Il paradigma costruttivista rappresenta l'orizzonte al quale, in modo più o meno esplicito, fanno riferimento varie teorie e modelli d'intervento in psicologia clinica. Il volume, suddiviso in tre parti (teorica, metodologica e di ricerca), compie una ricognizione delle varie versioni del costruttivismo (moderato, radicale, individuale, sociale, narrativo) in relazione alla loro ricaduta su alcuni dei modelli clinici più diffusi, come l'approccio cognitivista, quello sistemico-relazionale, quello psiconalitico. Costruttivismi in psicologia clinica privilegia un taglio di tipo sistematico che, con uno stile di scrittura agile e chiaro, fornisce a diverse categorie di lettori (studenti, ricercatori, operatori) gli strumenti concettuali necessari per confrontarsi con tale paradigma.
La riedizione di un classico. Accuratamente aggiornato grazie al sistematico lavoro del curatore. "Alto Medioevo" affronta tutti i temi classici della storia altomedievale: dall'età tardo-antica agli sviluppi signorili locali, dall'impero carolingio alla nascita della potenza papale. Attraverso l'analisi dei fatti, Giovanni Tabacco porta il lettore ad approfondire gli aspetti più caratteristici e specifici dei secoli iniziali e centrali del medioevo, coniugando impegno scientifico e rigore espositivo. Un volume attualissimo, fondamentale per chiunque voglia avvicinarsi a questo periodo e comprenderlo in tutti i suoi molteplici elementi distintivi.
Durante il suo viaggio intorno al mondo, Darwin aveva preso l’abitudine di annotare le sue osservazioni su una serie di taccuini. Un’abitudine che mantenne per tutta la vita e che lo portò a produrre un’enorme quantità di appunti, annotazioni, riflessioni che spesso hanno costituito il materiale grezzo delle sue opere più note. Questi taccuini sono quindi fondamentali per ricostruire la genesi del pensiero di Darwin e per seguirne lo sviluppo nel corso della sua vita.
Trascritti per la prima volta negli anni Settanta del Novecento, i taccuini sono finalmente accessibili anche in Italia grazie alla meticolosa traduzione di Alessandra Attanasio. Scegliendo nel mare magnum delle annotazioni darwiniane, Taccuini filosofici raccoglie tutti i quaderni teorico-filosofici (Taccuini «M» e «N», Note sul senso morale, Teologia e selezione naturale) che ci permettono di scoprire un Darwin diverso, non solo il naturalista, bensì anche il filosofo e il critico del «Disegno Divino».
Un libro che, grazie all’accurato e minuzioso apparato critico, risulta prezioso per comprendere uno dei più grandi pensatori della modernità.
Alessandra Attanasio è professore associato di Filosofia morale alla «Sapienza» Università di Roma. Ha già curato le edizioni critiche di: D. Hume, Dialoghi sulla religione naturale (1997); A. Ferguson, Saggio sulla storia della società civile (1999). Per UTET Libreria ha curato l’Estratto di un «Trattato della natura umana» di D. Hume (1999).
L'antropologia è ormai essenziale per chiunque voglia interrogarsi a fondo sulle realtà sociali e culturali contemporanee. Antropologia culturale guida il lettore attraverso i problemi della ricerca odierna, utilizzando un approccio concreto e partecipativo che incoraggia la discussione e l'esercizio del dubbio. Rispetto all'edizione americana il libro contiene un nuovo capitolo, dedicato alla storia dell'antropologia sino agli esiti più recenti. Questo capitolo, oltre a presentare gli sviluppi del pensiero antropologico in modo esaustivo, svolge la preziosa funzione di contestualizzare gli argomenti trattati negli altri capitoli. Anche i box e le letture di approfondimento sono una novità dell'edizione italiana, che i curatori hanno voluto per arricchire il volume di contributi necessari in un'opera di tale portata. La scrittura di Robbins, chiara e lineare, va incontro alle esigenze didattiche dei docenti e degli studenti, mettendo a fuoco sia temi classici dell'antropologia come la parentela, la religione, l'economia e il linguaggio, sia più recenti come l'identità, il corpo, i rapporti di genere. Uno strumento importante per gli studenti e anche per chi desideri approfondire per mezzo di un nuovo «sguardo da lontano» la propria appartenenza culturale.
