"Questo libro Leonardo lo scrisse per una necessità. Lui non era un predicatore. Faceva qualcosa di meglio: insegnava con il suo modo di comportarsi. Senza volerlo - almeno esplicitamente - apparteneva più alla categoria dei testimoni che a quella dei propagatori. Per questo il libro che scrisse non è lo scintillante discorso di una teoria ma un pezzo di vita vissuta." Così, a dieci anni dalla scomparsa di Leonardo Mondadori Joaquín Navarro-Valls commenta, nell'introduzione che accompagna la nuova edizione di questo volume, il racconto del suo ritorno alla fede. Ciò che colpisce è l'autenticità della testimonianza di un uomo che, a un certo punto della propria vita, sentì il bisogno di "recuperare ogni giorno se stesso". E di mettere a nudo il proprio cammino interiore in pagine che - sempre nelle parole di Navarro-Valls - sono divenute "verità fatta vita e non una lectio magistralis teoretica, da accademia". Eppure la sua conversione sembrò a molti, ieri come oggi, qualcosa di "inopportuno". Ancor più se si considera che non fu solo la generica riscoperta della religione ma piuttosto l'accettazione piena del cattolicesimo più ortodosso. Un'educazione non strettamente religiosa, due divorzi, tre figli, gusti e abitudini della borghesia laica milanese, il ruolo di presidente nella grande azienda che porta il nome del nonno Arnoldo. Ma poi, per Leonardo "qualcosa" avvenne. Un imprevisto che diede senso nuovo e luce insperata alla sua vita.
Le diciotto apparizioni della Vergine Maria nella Grotta di Massabielle, presso Lourdes, sono da più di centocinquant'anni motivo di accese polemiche, soprattutto sulla credibilità dell¿unica testimone, la quattordicenne Bernadette Soubirous. Lei sola ha visto, ha sentito, ha riferito. Ma davvero questa ragazzina misera e analfabeta, sulle cui fragili spalle grava il peso del maggior santuario del mondo (cinque milioni di pellegrini ogni anno, sempre in aumento), avrebbe colloquiato a tu per tu con Colei che si definì l'Immacolata Concezione? Le sue non sono forse allucinazioni di un'isterica o, peggio, invenzioni suggeritele dalla vanità di adolescente frustrata, da genitori interessati oppure da qualche ambiguo membro del clero? Molti hanno sostenuto e tuttora sostengono simili tesi.
Nel suo impegno per la riscoperta di un¿apologetica pacata e rigorosa - sempre consapevole che il Dio del Vangelo vuole proporsi e non imporsi, concedendo luci e lasciando ombre per rispettare la libertà delle Sue creature - Vittorio Messori indaga da decenni sulla verità della testimonianza di Bernadette, attribuendole un valore religioso decisivo. Oggi, in particolare, per i tanti inquieti che cercano ragioni «per continuare a credere».
In effetti, se Bernadette non ci ha ingannati (e se non si è ingannata), se dunque Lourdes è «vera», tutto il Credo della Tradizione cattolica è «vero»: Dio esiste; Gesù è il Cristo; la Chiesa che ha per guida il papa è la custode e la garante di queste verità. È la Vergine stessa, infatti, che esorta la veggente: «Andate a dire ai preti di costruire qui una cappella»; che tiene tra le mani il rosario, icona della devozione cattolica; che chiede processioni, affidate alle cure ecclesiali; che appare seguendo il ciclo liturgico romano; che ribadisce il dogma dell¿Immacolata Concezione, proclamato quattro anni prima da Pio IX. Non a caso, Lourdes è il luogo di culto privilegiato dai pontefici, che hanno proclamato Bernadette santa: Pio XII - fatto unico nella storia - gli ha dedicato un'intera enciclica; Giovanni Paolo II, ormai agli estremi, volle chiudere la sua vita trascinandosi sino alla Grotta; Benedetto XVI ne ha fatto una delle primissime mete del suo pontificato.
Un libro unico, questo, tra i tanti bestseller dell¿autore, ma segnato anch'esso dal consueto equilibrio tra il rispetto del credente per il Mistero e il rispetto dello storico per il rigore della ricerca. Nessuna elevazione misticheggiante, qui, nessuno scandalo o invettiva, bensì una mole impressionante di dati e notizie talvolta inediti, spesso nascosti o dimenticati; sempre, comunque, vagliati alla luce della ragione. Per una singolare coincidenza queste pagine appaiono all¿inizio dell'Anno della Fede voluto da papa Ratzinger. Proprio quella fede che, nella verità di Lourdes, trova un prezioso e solido «appiglio», una sorta di «maniglia» cui aggrapparsi nel dubbio che insidia oggi anche tanti cristiani.
