I professori del Seminario di Milano con altri docenti universitari hanno studiato in modo interdisciplinare le opere e i giorni di Martini, dando vita a una sua "biografia teo-logica". Con stile agile e coinvolgente, il volume mette in luce come il cardinale abbia fatto teologia non tanto a tavolino, quanto piuttosto "nel" ministero pastorale; anzi, "nella" sua stessa vita di pastore. Si è rivelato così vescovo docile al Vaticano II, da lui letto come segno cristallino dello Spirito per la Chiesa contemporanea. Il suo ministero episcopale è stato una traduzione creativa e originale dell'insegnamento conciliare primariamente nella Diocesi ambrosiana e, di riflesso, nella Chiesa universale.
Uno dei più illuminanti scritti del cardinal Martini sulla necessità di conoscersi e accettarsi. Non è facile capire ciò che vogliamo nel profondo. Aspiriamo a troppe cose diverse, talvolta anche opposte e contraddittorie fra loro. Siamo frammentati e il nostro desiderare assomiglia a un coro disarmonico più che a una voce solista. Nella vita di ogni individuo dev'esserci un momento per fermarsi, trovare una pausa di silenzio e riflettere su chi siamo e sul senso del nostro agire quotidiano nel mondo. Ritrovare se stessi come "esseri pensanti" è la via privilegiata della spiritualità, una via che ci salva dal non-senso e che può essere praticata da tutti, anche da coloro che non si riconoscono in nessun Dio e in nessun Assoluto.
Nel messaggio di ingresso nella diocesi di Milano, il 10 febbraio 1980, il cardinal Martini scriveva che "all'interno della storia compete alla città di Roma un ruolo tutto speciale. Essa, come sede di Pietro, è il segno e lo strumento concreto dell'unità di tutti i cattolici, e ad essa guardano con crescente fiducia anche tanti altri credenti in Cristo". E proprio sotto il segno della Città Eterna, simbolo di una Chiesa che si edifica sul fondamento della fede, sono raccolti gli scritti compresi in questo volume: due corsi di Esercizi spirituali dedicati alle tradizionali "colonne della Chiesa" (Pietro e Paolo), il saggio del 1983 "C'è ancora qualcosa in cui credere", sulla solidità della decisione di fede e sulla pace interiore che essa può infondere, e gli interventi nelle varie edizioni della "Cattedra dei non credenti", a indicare sentieri di dialogo tra il credente e il non credente (che convivono in ogni uomo) e a ricordare che l'incredulità, come la fede, non è mai una condizione spirituale stabilmente acquisita.
Per il cardinale Carlo Maria Martini, Israele non è stato "un tema fra gli altri" e lo sguardo su Gerusalemme non si è collocato sul piano della ricerca astratta o della curiosità intellettuale, ma si è nutrito di una certezza: la priorità del popolo ebraico nel disegno di Dio. L'intento del libro vincitore del Premio internazionale Carlo Maria Martini 2013 - è di cogliere nella riflessione del cardinale, anche attraverso una selezione di testi poco noti, il luogo teologico e teologale - Gerusalemme, eccesso - da cui è scaturito il suo impegno per il dialogo ebraico-cristiano, ma anche il suo ruolo, come biblista e come arcivescovo di Milano, nelle concrete relazioni tra cristiani ed ebrei. "Un ritardo che ci deve pesare molto - sosteneva Martini - è il non aver considerato vitale la nostra relazione con il popolo ebraico. La Chiesa, ciascuno di noi, le nostre comunità, non possono capirsi e definirsi se non in relazione alle radici sante della nostra fede, e quindi al significato del popolo ebraico nella storia, alla sua missione e alla sua chiamata permanente".
Esattamente venti anni fa il cardinale Carlo Maria Martini scriveva parole di grande attualità: "La nostra generazione sta attraversando un deserto segnato da eventi vasti, in parte molto drammatici e in parte quotidiani e non meno pervasivi. Un deserto nel quale la gente è stanca, inquieta, agitata, demotivata, nevrotica, frustrata, smarrita, perché non vede il senso della vita quotidiana e la vive con poco gusto e poca voglia. È un deserto fatto di assenza di Dio, nella secolarizzazione, nella carenza di percezione del divino: le persone non riescono a percepire nelle loro giornate la presenza di un mistero sovrano e amico, che accompagna. In questo deserto, che noi stessi, uomini di Chiesa, stiamo attraversando, siamo in qualche maniera delle 'guide', nonostante i nostri limiti. Mi sono allora chiesto: in quale modo Dio forma queste guide in tempi difficili? Cercando di cogliere come Dio ne abbia formate alcune in passato, comprenderemo in quale modo può formare noi". Questa antologia di testi di Martini, tratti dalle riflessioni tenute durante i pellegrinaggi con i giovani preti che hanno segnato tutto il suo ministero episcopale, propone una carrellata di "maestri dello spirito". Gregorio Magno, Francesco d'Assisi, Caterina da Siena, Ignazio di Loyola, Teresa di Lisieux ed Edith Stein: alla scuola di questi grandi "maestri dello spirito" impariamo ad attraversare il deserto spirituale dei nostri tempi.
