Gli ultimi secoli testimoniano che è avvenuto qualcosa nel linguaggio artistico nelle nostre chiese: un linguaggio capace di rappresentare non sempre di manifestare.
La Sacrosanctum Concilium permette di riscoprire i criteri che hanno anticamente guidato il discernimento della Chiesa relativo al linguaggio artistico proprio all'arte liturgica.
La natura dell'arte che si estende dalla liturgia nello spazio liturgico è legata al mistero dell'incarnazione del Verbo di Dio che si fa uomo. Parola e Immagine non sono più disgiunte, ma manifestazione della stessa persona del Figlio di Dio.
L'arte è la traduzione della Parola vissuta liturgicamente.
Il libro è una catechesi sui mosaici della rampa e della cripta della chiesa di san Pio a san Giovanni Rotondo.
La prima parte riguarda le immagini dei mosaici nella discesa che porta alla cripta dove è custodito il corpo di padre Pio. Il percorso verso la cripta è ideato come un cammino spirituale che aiuta a prendere atto che la vita che viviamo non è semplicemente quella trasmessaci dai genitori, che finisce nella tomba, ma la vita che Dio vuole concedere all’uomo e che noi riceviamo nel battesimo, affinché la sviluppiamo e la maturiamo in pienezza assorbendo nell’immortalità anche la vita naturale. Tale cammino non è un intimismo soggettivistico tra il fedele e un suo presunto Dio, ma si compie all’interno della memoria della tradizione della Chiesa. Perciò è accompagnato dalla comunione dei due santi particolarmente significativi per questo luogo: Francesco e padre Pio. Scene della loro vita, messe “a contrappunto”, aiutano a cogliere i tratti di questa vita nuova.
La seconda parte riguarda i mosaici della cripta. La storia dell’umanità viene raggiunta dall’amore di Dio con l’incarnazione del Verbo. Cristo, da un lato, assume la storia dell’umanità, dall’altro si lascia plasmare da essa. Così la nostra storia comincia a trasfigurarsi nella storia della salvezza. Attraverso la pasqua, Cristo ritorna alla gloria del Padre come la vita senza tramonto, coinvolgendo anche noi nel suo passaggio. La cripta che accoglie il corpo di san Pio è uno spazio della luce di Cristo, luce della santità e della fedeltà perenne di Dio, che vorrebbe richiamare alla memoria di ogni battezzato la sua vera patria: il cielo. A partire dalla tomba vuota e dal soffio che Cristo trasmette agli apostoli, le immagini della cripta, accompagnate da brevi commenti teologico-spirituali e citazioni patristiche e liturgiche, ci introducono a contemplare il mistero della nostra vita in Cristo.
I mosaici del santuario nazionale di san Giovanni Paolo II.
Da tanto tempo si avverte che nella vita religiosa qualcosa non va. Si sono fatte tante analisi sulla vita comunitaria e sulle opere delle religiose e dei religiosi, come anche sulla loro collocazione nella Chiesa. Il libro mette in evidenza alcune dinamiche teologico-spirituali della storia della vita religiosa alle quali si può attribuire lo stato in cui essa si trova oggi, individuando dei sentieri che aprono agli orizzonti in cui propriamente si colloca la risposta a Colui che chiama. E lo fa mantenendo viva una creatività dinamica tra il monachesimo antico e la vita religiosa nella forma che essa ha assunto in occidente nel secondo millennio. L'aspetto della memoria, infatti, è costitutivo della vita religiosa, perché essa è in un certo senso, nella Chiesa, tra le realtà che hanno la memoria più lunga: dalla memoria dei deserti in cui è cominciata a quella della parusia, di cui costituisce un'anticipazione vivente. È nello spazio di questa memoria, allora, che essa impara a non avere il cuore imprigionato dalle proprie realizzazioni e a disporsi continuamente ad accogliere il dono. E questa è la condizione del suo servizio alla Chiesa, la possibilità di avere gli occhi attenti a saper cogliere il germoglio quando ancora punge il gelo.
Le pareti degli edifici religiosi sono sempre stati il telo sul quale la Chiesa ha dipinto il suo autoritratto. Tuttavia, oggi non è affatto scontato il rapporto tra l'arte, progressivamente sganciata dal concetto di bellezza, e la spiritualità, sempre più intesa in modo svincolato dallo Spirito Santo. Se il presbiterio - osserva Rupnik - "è praticamente l'unica cosa religiosa che ci è rimasta", la possibilità che si delinea è aprirlo agli artisti perché diventi non un generico luogo di espressione, ma lo spazio di un'arte purificata per una Chiesa capace di non escludere nessuno.
L'arte rivela la profondità delle cose. È una conoscenza che si realizza attraverso l'attrattiva. Non con la stringenza del ragionamento, con l'inevitabilità di una legge scientifica, ma generando una corrispondenza profonda fra ciò che siamo, ciò che sentiamo, ciò che attendiamo e ciò che abbiamo davanti nell'atto artistico. L'arte riconsegna la vita alla sua verità drammatica e solenne, gloriosa e sanguinante. Testi di Massimo Camisasca, Marko Ivan Rupnik, Jonah Lynch. Libro illustrato con le immagini del mosaico realizzato da padre M. I. Rupnik e dagli artisti del Centro Aletti nella cappella della Casa di formazione della Fraternità San Carlo, a Roma
"Si voleva abbellire la rampa e la cripta per rendere visibili le tappe del pellegrinaggio di ogni cristiano. La cripta, che splende della gloria di Cristo, nasconde proprio in Lui il tesoro che il pellegrino cercava: la tomba di padre Pio. L'oro offerto dai fedeli non si è lasciato come tale, ma è stato trasformato in foglia d'oro e utilizzato dall'arte ( in totale meno di 3 kg). Esso rende testimonianza a cristo dicendo ad ogni pellegrino, soprattutto in questi tempi, che padre Pio voleva suscitare negli uomini, tramitae la misericordia di Dio, l'amore per Cristo, affinché ognuno potesse offrire la propria vita a Lui".
Il confanetto contenente 7 CVD audio raccoglie brevi commenti al vangelo del ciclo domenicale fatti a Radio Vaticana nel corso di tre anni consecutivi.
Si tratta di un pensiero che può essere di aiuto per il sacerdote che deve preparare l’omelia, ma anche per il semplice fedele.
Proprio la brevità della riflessione assume qui tutto il pregio: il pensiero si semplifica e va al cuore. Diventa così memorizzabile e parte del bagaglio della persona, che può attingervi in ogni momento della giornata e farlo diventare preghiera.
“Preghiera piccola, grande tesoro”, dicevano i Padri. Lo stesso si potrebbe dire di queste riflessioni.
Non si tratta pertanto di commenti esegetici alle letture, ma di pensieri suscitati dalla Scrittura che ci conducono ad un senso spirituale, profondo, universale di questa Parola, che assume così per noi un valore esistenziale.