La bottega di Raffaello fu la più notevole e complessa impresa artistica di tutto il Cinquecento. Le Logge rappresentano uno degli esiti più alti del genio artistico e organizzativo di Raffaello, certamente il più fortunato per l'immensa eco, a Roma e nel mondo, dal Rinascimento sino al XX secolo, che questo luogo seppe creare. Ciò avvenne in due modi molto differenti che infatti ebbero diversissimi ma egualmente importanti sviluppi. Le cosiddette grottesche, anzitutto, divennero il paradigma imitatissimo dell'omaggio all'Antico: Raffaello era infatti partito dalle decorazioni trovate nelle "grotte" della Domus Aurea, allora di recente scoperta, reinventandole e creando un nuovo modello estetico che si sarebbe diffuso in tutte le ville signorili italiane e poi europee, sino alla replica esatta dell'Hermitage di San Pietroburgo e alla citazione del Campidoglio a Washington. Le Logge si trovano sul lato del Palazzo Apostolico di fronte al cortile di San Damaso e la Piazza di San Pietro: il richiamo all'Antico e alla sua grandezza non poteva trovare una collocazione più significativa. In secondo luogo, il soffitto delle Logge è composto da 15 vorticelle in cui gli artisti di Raffaello hanno magistralmente illustrato scene della Bibbia destinate a divenire modello, diffuso attraverso le incisioni, delle rappresentazioni bibliche offerte ai semplici, ai "poveri", cioè agli illetterati.
I teoremi matematici interessano solo gli scienziati e le aule universitarie? La risposta di questo libro è: no! E infatti chi leggerà queste pagine si troverà a fare un viaggio appassionante nella storia delle teorie matematiche che hanno cambiato il mondo e che interessano chiunque. Spesso è stata l’esigenza umana di risolvere un problema apparentemente impossibile a dare l’impulso alla formulazione di alcuni dei più celebri teoremi matematici. Altre volte la loro scoperta è stata del tutto casuale o accidentale. La matematica, poi, grazie all’aiuto di altre discipline – la filosofia per prima – è stata in grado di dare un ordine al mondo, così come lo conosciamo, fornendo una spiegazione teorica a tutti i fenomeni che ci circondano. Si può quindi comprendere la bellezza con la teoria dei frattali, misurare la distanza di punti irraggiungibili con il teorema di Talete, o, ancora, calcolare in modo esatto il numero delle perdite riportate dopo una battaglia con il teorema cinese dei resti. Tramite questo libro chiunque lo voglia potrà avvicinarsi a teorie che riteneva distanti e astruse, alle curiosità che le riguardano e alle vite di chi le ha rese note.
Quella di Gesù è la crocifissione di un giusto, come avrebbe per primo riconosciuto il centurione sotto il patibolo. Chi ne sia il responsabile, il sinedrio o Pilato o entrambi, è da sempre dibattuto.
Se al primo può ascriversi l’accanimento con cui i suoi membri sostengono la colpevolezza di Gesù per violazione delle norme a protezione della maiestas del popolo romano e del principe, al governatore della Giudea va imputata l’inosservanza di regole basilari del diritto alle quali si sarebbe dovuto attenere.
L’autore lo spiega nel corso di un’indagine seria, appassionante e originale, che ricostruisce una pagina fondamentale della storia soffermandosi su alcuni degli aspetti meno esplorati delle ultime ore della vita di Gesù.
Come pensare e agire per la giustizia sociale nell'epoca dell'intelligenza artificiale e della politica populista? Quali soggetti possono ridare un futuro al desiderio di maggiore uguaglianza? Ancora oggi le questioni sociali sono il punto di equilibrio di un paese che vuole affrontare le sfide epocali, senza che nessuno si perda. Nella realtà leggiamo i segni dei tempi e i segnali positivi: serve lavorare sulle connessioni per realizzare un mondo più giusto. I cattolici, in questo, hanno un compito speciale, quello di ritrovare l'universale per salvare l'umano e rinnovare un patto di convivenza a partire da alcuni punti comuni: ricostruire la comunità, ridare centralità al lavoro (e ai lavoratori) e all'ambiente con un'economia civile e sostenibile, lottare contro la povertà investendo in istruzione e formazione, per insegnare il futuro.
