Intrappolati nella quotidianità, insicuri di noi stessi, gravati dal peso di ciò che ci si aspetta da noi, delusi per non aver inseguito i nostri sogni. È questo che proviamo, o che abbiamo provato almeno una volta nella vita, tutti noi. Ci sentiamo in gabbia - quando siamo così fortunati da esserne consapevoli - ne vediamo le sbarre, scrutiamo il meraviglioso mondo là fuori che ci sembra irraggiungibile. Eppure dentro di noi sappiamo che non è sempre stato così, che c'è stato un tempo in cui ci sentivamo liberi: ma dove sono finite quella libertà, quell'indipendenza, quella sicurezza e quella fiducia? Sono ancora lì. E sono a portata di mano. Non bisogna fare altro che aprire il cancello e uscire dalla gabbia. Facile? Sì. Abbiamo molti strumenti a nostra disposizione, ma il più prezioso di tutti è il nostro mazzo di «chiavi della libertà». Sono le otto chiavi che l'autrice ci insegnerà, in modo pragmatico e con grande buon senso, a usare con efficacia, secondo le nostre esigenze e i nostri tempi. E funzionano. Ma evadere è solo la prima sfida. Una volta fuori non è sufficiente stare fuori, non ne vale la pena. Meglio compiere anche l'ultimo passo, spiegare le ali e spiccare il volo verso la libertà, i nostri sogni e la felicità. Perché essere liberi è una scelta e ognuno di noi può scegliere, sempre.
Un manager pubblico racconta da insider il mondo della pubblica amministrazione, senza tralasciare quello delle imprese private, e svela i trucchi più articolati per intascare i soldi della comunità: appalti truccati, mazzette, dati di bilancio manipolati, fino a scavare nell'universo dei rifiuti, dove le truffe ai danni dei contribuenti toccano vette inimmaginabili. Alberto Pierobon - consulente pubblico di lunga esperienza -racconta il suo percorso nella zona grigia del nostro mercato, in cui pubblico e privato si incrociano e manager blasonati ottengono prebende da capogiro costruite su risultati inesistenti, contribuendo ad alimentare lo stillicidio di una crisi che sembra non avere fine. "Ho visto cose" è un viaggio nell'Italia che non vuole cambiare, quella dei sotterfugi, delle collusioni, dove pochi alti papaveri si tengono aggrappati gelosamente al loro posto e gli imprenditori onesti fanno fatica a risalire la china, osteggiati in tutti i modi possibili. Personaggi alla ricerca frenetica di un altro limone da spremere, nella baldanzosa certezza dell'impunità garantita da una burocrazia giuridica farraginosa e distratta. Un libro coraggioso, diretto, tristemente vero, frutto di decenni di esperienza, di battaglie contro i mulini a vento e di bruschi voltafaccia, tutto in nome del dio denaro.
Il diario, anche autocritico, dell'ex direttore del "Corriere della Sera" e del "Sole 24 Ore". Oltre quarant'anni di storia del nostro paese e del mondo vissuti da uno speciale punto di osservazione. Scena e retroscena del potere in Italia, dalla finanza alla politica e alle imprese, dai media alla magistratura, con i ritratti dei protagonisti, il ricordo di tanti colleghi, episodi inediti, fatti e misfatti, incontri, segreti, battaglie condotte sempre a testa alta e personalmente: per la prima volta Ferruccio de Bortoli, un punto di riferimento assoluto nel giornalismo internazionale, racconta e si racconta. Con molte sorprese. "I buoni giornalisti, preparati, esperti, non s'inventano su due piedi. Ci vogliono anni. Cronisti attenti che vadano a vedere i fatti con i loro occhi, non fidandosi dell'abbondanza di video, sms, tweet e post su Facebook. Che vivano le emozioni dei protagonisti, le sofferenze degli ultimi, le ragioni degli avversari e persino dei nemici. Che non siano mai sazi di verifiche, ammettano gli errori inevitabilmente frequenti, e conquistino la fiducia dei loro lettori e navigatori ogni giorno, ogni ora. Giornalisti indipendenti, con la schiena dritta, che non cedano alla comoda tentazione del conformismo. Dimostrandosi utili alla società e al loro paese non facendo mancare verità scomode e sopportando sospetti e insulti di chi non le vorrebbe sentire. È accaduto molte volte. Una classe dirigente responsabile affronta per tempo e al meglio i problemi seri che un giornalismo di qualità solleva. Certo, è scomodo, irritante. Qualche volta apparentemente dannoso. Ma quanti sono i danni di ciò che non abbiamo saputo o non abbiamo voluto vedere. Un buon giornalismo, in qualunque era tecnologica, rende più forte una comunità. Quando tace o deforma, la condanna al declino. Negli ultimi anni in Italia, salvo poche eccezioni, è successo esattamente questo."
