Lungo tutto il primo millennio dell'era cristiana, le immagini religiose erano state elevate a una dignità che le avvicinava al potere simbolico del sacramento Nei secoli moderni, questa gloria storica dell'icona perde progressivamente significato. Si inaugura, con l'Umanesimo, quella che Giuliano Zanchi chiama «l'epoca dell'Arte e della Ragione», in cui il pensiero scientifico diventa lo strumento di interfaccia col mondo e l'immagine viene codificata secondo i canoni squisitamente qualitativi della formalità artistica. La cultura religiosa si ritrova così in esilio nella sua stessa epoca, guardata con sospetto e spesso assimilata alle regioni occulte della magia e della credulità. Eppure, la materia simbolica continua a muoversi, nella 'clandestinità' della devozione popolare. Compaiono immagini sacre 'residuali' che però riescono ad aprire brecce a quanto era stato lasciato fuori da porte ormai chiuse. 'Immagini vive' come quella del Sacro Cuore (ma anche le immagini miracolose, le apparizioni mariane, la Sindone di Torino) che esprimono un disagio e veicolano un rimosso. Storie che possono illuminare anche spazi della nostra 'civiltà delle immagini'.
Dopo il Concilio Vaticano II il dibattito sulle immagini nelle chiese cattoliche in Italia ha conosciuto una stagione molto vivace, anche se le opere realizzate non sono particolarmente soddisfacenti. Il Concilio da una parte ha ribadito la dottrina tradizionale del Concilio di Nicea sulla legittimità delle immagini negli edifici di culto e le norma del Concilio di Trento sull'autorità del Vescovo in materia e, dall'altra, ha promosso una linea di sobrietà accanto a una cauta apertura a favore dell'arte contemporanea, dopo un lungo periodo di ostracismo. Il libro di Giancarlo Santi mette in luce il ruolo e il comportamento della committenza ecclesiastica negli ultimi cinquant'anni in generale e in rapporto a casi concreti (il crocefisso). Richiama l'insegnamento dei pontefici fino a Benedetto XVI e Francesco. Rende conto di numerosi interventi di Valentino Vago, un pittore milanese, in alcune chiese milanesi. Presenta un breve rassegna di opere di artisti contemporanei nelle chiese della metropoli ambrosiana e, infine, pubblica un documento contenente gli orientamenti circa i rapporti tra le diocesi italiane, gli artisti e l'arte contemporanea.
Tra la fine del XX e l'inizio del XXI secolo, in Italia, quasi tutte le diocesi, numerose parrocchie, ordini religiosi e confraternite hanno istituito i propri musei. Le diocesi ne hanno istituiti e ne gestiscono più di 200, gli altri enti ecclesiastici circa 600. Lo scopo di questo notevole impegno della Chiesa è duplice: conservare il patrimonio culturale e renderlo visibile al grande pubblico. Così, nell'arco di qualche decennio, in modo assai discreto, in tutte le regioni sono 'spuntati' piccoli e piccolissimi musei, testimoni della storia religiosa e artistica che in Italia è stata così ricca e varia. La rete degli 800 musei ecclesiastici italiani, tuttavia, è ancora scarsamente visibile ed è oggi poco conosciuta e studiata. Questo libro si propone di documentare la recente fioritura di musei ecclesiastici italiani analizzandone le principali caratteristiche: la storia, la consistenza, la localizzazione, le condizioni di fruibilità e le forme di gestione. Particolare attenzione viene dedicata alla figura del museo diocesano che, nel vasto e articolato sistema dei musei ecclesiastici, è chiamato a ricoprire un ruolo centrale. Anche la gestione delle recenti istituzioni museali della Chiesa viene analizzata tenendo conto degli elementi di forza, senza ignorare quelli di debolezza. In appendice sono presentate le 'linee guida' dei musei ecclesiastici, contenute in un documento pubblicato dalla Pontificia Commissione per i Beni Culturali della Chiesa il 15 agosto del 2001.