Con vivacità e semplicità l'autore suona una musica che collega terra e cielo, passato e presente, dando voce alla sapienza dei padri del deserto e di altri monaci come a compagni di coro. Eseguendo lo stesso spartito, ovvero il vangelo vissuto nel deserto, essi intrecciano le loro voci per comporre una sinfonia spirituale sul tema dell'umiltà. Accompagnata da questa "sinfonia dell'umiltà", la vita spirituale può così riscoprire la voce di questa virtù, dai padri del deserto ritenuta fonte di ricchezze spirituali inesauribili.
Il difficile rapporto con il cibo, la possibilità di apprezzarlo senza diventarne schiavi, e il digiuno come via di ascesi.
La conversione alla Bibbia è uno dei frutti migliori della Chiesa a partire dal Concilio Vaticano II. Del volume qui presentato vanno sottolineate due indicazioni: la prima riguarda il come si possa usare la Bibbia nella vita, alla luce della Regola di San Benedetto; la seconda mette in evidenza il contributo della Bibbia per una spiritualità laicale. Gli autori, con il loro contributo, rappresentano in qualche modo due tradizioni spirituali, unite dai doni comuni della Parola, della fede, dello Spirito. I saggi del volume rispecchiano molto bene le indicazioni che papa Francesco ha dato per presentare la grammatica dell’educazione secondo i principi cristiani: favorire nella persona l’integrazione armonica a partire dalla centralità della relazione di amicizia personale con il Signore Gesù.
«L'autrice ci offre un testo che, oltre alla limpidezza dell'impianto e alla rigorosa base storica, si fa leggere come un romanzo»: così p. Valerio Cattana nella prefazione alla prima edizione di questo testo. Uno studio su una delle pagine più note del XIII secolo, ma proprio per questo spesso avvolta da un alone mitico che solo una lettura rigorosa dei documenti permette di dissipare. Il volume si chiude con una breve storia della congregazione dei Celestini, l'unica che non sia riuscita a sopravvivere alle soppressioni delle corporazioni religiose avvenute tra la fine del Settecento e la prima metà dell'Ottocento.
Questo libro inizia con uno sguardo generale sulla vita e sull'opera di Cassiano il quale visse in diversi paesi ricoprendo svariate mansioni, ma la costante nella sua vita straordinaria è stata una vocazione monastica vissuta a servizio della Chiesa.
Questo libro è stato scritto per due tipi di lettori che in parte si sovrappongono: da una parte, monaci e monache e coloro che sono attratti dalla spiritualità monastica; dall'altra gli studiosi della prima era cristiana. L'autore ha sempre avuto presente coloro che guardano a Cassiano come ad un maestro della vita monastica.
L'obiettivo di Cassiano è quello di raggiungere la purezza del cuore; questo significava porsi in una posizione contemplativa nei riguardi di tutta l'esperienza umana, inclusa l'esperienza di Dio. Il suo insegnamento sull'interazione fra contemplazione e azione ci conduce ad una sfida perenne insita nella vita monastica.
La "Mystica Theologia" del monaco certosino Ugo di Balma fu pubblicata per la prima volta alla fine del 1400 in un volume di opere del francescano san Bonaventura e per secoli è stata erroneamente attribuita a quest'ultimo. Da tempo tuttavia gli studiosi ne hanno ridefinito la paternità, restituendo l'opera al suo legittimo Autore. Possiamo così leggere queste pagine di alta spiritualità alla luce dell'esperienza certosina nella quale si sono formate. È un piccolo trattato, ma conduce il lettore a scoprire la strada privilegiata per vedere Dio, la via della mistica lungo la quale l'uomo si lascia plasmare dalla preghiera fino a raggiungere l'unione con il vero e unico Bene. Una strada che, a partire proprio dalle pagine qui presentate, percorreranno poi alcuni giganti della mistica, come Teresa d'Avila e Giovanni della Croce. Una strada aperta anche oggi, per chi desidera a piccoli passi incamminarsi verso la felicità.
In poche parole: Importanza e attualità della mistica Chiara da Montefalco, monaca a cavallo dei secoli XIII e XIV.
Chiara da Montefalco (1268-1308), monaca agostiniana, è una mistica venerata in Umbria e nel Centro Italia. La sua esperienza biografica e storica si inserisce nel solco del ramo femminile del monachesimo medievale, quello delle recluse innamorate di Cristo. La sua vita è stata improntata all’ascetismo, all’adorazione del Signore e alla fuga da ogni possibile peccato, e contiene perciò i caratteri del modello di perfezione degli exempla medievali: umile e solidale con chiunque si avvicinasse al suo monastero, lottò contro l’eresia e ogni individualismo slegato da Roma. Tuttavia è possibile leggere Chiara anche in una dimensione sociale, vista la sua anticipazione del declino del proprio tempo e delle sue strutture di appartenenza. Senza dimenticare i punti di contatto con le donne mistiche e filosofe del Novecento, che legano la santa ai più grandi ambienti culturali e teologici di ogni epoca.
