Nei Vangeli l'immagine del contadino evoca con efficacia alcune fondamentali qualità del cristiano e della sua testimonianza nella storia. Attraverso di esse si realizza la fedeltà dei credenti alla logica singolare di Dio e del suo Regno. La metafora del contadino esprime anzitutto la fiducia insita nel gesto di chi semina con generosità e senza calcolo: dalla piccolezza del seme verrà in futuro la copiosità del raccolto. Così è della parola di Dio, il cui annuncio, inerme e povero, a suo tempo darà infallibilmente frutto. Ma questo prodigio avviene nel segreto della terra, durante il tempo invernale, quando al contadino, forzatamente inoperoso, è chiesta la confidente pazienza dell'attesa: il seme del Regno cresce nella storia grazie alla potenza di Dio, che resta nascosta. Questa consapevolezza libera il cristiano dalla presunzione, e dall'affanno, di far dipendere il destino del Vangelo dalle proprie capacità. Tale visione di fondo, non del tutto ovvia, ispira questo libro di Bruno Maggioni, offrendo sagge "note di cristianesimo per questo tempo di cristiani frettolosi e ansiosi di vedere, tesi a molti progetti e impazienti verifiche, ma poco capaci di attesa". Il discepolo invece si fida di Dio.
I territori della mistica si presentano talmente ampi e indeterminati da apparire a prima vista refrattari a qualunque tentativo di ricostruzione sistematica. Con la storia della mistica occidentale Kurt Ruh offre la prima sintesi complessiva di questo ambito di conoscenza del divino, strettamente correlato alla teologia e alla spiritualità. L'esperienza di Dio propria dei mistici avviene nel rapimento, nella visione, nell'estasi d'amore; posto in tal modo dinanzi ai "misteri che - afferma san Paolo - non è dato all'uomo di proferire", il mistico avverte tuttavia l'urgenza di comunicare ciò che ha provato, consegnandolo a un testo scritto. Nasce così una tradizione di straordinaria ricchezza, anche letteraria: "Ci sono lingue della mistica cristiana occidentale, c'è la lingua dei mistici, e c'è il linguaggio mistico". A questo riguardo la svolta decisiva si compie nel Medioevo centrale, quando, grazie soprattutto alla mistica femminile, avviene il passaggio dal latino ai volgari. La lingua e il linguaggio si forgiano invece nei secoli precedenti: sforzandosi di dire l'indicibile, i grandi "fondatori" creano categorie, una terminologia e uno stile destinati a durare nella storia religiosa dell'Occidente cristiano. In questo primo volume viene appunto ricostruito il percorso che da Dionigi Aeropagita a Agostino giunge, attraverso Gregorio Magno e Giovanni Eriugena, sino alle grandi scuole del XII secolo: i certosini; i cistercensi, con Bernardo di Clairvaux...