Vittorio Messori è il più noto scrittore cattolico a livello internazionale, autore di bestseller tradotti in tutto il mondo. Ha firmato, tra l'altro, due libri intervista con gli ultimi due papi. Eppure, Messori non è nato cattolico. La famiglia e la scuola ne avevano fatto un anticlericale e un razionalista della dura scuola torinese. Poi, nell'estate del 1964, accadde qualcosa di imprevedibile: un incontro con il Vangelo - al quale dedicherà gli studi di una vita - che, come a forza, lo "converte". Una storia insolita, in fondo drammatica, che Messori descrive per la prima volta in questo dialogo con il collega Andrea Tornielli, svelando particolari finora taciuti. Una svolta radicale, tale da rovesciare la sua vita e quella dei molti che, grazie ai suoi libri, scopriranno o riscopriranno la fede. Uomo di frontiera tra le "due culture" - ha lavorato a lungo a "La Stampa" e da anni collabora al "Corriere della sera", ma si è impegnato anche ad "Avvenire" e nel Gruppo di "Famiglia cristiana" - Messori è credente dalla prospettiva cattolica ortodossa e, al contempo, non conformista, aliena da ogni clericalismo, integralismo o moralismo di sorta. "Giudico le idee di tutti. Non giudico la vita di alcuno", dice. In questo libro - che è storia di una vita, ma anche riflessione di grande spessore culturale - si offre, tra l'altro, una replica ai pamphlets attuali che accusano di ignoranza o scarsa intelligenza chi abbia ancora il coraggio di dirsi credente.
Con la riproposta di queste Cose della vita, la Sugarco completa la nuova edizione dei volumi della Collana "Vivaio". Questo libro è stato preceduto da Pensare la storia e da La sfida della fede ed è stato poi seguito da un quarto titolo, del tutto nuovo, Emporio cattolico, nato dalla produzione più recente di Vittorio Messori. Rilette a distanza, le pagine di Le cose della vita rivelano una sorprendente attualità e una capacità davvero singolare di analisi e di previsione non smentita dal seguito degli eventi. I lettori affezionati di Messori non ne saranno sorpresi: sanno, infatti, che questa tenuta dei suoi scritti deriva dalla capacità di coordinare — sulla base di un crudo realismo allergico a illusioni e utopie — una quantità vastissima di informazioni, frutto di una vita al contempo da giornalista e da studioso. Gli eventi della cronaca non sono per Messori che spunti per inquadrare problemi non secondari od effimeri e per svolgere considerazioni profonde e durevoli, alla ricerca di una "lettura cattolica della storia" che oggi sembra mancare ai credenti. E che è proprio ciò che questo autore ha cercato di ritrovare con i quattro, grossi volumi della serie. In questa nuova edizione sono stati aggiunti 15 capitoli apparsi di recente sul mensile "il Timone", dove Messori ha ripreso la pubblicazione di quella rubrica "Vivaio" che, per anni, suscitò entusiasmi e indignazioni su altri media e tra una vasta miriade di lettori.
Vittorio Messori è il più noto scrittore cattolico a livello internazionale, autore di bestseller tradotti in tutto il mondo. Ha firmato, tra l’altro, due libri intervista con gli ultimi due papi. Eppure, Messori non è nato cattolico. La famiglia e la scuola ne avevano fatto un anticlericale e un razionalista della dura scuola torinese. Poi, nell’estate del 1964, accadde Qualcosa di imprevedibile: un incontro con il Vangelo – al quale dedicherà gli studi di una vita – che, come a forza, lo “converte”. Una storia insolita, in fondo drammatica, che Messori descrive per la prima volta in questo dialogo con il collega Andrea Tornielli, svelando particolari finora taciuti. Una svolta radicale, tale da rovesciare la sua vita e quella dei molti che, grazie ai suoi libri, scopriranno o riscopriranno la fede.
Uomo di frontiera tra le “due culture” – ha lavorato a lungo a «La Stampa» e da anni collabora al «Corriere della sera», ma si è impegnato anche ad «Avvenire» e nel Gruppo di «Famiglia cristiana» – Messori è credente dalla prospettiva cattolica ortodossa e, al contempo, non conformista, aliena da ogni clericalismo, integralismo o moralismo di sorta. «Giudico le idee di tutti. Non giudico la vita di alcuno», dice.
In questo libro – che è storia di una vita, ma anche riflessione di grande spessore culturale – si offre, tra l’altro, una replica ai pamphlets attuali che accusano di ignoranza o scarsa intelligenza chi abbia ancora il coraggio di dirsi credente. Una confessione ricca di conoscenza, ma anche di esperienza e di grande umanità. Per dirla con Pascal: «Pensavano di trovare un autore. Hanno trovato un uomo».
Può un uomo d’oggi prendere ancora sul serio «lo scandalo e la follia» della fede cristiana? È possibile, per l’uomo del terzo millennio, condividere le antiche affermazioni del Credo su Dio, Gesù Cristo, la Chiesa cattolica? Su un Dio che è uno e trino, che si è incarnato diventando a un tempo vero Dio e vero uomo, nato da una vergine, morto e risorto? Sulla Chiesa che è corpo mistico di Cristo e istituzione umana, visibile e invisibile? Sulla risurrezione per tutti e la vita eterna?
