la forza di raccontare la loro storia. Perché nulla di simile possa mai ripetersi.
Un'avventura nell'antico Egitto dall'autore bestsellers amato da 4 milioni di lettori in Italia
Un gioiello di quelle dimensioni non aveva eguali. L’Annunciatore lo espose alla luce per farlo ricaricare di energia.
«Grazie a questa pietra, scateneremo un cataclisma contro il quale il faraone sarà impotente.»
«Quali sono i vostri ordini, signore?» disse il Torvo.
«Rinforza il tuo arsenale e istruisci spietati guerrieri. Dobbiamo distruggere l’istituzione faraonica, non soltanto gli individui che la incarnano.»
Nonostante la determinazione di Sesostri III, gli forzi congiunti dei suoi generali, e i rituali compiuti dalla Regina e dalle sette sacerdotesse di Hathor, l’acacia del tempio di Abido sta morendo. Nella disperazione generale, però, si alza la voce di una giovanissima sacerdotessa, che propone la costruzione a Dahshur di una nuova piramide in onore di Osiride. Forse, così, gli Dei si placheranno… Ma anche la vita del Faraone è in pericolo. Sesostri infatti deve guardarsi da un misterioso predicatore del deserto – che tutti chiamano l’Annunciatore – disposto a tutto pur di strappargli lo scettro. E non può neppure fare affidamento sulla propria corte, dato che di sicuro, in mezzo ai funzionari, si nasconde un traditore. E poi c’è Iker: ignaro che i suoi nemici sono altri e ingannato dalle apparenze, aspetta solo il momento opportuno per vendicarsi del Faraone. Un momento che sta per arrivare…
«The sun and her flowers (il sole e i suoi fiori)» è una raccolta di poesie di dolore, abbandono, celebrazione delle radici, amore e legittimazione di sé. È divisa in cinque capitoli: l'appassire, il cadere, il radicare, il crescere, il fiorire.
Quella di Zdenka Fantlova è una storia vera, che andrebbe raccontata ogni giorno nelle scuole. "Sei campi. Sopravvissuta a Terezin, Auschwitz, Kurzbach, Gross-Roen, Mauthausen e Bergen – Belsen" è il racconto toccante e autentico di una ragazzina di diciassette anni che nel 1939 vive l’occupazione nazista della Boemia e da ebrea, nel 1942, viene deportata insieme alla famiglia e al fidanzato Arno, a Terezin, un campo di concentramento a nord –ovest di Praga. Suo padre era già stato deportato a Buchenwald e nel 1944 lei, la madre e la sorella Lydia vengono mandate ad Auschwitz. Purtroppo la madre non sopravvive mentre Zdenka e Lydia si spostano a Kurzbach e nel terribile campo di Gross – Rosen, una specie di inferno per i malcapitati che ci transitarono. Le ultime tappe del loro terribile giro dei campi di concentramento sono Mauthausen e Bergen – Belsen. Qui Lydia muore e solo Zdenka sopravvive incredibilmente a tutto questo, a sei campi di concentramento, alle torture, alla fame, alla tristezza. Oggi Zdenka Fantlova ha novantacinque anni e continua a raccontare, in giro per il mondo, la sua incredibile storia e lo fa perché nulla di tutto questo venga dimenticato e perché la memoria possa salvare il mondo. In "Sei campi. Sopravvissuta a Terezin, Auschwitz, Kurzbach, Gross-Roen, Mauthausen e Bergen-Belsen", questa donna coraggiosa e fortissima mette finalmente sulla pagina bianca il suo terribile passato e continua a renderlo verità.
Bana Alabed ha solo sette anni quando, in una luminosa giornata di sole, sente un boato spaventoso. È una bomba caduta su Aleppo, la prima delle tante che ridurranno la città in cenere e la popolazione allo stremo. Bana non sa neppure cosa significhi la parola «bomba», ma da quel giorno non può più andare a scuola perché è stata distrutta; invece di sedersi al tavolo di cucina per cenare con la famiglia, si deve nascondere sotto di esso, mentre tutto, intorno a lei, trema; non gioca più per strada, ma si ritrova a scavare tra le macerie insieme con gli adulti, alla ricerca di cose e persone scomparse. Vivace e intelligente, Bana si convince che il mondo non possa ignorare quello che sta succedendo in Siria e, con l'aiuto della madre, scrive un messaggio su Twitter: «Ho bisogno della pace». Poi, di giorno in giorno, racconta quello che sta vivendo, mostra la distruzione e il dolore. In breve tempo la sostengono in centinaia di migliaia e lei, con tutto il candore e la sincerità dei bambini, parla a tutti: da Putin a Obama, da Trump al presidente siriano Bashar Assad. Diventata il simbolo dell'innocenza di ogni bambino davanti agli orrori della guerra, Bana racconta per la prima volta in questo libro tutta la sua storia. Lanciando con forza il suo messaggio di speranza, per sé e per tutte le vittime della violenza che meritano una vita migliore.
Il tradimento del marito e il successivo divorzio hanno lasciato Hanna completamente svuotata. Londra è diventata troppo grande, troppo minacciosa per lei. Decide, così, di fuggire là dove sa che nulla è ostile e pericoloso: il suo paese natale, Lissbeg, sulla costa meridionale dell'Irlanda, un grappolo di case in riva all'oceano. Respirando a pieni polmoni l'aria salmastra e passeggiando sulla spiaggia, Hanna riesce a ritrovare un po' di equilibrio. E poi c'è il lavoro nella minuscola biblioteca locale, che le dà conforto e le permette di entrare in confidenza con gli abitanti del paesino, che hanno accolto con curiosità, ma anche un pizzico di diffidenza, l'arrivo della «straniera». Ma il dramma arriva anche a Lissbeg: le autorità minacciano di chiudere la biblioteca e Hanna si ritrova coinvolta in prima persona a difendere il cuore pulsante della comunità. Dovrà riscoprire in sé quell'animo battagliero che le difficoltà della vita avevano soffocato e convincere tutti ad aiutarla. Ma è forse troppo tardi per credere nel futuro? E se invece fossero proprio i libri il segreto per cambiare la sua vita?
Dolore, amore, abbandono, guarigione; questi i temi di cui parla Rupi Kaur in "Milk & Honey"... Uno strumento per affrontare, tramite la poesia, i momenti più difficili della vita, perché "il bene è dappertutto, devi solo essere disposto a vederlo".