L'individuo deve ricrearsi la fede con un atto di decisione; perché la fuga, non più la fede, esiste oggi come mondo oggettivo. La fuga davanti a Dio è un pamphlet scritto nel 1934, in piena epoca nazista. In un clima storico in cui si assiste all'affermarsi dell'industrialismo e del dominio tecnologico della macchina, del culto futuristico della velocità, al disfarsi dei legami sociali, alle mattanze dei totalitarismi e delle guerre mondiali, Picard descrive la fuga dell'umanità dalla divinità, dal fondamento dell'essere, dal paradigma stesso dell'esistenza. La sua diagnosi è netta: «Nel mondo della fuga l'uomo non esiste come singolo essere delimitato, ma come coacervo di sensazioni, volontà e azioni continuamente mutevoli». La critica di Picard risuona oggi lungimirante e visionaria. La sua analisi della mobilità inesausta, dell'accelerazione della vita e del continuo cambiamento dei rapporti tra gli esseri umani individua problematiche sollevate da filosofi come Morin, Baudrillard, Virilio, Debord. La sua descrizione del dissolvimento dell'oggettività e dell'avvento di una realtà virtuale e fantasmagorica costituita da grumi di materiali informativi fluttuanti in un continuum di immagini, ci ricorda la società liquida di Bauman e il dominio planetario della rete. La lezione di Picard oggi assume un valore particolare in riferimento al cuore stesso delle sue riflessioni: ricentrare l'essere umano intorno ad alcuni nuclei essenziali e imprescindibili, per riconoscere il mondo come donazione, ma anche per riaffermare le ragioni neglette di un principio di umanità da opporre alle forze omologanti che oggi sembrano imporsi su scala planetaria. Come scrive Hermann Hesse nel testo che lo accompagna: «Molte sono le ragioni che rendono importante questo libro... È un'opera spaventosa e confortante allo stesso tempo, ma lasciamo che il libro parli da sé.
Grazie soprattutto ai suoi romanzi L'isola del tesoro e Lo strano caso del dottor Jekyll e del signor Hyde, veri capolavori di scrittura intelligente e divertente insieme, per tutti noi Robert Louis Stevenson è davvero il Narratore di Storie, come lo chiamavano gli abitanti dell'isola di Samoa dove visse i suoi ultimi anni. Ma questa definizione è insufficiente a dare ragione del «caso Stevenson», come lo chiama Alberto Manguel, il grande scrittore argentino che firma la presentazione di questo libro. Per arrivare a conoscere il segreto della sua magia di scrittore, occorre andare oltre l'immagine che Stevenson proiettò sul mondo (o che il mondo gli cucì addosso) di avventuriero in cerca di emozioni forti, nella vita come nella pagina. Questa raccolta vuole essere una piccola e insolita chiave d'accesso allo Stevenson intero, uomo e scrittore a tutto tondo. Sono testi dell'ultimo decennio della sua breve vita, di genere diverso ma accomunati da una luminosa fiducia nella cura amorevole di Dio e nella intrinseca bontà e onestà dell'uomo. Nel Sermone di Natale scritto per la famiglia dopo la morte del padre, nel saggio autobiografico Pulvis et umbra, nelle poesie e nelle preghiere composte per il rito serale nella casa samoana, persino nella lettera indignata in cui dice il fatto suo a un reverendo che aveva pubblicamente infangato la memoria di un sant'uomo, troviamo uno sguardo benevolo verso l'uomo destinato non al successo, ma semplicemente a fare ogni cosa al meglio delle sue capacità. Ecco la magia di Stevenson: nelle parole di Manguel, «una filosofia felice, grata per le piccole e grandi benedizioni della vita», che sa lasciare anche nei suoi lettori un senso di felicità.
