Russia, agosto 1917: la rivoluzione è inarrestabile. Ol'ga Pavlovna Olsufieva decide di partire dalla tenuta di campagna vicino Mosca del marito Vasilij, colonnello della guardia imperiale impegnato al fronte, dove si è rifugiata. Con lei i cinque figli, dagli 11 ai 4 anni, e due njanje (tate). Sullo sfondo la Prima guerra mondiale, i bolscevichi, Rasputin, assassini, malattie e diseguaglianze sociali. Durante la fuga lei e njanja Keta raccontano ai bambini le gesta della famiglia e i loro rapporti con gli zar. Destini incrociati quelli dei Romanov e degli Olsufiev: lo zar e la sua famiglia verranno uccisi nel luglio del '18 in una cantina negli Urali, gli Olsufiev raggiungeranno Firenze nel marzo del 1919.
Una serie di morti inspiegabili, un enigma dal gusto intellettuale in cui le regole del gioco sembrano chiare, eppure qualcosa sfugge sempre, le certezze divergono, i dati raccolti si contraddicono e il quadro generale rimane oscuro. L'ultima risorsa è un astronauta in pensione che, coinvolto nelle indagini, viaggerà tra Napoli, Roma e Parigi mettendo più volte a repentaglio la propria vita nel tentativo di risolvere il mistero. Uscito in Polonia nel 1975, arriva anche in Italia "Febbre da fieno". Stanis?aw Lem, autore dalla sconfinata cultura scientifico-umanistica, costruisce un racconto a tratti allucinante che fa tremare la solidità del mondo e, in un certo senso, mette in discussione le leggi che crediamo lo governino.
"Non lo ripeterò mai abbastanza: avere un corpo è quanto di più bello possa mai capitare." Dopo il processo e il giudizio di Pilato, Gesù trascorre la sua ultima notte in cella, profondamente afflitto dalle incredibili testimonianze dei suoi miracolati. Nello spazio-tempo creato dalla penna di Amélie Nothomb prende vita questo romanzo in prima persona in cui la figura più universalmente nota al mondo occidentale, ma anche la più oscura, racconta di sé sulla soglia della propria morte. Ne viene fuori una preghiera urlata come un tributo alla vita, come un inno alla fragilità dell'umano, alla gioia del corpo, all'abbandono dei sensi, alla paura, alla sofferenza, alla compassione, a quella strana cosa che si chiama amore.
Un racconto corale e plurilingue, fatto di odori e sapori, principi azzurri, dittatori ed eroi. Siamo in Transilvania, nella prima metà degli anni '70. La piccola comunità che vive nel villaggio ai piedi della fortezza medievale non lontano da Brasov è un crocevia di lingue e civiltà, antiche e moderne. Un bambino di sei anni vi trascorre l'infanzia insieme ai nonni. Curioso e ingenuo, tenta di capire quello che lo circonda a partire dalle parole, oggetti spesso strani e sfuggenti che in qualche modo danno forma alla realtà. Lo sguardo spensierato del bambino cerca e trova la vita segreta delle cose e attraverso la favola interpreta un tempo segnato da tragedie e lacerazioni.
Un piccolo paese di campagna, ci si conosce tutti. Impossibile non annoiarsi. In particolare se hai tredici anni, la scuola è finita, fa caldo e i vestiti ti si appiccicano addosso. Capita che a voler passare il tempo poi si diventa curiosi e con un binocolo in mano si possono vedere tante cose. Nascosto tra le fronde di un albero, Michele scopre che la colf del notaio, tutti i pomeriggi, incontra uomini. Ogni giorno uno diverso. È come stare al cinema senza pagare il biglietto. Il conto arriva quando viene scoperto dalla donna, trascinato per un orecchio e rinchiuso a chiave dentro il suo armadio. Imprigionato e al buio, Michele è costretto a una rivelazione che segnerà per sempre la sua vita.
