Dopo aver affrontato il tema della mistica, della contemplazione e della misericordia, l’Istituto di Spiritualità dell’Università Pontificia Salesiana propone in questo volume uno studio sulla vita cristiana considerata come preludio dell’eternità: “Morte e vita dalla prospettiva della teologia spirituale”.
Sebbene siano numerosi gli studi storici, sociologici, filosofici, psicologici e di letteratura sulla morte, non è un tema tanto considerato oggi nella teologia e tanto meno nella teologia spirituale. Si direbbe che la nostra cultura, già disinteressata della morte e, quindi del morire, pretenda anche di rimuovere la vita eterna.
La riflessione di una quindicina di autori che collaborano nella presente ricerca privilegia non tanto la dottrina biblico-cristiana sulla fede nella vita eterna o la sua articolazione sistematica e conseguente teorizzazione a favore di una tesi prefissata, ma il vissuto cristiano in quanto oggetto di studio specifico della teologia spirituale. In concreto, la riflessione sulla morte non può evitare di considerare l’esperienza del morire vissuta dal morente. Anzi, è opportuno partire metodologicamente dal morire concreto, recuperando così la priorità della vita eterna ed evitare speculazioni inverificabili.
In coerenza col metodo teologico-esperienziale della teologia spirituale, che si propone come strumento di lavoro, si inizia dall’analisi fenomenologica del vissuto, per poi interpretarlo teologicamente, e concludere con delle considerazioni pedagogiche ricavate dall’esperienza riflessa.
Esponenti delle tre religioni monoteiste e un non credente commentano il brano del Corano (V, 48), e si confrontano sul tema del dialogo: questione di estrema attualità e al contempo gravità. (Introduzione del card. Gianfranco Ravasi).
Il fenomeno del pluralismo culturale e religioso sfida le società tradizionali a realizzare il passaggio da forme di società multiculturali a forme interculturali, all'interno delle quali le identità culturali, etniche, religiose, sociali non entrino in conflitto, ma possano costituire lo sfondo a partire dal quale si possono organizzare profili di società e istituzioni democratiche comunicative, partecipative e solidali, in grado di garantire la convivialità delle differenze. Ciò rende particolarmente significativa la presenza delle religioni nelle società attuali, che rivendicano maggiore visibilità, riconoscimento ed efficacia pragmatica del loro messaggio. Non a caso il dibattito degli ultimi anni si è concentrato sul rapporto tra le religioni e le istituzioni democratiche, specialmente in ordine alla definizione di un «incontro» tra i contenuti e il linguaggio delle religioni e quelli delle ragioni pubbliche, al fine di realizzare e praticare la coesistenza plurale delle persone. Il presente lavoro affronta la questione dello statuto etico della traduzione cognitiva delle credenze che deve essere in grado di facilitare il dialogo tra credenti e non all'interno della sfera pubblica. Affinché tale dialogo possa concretarsi si impone la necessità di trovare nel "lògos" filosofico il medium della traduzione, il quale, incaricandosi di comprendere i differenti discorsi ("lógoi") degli altri, si connota come uso «pubblico della ragione» in grado di fornire «la ragione delle ragioni» dello stare insieme sociale, politico e religioso e di determinare l'ordine degli incontri tra gli umani, pur nel rispetto, accoglienza e valorizzazione delle reciproche differenze.
Il cardinal Kasper e il vescovo evangelico-luterano Wilckens prendono spunto dalla commemorazione dei cinquecento anni della Riforma per lanciare un appello al movimento ecumenico e scuotere i cristiani di tutte le confessioni. Si può davvero fare memoria del passato solo se ci si lascia toccare dallo Spirito santo, riformando se stessi e testimoniando ai tanti non cristiani la realtà di Dio. Ognuno dei due autori prende la parola per pronunciarsi, certo, sulle differenze dottrinali - contrasti e antagonismi oggi non più così gravi - che finora hanno impedito l'accordo pieno e la comunione fra le chiese. Ma non dimenticano di guardare al distacco odierno dalle chiese: a quell'esodo silenzioso di molti cristiani che se ne vanno delusi e sfiduciati. Il libro esorta allora tutti i membri della chiesa a vivere con coraggio e autenticità la loro fede, a testimoniarla con gioia insieme agli altri cristiani di tutte le confessioni. Così, nell'unità ecumenica di tutti i fedeli di Cristo, sarà resa manifesta l'unica chiesa di Dio.
Nell'intimità del cenacolo, Gesù trascorre con i discepoli gli ultimi momenti prima della Passione. È desideroso di rivelare i suoi segreti e di affidare loro il suo "testamento", la sua parola di vita. Vuol far nascere nel cuore di ogni discepolo una comunione piena con lui, suscitando un'esistenza di amore che apra anzi la persona all'origine trinitaria del proprio essere. Perché la realtà della vita è data in forma piena dall'agápe: qui l'uomo conosce Dio e partecipa alla vita stessa di Dio. I discorsi di Gesù «sono come fiotti di sangue sgorgati dal suo cuore gonfio d'emozione e prossimo a spezzarsi». Al ricordo del passato è legata la visione del futuro. I sentimenti del momento solenne si intrecciano con la tensione drammatica provocata dalla imminenza della Passione - avvenimento atteso, temuto e già iniziato. Questo commento originale alle pagine del Vangelo di Giovanni opera una sintesi tra esegesi critica e intelligenza spirituale delle Scritture, secondo lo spirito dei Padri, particolarmente importante anche per la chiesa e per il mondo di oggi, in vista di un'efficace evangelizzazione.