Una lettura nuova e spiazzante di alcune pagine della Bibbia sul giudizio di Dio. Alcune pagine della Bibbia non incontrano lo stesso favore di altre, eppure godono della stessa dignità: sono parola di Dio ispirata. In particolare, quelle che parlano dell'ira di Dio e del suo giudizio sono guardate con sospetto o più semplicemente ignorate. Per sottrarle a questa cultura dello scarto si è voluto passarle in rassegna, scoprendovi una gradita sorpresa: Dio che si arrabbia con l'uomo e lo sottopone al suo giudizio, in realtà, sta mostrando paradossalmente un amore appassionato ed estremo.
Gioele accompagna i piccoli e le loro famiglie tra i luoghi più significativi di Gerusalemme, lì dove Gesù ha trascorso gli ultimi momenti della sua vita terrena.
Il testo contiene spunti di riflessione per i genitori e suggerimenti su come presentare la Parola ai bambini, semplici attività da vivere in famiglia e disegni operativi da realizzare insieme. Nelle pagine centrali simpatici stickers colorati per completare i disegni all'interno del libretto e nello spazio dedicato al Laboratorio le istruzioni per realizzare un simpatico biglietto di Pasqua pop-up.
Perché la filosofia? Cosa cercare in questa disciplina? Quale impatto può sortire sull’esistenza di quante o quanti la praticano? Questo libro affascinante, cesellato, originale, ci immerge nella grande avventura del pensiero filosofico e ne attraversa la storia in modo limpido e avvincente, andando alla ricerca delle sue funzioni principali. Chiarire, liberare, conoscersi, trasmettere, prospettare, trasformare e gioire: ecco le sette operazioni filosofiche che per Chabot sono le più importanti, i sette stadi di quegli strani giochi in cui si confrontano e si rivelano la vita e la teoria.
A dieci anni dal termine del secondo conflitto mondiale, quando le polveri, dopo aver offuscato i cieli, si erano finalmente sedimentate formando uno spesso strato sotto al quale un'intera civiltà cercava di ritrovare trame e orizzonti, gli intellettuali furono chiamati a suggerire cosa di quella civiltà, di quell'Europa minacciata da forze d'ordine economico e politico, era destinato a prosperare, e cosa a perire. Nella discussione intervenne anche Albert Camus, all'incontro organizzato il 28 aprile del 1955 dall'Union Culturelle Gréco-Francaise ad Atene, dal titolo "Il futuro della civiltà europea". Lo sforzo per l'unità, dirà Camus, è un passaggio obbligato, l'unità europea in nome di un pluralismo, di un federalismo ideale e de facto: "La "sovranità" per molto tempo ha messo bastoni a tutte le ruote della storia internazionale. Continuerà a farlo. Le ferite della guerra così recente sono ancora troppo aperte, troppo dolorose perché si possa sperare che le collettività nazionali facciano quello sforzo di cui solo gli individui superiori sono capaci, che consiste nel dominare i propri risentimenti [...]. Bisogna lottare per riuscire a superare gli ostacoli e fare l'Europa, l'Europa finalmente, dove Parigi, Atene, Roma, Berlino saranno i centri nervosi di un impero di mezzo, oserei dire, che in un certo qual modo potrà svolgere il suo ruolo nella storia di domani".
Nel 1953, a pochi mesi dall'uscita nelle sale di "Luci della ribalta" e dalla controversa espulsione di Chaplin dagli USA, Maria Zambrano pubblica i due scritti raccolti in questo volume: "Charlot o dell'istrionismo" e "Il pagliaccio e la filosofia", due brevi omaggi all'arte del clown che danno luogo a una meditazione filosofica profonda sul riso e sulla potenza metaforica del gesto comico. Figura della terra, della povertà e dell'umiliazione, il pagliaccio è a un tempo presenza sottile, capace di sublimare la gravità e l'inerzia della condizione umana attraverso la leggerezza, la gratuità e l'apparente inconsistenza del gesto. Nella piroetta di Charlot o nell'istantanea del pagliaccio che, inseguendo un nulla inafferrabile, fa apparire come per magia la possibilità delle cose, la pensatrice esiliata riconosce un'immagine della libertà del pensiero e la cifra della vocazione poetica della propria filosofia.
