L'intima connessione tra liturgia e Sacra Scrittura appartiene al DNA della fede biblica ebraico-cristiana, poiché è caratteristica primaria del suo evento fondatore: la Pasqua.
Nella liturgia perciò "la Sacra Scrittura ha un'importanza estrema" e in essa il credente deve sperimentarne "il gusto saporoso e vivo". Dalla Sacrosanctum Concilium a Papa Francesco, la prassi pastorale registra la bellezza della liturgia unita alla proclamazione e comprensione della Sacra Scrittura. La riforma liturgica promossa dal concilio Vaticano II ha come pilastro la profonda osmosi tra azione liturgica e proclamazione della Parola di Dio.
Gli ultimi secoli testimoniano che è avvenuto qualcosa nel linguaggio artistico nelle nostre chiese: un linguaggio capace di rappresentare non sempre di manifestare.
La Sacrosanctum Concilium permette di riscoprire i criteri che hanno anticamente guidato il discernimento della Chiesa relativo al linguaggio artistico proprio all'arte liturgica.
La natura dell'arte che si estende dalla liturgia nello spazio liturgico è legata al mistero dell'incarnazione del Verbo di Dio che si fa uomo. Parola e Immagine non sono più disgiunte, ma manifestazione della stessa persona del Figlio di Dio.
L'arte è la traduzione della Parola vissuta liturgicamente.
Con questo libro Fulvia Sieni, monaca agostiniana, non vuole insegnare una teoria sul mistero eucaristico, ma condurre il lettore in un percorso che intende offrire alcune provocazioni capaci di mostrare che la santa Messa tocca le corde più intime del cuore e nutre la vita personale nella sua profondità. A volte partecipare all'Eucaristia può essere un'esperienza noiosa, il linguaggio con cui si parla non è di facile comprensione, il tempo scorre lento e le parole sembrano risuonare come distanti dai problemi e dalle questioni concrete della nostra esistenza. Eppure, scavando in profondità, offrendo fiducia a quanto accade, è possibile sperimentare, attraverso l'Eucaristia, la forza e l'efficacia della vita di Gesù.
Queste pagine esplorano le riforme dell'ufficio divino proposte dal concilio Vaticano II per rispondere al desiderio di Papa Francesco che i fedeli cristiani siano formati per la liturgia e siano formati dalla liturgia. Le riforme sono il frutto di una profonda riflessione teologica sulla natura della Chiesa, su ciò che significa essere un cristiano e, di conseguenza, sulla natura del culto liturgico come partecipazione attiva al sacerdozio di Cristo. Per la Liturgia delle ore queste riflessioni portarono i Padri conciliari a una riforma che avrebbe aperto i suoi tesori a tutta la Chiesa.
Attraverso la metafora della Chiesa, paragonata a una barca a vela guidata dallo Spirito, Antonio Pitta affronta i numeri più sofferti e affascinanti della "Dei Verbum" (nn. 11-13). Poiché la Sacra Scrittura deve essere letta e interpretata con lo stesso Spirito con cui è stata scritta, protagonista assoluto dell'ispirazione nella Bibbia è lo Spirito Santo. Alla rivelazione che raggiunge il culmine con l'incarnazione della Parola, risponde l'ispirazione dell'autore, del testo e del lettore coinvolti in ogni pagina della Bibbia. La Bibbia non è per pochi, né per una parte, ma per la Chiesa e per l'umanità poiché contiene la Parola di Dio rivolta a ogni persona per cogliere il senso della propria vita.
È molto espressiva e significativa l'immagine evocata dal Concilio Vaticano II sulle comunità parrocchiali, quando scrive che «rappresentano in certo modo la Chiesa visibile stabilita su tutta la terra». La parrocchia è la modalità concreta, percepibile, per gustare e vedere quanto è bella la Chiesa. Eppure, niente come la liturgia rivela alla Chiesa ed al mondo la sua identità e missione. La liturgia in parrocchia è il primo e principale cammino di fede del credente e della Chiesa, è «un passaggio dello Spirito Santo nella sua Chiesa». È necessario conferire un movimento di amore e di valore alla liturgia.
La penna brillante di monsignor Rino Fisichella apre le porte alla costituzione dogmatica "Dei Verbum". Ripercorrendo i momenti più importanti del Concilio Vaticano II, fa rivivere l'emozione dell'avvio di un autentico cambio di marcia non solo per la teologia ma, soprattutto, per la vita dei cristiani. Nella storia della rivelazione, il veicolo privilegiato con il quale Dio si rivolge al suo popolo è la parola, che permette di conoscere progressivamente la sua volontà ed entrare in rapporto con l'uomo. È una parola efficace perché tocca tutti i livelli dell'esistenza umana. La risposta di fede della Chiesa avviene nell'obbedienza a questa parola, con la quale essa narra, evoca e realizza la potenza della rivelazione dell'amore di Dio. L'appendice inizia la lettura continuata della "Dei Verbum" e riporta le parole di Benedetto XVI in occasione del 40° anniversario della costituzione conciliare.
