Se è vero che "non c'è via più sicura per evadere dal mondo che l'arte", è altrettanto vero che "non c'è legame più sicuro con esso che l'arte" (Goethe). È da questa convinzione che prende le mosse il presente volume, nel tentativo di intraprendere un cammino per comprendere meglio il mistero dell'uomo proprio percorrendo con convinzione i sentieri tracciati dall'arte in tutte le sue forme. L'itinerario proposto è lo stesso tracciato dalla storia della salvezza: creazione, de-creazione (peccato) e ri-creazione (grazia e giustificazione). L'auspicio ultimo è tutto racchiuso in un invito: quello di riconsiderare il compito sempre attuale di pensare l'uomo, la sua storia, il suo mondo, passando dalla sola comprensione alla contemplazione commossa e silente della bellezza del creato.
Il libro tratta del "segno" sotto il punto di vista del suo contenuto naturale e religioso nella letteratura biblica, quindi il segno/simbolo considerato sia soggettivamente, come mezzo posto tra il pensiero e la realtà, sia oggettivamente, come mezzo sensibile che rinvia a qualcosa d'altro. L'autore si propone si cogliere nel mondo biblico la dinamica ed il significato dei segni attraverso il tempo e le vicende del popolo ebraico e cristiano.
L'ideologia del genere si è imposta negli ultimi decenni all'attenzione della società ampliando altri aspetti del moderno - il femminismo e i movimenti omosessuali - e mettendo in discussione il sistema educativo tradizionale, fondato sulla famiglia e su altre agenzie educative. Al centro del dibattito vi è il modo di pensare il rapporto tra natura e cultura, anzi la concezione stessa di natura, ritenuta irrilevante nella costruzione dell'individuo e della società. Tutto ciò solleva numerosi interrogativi. La sessualità può considerarsi un'opzione dell'individuo? Che cosa caratterizza la genitorialità e la famiglia? Come sono considerati i diritti dei minori nella teoria del Genere? Quali condizioni sono richieste per la costruzione dell'identità della persona? I contributi del volume si propongono di approfondire il rapporto tra natura e cultura cercando tra i due concetti un rapporto corretto e dinamico, capace di tener conto delle diverse dimensioni della persona umana nella sua individualità.
Il volume propone un approccio teologico-morale, e in dettaglio morale-sociale, al pensiero del teologo gesuita B.J.F. Lonergan, guardando soprattutto al trentennio 1945-1975: in questi anni l'intellettuale canadese entra in una fase di maturità culturale e teologica, proprio mentre vanno prendendo sempre più piede, in Europa e nel mondo, i temi dell'economia e della storia, frattanto divenuti molto importanti anche nel pensiero sociale della Chiesa o, come si dice, nella dottrina sociale cattolica.
Il volume presenta una ricerca che si confronta col pensiero di Jüngel rispetto al tema dell'amore, considerato nel suo status antropologico e nel suo rilievo di categoria teologica.
Prefazione di mons. Domenico Sigalini.
Il volume tratta alcuni grandi e scottanti problemi: il rapporto uomo-ambiente e uomo-animali; la manipolazione da parte della tecnica e in particolare delle biotecnologie; l'oscillazione tra individualismo selvaggio e riduzione del soggetto a relazione sociale; la trasformazione della bipolarità sessuale uomo-donna in una galassia di orientamenti sessuali; la possibile liquidazione dell'umano in nome dell'avvento del post-umano. Non c'è alcuna pretesa di dare risposte definitive, ma solo la speranza di far prendere coscienza di alcuni interrogativi, come punto di partenza per elaborare nuove prospettive, nella direzione di un possibile umanesimo "in Gesù Cristo".
