Manifesto che ha reso celebre in tutto il mondo don Milani e la scuola di Barbiana, "Lettera a una professoressa" ha lasciato segni profondi nella cultura e nella società, nonostante travisamenti e strumentalizzazioni. Frutto di una scrittura collettiva sostenuta da un imponente lavoro preparatorio e di cesello linguistico, questo libro-icona rivendica il diritto allo studio di fronte a una realtà scolastica che riproduceva ferocemente le diseguaglianze sociali. E ancora oggi rivolge alla classe docente il suo appassionato appello morale e civile, il rivoluzionario messaggio di un sacerdote convinto che un maestro amante del vero e del giusto può cambiare il mondo.
Frainteso, criticato, a lungo ostacolato sia dalle autorità scolastiche che da quelle religiose, don Lorenzo Milani è stato una delle personalità più significative del dibattito culturale del secondo dopoguerra. Forte di una convinzione che nasceva da una matura e disincantata osservazione del contesto sociale nel quale gli operatori culturali dovevano agire, giunse a rivoluzionare completamente il ruolo dell'educatore, denunciando la natura classista dell'istituzione scolastica italiana, andando incontro concretamente alle esigenze dei ceti meno privilegiati. Queste lettere ben rappresentano le speranze e la tenace volontà di questo coraggioso innovatore oltre che essere uno straordinario documento di accesso alla figura "privata" di don Lorenzo. E, se qualche volta si può dare alle «sue parole un significato diverso da quello che era il suo vero pensiero», ciò che non va tradito è il continuo tornare al binomio: "ragione" (nel senso di intelligenza messa in gioco nella vita) e "poveri" (che tutti noi siamo, nel nostro intimo), all'emancipazione cristiana più vera che deve fare i conti una prospettiva di Vangelo insuperabile, quella del Cristo che salva non i ricchi e sapienti, ma i piccoli, gli ultimi.
Il libro intende reagire all'attenzione quasi esclusiva che è stata accordata alla figura di don Lorenzo Milani come insegnante innovativo e socialmente impegnato, a discapito di una riflessione più meditata sull'autentico significato del suo sacerdozio. Al cuore dell'indagine dell'A. troviamo la svolta religiosa che il giovane Lorenzo Milani imprime alla sua inquieta esistenza di borghese insoddisfatto di se stesso e del mondo, e il cattolicesimo verticale e assoluto di cui egli si appropria, interpretandolo con eroica coerenza e obbedienza, oltre che con intelligente creatività, poco o punto compreso dalla maggioranza dei suoi superiori e colleghi. Lo scoglio interpretativo è che dopo la sua morte questa incomprensione di fondo non è di per sé migliorata per il fatto di essersi tramutata in ammirazione. A prevalere infatti è stato il mito del prete progressista e schierato in difesa del popolo, anticipatore del Concilio Vaticano II che si è svolto negli anni centrali del suo esilio a Barbiana. Ma da un'analisi obiettiva e libera da preconcetti emerge un quadro alquanto diverso. Al pari di un personaggio manzoniano, don Milani si è originalmente impadronito dell'idea di sacerdozio e di Chiesa uscita dal Concilio di Trento, che egli rivisita dall'interno con radicalità evangelica e "rivoluzionaria", rifiutando quel compromesso col mondo che è invece emerso dalle applicazioni del Vaticano II. Il prete che voleva essere "signore assoluto" dei suoi allievi non ha nulla a che vedere coi preti smaniosi di inserirsi nella società del nostro tempo: è una figura inattuale, inclassificabile, il memento di una direzione a cui la Chiesa attuale sembra non guardare.
Dobbiamo riconoscere a don Lorenzo Milani un posto di giocoliere nella storia letteraria italiana? E’ quello che l'autore si domanda in questo commovente mosaico di manifestazioni laiche di fede cristiana, tessuto da don Milani, che si dipana da oltre 100 anni. Forse sì. Il suo gioco serissimo con le parole e la lingua ha risvegliato, divertito e commosso milioni di lettori. E il miracolo continua e cresce anche quando ci si accorge che la lingua che usa rientra nella vitalità rinnovata del vernacolo, la "lingua dei poveri" in coerenza col fatto che i poveri fanno la lingua e i ricchi le regole di grammatica. In tutto questo ci sono i segni della più alta nobiltà umana in fedeltà a un servizio agli ultimi, a una terra che non piaceva più a nessuno ma a cui migliaia si recano ogni anno a rubare il segreto per rinascere come paese e come popolo, e perché "chi ha ragione non invecchia".
Il catechismo storico di don Lorenzo Milani può essere considerato una della prime fatiche di don Lorenzo, quando nell'ottobre del 1947 arrivato a San Donato - Calenzano in provincia di Firenze gli fu affidato di tenere quelle che allora erano le 20 lezioni integrative nelle scuole elementari. Don Lorenzo dette subito alle sue lezioni un'impostazione biblica aiutandosi con la cartina della Palestina e con fotografie dei luoghi santi. Il testo appare, ancora oggi, tanto vivo e fu scritto tenendo conto del linguaggio dei ragazzi perché don Lorenzo lo fece insieme a loro. Il segreto di questo catechismo storico è l'ispirazione religiosa, c'è sotto un'esperienza spirituale autentica , c'è l'esigenza di ritrovare l'umanità di Gesù così come lui la incarnò.