A Bologna il medioevo fu animato da un fiorente clima multiculturale, favorito sia dalla posizione strategica della città sulla Via Emilia - tra gli Appennini e le direttrici verso l'Oltralpe - sia dalla nascita nel tardo XI secolo di una celebre scuola giuridica: una realtà cosmopolita, che ha garantito un impulso costante agli scambi internazionali, ai commerci e allo sviluppo urbano, ma anche alle commissioni artistiche, tra cui quelle di arredi liturgici e tesori ecclesiastici destinati a soddisfare le crescenti esigenze devozionali. Di questi manufatti rimane oggi assai poco, come documenta la scultura lignea medievale che, anche a causa della deperibilità del materiale, a Bologna conta soltanto pochi esempi, e ciò rende ancora più emblematico il valore delle testimonianze locali superstiti presentate in queste pagine: rarissimi capolavori lignei di elevata qualità esecutiva, alcuni dei quali sottoposti a una recente opera di restauro, che offrono il punto di partenza per l'approfondimento condotto in questo volume.
La religione, nella modernità, è divenuta superflua ed è quindi destinata a scomparire? Nella storia del cristianesimo europeo mai la vita religiosa cristiana si è eclissata come negli ultimi vent'anni. Scopo di questo libro è cercare cli comprendere a fondo tale evoluzione. Robert Spaemann e Hans ]oas, entrambi pensatori cattolici, dialogano sul futuro della religione toccando temi quali il ruolo del Concilio Vaticano II in questo processo cli decadenza, la figura di Benedetto XVI e il fenomeno Francesco, la morale sessuale cattolica e il sacerdozio femminile.
Le concordanze e le differenze fra loro rispecchiano I'ampiezza e la pluralità del mondo cattolico, restituendo fiducia nella fecondità del dialogo intellettuale capace di diradare la nebbia del nostro tempo.
Opera di uno degli esponenti maggiori della ricerca sul giudaismo del secondo tempio, il saggio di James VanderKam corona una vita di studi dedicati a uno dei più importanti ritrovamenti archeologici e letterari dell'età moderna. Nel suo agile volume l'autore illustra l'apporto dei rotoli del Mar Morto allo studio critico delle Scritture ebraiche e cristiane: dall'autorevolezza dei libri biblici e cosiddetti «parabiblici» all'interpretazione e il commento del testo delle Scritture e alle controversie fra i grandi gruppi giudaici dei tempi di Gesù.
Dopo il secolo della chimica e quello della fisica stiamo vivendo nel millennio delle scienze della vita, della biologia. Icona di questo periodo è un’affascinante doppia elica di straordinaria bellezza: il DNA. Dalla descrizione del vivente alla sua sintesi, dalla rivoluzione genomica ai test genetici diretti al consumatore, tutte le scienze (filosofia, giurisprudenza, economia, medicina) ne sono rivoluzionate. Le applicazioni biotecnologiche del DNA sono capaci di cambiare la prospettiva di che cosa sia umano.
Giustiniano (482-565) è il più noto imperatore di Bisanzio. Originario dell’Illirico, percorse una brillante carriera pubblica fino a salire al trono nel 527 assieme alla famosa consorte, Teodora. Il nuovo sovrano di Bisanzio si sentiva profondamente romano e si ripropose di attuare alcuni obiettivi che cambiarono profondamente l’assetto del suo impero, riformandolo dall’interno, raccogliendo in modo sistematico il diritto romano ed eliminando ogni forma di dissidenza religiosa. Riconquistò poi almeno in parte i territori già appartenuti a Roma e caduti nel V secolo sotto il dominio dei barbari. Il libro restituisce la complessità della sua figura e del suo potere al centro delle crisi militari, demografiche, politiche e teologiche che agitarono l’Impero romano d’Oriente in età tardoantica.
L'ultima missione sta per iniziare... Otto sfere magiche da ritrovare in una frenetica corsa contro il tempo per sconfiggere lo Specchio del Caos e riportare armonia negli splendenti Regni delle Fate.