Vittorio Messori e Michele Brambilla – autore di grandi bestseller religiosi il primo, vicedirettore del Giornale il secondo – hanno deciso di interrogarsi sulle ragioni per «scommettere» sulla verità del Credo. Tra i due – entrambi giunti alla fede «da lontano» – si intreccia un dialogo semplice e al tempo stesso profondo, corrono parole quotidiane che tentano però di scandagliare il più vertiginoso dei misteri. E in risposta alle domande fondamentali – quelle che ogni uomo ragionevole si pone, compreso l’uomo del terzo millennio – suggeriscono «qualche ragione per credere».
Ovunque, su queste pagine, soffia il vento (scomodo ma liberante) del "politicamente scorretto". In effetti, Vittorio Messori, riflettendo sulla storia e sulla cronaca alla ricerca della verità, al di là di miti e falsificazioni, ripropone una prospettiva cattolica fedele all'ortodossia. Una prospettiva distante da quella della cultura egemone, con le sue ipocrisie, illusioni, superficialità. Ma lontana pure da quella di un cattolicesimo più "modernista" che moderno. Di queste pagine scrive, tra l'altro, Léo Moulin, sociologo dell'Università di Bruxelles e autore della prefazione: "Messori è un giornalista e uno scrittore coscienzioso, colto, documentato, che parla solo di ciò che conosce: uno degli spiriti più liberi che abbia incontrato e che si appoggia sempre su una documentazione impressionante. Da qui nasce la serie di questi 215 frammenti, piccoli capolavori cesellati ed affilati. Ma essi non costituirebbero il prezioso collier che è questa Sfida se, all'interno di ognuno, non fosse rintracciabile il filo di una fede profonda, lucida, coraggiosa, che ne assicura l'unità".
"Pensare la storia" (1992), "La sfida della fede" (1993), "Le cose della vita" (1995): sono i titoli dei tre volumi che hanno raccolto quanto Vittorio Messori pubblicò in "Vivaio". Questa rubrica, ospitata dal quotidiano Avvenire e divenuta presto popolare, ha destato entusiasmo tra i cattolici e indignazione in certo mondo sia laico che, talvolta, clericale. In effetti, Messori era "politicamente scorretto" riflettendo sulla realtà di ieri e di oggi alla ricerca della verità, al di là dei miti, e riproponendo una prospettiva cattolica fedele all'ortodossia. Una prospettiva distante da quella della cultura egemone, con le sue ipocrisie, manipolazioni, superficialità; ma lontana pure da quella di un cattolicesimo "modernista".
Esiste un "mistero di Torino"? Cosa nasconde la città della Sindone e dell'autoritratto di Leonardo, dei tecnici della Fiat e dei satanisti, di san Giuseppe Cottolengo e del re lussurioso e scomunicato? Prediletta da Nostradamus, ospita la più grande raccolta di mummie e libri egizi, eccitava Nietzsche e ispirava a De Chirico la sua pittura metafisica... L'enigma di questa "strana metropoli" è indagato nel libro da due autori diversissimi per età, opinioni, formazione, che raccontano le atmosfere e i personaggi di Torino, sempre sorprendente, a volte inquietante, da due opposte prospettive - cattolica e laica - che a volte si scontrano e a volte si mescolano. La città sabauda diviene così metafora del mondo, luogo geografico e spirituale dove luce e ombra, peccato e grazia convergono e si sfidano a duello. Sullo sfondo, il paradosso di Umberto Eco: "Senza l'Italia, Torino sarebbe più o meno la stessa. Ma senza Torino, l'Italia sarebbe molto diversa".
Questo libro racconta il ritorno alla fede di Leonardo Mondadori, oggi al vertice della casa editrice che porta il nome del nonno Arnoldo. Un'educazione non strettamente religiosa, due divorzi, tre figli, gusti e abitudini della borghesia laica milanese. In seguito però qualcosa è cambiato. Si è realizzato un incontro imprevisto che ha dato un nuovo senso alla sua vita. Per condividere con quanti più possibile la sua gioiosa scoperta, Leonardo ha deciso di parlarne con Vittorio Messori, lo scrittore cattolico, giunto anch'egli alla fede da una formazione laica.
Luglio 1796: le truppe di Napoleone invadono lo Stato pontificio saccheggiandolo e sconvolgendolo con le loro violenza. E a quel punto si verifica l'inesplicabile: oltre 100 immagini sacre - per la maggior parte della Vergine - si "animarono", muovendo gli occhi, cambiando colore e mutando espressione. Lo stesso Napoleone fu testimone di un simile fatto ad Ancona e ne rimase profondamente turbato. Ma fu a Roma che il fenomeno letteralmente esplose senza che nessuno avanzasse l'idea che si trattasse di una truffa. Vittorio Messori e Rino Cammilleri ricostruiscono questo episodio incredibile interpretandolo alla luce della fede e della ragione.