Monsignor Rino Fisichella, riprendendo in mano la "Dei Verbum", affronta la questione della Tradizione: uno dei temi più importanti per capire il presente. Essere eredi di un patrimonio come la Tradizione non ha nulla a che vedere con un rimando a formule perdute. Comprendersi eredi del passato, al contrario, comporta la consapevolezza di una relazione che crea continuità con la storia precedente perché ci si scopre deboli, bisognosi, poveri e impotenti. Il grande capitolo della Tradizione ruota intorno ad alcune tematiche: in cosa consiste, come la si interpreta, quali contenuti le appartengono e a quali condizioni si può modificare, se si può. Questi argomenti appartengono alla vita quotidiana della Chiesa dei nostri giorni. L'appendice continua la lettura continuata della "Dei Verbum" e apre uno sguardo sull'esortazione apostolica di san Giovanni Paolo II "Catechesi Tradendae" e sul discorso di papa Francesco ai partecipanti all'incontro per la promozione della nuova evangelizzazione.
Queste pagine si concentrano sulla questione del rapporto tra tempo ed eternità. La realtà della Chiesa è presentata nella sua funzione di mediazione a più livelli. Per sua natura è una mediazione, poiché deve il suo fondamento al mediatore per eccellenza, Gesù Cristo. Su questo sfondo si dispiegano le diverse implicazioni del già e del non ancora, che va visto come il nucleo di tutta l'attività ecclesiale. Per il singolo credente, ciò si traduce in atteggiamenti molto concreti per la sua esistenza, che hanno il carattere di virtù. Non è un caso che le riflessioni convergano così sulla speranza.
Dominik Jurczak ci conduce a una riflessione: parliamo molto dei sacramenti della Chiesa e sappiamo che sono importanti, anche perché ne prendiamo parte; ma cosa insegna il Concilio Vaticano II? I sacramenti fanno parte della liturgia o sono solo segni sacri? Nella ricerca di una risposta a queste e altre domande, si adotta un approccio originale. Si offre uno sguardo generale alla storia dei sacramenti, delineando i problemi che i cristiani hanno affrontato nel corso dei secoli. Inoltre si mostra la novità apportata dalla "Sacrosanctum Concilium". Traspare così la vera novità e freschezza dei documenti conciliari ancora oggi attuali. L'appendice riporta i numeri della "Sacrosanctum Concilium" relativi ai sacramenti e si arricchisce con alcuni numeri del "Catechismo della Chiesa Cattolica" e le parole di papa Francesco nell'enciclica "Lumen Fidei" e nella lettera apostolica "Desiderio Desideravi".
Giuseppe Midili, per sviluppare l'approfondimento della "domenica" a partire dalla "Sacrosanctum Concilium", riprende il concetto di Papa Francesco secondo cui la domenica, prima di essere un precetto, è un dono che Dio fa al suo popolo. Segue il posto d'onore che ha nell'Anno Liturgico, la Chiesa che la celebra come "dies Domini" settimanalmente per poi caratterizzarla come il "giorno dell'assemblea"; nella celebrazione domenicale la comunità cristiana è formata dall'Eucaristia: la Parola del Risorto illumina l'esistenza delle persone, la comunione al Corpo e al Sangue di Cristo fa della vita un sacrificio gradito al Padre e genera vera comunione fraterna che diventa condivisione, accoglienza, servizio. L'appendice riporta i numeri sulla domenica della "Sacrosanctum Concilium" oltre alla parole di san Giovanni Paolo II, di Benedetto XVI e di papa Francesco che continuano ad approfondire il dono del "dies Domini".
Monsignor Marco Frisina sviluppa una riflessione a partire dal capitolo VI della costituzione "Sacrosanctum Concilium". La musica ha sempre avuto in ogni tempo e cultura un posto privilegiato nell'espressione della preghiera e dei sentimenti religiosi dei popoli. La comunità ecclesiale ha approfondito il significato e l'importanza di questo rapporto privilegiato tra liturgia e musica partendo dall'espressione classica che indica le finalità della musica liturgica: «La gloria di Dio e la santificazione dei fratelli». Il credente è chiamato a esprimere nel canto la sua adesione di fede e di amore verso Dio e a vivere la celebrazione dei santi misteri in una maggiore comunione con i fratelli. In questo modo la partecipazione in canto del popolo di Dio diviene anche elevazione che educa e insieme espressione eloquente della verità stessa della Chiesa: popolo di Dio che canta con amore le sue lodi.