"In un'isola top-secret si nasconde un mistero... a prova di dinosauro! Volete sapere che cosa ci faccio in questo angolo sperduto dell'Oceano Rattico Meridionale, tra fossili e rocce millenarie? Ma è semplice! Sono alle prese con una missione segreta, muso a muso con un adorabile (e dispettosissimo!) cucciolo di T-Rex. Preparatevi: l'Isola dei Dinosauri ci aspetta!" Età di lettura: da 7 anni.
"In un'isola top-secret si nasconde un mistero... a prova di dinosauro! Dopo un viaggio su un aeroplanino traballante, un volo in paracadute da far frullare i baffi e un atterraggio da paura, mi sono ritrovato sull'Isola dei Dinosauri con un obiettivo puzzosissimo: raccogliere ricordini di Triceratopo per la professoressa Von Fossilen! Certo che da queste parti non ci si annoia mai... Parola d'onore di roditore!" Età di lettura: da 7 anni.
«Ama il prossimo tuo come te stesso»: è il comandamento evangelico forse più difficile da rispettare, oggi, in un Paese incattivito, dove i rapporti e la comunicazione sono dominati dall'aggressività, le porte delle case sono chiuse agli estranei, le donne e gli immigrati sono vittime frequenti di violenze verbali e fisiche. Dove l'inimicizia e le fratture si propagano anche all'interno della comunità dei credenti. Come uomo di Chiesa, Matteo Zuppi ritiene urgente affrontare la questione dell'odio, un sentimento che ci disumanizza e ci condanna alla solitudine. Tanto più se lo percepiamo come forza capace di proteggerci dalle minacce e ripagarci delle ingiustizie subite. Tessendo una riflessione in dialogo con scrittori, filosofi e teologi, attingendo a vicende storiche ed esperienze personali, il cardinale di Bologna si interroga sulle paure che alimentano l'ostilità e l'intolleranza. E indaga le conseguenze dell'individualismo sfrenato che induce le persone a idolatrare il benessere personale e le rende impermeabili alla sofferenza altrui, ma anche più fragili e incapaci di pensarsi in relazione agli altri. L'odio ha una capacità distruttiva spaventosa: non lo si può giustificare né tollerare. Bisogna rigettarlo. L'antidoto a questo veleno è l'amore. Non solo per i cristiani. Anche per i non credenti e i fedeli di altre religioni, l'unica risposta possibile è la fraternità. L'invito di Matteo Zuppi è una sfida: a ritrovare l'autentica solidarietà, intesa come forte partecipazione alla vita degli altri; a guardare al pluralismo religioso come un'opportunità per ritrovare le ragioni della propria fede; a promuovere l'accoglienza che difende e crea la vita; ad aprirsi all'amore, forza creativa capace di cose grandi, che costituisce la dimensione più autentica di ogni essere umano.
La gratitudine è stata concepita per secoli come un obbligo da rispettare, all'interno di un ordine naturale orientato alla giustizia. Dall'antica Grecia al medioevo, attorno a questa idea è fiorita una ricca produzione teorica tesa a regolare tanto i comportamenti individuali e collettivi, quanto le scelte di politica interna ed estera. Attraverso un'analisi storico-critica sistematica, la ricerca condotta nel presente volume rivela la forte interdipendenza tra vincoli di gratitudine e politica. Le riflessioni di autori quali Platone, Aristotele, Tucidide, Polibio, Cicerone, Seneca, Livio, Agostino d'Ippona, Tommaso d'Aquino e Marsilio da Padova sono ripercorse lasciando emergere il profilo di un vero e proprio paradigma di gratitudine che ha storicamente dato forma teorica e pratica alla politica. Dagli onori pubblici tributati in memoria dei salvatori della patria alle relazioni internazionali rette dai vincoli di gratitudine, dallo scambio di favori e rapporti clientelari fino al potere di mediazione della Chiesa retto sul dovere di rendere correttamente grazia a Dio, la gratitudine politica si rivela essere una categoria interpretativa inedita ed efficace con cui leggere i rapporti di potere e una dimensione personalistica della politica fortemente radicata in Occidente.