Le parole della pace e le azioni per realizzarla, mentre imperversa nel mondo la "terza guerra mondiale a pezzi". È un bene necessario la pace, non un'opzione declinabile o una meta eventuale del cammino dell'umanità. Il volume ripropone le parole dei papi, da Paolo VI a Francesco, a cinquant'anni dal primo messaggio pontificio per la Giornata Mondiale della Pace e cent'anni dopo i Lineamenti di un istituto cattolico di diritto internazionale elaborati da Giuseppe Toniolo.
Sminare il terrorismo, decostruirne la storia, è il percorso seguito da questo libro che affronta le questioni sollevate dal terrore planetario. Lo sguardo si concentra sulla scena dell'attentato, quel tentativo di forzare il ritmo della storia che sfida la sovranità, non per mostrare l'abisso, ma per soppiantarla. Perciò terrore e rivoluzione, spesso confusi, vanno separati. Piuttosto il terrorismo è lo spettro della sovranità moderna, sempre tentata di invocarlo. Di qui l'esigenza di ridescrivere la figura del terrorista che non è un nichilista, ma mira a un progetto politico o teologico-politico. Mentre affiora l'itinerario verso il terrore dei «cavalieri postmoderni dell'apocalisse», vengono considerati gli effetti di una violenza che colpisce la vittima nella sua nuda vulnerabilità. Questo terrorismo non può essere imputato alla religione. Sullo sfondo di un confronto fra sinistra e jihad si erge il terrore del capitalismo globale, emerge quell'insonnia poliziesca che sostenta la nuova fobocrazia.
Di che cosa abbiamo paura, quando parliamo di catastrofi? Quali sono le nostre paure ataviche rispetto alla Terra? E perché abbiamo paura quando non dovremmo e non ne abbiamo quando dovremmo? Questo libro va al fondo delle nostre paure collettive, dalle alluvioni agli asteroidi, dalle eruzioni vulcaniche alle epidemie, con speciale attenzione ai terremoti, drammaticamente attuali. Il problema è che le catastrofi naturali non esistono, esistono gli eventi naturali che trasformiamo in tragedia, spesso grazie al linguaggio iperbolico dei media. Inoltre siamo spesso ignoranti in campo scientifico e la scienza diffonde dubbi e non certezze: ricadiamo cosi nel fatalismo magico-religioso. Per salvarci dalle paure immotivate dobbiamo informarci meglio, prestando attenzione ai veri problemi di oggi: cambiamento climatico, fine delle risorse, consumo del suolo e cosi via. Scopriremo che le catastrofi non ci fanno solo paura, ma ci attraggono, perché l'umanità nasce dalle catastrofi e la sua storia ne è indelebilmente segnata.
Pedalare non inquina, non fa rumore, non crea ingorghi, non fa male agli altri e fa benissimo a se stessi! In questo libro, Peter Walker riflette sulla problematica situazione del traffico nelle città, non solo per l'inquinamento, i costi ambientali, le malattie legate alla sedentarietà, ma anche per il numero impressionante di morti e feriti a causa degli incidenti. E poi dimostra, con competenza e umorismo, come un uso maggiore delle due ruote sia la chiave per ridurre notevolmente tutti questi problemi. La bicicletta aiuta a mantenersi sani e in forma più a lungo, l'economia riceve un impulso notevole, grazie anche ai risparmi sulla spesa sanitaria, la qualità dell'aria migliora, le vittime della strada diminuiscono e si contribuisce a mitigare gli effetti dei cambiamenti climatici. Un'entusiasmante pedalata nelle città più «ciclabili» del mondo come Copenaghen e Oslo, arricchita da storie vere di ciclisti appassionati e falsi miti da sfatare, uno sguardo pieno di curiosità, informazioni, verità su come la bicicletta può davvero cambiare il mondo.
Noi tutti ci domandiamo che cosa è bene e che cosa è male, che cosa è giusto fare, che cosa dobbiamo considerare virtù e che cosa vizio, quale sia la nostra mèta. E vorremmo trovare un ancoraggio sicuro, un ragionamento rigoroso, una guida. Eppure, nel mondo moderno pare non esserci nulla di simile. La gente non crede più che Dio in persona abbia scritto le sue leggi immutabili su tavole di pietra; non crede nemmeno che le leggi morali siano scritte in modo indelebile nella mente e nel cuore dell'essere umano. Le norme morali cambiano da società a società, e si modificano nel corso della storia. Il guerriero antico considerava altamente etico fare scorrerie e riportare la testa degli avversari uccisi. I romani trovavano dignitoso e meritevole trascinare in catene i capi degli eserciti sconfitti per sgozzarli sulla pubblica piazza. A noi pare inutile, crudele e meschino. Gli inquisitori torturavano le streghe e poi le bruciavano sul rogo, convinti di agire nel nome di Dio. Noi ne siamo inorriditi. La varietà dei costumi, le loro trasformazioni nel tempo ci hanno dimostrato che non esiste un diritto naturale. La natura non prescrive niente, conosce solo la legge della sopravvivenza. Anche noi, nonostante la nostra cultura e la nostra morale, ci rendiamo conto di essere spesso in balìa di forze primordiali nelle guerre e nelle carestie. Quando la fame distrugge i nostri sentimenti morali e ci trasformiamo in belve. Ma allora in che cosa consiste l'evoluzione della società umana? A quali valori fare riferimento? L'evoluzione - diventata cosciente - ha cominciato a esplorare un percorso alternativo: non più contro l'individuo, ma attraverso l'individuo. Distruggere per evolversi è una modalità che appartiene alla preistoria dell'uomo. È cominciata una nuova era: quella dell'evoluzione cosciente e dell'individuo.
