Mentre in Germania trionfa il nazionalsocialismo e la chiesa ufficiale si piega al volere di Hitler, Bonhoeffer tiene corsi di teologia pastorale, tra cui uno di omiletica, presso il seminario clande-stino di Finkenwalde, dove la chiesa confessante tedesca prepara alla resistenza i suoi pastori. In questo corso, Bonhoeffer riprende gli elementi costitutivi dell'omiletica, che è direttamente le-gata alla Parola spiegata e annunciata, alla viva vox dell'evangelo che si fa strada in mezzo alle parole umane, costituendo il centro del culto. Se questa disciplina avvia il predicatore all'arte del discorso e della parola, Bonhoeffer ci ricorda tuttavia che la sua sorgente è in Dio e non nelle doti umane.
Ogni giorno la società e i media ci bombardano di immagini e messaggi che ci dicono chi, cosa e come dovremmo essere. Siamo portati a credere che per non sentirci inadeguati dovremmo condurre una vita semplicemente perfetta. Così, la maggior parte di noi continua ad andare avanti pensando: «Cosa succederà se non riuscirò a tenere tutti questi birilli in aria? Cosa penserà la gente se fallirò o rinuncerò? Quando posso smettere di dimostrare a tutti quello che valgo?». In questo libro Brené Brown ci guida in un percorso di dieci tappe che, partendo dalla presa di coscienza della nostra vulnerabilità - e della sua bellezza - insegna a vivere con tutto il cuore, liberi da questi condizionamenti. «Vivere in modo incondizionato significa prendere parte attiva alla nostra esistenza. Significa svegliarsi la mattina e pensare: "Non importa ciò che riesco a fare e ciò che mi resta da fare, io sono abbastanza". Prendere possesso della nostra storia può essere difficile, ma non quanto passare la nostra vita a fuggirne. Abbracciare la nostra vulnerabilità può essere rischioso, ma non quanto rinunciare all'amore, al senso di appartenenza e alla gioia. Soltanto quando siamo abbastanza coraggiosi da esplorare l'oscurità scopriamo il potere infinito della nostra luce».
La vita, a volte, ci riserva strane sorprese. Non tutte piacevoli, non tutte desiderabili. Eppure, anche dalle situazioni più oscure e misteriose può fiorire qualcosa di inatteso e straordinariamente bello. Sembrava una sera di aprile come tante quella in cui don Gianni si è ritrovato, da un momento all'altro, con la vita appesa a un filo. Non sapeva se si sarebbe salvato ma sapeva che, qualunque fosse stata la sua sorte, l'avrebbe accettata con serenità, senza paura. Quella notte ha segnato per lui un prima e un dopo: quando tutto sembrava sul punto di svanire, a tre centimetri dalla vita eterna, un miracolo ha fatto sì che qualcosa di nuovo nascesse. Certo, quella non era la prima volta che il destino lo coglieva di sorpresa: Gianni Castorani era un semplice impiegato di banca quando, folgorato dall'incontro con padre Daniel Ange, fondatore della scuola di evangelizzazione Jeunesse Lumière, aveva deciso di lasciare tutto per seguire una chiamata che non poteva più attendere. Da allora, dopo aver dato vita a Jeunesse Lumière Italia e aver preso gli ordini sacerdotali, non ha mai smesso di portare la Chiesa tra la gente e, soprattutto, tra i più giovani, attraverso un'instancabile opera di evangelizzazione nelle piazze, sulle spiagge e nelle discoteche. In questo libro, insieme alla penna di Gaia Corrao, don Gianni racconta la straordinaria bellezza di una vita segnata da tanti sì, intrisa di incontri decisivi, episodi sconvolgenti e coincidenze che hanno dell'incredibile, se non vengono lette con gli occhi della fede. Un racconto autentico che parla al cuore di tutti: di chi quella fede l'ha trovata e di chi, forse, la sta ancora cercando. Con uno scritto inedito di padre Daniel Ange, fondatore di Jeunesse Lumière.