"Ha veramente senso lavorare? Esiste una dignità del lavoro, del lavoratore? È possibile esprimerla nelle strutture normali della vita aziendale? È possibile esprimerla in rapporto alle nuove tecnologie, là dove le cose si svolgono senza problemi drammatici?". Queste e altre sono le domande legate alla tematica del lavoro che, nel corso del suo ministero episcopale, il cardinal Martini si è posto e a cui ha voluto fornire delle risposte. Sono problematiche ancor oggi di grande attualità, considerata la grave crisi economica e sociale che dobbiamo affrontare, come se ci trovassimo nel bel mezzo di una tempesta; ma per non lasciarci sopraffare, ci ricorda Martini, "in tempi difficili come questi che stiamo vivendo [...] mi sembra utile fare un momento di pausa e metterci in ascolto della Parola evangelica". Le riflessioni del cardinale sono introdotte e commentate da due autorevoli esperti dei nostri giorni: don Walter Magnoni, teologo morale e responsabile del Servizio per la pastorale sociale e il di Milano, e il professor Alberto Quadrio Curzio, professore emerito e già Preside di facoltà dell'Università Cattolica, noto economista e collaboratore del cardinal Martini.
A inizio 1995 la rivista "Liberal" aveva proposto al Cardinal Martini e a Umberto Eco di aprire un dialogo. Questo libretto aveva poi riportato nel 1996 le lettere che i due si erano scambiati, ed era stato tradotto in seguito in sedici paesi. Anche in ricordo di un protagonista dei tempi nostri l'editore ritiene opportuno ripubblicare questo scambio epistolare che si è svolto in modo cordiale e franco sui problemi di importanza capitale che hanno spesso diviso i credenti da i non credenti, dal senso della storia al problema dell'aborto, dal sacerdozio delle donne alle possibilità di un'etica comune sia a chi crede che a chi non crede.
Cinque intense meditazioni del cardinal Martini, che esplorano i momenti di "buio" dell'anima che ciascuno sperimenta nella propria vita. Fatiche, sofferenze, dubbi, sentimenti negativi, attraversano inevitabilmente la quotidianità. Ma non devono prevalere. Martini indica la strada della consolazione, perché il sole torni a risplendere sui nostri giorni e possa di nuovo illuminare il futuro, restituendo il gusto di osare e progettare, confidando nell'intervento del Signore.
Le meditazioni inedite del cardinale Carlo Maria Martini in occasione della Pasqua. Un percorso di fede in tre tappe: l'istituzione dell'Eucaristia, la risurrezione e il dono dello Spirito a Pentecoste. Un aiuto a vivere il tempo di Pasqua per non cadere nella dimenticanza dopo l'esaltazione della solennità. Giacché "l'uomo vale perché il suo volto è illuminato dal raggio del volto divino del Risorto, dal momento che, pur sviluppandosi e agendo nella storia, egli già respira l'eternità".
La dimensione contemplativa della vita, la prima lettera pastorale indirizzata alla diocesi di Milano dall'allora arcivescovo Carlo Maria Martini, rivela la mente e il cuore di colui che, per oltre vent'anni, è sato voce autorevole nella Chiesa e nella società, apprezzato sia dai suoi fedeli ambrosiani che, in ogni parte del mondo, da tanti "uomini di buona volontà". Come un vino buono, il testo, a distanza di tempo, mostra sempre più il suo sapore, la sua originalità e la sua profondità. Accompagna, con delicatezza, su strade che aiutano a ritrovare le ragioni più profonde della propria umanità e a non smarrire, giorno dopo giorno, il senso della propria vita. Lo mettono bene in luce i commenti affidati a protagonisti del mondo contemporaneo: il cardinale Angelo Scola, il dottor Giorgio Squinzi e la dottoressa Anna Maria Tarantola. L'introduzione del professor Claudio Stercal, docente alla Facoltà Teologica dell'Italia Settentrionale e già allievo del cardinal Martini, introduce con efficacia ai temi principali della lettera.
Sotto il titolo "La donna della riconciliazione" sono state raccolte le meditazioni che Carlo Maria Martini, vero maestro contemporaneo della Sacra Scrittura, tenne nel 1985 in occasione degli incontri della Scuola della Parola rivolta ai giovani. Ripercorrendo queste pagine è possibile contemplare il mistero di Maria, e di ogni donna, nell'azione riconciliatrice della storia: dopo il peccato originale, infatti, la grazia ha avuto inizio in Maria, una donna; e nella Bibbia la donna è simbolo di vita, di relazioni, di diverse forme di riconciliazione. Quando, nella contemplazione silenziosa e adorante, si riesce a cogliere e ad accogliere il mistero di Dio come pura gratuità, come amore che si dona, si diviene capaci di percorrere con coraggio le strade della riconciliazione nella vita di tutti i giorni.
"La dimensione contemplativa della vita" è il titolo della prima lettera pastorale che Carlo Maria Martini scrisse appena arrivato a Milano. E lo stesso titolo è stato ripreso per una nuova collana, diretta da Mons. Claudio Stercal e pubblicata da Centro Ambrosiano, con l'intento di proporre il pensiero e alcuni degli scritti più significativi del cardinale, attualizzandone i contenuti e commentandoli alla luce dei cambiamenti sociali intervenuti in questi anni. Questo è il primo volume a essere pubblicato, e contiene la visione di Martini sulla Chiesa, una Chiesa che non ha paura del presente perché capace di volgere lo sguardo al futuro, riuscendo ad amare e accogliere come nessun'altra istituzione da fare. Introdotte da una prefazione di Mons. Erminio De Scalzi, le parole di Martini si rivelano una volta in più coraggiose, mostrando grande affinità con quelle di un altro gesuita: il Cardinale Bergoglio oggi papa Francesco.