Possiamo riappropriarci della nostra salute.
Siamo abituati a considerare il corpo come qualcosa di separato da noi: un organismo il cui "star bene" viene sempre più delegato a medici e specialisti di varia natura. Eppure, ricorda Enzo Soresi ne Il cervello anarchico, il nostro benessere non deve di necessità passare attraverso la medicalizzazione. «Assumersi la responsabilità della propria salute significa in primo luogo adottare uno stile di vita che innalzi il livello di resistenza alle malattie». Un invito, dunque, ad ascoltare con attenzione il nostro corpo, a riavvicinarsi alle sue esigenze e non trascurarne i segnali, che siano essi di natura psichica o fisica.
Come dimostrano le ultime scoperte della Psiconeuro-endocrino-immunologia, il nostro organismo è infatti un'unità, un insieme indiviso di mente e corpo la cui crescita armonica dipende dalla comprensione del legame fra eventi cognitivi, emotivi e fisiologici. E il cervello è il luogo dove tutti questi fattori si incontrano: nel suo sviluppo giocano un ruolo importante le nostre emozioni; pensieri e convinzioni si ripercuotono sulla nostra capacità di provare dolore; e anche lo stress psicologico, se da una parte ci aiuta a fornire prestazioni efficienti, è tuttavia in grado di determinare l'insorgere di varie patologie.
Attraverso l'analisi di diversi casi clinici, raccontati con la passione e la competenza di un medico che da più di cinquant'anni è all'avanguardia nella ricerca scientifica, Enzo Soresi costruisce un libro rigoroso eppure coinvolgente, approfondito ma scorrevole, invitandoci a riflettere sulla complessa ed eccezionale macchina organica che ciascuno di noi, come individuo, costituisce.
Negli ultimi 400 anni le scienze fisiche hanno conosciuto due grandi rivoluzioni: la prima ebbe inizio con Copernico e la seconda prese avvio grazie allo sviluppo delle teorie della meccanica quantistica e della relatività. Dalla metà del diciannovesimo secolo, le scienze della vita sono state radicalmente trasformate da una grande rivoluzione, messa in moto da Charles Darwin. In contrasto con quei due campi, le scienze della mente non sono state ancora protagoniste di una sola grande rivoluzione. È possibile accostarsi al mistero della coscienza da tre prospettive diverse: quella religioso-metafisica, quella scientifica, e una terza in cui confluiscono gli sforzi di entrambe. A quest'ultima categoria appartiene lo studio di Wallace, che imposta il suo libro sull'ipotesi in base alla quale "il problema della misurazione nella meccanica quantistica, il problema temporale nella cosmologia quantistica e l'hard problem nella scienza del cervello sono profondamente intrecciati". Wallace pone in discussione l'assunto naturalistico secondo cui la coscienza è un fenomeno puramente fisico, discostandosi in tal modo dalla scienza standard. Poi prosegue esplorando la tesi prescientifica da dove emerge che i fenomeni mentali hanno un'origine extracerebrale rintracciabile in un ambito del reale diverso. Nella parte conclusiva esamina la nozione della "grande perfezione" (Dzogchen) nel Buddismo tibetano
Perché Plutone non è più un pianeta? Sarà su un asteroide il prossimo sbarco umano? Scopriremo tracce di vita extraterrestre? Possiamo difenderci da un impatto cosmico? Lo spazio circumterrestre rischia davvero di trasformarsi in una discarica? Nel rispondere a queste domande ci si accorge che la fisionomia del sistema solare è profondamente cambiata negli ultimi tempi. Scoperte "epocali" quali l'esistenza degli oggetti trans-nettuniani e dei pianeti extrasolari hanno costretto gli astronomi a interrogarsi sul concetto stesso di pianeta. Sonde automatiche si sono avventurate nello spazio interplanetario mostrandoci il vero volto dei pianeti, dei satelliti e dei piccoli corpi del sistema solare. La diffusione capillare delle antenne paraboliche e dei navigatori satellitari testimonia come lo spazio sia entrato nella nostra vita quotidiana. La Stazione Spaziale Internazionale sfreccia sopra le nostre teste, permanentemente abitata. E tra il ritorno alla Luna e lo sbarco su Marte spunta un nuovo obiettivo per il volo umano: un asteroide di passaggio, così vicino da poter essere visitato. Ogni capitolo del libro è dedicato a una di queste tematiche, che viene inquadrata in un contesto storico, ma con uno spirito visionario. Il risultato è un affresco delle novità che agitano il nostro sistema solare, anche quando ne è responsabile la natura umana come nel caso dei detriti spaziali. "Pianeti per caso" è un libro che si propone di contribuire alla crescita di una nuova "coscienza spaziale"