Nel Seicento nasce, con atto rivoluzionario, non solo la scienza moderna, ma anche una nuova idea di comunicazione. Ed è proprio questa nuova interpretazione della comunicazione - tutto deve essere comunicato a tutti - a costituire uno dei fattori essenziali che hanno consentito la nascita della scienza moderna. Questa è l'"idea pericolosa di Galileo": sottrarre i saperi a ristrette élite e renderli disponibili potenzialmente a tutti. La comunicazione della scienza, pertanto, assume una dimensione pervasiva: non riguarda solo una cerchia di esperti, ma investe la società in tutte le sue pieghe. Oggi viviamo in un'era che è stata definita della conoscenza. Un'era in cui sia la scienza in sé (la produzione di nuova conoscenza scientifica) sia i rapporti tra la scienza e il resto della società (gli effetti filosofici, etici, politici, economici, tecnologici generati dalle nuove conoscenze scientifiche) assumono un valore decisivo. Lo studio della nascita della comunicazione della scienza, nel Seicento, non è pertanto fine a se stesso, ma si riversa prepotentemente sui nostri giorni: serve quindi non solo per capire il presente, ma anche il futuro "mentre sta nascendo".
Per quanto spesso se ne parli, per quanto tutti pensino di sapere che cosa sia, pochi conoscono la storia e il significato del concetto di «relativismo culturale». Pochi, soprattutto, lo riconoscono come un concetto elaborato e discusso all'interno di un sapere specifico, l'antropologia culturale, nel corso di più di un secolo di esperienza diretta - sul campo - e di riflessione teorica sulla diversità culturale. Il libro ne ricostruisce la nascita, la storia e le articolazioni interne (relativismo linguistico, cognitivo, etico, metodologico), chiarendone il significato e la specificità. Relativismo culturale non è, infatti, un vago sinonimo di scetticismo o nichilismo, né ha a che fare con un atteggiamento di indifferenza etica o con un eccesso di ipercaritatevole tolleranza. Il relativismo culturale è invece la disposizione critica che ci induce a non dare per scontata la naturalezza e l'ovvietà della nostra particolare «forma di vita» e che quindi ci permette di avvicinarci a ciò che non ci è immediatamente familiare spinti dal desiderio di «comprendere» prima di giudicare. Non sono quindi i filosofi, né tanto meno i politici o i giornalisti, a doverci spiegare di cosa si tratta, quanto le riflessioni degli antropologi, che si sono serviti di questo atteggiamento intellettuale per elaborare, nel corso del Novecento, attraverso la pratica etnografica, un sapere della differenza culturale.
Per molti aspetti, la neuroetica può essere considerata come esito non secondario del grande progetto darwiniano, quello che non sta solo nell'"Origine della specie", ma si respira anche in un altro capolavoro: "L'espressione delle emozioni nell'uomo e negli animali". Comunque la si guardi, la neuroetica ha uno status duplice. Se da un lato essa appare un'etica delle neuroscienze, e dunque si occupa dei problemi tradizionali dell'etica tecnico-scientifica (come, ad esempio, i rischi e benefici delle nuove tecnologie in medicina), dall'altro essa è anche una neuroscienza dell'etica, poiché va diretta ai fondamenti del nostro pensiero (temi quali mente-corpo, autonomia, intenzionalità, personalità, diritti-doveri, e altri ancora). Nata in ambito strettamente neuroscientifico, e dunque a cavallo fra medicina, biologia e psicologia, la neuroetica ha rapidamente catalizzato l'attenzione di un crescente numero di filosofi, sociologi, giuristi, antropologi e studiosi dell'educazione, dell'informazione e della comunicazione. È interdisciplinare per definizione e ogni disciplina, nessuna esclusa, emergerà almeno in parte rinnovata da un "bagno neuroetico". Proprio avendo ben presente questa impostazione di fondo, si articolano i saggi che compongono questo volume, che appunto affrontano la neuroetica di volta in volta nei suoi aspetti filosofici, giuridici, sociali.