Placido, figlio del patrizio romano Tertullo, fu tra i primi discepoli di san Benedetto. La sua è una delle figure più complesse e, allo stesso tempo, più affascinanti dell'agiografia cristiana. La vicenda del giovane monaco prende forma nel secolo XII, grazie al dotto archivista cassinese Pietro Diacono. Il lavoro è strutturato in tre capitoli. L'obiettivo del primo capitolo è quello di ripercorrere, in linea generale, gli studi più autorevoli sul discepolo di Benedetto. Il secondo presenta la traduzione italiana delle tre redazioni composte dall'archivista cassinese, riguardanti la vita di Placido. Il terzo capitolo propone un excursus sulle fonti liturgiche.
La Regola benedettina è un'icona che raccoglie la primizia ascetica del cristianesimo. Chi la conosce nel vasto quadro dei suoi riferimenti anteriori e l'ha meditata abbastanza a lungo possiede una delle chiavi principali per accedere alla conoscenza dell'animo umano. È come quel fiore di cui scrive Jorge Luis Borges, conoscendo il quale si accede alla conoscenza dell'universo. Il libro contiene conversazioni sulla gioia tra Abbadessa Anna Maria Cànopi e giornalista Mariella Carpinello.
Taisija, badessa del monastero di leušino e Elizaveta feodorvna, gran principessa, appartenente alla famiglia dello zar, due personalità molto diverse, sia per ambiente culturale e religioso sia per sensibilità umana, ma accomunate dall'accoglienza coraggiosa del comandamento evangelico dell’amore per Dio e per il prossimo. Il libro riunisce la lettera a una novizia di taisija – opera letteraria in cui la forma epistolare ben rappresenta la profonda intimità tra la monaca anziana e la giovane – e antologia di lettere effettivamente inviate da Elizaveta ai suoi corrispondenti in varie parti di Europa.
Nell’ora più calda del giorno, mentre è in preghiera nella solitudine del deserto, l’integerrimo monaco asceta Zosima intravede qualcosa. Non è una bestia o un dèmone, ma una donna di cui scoprirà gradatamente la vicenda rocambolesca. Si chiama Maria, aveva condotto una vita dissoluta nella città di Alessandria e poi si era unita per caso a un gruppo di pellegrini in viaggio verso Gerusalemme. Convertitasi davanti al Santo Sepolcro, aveva deciso di vivere il resto della sua esistenza nel deserto come penitente. L’incontro con Maria trasforma Zosima, dando avvio a un paradossale cammino a ritroso nella sua via di perfezione e a una conversione che, scombinando i confini tra modelli maschili e femminili, gli permetterà l’accesso alla vera santità. Maria Egiziaca forse non è mai concretamente esistita, ma nella sua storia, che aveva evidentemente bisogno di essere raccontata, si sono riconosciute a partire dal VI secolo schiere di monaci e monache. Attraverso di essa scorgiamo il complesso mondo dei movimenti ascetici del primo millennio e le simbologie spirituali che hanno disegnato l’interiorità degli uomini e delle donne orientandone il cammino cristiano.
Nessuno riporta in maniera più teologicamente mirabile di San Giovanni l'Ultima Cena, quando Cristo istituì la Santa Messa e il sacerdozio. Parole, gesti, rivelazioni di Gesù sono trasmessi dall'apostolo più caro al suo Cuore in forma divina, trinitaria. In questo libro. Madre Agnese Carandente la rivive, mantenendo il sacro rispetto e con mistica partecipazione. Nel Settantesimo di Professione Religiosa, dopo una vita di preghiera e contemplazione, offre ai consacrati uno strumento per comprendere i passi giovannei e per dare ragione alla chiamata dei prescelti, non sognatoti, bensì innamorati che vivono da protagonisti la storia con Dio, trasmettendo le meraviglie della Santissima Trinità. "Non cielo chiamata senza prospettiva di ciò che si abbraccia. Dio si rivela nella luce che mi invade l'anima, Alloa il mio sì, libero e voluto, mi apre orizzonti infiniti. Nessuno al mondo può darmi questa Luce, la ricevo dal Verbo fatto Uomo, Luce Eterna del Padre. Ed è questa Luce- Parola che mi dà libertà", proposta da Cristo, con cui l'agostiniana è entrata in profonda comunione grazie ad umiltà, docilità, perseveranza e grazie anche al mistico San Giovanni.