Dalla penna agile e vivace di mons. Angelo Spina, Arcivescovo di Ancona-Osimo, vengono raccolti in un unico volumi i commenti dei Vangeli dell'anno liturgico ciclo B (festivi, feriali, solennità, feste e memorie).
Questo libro si rivolge a chiunque abbia fatto esperienza della malattia nell'arco della propria esistenza o a chi ne sia stato in qualche modo coinvolto. Si rivolge, quindi, a tutti. Di qui la domanda stringente dell'essere umano sul perché del dolore, della sofferenza e del male. Con Giobbe, Paolo, ma soprattutto attraverso l'incontro di Gesù con i malati - L'indemoniato di Gerasa, I lebbrosi, L'epilettico indemoniato, La donna guarita, Il buon samaritano, Il paralitico di Cafarnao, Il cieco nato, Maria di Magdala... - gli Autori mostrano che la Bibbia è sempre una risposta sapiente alle domande esistenziali dell'uomo e della donna. Comprendere questi interrogativi è una preziosa indicazione per essere "prossimo" a chi è malato. Di più: è una rivelazione, uno sguardo alternativo sulla realtà umana.
Questo libro è una guida preziosa per inquadrare il racconto biblico nelle sue coordinate storico-geografiche, alla scoperta delle origini di Israele: dal patto di Alleanza con Dio, attraverso episodi salienti come la schiavitù in Egitto, l'insediamento in Canaan, l'epoca dei grandi re, la distruzione di Gerusalemme e l'esilio a Babilonia, fino alla dominazione romana e al suo epilogo, alle radici della diaspora che ha segnato la storia del "Popolo eletto" fino al Novecento. Una sintesi utile anche a quanti si avvicinano per la prima volta all'Antico Testamento, e desiderano uno strumento che li aiuti a superare le prime difficoltà poste dalla datazione e dalla natura dei testi biblici. Il volume non si limita a una semplice successione dei fatti: ogni capitolo inizia con l'esposizione dei libri del Testo Sacro in cui sono narrati, proponendo poi un confronto con le fonti extra-bibliche e i risultati delle ricerche storico-archeologiche. Prefazione di Massimo Pazzini.
Draghi rossi con sette teste. Cavalli infernali che sprigionano fuoco, fumo e zolfo. Violenti scoppi di tuoni, terremoti, tempeste di grandine. Stelle che precipitano sulla terra. Isole inghiottite dalla furia del mare. Nugoli di mostruose cavallette che tormentano gli uomini. Tenebre, piaghe, sofferenze inaudite. Città che sprofondano, torri e mura che crollano. Stagni di fuoco ardente... Ci troviamo all'interno dell'ultimo libro del Nuovo Testamento che sigilla, con il suo enigmatico linguaggio, la lunga serie dei libri che formano la Bibbia. Si tratta dell'Apocalisse, un testo straordinario quanto difficile, formato da scene sovraccariche di immagini, metafore e visioni, molte delle quali si impongono per la loro spaventosa rappresentazione. Ma questo singolare libro sacro che ha i bagliori di una bellezza severa, da gioiello barbarico, non deve essere letto come la summa delle catastrofi. Nonostante la stranezza dei particolari e l'orrore di certe descrizioni, l'Apocalisse è un libro ispirato da Dio e, dunque, portatore di un messaggio di salvezza e consolazione.
Un profeta che ha parlato 2700 anni fa in un piccolo santuario ha ancora qualcosa da dire a noi, uomini del terzo millennio? I temi della giustizia, della povertà e della ricchezza, del poter e degli abusi del potere sono antichi ma non hanno perso di attualità. soprattutto non ha perso attualità la motivazione che sta sotto le accuse di Amos.
Caino o Abele? La scelta sembra scontata perché la precomprensione che ci accompagna, figlia della nostra formazione religiosa e culturale, sa per certo chi è la vittima e chi è il carnefice. Senza ombra di dubbio. La condanna è emessa senza possibilità di appello. Sia per il fatto in sé. Sia in nome di tutti gli Abele del mondo (generazione dopo generazione). O l’uno o l’altro. O il male o il bene. O l’ingiustizia o la giustizia. O il carnefice o la vittima
Gesù cresce a Nazareth, ma non sappiamo nulla della sua vita presso quella città; c’è soltanto un piccolo spiraglio: quando ebbe 12 anni Maria e Giuseppe lo portarono a Gerusalemme e Gesù si “perse” nel tempio. Quello che vale per Gesù vale anche per Maria e per Giuseppe; non erano sconosciuti e nascosti, tuttavia l’identità vera di Gesù, come quella della madre e soprattutto del padre, rimane velata, tanto che, dopo lo “smarrimento” di Gesù nel tempio, Giuseppe scompare letteralmente, non se ne parla più nel vangelo, così da non sapere bene che fine abbia fatto. Il presente volume cerca di dare parola al detto e al non detto circa la figura di Giuseppe per disegnarne un profilo sobrio e tuttavia denso di significato in rapporto alla ricerca evangelica, a quella extrabiblica e alla vita cristiana tutta.