Un libro che fa luce sul più grande problema del terzo millennio.
Il generale Stanley McChrystal è il pluridecorato comandante delle forze armate statunitensi in Afghanistan. Per i suoi leali collaboratori è un eroe di guerra, un mito, una rock star. È potente, arrogante e si crede invincibile, così non obietta quando un giovane giornalista della rivista «Rolling Stone» chiede di seguirlo prima nelle sue missioni diplomatiche in Europa, poi nelle zone di guerra. Una volta che il reportage viene diffuso, però, la reazione dell'opinione pubblica è talmente scandalizzata da convincere il presidente Barack Obama a rimuovere istantaneamente il generale da ogni suo incarico. Perché quello che Michael Hastings scopre e poi descrive in questo libro irresistibile è una variopinta corte che passa il tempo tra sesso, bevute e completa indifferenza alle regole; una realtà fatta di spie che incontrano prostitute in eleganti alberghi, politici ambigui, militari ossessionati dalla carriera e ciò che è peggio di incompetenze, ego malati, lotte interne e sprechi, sullo sfondo di una missione che a McChrystal, ai suoi uomini - e forse all'America tutta - risulta incomprensibile. Spinto da un'indignazione che non spegne mai il divertimento, Hastings ci fa scoprire da vicino l'insensatezza di una guerra - e di tutte le guerre. E ci regala un meraviglioso esempio di quel giornalismo irriverente e rabbioso di cui il mondo ha oggi più che mai bisogno.
Il 4 giugno 2013, lo storico Hamed Abdel-Samad torna in Egitto, il paese in cui è nato, per tenere una conferenza sulle relazioni tra islamismo contemporaneo e fascismo. È la sua condanna a morte: un professore dell'università al-Azhar del Cairo e i leader del movimento terroristico al-Gama'at al-lslamiyya lanciano una fatwa contro di lui, accusandolo di eresia. Da quel momento Abdel-Samad vive sotto scorta in Germania. "Fascismo islamico" è l'ideale continuazione di quella conferenza, e approfondisce la sua analisi storica sui punti in comune condivisi dall'islamismo e le terribili ideologie del Novecento di Hitler e Mussolini: sogni imperialisti di dominazione mondiale, fede nella propria superiorità e disprezzo per il resto dell'umanità, violenza, antisemitismo. In questo libro, Hamed Abdel-Samad traccia inoltre quelle che lui considera le tendenze fasciste dell'estremismo islamico contemporaneo, quelle fondamenta su cui si basano organizzazioni come i Fratelli Musulmani, Ha-mas, Hezbollah, ISIS.
Cos'è accaduto realmente in Siria dalla cosiddetta Primavera Araba cominciata nel 2011? Paolo Sensini descrive con minuzia l'intero armamentario della strategia del caos nel Levante. Nulla di «complottista» o «cospirazionista», come di solito si usa bollare gli studi che contraddicono le narrazioni di regime, ma la scrupolosa ricerca e analisi dei principali tasselli del puzzle mediorientale. Vediamo così da vicino tutte le anomalie e gli interessi geopolitici in atto in quest'area cruciale del pianeta che, se ben inquadrati, ci mostrano la vera posta in gioco del conflitto siriano. In realtà, questa guerra non è stata cominciata dal «popolo», ma si tratta di un conflitto programmato e pianificato in tutti i dettagli. Quindi l'opposto di come ci è stato raccontato dai media mainstream. Che vi fosse del «marcio in Danimarca», per dirla con le parole dell'Amleto di Shakespeare, era cosa ben nota da tempo. Ma dubitiamo che anche la fervida immaginazione del Bardo avrebbe potuto spingersi a tanto. Un viaggio innegabilmente ai limiti della realtà. O forse oltre. Aprono il volume i testi di due studiosi siriani che ricostruiscono la storia del Paese nel periodo moderno e dagli anni '50 al 2005. Saggi introduttivi di Khairiyya Qasimiyya e Samir Aita.