Questo volume raccoglie i contributi alla terza sessione delle Baxter Lectures, dedicate alla figura di Charles Darwin da una particolare angolazione, rivelata dal loro sottotitolo: L'ecosistema. Uno sguardo rivolto non alla mera celebrazione, ma al farsi vivo del sapere, al futuro, appunto. 11 filo conduttore delle Baxter Lectures è la concezione della materia vivente con le sue forme di organizzazione; dopo "individuo" e "specie", è la volta del livello di materia vivente che si costituisce in "sistema". Quando oggi si parla di ecosistema, si echeggia perlopiù il problema centrale della responsabilità dell'uomo nei confronti della conservazione-riproduzione dell'ambiente (naturale). Ma ecosistema può dirsi in più sensi, come testimoniano i contributi qui riuniti. Si può pensare partendo dall'ecosistema per arrivare all'uomo, seguendo gli approcci dell'ecologia culturale. Oppure tematizzare l'"interazione" concepita come "rete" (network) di comunicazione, scambio, informazione (genetica) fra individui. Si può richiamare anche l'ambiente geologico, l'attenzione di Darwin per il quale è spesso trascurata quando si ricostruisce il suo pensiero. O infine restituire un'immagine complessiva dell'ecosistema come strutturazione di organizzazioni gerarchiche di comunicazione e trasferimento. Di "sistema" l'idea risulterà, con i contributi pubblicati in questo volume, se non compiuta, certamente più ricca di determinazioni e più completa.
La scienza è stata fatta per l'uomo o l'uomo è fatto per la scienza? Questa domanda apparentemente provocatoria e un po' bizzarra costituisce, in ultima analisi, il filo rosso del volume, frutto di un ventennio di ricerche. A ben vedere si tratta di un interrogativo di grande attualità in un momento di confusione in cui si scontrano visioni apocalittiche della scienza e della tecnica intese come strumenti di morte e di dominio e acritiche e ingenue apologie del sapere scientifico di matrice tardo-positivistica che rifiutano ogni idea di limite e ogni condizionamento morale all'opera degli scienziati. Riflettere su come l'Illuminismo - con il suo peculiare umanesimo, sostanziato dalla scoperta della libertà, ma anche della responsabilità dell'uomo - abbia interpretato originalmente e trasformato aspetti decisivi della Rivoluzione scientifica di Bacone, Cartesio e Galilei può forse davvero aiutare a comprendere la via migliore per individuare il giusto rapporto tra i saperi e il potere, tra le forme di conoscenza e la centralità dell'uomo come fine ultimo e indiscusso. La Rivoluzione scientifica viene analizzata partendo dall'idea dell'assoluta centralità dell'individuo come criterio di costruzione e definizione dei saperi, associato al principio dell'utilità delle scienze per l'emancipazione. "L'uomo è il termine unico dal quale occorre partire e al qual occorre far capo", spiegava con toni appassionati Diderot proprio nella voce "enciclopedia".
La meccanica celeste ha sempre accompagnato lo sviluppo della civiltà sul nostro pianeta. Dalle prime osservazioni astronomiche degli antichi Caldei, attraverso i lavori di Henri Poincaré la meccanica celeste è tornata in prima linea. Infatti, i recenti progressi tecnologici nel campo dell'astronomia osservativa hanno notevolmente aumentato il numero di oggetti celesti scoperti dall'uomo: migliaia di asteroidi, centinaia di comete, decine di satelliti naturali e anelli planetari, una nuova popolazione di corpi celesti oltre l'orbita di Nettuno, nonché innumerevoli sistemi planetari extra-solari attorno ad altre stelle. A ciò si aggiunga che l'uomo ha ormai un programma consolidato di esplorazione interplanetaria e nelle vicinanze della Terra: una nube di satelliti artificiali e di detriti spaziali circonda il nostro pianeta. Sulla base di tali recenti sviluppi scientifici, la moderna meccanica celeste ha assunto un ruolo fortemente interdisciplinare, coinvolgendo argomenti quali la stabilità, le risonanze e il caos. L'obiettivo del libro, pubblicato in edizione inglese nel 2007 dalla casa editrice Praxis-Springer, è di presentare la moderna meccanica celeste come una disciplina di facile comprensione per il lettore non specialista e allo stesso tempo di stimolare un pubblico più specializzato, mostrando le possibili connessioni tra i diversi affascinanti campi di studio. Il volume è introdotto dalla prefazione di Margherita Hack.