Ogni passo dei Vangeli è un'avventura dei sensi. Gesù si lascia ungere con oli profumati, mescola il fango con la sua saliva, chiede di essere gustosi come il sale, offre la sua stessa carne da mangiare. Ogni episodio della sua storia apre a interpretazioni controverse. E i primi a fraintenderlo sono proprio i discepoli. Dopo aver raccontato con taglio cinematografico movimenti, discorsi e percorsi del «personaggio» Gesù, Antonio Spadaro torna a confrontarsi con i testi evangelici e ne intraprende una lettura nuova e sorprendente. Attraverso lenti squisitamente letterarie, dà vita a un universo di suoni e odori, sensazioni tattili e immagini, che parlano delle sfumature dell'esistenza umana e del pericolo della libertà. Il Maestro non è un replicante divino paracadutato sulla terra per farsi portavoce dell'Eterno. Pretende di essere veramente Dio e pienamente uomo. Ma non basta la carne per essere umani: è necessaria la libertà. Da queste pagine Gesù sfonda la «quarta parete», si volta verso i lettori e chiede loro: «E voi chi dite che io sia?». Prefazione di Liliana Cavani.
La Bibbia è il libro dei sentimenti e delle emozioni e, come uno specchio, riflette il nostro mondo interiore e aiuta a leggerci in profondità. Nella Scrittura la dimensione emotiva è debordante. Essa presenta il credente come un essere sensibile che prova sensazioni ed è segnato da affetti, legami e relazioni. L'apatia non è una virtù biblica, mentre è fortemente raccomandata la simpatia, cioè la capacità di relazionarsi in maniera positiva e costruttiva. Pinto non solo aiuta a leggere in modo profondo alcune significative pagine bibliche, ma soprattutto invita a lasciarsi leggere dalla Scrittura. In nove capitoli disegna un'anatomia degli affetti e fornisce gli strumenti per un discernimento personale e comunitario, nella convinzione che raccontare i sentimenti e le emozioni della Bibbia permette di trovare una fonte di ispirazione e di nutrimento per la fede e per la vita pastorale.
La lettera a Filemone ha visto negli ultimi decenni un'esplosione bibliografica. Il commentario di Antonio Pitta si caratterizza per l'analisi storico-sociale della schiavitù e il metodo retorico-epistolare alla lettera. Da tale duplice metodo emerge che Onesimo non è uno schiavo fuggitivo, né è rimandato a Filemone come semplice raccomandato di Paolo, suo amico. Piuttosto la lettera è inviata affinché Filemone riaccolga Onesimo come fratello in Cristo e lo rimetta a disposizione di Paolo durante la prossima evangelizzazione. Generato alla fede in Cristo, dalla predicazione di Paolo, Onesimo è da accogliere non più come schiavo, ma come fratello amato.
Un libro sui “fallimenti” di Gesù? Già la semplice enunciazione del tema potrebbe suscitare in qualcuno un po’ di imbarazzo e suonare come una provocazione. Eppure, per chi legge senza prevenzione i Vangeli, la prima sorpresa sarà la costatazione che questi fallimenti sembrano essere numerosi: solo per citare gli episodi più clamorosi, Gesù delude la gente che si aspetta un Messia diverso, come ben documentato nell’episodio della fredda accoglienza dei suoi concittadini quando ritorna a Nazaret; il giovane ricco è il simbolo dell’insuccesso della chiamata al discepolato; il Maestro non è capito dai suoi discepoli, litigiosi per stabilire chi sia il più importante, irriverenti come Pietro che gli intima di non compiere la volontà del Padre e lo rinnega, estremisti come Giuda che lo tradisce; la croce è infine il punto più alto dell’apparente fallimento di Gesù. Rileggendo questi “scomodi” episodi evangelici, don Orsatti concentra l’attenzione sul comportamento di Gesù, vero Maestro capace di insegnarci come affrontare le difficoltà a volte insuperabili, frutto del nostro errore o delle circostanze avverse, che intersecano la vita di ogni giorno.
Biografia dell'autore
Mauro Orsatti, nato a Brescia nel 1949, prete diocesano, è dottore in Scienze Bibliche al Pontificio Istituto Biblico di Roma, con soggiorni di studio a Gerusalemme e Monaco di Baviera. È professore emerito di esegesi del Nuovo Testamento alla Facoltà di Teologia di Lugano (Svizzera) e allo Studio Teologico Paolo VI di Brescia. Autore di oltre una trentina di libri, cerca sempre di coniugare rigore scientifico e chiara comunicazione.
Il vangelo è buona notizia e buona notizia da condividere. Come essere noi irradiatori della bellezza di questa parola? Come ridare il gusto di questa fonte di acqua viva? Ovvero, come evangelizzare oggi? Nel più antico documento del cristianesimo, la Prima lettera ai Tessalonicesi, abbiamo una preziosa risorsa per discernere alcuni elementi dell'efficace predicazione dell'apostolo Paolo nella vita delle prime comunità cristiane: la vicinanza fraterna, un atteggiamento di umiltà e un pizzico di fierezza per il vangelo. Non solo questi atteggiamenti non hanno perso nulla della loro pertinenza, ma ancora oggi, che la trasmissione della fede "è in panne", noi possiamo trarre da essi ispirazione per proporre un annuncio credibile del vangelo.