Un pratico libretto guida per il cammino dell'Avvento, ecco il percorso quotidiano proposto: -Ascolto del Vangelo del giorno. -Riflessione sugli spunti più importanti che ne emergono. -Proposito personale della giornata: un piccolo gesto ci aiuterà a mettere in atto la parola del Vangelo ascoltata e meditata. -Il PropositoMetro per misurare quotidianamente le vittorie e le sconfitte nel mettere in atto il proposito della giornata. -Una parte attiva paragonabile a un diario personale con domande attinenti alla meditazione del giorno alle quali ognuno è invitato a rispondere in scritto.
La normalità spesso ci sembra sinonimo di noia, grigiore, rassegnazione. Una ruota da criceti su cui continuiamo a correre, una prigione dalla quale vorremmo evadere. In realtà, se affiniamo lo sguardo e apriamo il cuore, le piccole cose quotidiane hanno un valore immenso, possono permetterci di evolvere e migliorare, possono renderci generativi. La sfida che Giulio Dellavite ci propone in questo nuovo libro è quella di superare una visione «avvilente» della normalità e di riscoprirvi invece il lato «avvincente», che può portarci a vincere. Con la sua scrittura attuale e originale, torna dunque a parlare di Vangelo, per suggerirci un cambio di prospettiva: ritrovare la straordinarietà dell'ordinario. Compone così un abbecedario, che mescola le caratteristiche della quotidianità con aspetti più curiosi: amoressia (con la emme!), decriptazione, fashion style, liminarità, mecciare, opinionismo, performance, quinto quarto, viralità. In questa chiave, l'autore riflette ancora una volta su quella storia profondamente umana che il Vangelo offre come specchio per vedere il proprio volto. Anche Gesù - a parte gli ultimi tre anni della sua vita - ha condotto un'esistenza normale, ma proprio viverla a fondo è stato per lui scuola e palestra per imparare a essere uomo e scoprirsi Figlio di Dio. Lo spiegano, dalla A alla Z, i personaggi meno conosciuti del Vangelo, figure secondarie come il cameriere dell'Ultima cena, Giairo, Nicodemo, la moglie di Pilato o il quarto Re Magio. «Perché loro sono noi.» Partendo da queste figure, l'autore tesse un elogio della normalità intesa come spazio in cui ciascuno può mettersi alla prova e imparare a leggere la propria storia come una nuova pagina sacra. Dimostrandoci che anche le cose e le azioni più semplici restano comunque e nonostante tutto divine.
Il libro mette a fuoco alcuni nodi cruciali del rapporto con il mon- do digitale: nella prima parte si analizza il configurarsi di una nuova antropologia, determinata dalle opportunità inedite offer- te dal digitale, che solleva però anche difficili interrogativi etici. La seconda parte affronta i lati oscuri di internet, rappresentati soprattutto dal cyberbullismo e dalle dipendenze, in particola- re quella della pornografia online. La terza parte mostra come questi aspetti siano stati amplificati dalla pandemia e come sia possibile riscoprire dinamiche disattese ma fondamentali per la qualità della vita, che il lockdown ha contribuito a far riemergere.
Un mazzo di fiori variegati viene raccolto nel grande prato del mondo e tenuto insieme da un nastro rosso: la speranza. È la speranza cristiana la vera ed incondizionata protagonista delle nove storie di donne che vengono proposte. L'intento è quello di dimostrare come il Signore attraverso vie a volte molto capillari, entra nella nostra vita per portarci un'ancora di salvezza, una possibilità di rinascita. Basta un po' di lievito, per fermentare la pasta della nostra umanità e lasciando agire la grazia divina, possiamo diventare come il pane, qualcosa di bello e di nuovo, che non avremmo mai immaginato.
Il rapido evolversi della nostra società impone cambiamenti strutturali ormai improrogabili. In queste pagine l'autore cerca di evidenziare e di approfondire i presupposti che generano l'azione concreta, ossia gli atteggiamenti buoni e costruttivi, intrisi di pensieri positivi, di intenti spirituali e di predisposizioni psicologiche sane, che permettono di realizzare un quotidiano nuovo e felice. Ne emerge un vero e proprio esalogo, che prevede 6 tempi e 6 ecologie, per esempio: tempo di smetterla di lamentarsi - ecologia mentale e verbale; tempo di credere al potenziale dell'amore - ecologia del cuore; tempo di dare priorità alle relazioni - ecologia relazionale; tempo di mettere le mani in pasta - ecologia della concretezza. Prefazione di Giuliana Martirani.