La scrittura è a lungo stata considerata una grande invenzione puramente tecnica ed è stata analizzata da un punto di vista soprattutto storico, teso a mettere in luce origini, diffusione, modificazione dei principali sistemi grafici. A ben guardare però, specie da una prospettiva antropologica, emerge nettamente che la scrittura è anche altro, e soprattutto che l'analisi della scrittura può essere l'analisi di uno degli ambiti privilegiati della produzione ideologica e simbolica delle società. Basti pensare che la scrittura è di certo uno dei più potenti strumenti di conoscenza, di controllo e trasmissione del sapere, di manipolazione della realtà. Il significato culturale della scrittura dunque va ben al di là della sua funzione tecnica. Ogni sistema di scrittura presenta infatti vari aspetti (conoscitivi, sociali, magici, sacrali) la cui osservazione consente di comprendere profondamente la società che li ha prodotti e entro cui circolano. "Antropologia della scrittura", diventato ormai un classico, affronta tale problematica con l'acutezza e la profondità che sempre contraddistinguono lo sguardo di Giorgio Raimondo Cardona, svelando la complessità di ciò che apparentemente sembrerebbe solo un insieme di lettere e di simboli.
Ormai la glottodidattica (ovvero la scienza che studia l'educazione linguistica) è diventata una disciplina a sé stante a tutti gli effetti. È giunto il momento quindi di riflettere non solo sulla sua metodologia, sui suoi strumenti, le sue applicazioni, ma anche sulla sua genesi e la sua storia. Anche perché è necessario che ogni scienza si soffermi anche sul suo farsi nel tempo, per avere piena cittadinanza nella comunità scientifica. Paolo Balboni, con questo libro, colma questa lacuna e traccia un profilo storico della glottodidattica dai suoi albori (quando non era che una branca della pedagogia) fino a oggi. Dalla Legge Casati (1859) alla riforma della Gelmini, 150 anni di storia d'Italia, in cui anche nell'educazione vige la prassi di cambiare tutto perché tutto resti com'è (salvo la rivoluzione copernicana degli anni Settanta): i momenti di intervento reale, innovativo, sono pochi (la politica di Giolitti contro l'analfabetismo, la politica di Moro sul latino e le lingue straniere, le sperimentazioni e i programmi della seconda parte degli anni Settanta), e perfino momenti di apparente rottura, come la riforma Gentile e soprattutto quella Bottai, sono in realtà molto marcati dalla continuità, se si va a studiare che cosa indicano i programmi e gli orari in ordine all'italiano, al dialetto, alle lingue straniere e a quelle classiche. Una lente particolare per rileggere una parte importante della nostra storia e capire perché oggi siamo quello che siamo.
Può l'umanità uscire dalla crisi finanziaria e ricostruire percorsi utili alla democrazia economica, all'uguaglianza sociale, ai diritti umani ed al rispetto della dignità della persona? Può l'etica essere utile al capitalismo nell'individuare un giusto equilibrio nella distribuzione della ricchezza, dopo l'era della "finanza canaglia" di banchieri e speculatori senza scrupoli? Può la globalizzazione divenire reale processo di sviluppo e progresso condiviso, nel rispetto delle tre S: sobrietà (della persona), solidarietà (delle relazioni) e sostenibilità (con l'ecosistema)? Può il new deal dell'America di Obama creare i presupposti per una "pulizia etica" dall'avidità tossica della finanza globale e a favore di un'era della responsabilità? A questi interrogativi il libro prova a dare risposte, che vogliono essere soltanto spunti di riflessione, nella speranza che il lettore possa elaborarli in un percorso logico-critico di costruzione di modelli economici e sociali alternativi alla criticità del presente.
Nel nostro paese, e non solo, spesso si affrontano temi legati alla famiglia, rimettendo in discussione anche leggi dello Stato che hanno, solo trent'anni fa, determinato un cambiamento radicale dell'essere famiglia in Italia. La legge sul divorzio, la legge sull'aborto, la dichiarata crisi della famiglia e la nascita di nuovi modelli familiari hanno determinato una pluralità di realtà rispetto alla struttura familiare non solo della società tradizionale (famiglia patriarcale), ma soprattutto rispetto alla società moderna (famiglia nucleare). In questo processo di crisi e trasformazione è non solo possibile, bensì necessario, cominciare a fare entrare - anche nel lessico scientifico la distinzione tra i concetti del fare famiglia e dell'essere famiglia. Il cambiamento di questa istituzione si sta concretizzando soprattutto sulla base di una pluralità di forme della vita privata che hanno posto in discussione il concetto di famiglia tradizionalmente e culturalmente intesa. A partire da questa situazione oggettiva nasce questo libro che riflette con grande delicatezza e attenzione sul concetto di famiglia (sotto tutti i punti di vista: psicologico, sociologico, filosofico, giuridico, economico), per capire cosa sia diventata e cosa potrebbe ancora diventare.