Questa nuova edizione contiene anche il testo integrale del Discorso che Papa Francesco ha tenuto a Barbiana, nella storica visita fatta il 20 giugno 2017 per i 50 anni dalla morte di Don Lorenzo Milani. È stata anche ampliata e valorizzata la parte dedicata ai "messaggi che non tramontano", raccolta di frasi di Don Milani, divisi per temi, che offrono insegnamenti oggi più che mai urgenti.
Perché un libro su don Lorenzo Milani? Che cosa aggiunge di nuovo questo testo? Sostanzialmente la testimonianza diretta di chi ha conosciuto il Priore di Barbiana da vicino. Landi, prete fiorentino, ha conosciuto don Milani quando era un giovane seminarista e con altri seminaristi si recava a Barbiana per incontrare di nascosto dai superiori questo prete "ribelle" ed "esiliato". Dando vita ai suoi ricordi personali, don Mario Landi ci presenta un Milani sì in conflitto con i vertici della Chiesa fiorentina del suo tempo e con alcuni preti, ma anche un don Milani alla ricerca di una «comunione ecclesiale, rude, ma vera» con il suo vescovo e con i suoi confratelli. Cosa che avverrà purtroppo solo dopo la sua morte, con un tardivo riconoscimento della sua opera, suggellata dalla visita di Papa Francesco a Barbiana il 20 giugno 2017. Dal libro emerge soprattutto come oggi la Chiesa abbia riconosciuto don Milani nella sua verità: un uomo che dopo venti anni vissuti «nelle tenebre dell'errore» a pensare solo a stesso, diventa prete e trova il senso della propria vita nel donarsi a Dio donandosi ai poveri. A chi in punto di morte gli ha rimproverato di aver amato i suoi ragazzi più di Dio e della Chiesa, don Lorenzo rispose: «Tutto al suo conto», cioè metto tutto sul conto di Dio, sarà Lui a giudicare.
In risposta all'ultimo libro di Adolfo Scotto di Luzio "L'equivoco don Milani", Cesari redige un accurato pamphlet per reagire non tanto alle critiche verso la figura e le opere di don Milani, quanto alle affermazioni gratuite, alle insolenze e alle proposizioni contrarie alla verità storica. Soprattutto risponde a quanti vedono in Milani una esperienza chiusa e da storicizzare, che sarebbe incapace di dire qualcosa al mondo della scuola di oggi e rintracciando in lui l'origine dei suoi mali. Il priore di Barbiana viene riproposto al contrario come simbolo di una scuola inclusiva e circolare, che deve essere sostenuta anche da una seria riforma della società nei suoi valori e nelle sue relazioni.
Il volume indaga gli anni giovanili e la formazione di Lorenzo Milani. La ricostruzione della vita di Lorenzo prima della decisione di diventare sacerdote si appoggia principalmente su due fonti: le testimonianze scritte e orali di coloro che l'hanno conosciuto e frequentato, e il materiale archivistico e iconografico. Il libro ha un ricchissimo repertorio di immagini, tra cui spiccano (oltre alle fotografie della famiglia, degli amici, degli anni di scuola) i dipinti di Lorenzo, che aveva frequentato l'Accademia di Brera e voleva fare il pittore. Da ciò l'autore trae «riflessioni storico-artistiche e intuizioni interpretative volte a delineare la complessa formazione di un giovane benestante e geniale al quale il destino offrì ulteriori opportunità».
Questo libro contiene la raccolta aggiornata con inediti e integrazioni, dei pensieri, degli scritti e dell'esempio dato da don Milani sul compito centrale della scuola. Una scuola per tutti e per ciascuno quale impegno che aiuti soprattutto i più svantaggiati a diventare padroni della parola, facendo valere la propria dignità umana. La scuola quale strumento di emancipazione. Come parroco e cristiano il priore di Barbiana univa così il comando evangelico morale con la concretezza della vita e l'impegno civico basato sui principi costituzionali.
Don Lorenzo Milani è stato un grande maestro. Con le sue idee ha contribuito a rivoluzionare il mondo della scuola, rendendo la società un mondo migliore, accogliendo gli ultimi e dando loro la parola. "C'era una volta don Lorenzo Milani" è una biografia pensata per far arrivare la sua storia e il suo messaggio ai bambini della fascia 7-11. Dall'infanzia dorata alla creazione della scuola di Barbiana, dalla scrittura collettiva di "Lettera a una professoressa" fino all'impegno per la difesa dell'obiezione di coscienza e a favore della pace. Scritto da una discendente di don Lorenzo, che l'ha illustrato ispirandosi alle vecchie fotografie di famiglia custodite nella casa di Castiglioncello, è il libro perfetto per celebrare il centenario dalla nascita di don Lorenzo, nel 2023. Impaginato con font ad alta leggibilità, interamente illustrato a colori, è un testo breve e molto accessibile. Uno strumento per docenti e studenti che vogliano capire il valore della scuola, dell'imparare a imparare e del messaggio cristiano di don Lorenzo Milani. Età di lettura: da 7 anni.
A cento anni dalla nascita (1923), don Lorenzo Milani è ancora un interlocutore attuale, lodato, amato, ma anche criticato e semplificato in slogan che ne impoveriscono il portato. L'idea nata da Adele Corradi è stata di riaccostarsi a lui attraverso le pagine dell'epistolario privato, selezionando 200 lettere tra le oltre mille conosciute, ritenute più incisive, per stile e tematiche.