Lo scienziato, inventore e divulgatore James Lovelock, autore della celebre ipotesi di Gaia secondo cui la Terra è un immenso organismo vivente capace di autoregolazione, è da sempre un punto di riferimento dell'ambientalismo internazionale. Con il suo ultimo libro, "The revenge of Gaia" (2006), che sta suscitando un aspro dibattito, Lovelock è entrato in modo dirompente nella discussione sulla crisi ambientale: ha delineato scenari inquietanti per il futuro della Terra e ha auspicato un ritorno del nucleare, in quanto fonte energetica sicura e rispettosa di Gaia. "Solo l'atomo ci può salvare" è incentrato sulla figura di Lovelock e sulle sue proposte di politica ambientale. Ricostruisce il rapporto, complesso e ambiguo, tra lo scienziato inglese e gli ambientalisti. Analizza con estrema chiarezza le sue valutazioni dello stato della Terra e del riscaldamento globale alla luce dell'ipotesi di Gaia. Esamina in maniera efficace le sue tesi sullo sviluppo sostenibile e sui pregi e difetti delle diverse fonti di energia oggi a disposizione. Discute i suoi giudizi sul nucleare, sulle scorie e sull'incidente di Chernobyl.
Il modo di concepire l'ereditarietà e l'evoluzione sta attraversando una fase di rivoluzionario cambiamento. Le nuove scoperte della biologia molecolare mettono in discussione, infatti, la versione "genocentrica" della teoria darwiniana, secondo cui l'adattamento ha luogo esclusivamente tramite la selezione naturale di variazioni casuali del DNA. In questo testo, Eva Jablonka e Marion Lamb sostengono, invece che l'ereditarietà non ha a che vedere soltanto con i geni e tracciano quattro "dimensioni" dell'evoluzione, quattro sistemi ereditari che in essa giocano una parte: quello genetico, quello epigenetico (trasmissione cellulare dei tratti esente da mutazioni del DNA), quello comportamentale e quello simbolico (trasmissione tramite il linguaggio o altre analoghe forme di comunicazione). Ciascuno di essi, secondo le autrici, è in grado di fornire variazioni su cui può agire la selezione naturale.
"Sappiamo che, per quanto il concetto possa apparire inadeguato, il sistema gastroenterico è dotato di un cervello. Lo sgradevole intestino è più intellettuale del cuore e potrebbe avere una capacità "emozionale" superiore. È il solo organo a contenere un sistema nervoso intrinseco in grado di mediare i riflessi in completa assenza di input dal cervello o dal midollo spinale." Il sistema nervoso enterico è una curiosità, un residuo che abbiamo conservato da nostro passato evolutivo. Di certo, non suona come qualcosa che possa attirare l'interesse di tutti, invece dovrebbe. Un sistema nervoso enterico è presente in ciascuno dei nostri predecessori nel corso di milioni di anni di storia dell'evoluzione che ci separa dal primo animale dotato di spina dorsale. Esso è un centro di elaborazione dati moderno e pieno di vita che ci di portare a termine alcuni compiti molto importanti e spiacevoli senza alcuno sforzo mentale. Michael D. Gershon responsabile del Dipartimento di Anatomia e Biologia cellulare della Columbia University, autore di innumerevoli pubblicazioni scientifiche, è considerato uno dei padri della neurogastroenterologia.
Senza diversità si muore. È questo il messaggio principale del libro che si potrebbe definire come un elogio scientifico della differenza, un itinerario attraverso la storia della scienza e l'attualità della vita quotidiana con un'impostazione scientifica e con un linguaggio chiaro e immediato. Da Gregor Mendel alla mappatura del DNA, dalla "macchinizzazione" della vita nella seconda metà dell'Ottocento al riduzionismo di fine Novecento, dai medici materialisti ai computer biologici e all'ingegneria genetica. Dopo aver ricostruito l'utilizzo del concetto di "purezza" con il suo corollario di controllo sociale e di allucinanti progetti di selezione eugenetica", l'autore descrive degli strumenti di cui si sono dotati gli esseri viventi per regolare la loro variabilità per la sopravvivenza, partendo dal DNA e dai suoi cambiamenti anche durante i singoli cicli vitali per arrivare a comprendere il vantaggio dell'essere ibridi. La diversità umana è osservata sia dal punto di vista della genetica delle popolazioni sia da quello della diversità acquisita durante la vita, a causa della presenza negli esseri umani di un cervello con caratteristiche diverse dagli altri primati. Vengono messe in luce numerose bugie genetiche che circolano nei mezzi di comunicazione di massa sui presunti singoli geni responsabili delle caratteristiche comportamentali umane e si adotta invece una visione che considera la biodiversità, l'interazione fra geni e ambiente culturale.