Nel percorso esistenziale di Sergio Quinzio, la riflessione ha sempre accompagnato il vissuto, lo ha assunto e dispiegato senza attenuazioni, spingendosi a indagare l'abisso scandaloso della sofferenza. In questa lunga intervista, realizzata nel 1991 dall'amico e "allievo" Leo Lestingi, il teologo ripercorre per la prima e ultima volta le tappe fondamentali della propria vita, rievoca le vicende, gli affetti, gli incontri che più l'hanno segnata. E lo fa con la precisione, il pudore e la profondità che gli sono propri. Il dialogo prende così la forma di un testamento spirituale, che testimonia l'ampiezza della sua ricerca, la continua messa alla prova del pensiero e la disperazione di fronte alla Storia coesistente alla speranza inestinguibile nella Salvezza. Una salvezza "povera", che darebbe finalmente senso a tutto il male del mondo, attesa nella fede in un Dio sensibile alla sofferenza e alla morte. Non onnipotente, ma tenero.
La prepotenza delle religioni è la straordinaria eredità lasciata da un grande studioso della Bibbia e dei Vangeli. Un personaggio eccezionale, un uomo di fede e un grande biblista la cui ricerca scientifica profonda e puntuale è stata trattata dalla chiesa ufficiale come un tradimento della dottrina. In questo scenario, tra gli attacchi anche violenti e l’allontanamento dall’università, Ortensio da Spinetoli ha reagito con grande compostezza, senza mai lamentarsi, ma continuando a esercitare con coraggio, competenza e determinazione il suo mestiere di attento esegeta della parola di Dio e del messaggio di Gesù. Un insegnamento che con questo libro arriva al lettore in tutta la sua forza vivificante e rivoluzionaria.
Queste pagine raccolgono alcuni dei suoi interventi più significativi e rappresentano un contributo importante per restituire al messaggio cristiano tutta la sua forza.
Nel nostro tempo sempre più impoverito di senso e di orientamento, la lezione di Ortensio da Spinetoli può rappresentare una guida sicura a cui affidarsi.
In Appendice, un’intervista in cui padre Ortensio si racconta, parla della sua formazione, della scoperta della Bibbia, dei guai con la gerarchia e del futuro della chiesa.
Siamo nel 2007 in una Bilbao psichedelica, sfinita dagli ultimi fendenti del terrorismo basco. Gorane e Jokin hanno venticinque anni, sono gemelli e figli di due militanti dell’ETA. Cresciuti senza regole, prendono direzioni opposte e complementari: del tutto accondiscendente e passivo, Jokin, batterista eroinomane, sembra ricalcare le orme dei genitori, mentre Gorane, ambigua e introversa, prova a scostarsi dal loro insegnamento rifugiandosi in un mondo astratto che prosegue dentro di sé. A unirli però c’è un sentimento viscerale, anarchico, incomprimibile. Quando Jokin – che non regge più alla pressione – fugge e i genitori vengono coinvolti in una tragica vicenda, Gorane è preda di strane allucinazioni che la costringono ad andare da uno psichiatra. A Parigi Jokin conosce Germana, una splendida ragazza italofrancese con bizzarre manie da piromane, e inizia a suonare in giro per locali con un gruppo drum’n’bass. Eppure, nonostante la distanza fisica, le vite dei gemelli sembrano destinate a non separarsi mai. Sarà infatti il romanzo di uno scrittore francese a ricongiungerli. La mischia è un’opera polifonica, un mondo che collega la realtà ai nostri sogni più reconditi, un mondo dove l’unica forza trainante sembra essere quella cieca della violenza. Può la libertà – fragile e illusoria conquista del nostro tempo – rivelarsi uno strumento di tortura che occulta gabbie che non avevamo previsto? Valentina Maini risponde con le pagine di questo esordio sorprendente – una rete di storie che coinvolgono famiglie borghesi, spacciatori, maniaci, scrittori, tagliatori di valigie, cartomanti e donne delle pulizie – e lo fa con la decisione di Roberto Bolaño e Mathias Énard: guardando il caos dritto negli occhi.