Costruito in uno spazio temporale ristretto, i tre giorni del Natale del 1949, e in un luogo chiuso, la saraska di Marfino, una prigione alle porte di Mosca dove scienziati di ogni tipo sono detenuti per crimini politici, il romanzo "Nel primo cerchio" - che arriva finalmente al lettore nella sua versione integrale, a mezzo secolo di distanza dalla prima traduzione italiana - potrebbe apparire claustrofobico. Ma le vite e i ricordi dei prigionieri allargano l'orizzonte da quelle stanze a tutta la città e all'immenso paese, regalandoci uno degli affreschi più appassionanti della letteratura, un'indimenticabile composizione di caratteri, luci, colori. La vita di una nazione. Paragonato da Heinrich Böll a una cattedrale, il romanzo della cattedrale ha la struttura e, come dice Anna Zafesova, "possiede il respiro della navata - il panorama multidimensionale della Russia staliniana, dalle campagne desolate ai salotti della borghesia rossa, e dalle segrete del gulag ai teatri moscoviti - e la vertiginosa guglia dei capitoli su Stalin, ma anche la moltitudine di angoli reconditi, cappelle, affreschi, statue che emergono dall'oscurità...
Ritratto inedito della Francia scritto nel 1941 da Emil Cioran, filosofo, saggista e aforista tra i più importanti del XX secolo. Grande amante della cultura francese, l'autore romeno analizza con il suo stile inconfondibile le grandiosità e le meschinità di una nazione che lo affascina. Ne viene fuori un quadro al contempo feroce, lucido e pieno di ammirazione. "Nel mondo, tutto appassisce: desideri, pensieri, cieli e civiltà. Una sola cosa resta in fiore: l'assurdo, l'atemporale assurdo."
Un ragazzo è affetto da una strana sindrome: soffre di empatia, è capace di immedesimarsi nelle storie degli altri. Inizia così un viaggio nel mondo del possibile, nel labirinto dei sentimenti mai provati, delle cose mai accadute eppure reali più del reale stesso. Questo "io" coraggioso e impertinente va e viene dal passato, fa incursione in un futuro di cui abbiamo già nostalgia, e ritorna con un inventario di storie sull'autunno del mondo, sui Minotauri rinchiusi in ognuno di noi, sulle particelle elementari del rimpianto, sul sublime che può essere ovunque.
A Berlino per un'indagine, un poliziotto torna al collegio in cui ha passato l'adolescenza. Qui si è formato il gruppo di amici che, una volta tornati in Italia, hanno dato origine alla lotta armata. Lui vuole capire come è successo, da quale male privato è nato il male pubblico. E ricostruisce la vicenda di due fratelli, del loro sodalizio e della loro competizione, e la storia delle loro donne tra Berlino, una livida Roma e una piccola isola persa in un lago. Il tutto in uno scenario dominato dalle milizie di un regime autoritario che si è istaurato in conseguenza della contestazione e del terrorismo. Un romanzo radicato nella concretezza dei luoghi ma fantastico quanto alla dimensione storica. La realtà non è andata così, ma così poteva forse andare a finire.
"C'è un criterio a mio parere infallibile per saggiare la verità ("autenticità") del personaggio (ma è ciò poi cosa diversa dalla verità-"autenticità" della narrazione?): e cioè, se il personaggio - quali che siano le virtù di cui si adorna l'identità fittizia che gli è prestata - "ci riesce antipatico", se ci sentiamo a disagio in sua compagnia o addirittura non lo sopportiamo, ciò non può essere che a causa del fatto che il personaggio è "sbagliato" perché irreale... Resta però che dovremmo comunque in qualche modo chiederci - ed è questione del massimo momento - se Varen'ka Olesova - lei (il Personaggio) ci piace o non ci piace, se stiamo volentieri in sua compagnia o a seguirne le 'peste', se ce ne sentiamo (l'abbiamo detto!) "intrigati"... Quanto a me, conosco la risposta. Sia detto fra noi, mi sono anche, temo, un poco innamorato..." (dalla postfazione di Daniele Morante)
Sidónio Rosa, giovane medico portoghese, si trasferisce a Vita Cacimba, in Mozambico, per amore della bella mulatta Deolinda. Ma la ragazza è partita e nessuno sa quando tornerà, nemmeno i suoi genitori. O almeno così dicono. A Vila Cacimba, infatti, nulla è come appare: il sindaco non è veramente il sindaco, gli eroi sono vigliacchi e i traditori eroi, le case svaniscono inghiottite nella nebbia africana, in una terra che per sopravvivere deve mentire.