La fede senza la ragione non diventa umana (J. Ratzinger). Ciò che rende umana la fede non è la fondazione razionale della teologia - improponibile nel contesto "postmoderno" e "postmetafisico" - ma l'esplicitazione argomentata della destinazione universale del discorso cristiano. La teologia non necessita di alcuna fondazione filosofica, perché il suo centro - il mistero di Dio in Gesù Cristo - non è riducibile ad una logica fondativa, né tantomeno dimostrativa. Tuttavia il discorso teologico esige una legittimazione filosofica perché esso non può risolversi esclusivamente come teologia della rivelazione senza impegnarsi in un'analitica della libertà. L'umanità della fede rinvia ad un'antropologia della libertà che è correlativa al realismo cristologico. Il saggio attraversa il travagliato ripensamento della teologia filosofica dopo la duplice provocazione heideggeriana e barthiana attraverso il confronto serrato con tre teologi - Henri Bouillard, Karl Rahner e Christoph Theobald - che assumono fino in fondo la sfida di superare l'estrinsecismo filosofico della teologia. Solo riconoscendo alla libertà un rilievo concostitutivo nell'evidenza della verità è possibile riconoscere Gesù come verità di Dio e dell'umano.
Le neuroscienze si interessano della struttura del sistema nervoso, ma anche delle funzioni superiori dell'uomo quali la cognizione, la memoria, l'apprendimento, le emozioni, la coscienza, i ragionamenti e le decisioni, cioè dell'intera area riflessiva dell'antropologia e delle attività sociali e culturali umane (etica, religione, filosofia). Da anni si parla sempre più frequentemente di neuro etica, neuro teologia, neuro filosofia. La necessità dell'integrazione tra sapere neuro-scientifico e antropologia filosofica e teologia è dunque un imperativo oltre che un dato di fatto. Non si tratta solo di confrontarli e rapportarli, ma anche di articolarli e interpretarli oltre l'angustia di una sola prospettiva disciplinare. Dalla ri-articolazione di questi saperi la conoscenza dell'umano nella sua specificità maschile e femminile dovrebbe risultare molto più scientifica, molto più filosofica e molto più teologica. Il volume, che focalizza l'attenzione su natura, cultura e identità, raccoglie apporti diversi, riconducibili all'XI Colloquio dell'Istituto Costanza Scelfo per i problemi dei laici e delle donne nella Chiesa, Divisione di speciale attenzione della Società Italiana per la Ricerca Teologica (SIRT).
L'autrice propone un'originale lettura dei testi del libro della Genesi e della storia della Chiesa, spesso citati nell'ambito del discorso ecclesiale "sulla donna e la complementarietà dei sessi" e tenta di comprendere perché la funzione della donna nella Chiesa si pone oggi come una questione urgente e cruciale. La sua critica analisi dell'argomento e delle conseguenze in termini di discriminazioni, invita tutti, uomini e donne, a ripensare oggi la loro "comune umanità" e i loro rapporti mutati all'interno della Chiesa, non in funzione dei modi, ma alla luce del Vangelo.
La comprensione dell'uomo africano dipende dalla conoscenza della sua identità, dal suo accostamento ai tratti fondamentali (religione, cultura, nascita, matrimonio, morte, solidarietà, relazionalità) che disegnano l'antropologia comunitaria africana. L'appartenenza dell'africano alla comunità e il suo stretto legame con l'intera creazione si prolungano nel tempo saldando il presente con il passato e aprendolo positivamente al futuro. In nome della solidarietà, costitutiva o morale, l'uomo africano si sente se stesso solo in relazione con gli altri e per gli altri. Con la valutazione etica del vivere-insieme degli africani, evidenziata nella dimensione assiologica delle relazioni, si pone in discussione soprattutto il tema della relazionalità connessa alla solidarietà. Superando molti stereotipi degli approcci più tradizionali, vengono così esposti gli aspetti negativi e positivi di questa speciale forma di solidarietà nel vissuto quotidiano delle comunità africane.
In questa stimolante e appassionata sintesi l'autore provoca la nostra civiltà contemporanea invitandola a leggere le radici della sua crisi etica. Contro una morale conformista di sottomissione legale alle norme, che nega la verità personale dell'uomo quale essere di comunione e di amore, l'ethos cristiano scaturisce da un modo di esistenza comunionale a immagine della vita trinitariae annuncia il vangelo della speranza: ciò che Dio vuole dall'uomo non sono né i successi morali individuali né i meriti, ma un grido di fiducia e di amore dalle profondità del nostro abisso.