"Imitazione di Cristo è stato il fedele compagno di viaggio di centinaia di migliaia di seguaci di Cristo in questi ultimi sette secoli e continuerà ad esserlo nel trascorso del terzo millennio inaugurato all'insegna gloriosa della Croce di Cristo Crocifisso e Risorto.
Con la lettura quotidiana dell'Imitazione di Cristo e con l'aiuto di Maria Santissima, nostra Madre, raggiungeremo una trasformazione profonda, modellati sul prototipo di ogni santità: Gesù Cristo".
L’antologia raccoglie alcune prediche di Lutero, dove emerge con forza la sua esperienza religiosa e la consapevolezza che, come pastore, ha la missione di fornire alla comunità cristiana il cibo della parola di Dio durante il culto.
La Parola annunciata e spiegata rende presente il Cristo vivo in ogni persona che l’accoglie con fede, e con Cristo la salvezza che egli dona gratuitamente. Le opere, che certo non ci meritano la salvezza, sono però la manifestazione che la nostra fede è viva e autentica (cita Giacomo più volte!).
Altro pregiudizio smontato: non è la corruzione della Chiesa cattolica contro cui egli si scaglia violentemente, ma l’insegnare una dottrina errata, per cui i meriti, l’ascesi e il digiuno per guadagnare il paradiso, le indulgenze, ecc. La vera ascesi è accettare le prove che il Signore ci invia. E nessuno (neppure la Chiesa) può imporre mortificazioni che devono essere scelte in libertà.
Le tematiche affrontate sono quelle tipiche della sequela Christi:
In appendice c’è il testo Una breve lezione, chiave per capire i testi biblici proposti dal culto (la liturgia)
Come sempre, l’introduzione (il curatore è uno dei massimi esperti della Riforma) presenta con chiarezza non solo la storia, ma soprattutto gli elementi portanti della dottrina e della spiritualità di Lutero.
Il linguaggio è talvolta estremo, quando se la prende con i “papisti”, ma fa parte della retorica del tempo.
Punti forti
L’ autore e il curatore
Rovescia molti pregiudizi su Lutero e Riforma
La passione con cui Lutero sostiene la potenza della redenzione e dell’annuncio della Parola.
Ottimi esempi di lectio divina.
Destinatari
Studiosi di storia della Chiesa, di liturgia e di teologia spirituale.
Chi è impegnato nell’ambito ecumenico.
Autore Martin Lutero (1483-1546) monaco agostiniano, giovane professore a Wittenberg, docente di Sacra Scrittura, vicario del suo Ordine. Nel 1517 l’affissione delle 95 Tesi. Il resto è noto a tutti (alle pagg. 101-106 del volume c’è la cronologia della sua vita e delle sue opere). Sono circa 110 i volumi della sua opera omnia.
La Chiesa sale e luce della terra: le dinamiche formative della Chiesa dal Nuovo Testamento all'editto di Costantino.
«L’Asceticon del monaco Isaia si presenta come una piccola summa della sapienza dei Padri del deserto. Così come accade per le altre grandi raccolte di detti e sentenze di questi solitari, gli Apophthegmata Patrum, ricorrono in esso in maniera non ordinata i temi tipici delle spiritualità monastica fiorita nel deserto egiziano nel IV-V secolo. I suoi insegnamenti perciò vertono sull’osservanza delle regole monastiche sia per quel che concerne gli spazi comuni sia la solitudine della cella; toccano le relazioni tra confratelli, trattano della necessità della vigilanza e del discernimento, dell’umiltà e della pazienza, virtù che possono essere alimentate e nutrite mediante il ricorso continuo a Dio nella preghiera, nella meditazione e, attraverso la lectio, nel confronto con le Sacre Scritture. Continuamente il monaco è istruito da Isaia, egli viene guidato nella sua crescita personale e orientato nella sua vita interiore tanto che questo libro, benché esso e il suo autore fossero poco conosciuti nell’Occidente cristiano, viene consigliato insieme agli opuscoli di Efrem e di Nilo ai maestri dei novizi della Compagnia di Gesù (cfr. Institutum Societatis Iesu, t. 3, Florentiae, 1893, p. 121; DiSp III, 833) proprio per la natura di direttorio spirituale che assumevano le sue istruzioni ed esortazioni.» (Dall’introduzione di L. Coco.)
Destinatari
Studiosi, ricercatori e storici.
L’ autore
Lucio Coco, studioso di letteratura cristiana antica, è autore di importanti lavori sulla tradizione patristica. Ha curato tra l’altro l’edizione integrale dei Detti dei Padri del deserto (Piemme, 1997). Si è dedicato con particolare attenzione allo studio dei testi di Evagrio Pontico, pubblicando in prima edizione italiana per le Edizioni San Paolo il trattato A Eulogio: sulla confessione dei pensieri e consigli di vita (2006) e per l’editrice Città Nuova le Sentenze del monaco egiziano (2010). L’Asceticon, una piccola summa della sapienza dei Padri del deserto.