Un giovane di Assisi era figlio di un ricco mercante e banchiere (nonché, forse, usuraio). Il padre, che lo conduceva con sé nei suoi viaggi d'affari in Francia, volle rinominarlo 'Francesco' in omaggio alla dolce terra della poesia cortese, che il ragazzo amava. Francesco non era né nobile né particolarmente bello e il suo fisico era fragile, cagionevole. Ma era ricco, brillante, affascinante, spiritoso, sapeva cantare, suonare e danzare: era il 'principe della gioventù' della sua città. Sognava la gloria, le imprese cavalleresche in paesi lontani, l'amore. Poi venne la lotta civile nella sua città, alla quale prese parte, e infine la guerra contro Perugia: combatté, forse uccise, restò alcuni mesi prigioniero. Quando tornò a casa, gli amici avrebbero voluto vederlo riprendere la vita spensierata di prima. Ma non era più lui. Il contatto con la guerra e con il dolore lo aveva cambiato. Una volta incontrò un lebbroso: la lebbra gli aveva sempre fatto paura e orrore. Ma quel giorno scese da cavallo e abbracciò quel miserabile. Da allora, sarebbe diventato cavaliere del Cristo.
Sono qui raccolte le riflessioni che hanno guidato i ritiri spirituali del presbiterio di Reggio Calabria-Bova, nel periodo in cui maggiormente infuriava la pandemia: «meditazioni nello Spirito» suggerite dall'invito di San Paolo: «siate lieti nella speranza» (Rm 12,12). La gioia si sente, la festa si fa: essere e fare sono due dimensioni che caratterizzano il ministero ordinato, nella Chiesa, poiché concretizzano la missione di persone che, chiamate nella gioia, manifestano la loro vocazione nella festa di un presbiterio, di una chiesa locale, della chiesa universale.
I commenti di padre Ermes Ronchi per ogni domenica dell'anno: da leggere personalmente, da commentare in famiglia, con cui pregare perché la nostra festa non sia vuota ma colma della tenerezza di Cristo. "Io credo nella buona notizia di Isaia, Giovanni, Gesù. Lo credo non per un vacuo ottimismo. Il cristiano non è un ottimista, è uno che ha speranza. L'ottimista tra due ipotesi sceglie quella positiva. Io scelgo il Regno per un atto di speranza: perché Dio si è impegnato con noi, con un intreccio così scandaloso con la nostra carne da arrivare fino alla morte di croce".
Se avessi, in modo improvviso e inaspettato, l'occasione di passare un po' di tempo a faccia a faccia con il Papa, cosa gli chiederesti? Proprio questa è stata l'esperienza straordinaria vissuta da Davide Banzato e raccontata nelle pagine di questo libro: in Vaticano per il suo programma 'I viaggi del cuore', don Davide mai avrebbe pensato di avere la possibilità unica di chiacchierare con il pontefice e porgli le domande che lui, e forse molti di noi, portava dentro di sé. Ne è scaturito un dialogo sincero e spontaneo, ma anche una riflessione illuminante tra un sacerdote dal vissuto spesso rischioso, fatto di luci e ombre, e un Papa dalla grande saggezza e, soprattutto, dalla sconfinata umanità. In occasione del decimo anniversario del pontificato di papa Francesco, sono appunto dieci le domande a cui risponde qui il Santo Padre, dando vita a un percorso che affronta temi esistenziali e attuali: dalla solitudine all'indifferenza, dalla crisi di fede alla pace del cuore, dalla paura alla povertà. Il tutto arricchito da aneddoti personali e riflessioni sul tempo che viviamo, sui documenti e discorsi del Papa, su questioni scottanti come gli abusi, la guerra e la crisi economica, in un approfondimento che parla a tutti. Le parole del Pontefice ci accompagnano così in un vero "viaggio del cuore": un cammino intenso, non privo di ostacoli e luoghi oscuri ma capace di mostrarci che, per ognuno di noi, è sempre possibile gettare l'ancora della speranza nel mezzo della tempesta, aprire una finestra e scorgere l'orizzonte di un domani più sereno.