La fede non è un processo meramente intellettuale, né meramente intenzionale, né meramente emozionale: è tutte queste cose insieme. È un atto dell'io intero, della persona intera nella sua concentrata unità. In questo senso è designata nella Bibbia come un atto del "cuore" (Rm 10,9). La fede, dono di Dio, nasce e cresce dall'ascolto di Dio che parla, che chiama, che coinvolge, che sconvolge. È una risposta, un "sì" del cuore a Lui. "I cinque capitoli dell'opera, partono da una situazione di analisi della situazione pastorale in Italia, in modo particolare, attraverso un approfondimento biblico-teologico in cui emerge la voragine creata dal peccato originale che, non solo ha posto l'uomo sul piedistallo della sua superbia, ma lo ha portato ad aderire alla menzogna che sfocia nel non avere "fede in Dio". L'uomo diventa così "idolatra", "pagano". In fondo l'uomo si fida di sé e di ciò che gli va di credere e non di Dio che si rivela, che parla che lo coinvolge in un cammino di fede". (Mons. Angelo Spina, Vescovo di Sulmona-Valva)
Il Santo Padre, durante le udienze generali che hanno accompagnato l'Anno Santo, ha presentato il tema della misericordia dal punto di vista biblico, spirituale e pastorale. Ha declinato la parola "misericordia" con il servizio, l'impegno, la correzione, la pietà, l'elemosina e con tanti altri aspetti della vita di ogni uomo. Nel Magistero di papa Francesco la misericorida è un tema ricorrente. Ne parla sempre. Ma noi abbiamo recepito il suo messaggio? Abbiamo compreso le implicazioni della misericordia nel nostro quotidiano? Abbiamo seguito l'invito di Francesco a farci volto di misericordia? A noi il compito di rileggere e meditare le catechesi sulla misericordia per abbandonare la via dell'indifferenza e abbracciare la via della tenerezza e dell'amore.
Poema in dodici libri, composto fra il 29 e il 19 a.C, anno della morte di Virgilio. Nella prima parte Enea e i superstiti Troiani, sfuggiti all'incendio di Troia e al massacro inferto dagli Achei, vanno peregrinando sul mare. Nella seconda parte del poema, approdati nel Lazio, sono costretti a lottare contro le genti locali riportando una faticosa vittoria, ma per volere degli dei, il nome e la lingua troiana scompaiono. Iulo Ascanio, figlio di Enea, edificherà Alba Longa, da cui, dopo diverse generazioni, Romolo fonderà Roma. Dall'unione dei Troiani con i Latini nasce la civiltà romana.
Una Via Crucis che medita sulla Passione dal punto di vista del "Cuore" di Cristo: non solo nella prospettiva spirituale e simbolica, ma anche fisica, reale, prestando attenzione agli aspetti "scientifici" del Vangelo e della vicenda della Passione e alle risultanze della Sindone di Torino. Una Via Crucis originale, adatta non solo al periodo di Quaresima, una serie di meditazioni sul mistero del Cuore di Cristo per uscire dall'astrattezza e dagli stereotipi di un certo devozionismo.
Questo poster si rivolge ai ragazzi della prima Comunione e a tutti i ragazzi chiamati a comprendere e a vivere la celebrazione eucaristica della domenica. Il testo sul retro sviluppa il significato dell'Eucaristia mettendo in parallelo i gesti di Gesù e quelli del sacerdote quando celebra. Mentre le immagini del poster mostrano Gesù che «prese», «benedisse», «donò» e «spezzò»: gesti che il sacerdote, appunto, ripete a ogni Eucaristia.
Oltre 30 giochi semplici e originali da realizzare con l'utilizzo di pochi materiali d'uso comune. Spiega l'autore, che ha una lunga e ricca esperienza di educatore professionale: «Che cosa succede quando i più piccoli giocano con i più grandi? In un gioco possono interagire due persone che hanno una grande differenza d'età? Insomma, nonni e nipoti possono giocare insieme? Questo libro vuole essere una raccolta di giochi da me inventati o di vecchi giochi rivisitati, pensati per i nonni, ma che in realtà possono essere giocati da tutti. La cosa più interessante è che se vengono giocati da nonni e nipoti insieme o da figli e genitori insieme, cioè da componenti di età diverse, il risultato è di gran lunga migliore...».
Scritto per i catecumeni e per i fedeli cristiani: i primi affinché si preparino spiritualmente alla Veglia Pasquale in cui diventeranno cristiani, i secondi affinché risveglino la propria fede, ponendo Gesù morto e risorto a fondamento delle proprie scelte di vita. Il linguaggio è semplice e chiaro: ci introduce alla comprensione dei testi evangelici delle domeniche di Quaresima, offrendoci uno spunto per l'oggi della vita cristiana e una traccia di omelia. Una preghiera e un segno liturgico completano ogni domenica.