Descrizione dell'opera
La teologia di Tertulliano è attraversata dalla riflessione sul Padre. Da un capo all'altro delle opere del polemista africano, spesso motivate dalle controversie del tempo, è possibile cogliere un costante richiamo al Dio Creatore e al Padre, che costituisce il centro della fede cristiana e il criterio supremo dello stile di vita dei credenti all'interno di un mondo pagano e talora ostile.
La ricerca intende delineare il volto, la fisionomia, i tratti peculiari della persona del Padre. Le pagine dense di riflessione dello scrittore cartaginese consentono di percepire la bontà, la pazienza, l'esercizio del giudizio, la misericordia, l'educazione impartita all'uomo, sempre nel rispetto della sua libertà, come altrettante caratteristiche della paternità di Dio in atto lungo le epoche della storia.
L'ultima sezione del quinto capitolo presenta un contenuto originale quanto profondo: nel contesto del martirio, al cui significato per la vita dei cristiani Tertulliano dedica una delle sue opere più incisive, il Padre assume i tratti del medico. Si tratta di una nota che conclude degnamente la descrizione del comportamento paterno di Dio.
Sommario
Introduzione. I. Il Dio eterno e vero. II. Il «Padre» e «Signore» del creato. III. La paternità di Dio nell'Antico Testamento. IV. Il «Padre» dei cristiani. V. Il comportamento paterno di Dio. VI. Il Cristo è del Padre Creatore. Conclusione. Sigle e Abbreviazioni. Bibliografia.
Note sull'autore
DOMENICO SCORDAMAGLIA (Napoli 1970) dal 1997 è sacerdote della diocesi di Roma. È stato aiutante di studio al Servizio nazionale per il progetto culturale della CEI e ha insegnato nella facoltà di teologia della Pontificia Università Gregoriana. Ha pubblicato il Padre nella teologia di Sant'Ireneo (Tesi Gregoriana. Serie Teologia 110), Roma 2004.
Il trattato Sulla Pasqua si colloca intorno al 235-248 d.C., in un’epoca nella quale era in atto una controversia liturgico-teologica sull’interpretazione della Pasqua cristiana: per alcuni l’accento è sulla Passione di Cristo; per altri sulla Resurrezione. Nel testo Origene spiega il significato della parola Pasqua come passaggio, “schierandosi” a favore della seconda interpretazione, e offre un commento allegorico-spirituale dei versetti pasquali di Es 12. Il volume presenta un’ampia e illuminante introduzione al testo.
Quella che qui è pubblicata è la sesta e ultima edizione de Le thomisme di Étienne Gilson, che segnò nel 1965, data di apparizione, il termine di un lungo percorso apertosi nel 1919 con la prima edizione. Tra le numerose monografie del filosofo e storico della filosofia francese, Le thomisme è senza dubbio quella che si può considerare il libro di una vita, una specie di viatico che si muove e si rinnova, anche molto sensibilmente, con gli anni che passano fi no ad esprimere nelle ultime edizioni insieme con la maturità di certe intuizioni giovanili anche autentiche prospettive di innovazione. Nell’assiduo lavoro di storico (non solo medievale) e di teoreta, Gilson si è sempre confrontato, anche quando il suo studio si incentrava su altri autori, altri aspetti o altri periodi, col pensiero avvincente e sicuro di Tommaso d’Aquino. Istruttivo soprattutto per i filosofi cristiani e particolarmente per quei neo-tomisti nel cui novero tuttavia Gilson faticava a riconoscersi. Egli infatti sottolineava che l’autentico «sistema» filosofico di Tommaso traeva significato e forza dal fatto storico che Tommaso fosse anzitutto “teologo”, fortemente motivato a far risplendere la verità della sua fede nella sua integralità. Ciò stimolò, per Gilson, il contemporaneo costituirsi di una grande e intensa teologia che non poteva non includere una grande filosofia, resa solida dalla duplice critica (interna) della ragione e (esterna) della fede, entrambe in grado di attraversare i secoli, e ancora disponibili nel presente, per il valore intrinseco della loro consistenza. Il neo-tomismo tendeva ad una valorizzazione invece della «filosofia» tomista a prescindere dal suo contesto genetico che è quello di un credente-teologo impegnato nel dirsi e nel dire la verità, la bontà, la bellezza della sua fede. Si contava sul risultato «filosofico» di Tommaso, ritenuto nel suo valore spendibile nel dialogo critico con la modernità, senza chiedersi – ciò che invece Gilson ha fatto fin dall’inizio senza temere le incomprensioni dei «razionalisti» – a cosa fosse dovuto. Gilson era convinto che nel medioevo si fossero elaborate una molteplicità di filosofie, nuove e originali per effetto della fede, di livello autenticamente filosofico e così diverse rispetto a quelle dell’antichità nate in un contesto storico in cui fu assente la fede cristiana e rispetto a quelle della modernità che per principio si distanziarono dal contesto teologico e dalle sue stimolazioni.
Primo volume della sezione "Inediti Pellegrino" della collana "Studia taurinensia", promossa dalla Sezione di Torino della Facoltà Teologica dell'Italia Settentrionale, il libro riproduce cinque conferenze tenute dal cardinale Michele Pellegrino presso l'Università di Ginevra nel 1978-79. Ambrogio, Massimo di Torino, Agostino, Cesario di Arles e Gregorio Magno sono i cinque santi vescovi della Chiesa latina scelti da Pellegrino: tutti caratterizzati da un'intensa attività pastorale e dall'aver meditato, parlato e scritto sul ruolo del pastore e sul suo rapporto con i propri fedeli.
Il volume raccoglie gli scritti filosofici, teologici e politici più significativi di Erasmo da Rotterdam, uno dei principali animatori della riforma culturale del Cinquecento europeo. Contrariamente a una certa immagine di prodigioso ma tutto sommato innocuo erudito, l'opera documenta la serietà e la complessità speculativa del "Principe degli Umanisti", nonché le conseguenze politiche delle premesse teoriche, molto più radicali di quanto potrebbe far pensare l'appello a un generico pacifismo. L'opera erasmiana si mostra piuttosto come una vertiginosa riflessione su una libertà impegnativa, responsabile, che mira a trasformare lo stato di cose presenti. L'ampia introduzione al volume ci guida nei labirintici percorsi del pensiero dell'umanista. L'apparato critico, composto della biografia dell'autore, di un'ampia nota bibliografica e di schede introduttive a ogni testo, aiuta il lettore nella lettura e nell'inquadramento storico delle opere di una delle più importanti voci del Rinascimento europeo, dalla quale la cultura occidentale non ha potuto né potrà mai prescindere.
L'ara dipinta conservata nel museo di Sfax è un monumento unico nel suo genere, sia all'interno della necropoli di Thaenae, da cui proviene, sia nell'ambito dell'archeologia del Mediterraneo di età tardoantica. Gli autori analizzano sotto differenti prospettive di ricerca. L'analisi delle immagini porta alla conclusione che il monumento vada ricondotto alla sensibilità delle comunità cristiane d'Africa della prima metà del IV secolo e sia specchio di quella sete del martirio da esse spesso evocata. In un'epoca in cui poche e spesso ambigue sono le immagini del martirio, l'ara si pone come una testimonianza imprescindibile per chi voglia indagare i modi e le forme con cui le iconografie pagane si piegarono a narrare, già dai primi secoli, i nuovi valori del Cristianesimo. Con una postfazione di Sofia Boesch Gajano.
Questo libro rievoca la fervida ammirazione, anzi la profonda amicizia di Francesco Cossiga nei confronti di Thomas More, la cui figura e le cui opere ha più volte richiamato nel corso della sua vita. Il libro, che esce a un anno dalla sua morte, segue due complementari percorsi di ricerca. Il primo è costituito dall'analisi di una selezione di scritti, discorsi e conferenze, che vanno dal 1991 al 2004, che ci restituisce l'immagine che di More aveva Cossiga; le qualità personali, culturali e politiche sulle quali ha tante volte soffermato la sua attenzione; il monito che ha lasciato alle generazioni successive; il rapporto tra etica e politica, tra santità e laicità, tra verità e coscienza; la sua realistica visione del bene comune, dell'utopia come ironia; la sua personale resistenza contro la ragion di Stato che ne fa un paradigma per la modernità. Il secondo è la ricostruzione del ruolo svolto da Cossiga a sostegno della proclamazione di San Tommaso Moro a patrono dei governanti e dei politici, avvenuta nel 2000 a seguito di una petizione presentata da numerosissime personalità politiche di primo piano di vari continenti. Un processo di mobilitazione di cui Cossiga fu il principale artefice, insieme al senatore venezuelano Hilarión Cardozo. Postfazione di Pasquale Chessa.
Autobiografia intellettuale di Cornelio Fabro, fin'ora inedita. Magnifico lavoro in cui presenta l'evoluzione del suo pensiero nelle varie fasi di tematizzazione e di sviluppo. Il testo nasce come risposta all'invito che gli perviene nel 1980 dall'Università di Perugia, nell'avvicinarsi della data del congedo dall'insegnamento accademico. Dopo aver terminato la stesura del testo, consegna alla stampa solo una parte, conservando per se la parte più autobiografica, che oggi viene alla luce in occasione della celebrazione del Centenario della sua nascita. Testo indispensabile per avvicinarsi alla poliedrica figura di Fabro. Obiettivo precipuo del manuale, vuole quindi essere quello di stimolare nel lettore le curiosità e il desiderio di sperimentazione sul terreno che sono i soli elementi in grado di rendere interessanti gli argomenti trattati, in modo da farli diventare parte integrante di quella cultura dell'andar per monti che le Scuole del Club Alpino Italiano si prefiggono di trasmettere ai propri allievi.