Economia e teologia possono influenzarsi a vicenda e generare buone pratiche. Ma devono sempre tenere d'occhio la valutazione del rischio. Non si tratta di eccessiva prudenza o ricerca del profitto a tutti i costi. Anche perché, citando san Giacomo, «la fede senza le opere è morta». Padre Giordano e il professor Pastorelli hanno proposto argomenti di un'attualità incredibile. Hanno riportato l'uomo al centro. Un incontro tra discipline diverse che può generare una concezione dell'economia sana e solidale: un nuovo Umanesimo che non avrebbe nemmeno bisogno di troppe etichette. Oggi si parla e si scrive di economia civile e circolare, Terzo settore, no profit, ecc. Tutte sfaccettature di una stessa medaglia: quella che dovrebbe ispirarsi al bene comune e al profitto che favorisce non solo chi si assume il rischio di impresa, ma anche il territorio e la comunità.
Tra gli aspetti più misteriosi e meno dibattuti dell'esperienza di fede, la maledizione ricopre certamente un ruolo singolare, soprattutto per il suo richiamo alla magia, all'occulto e, come esperienza limite, alla morte.
Fede e ragione non sono nemiche, ma alleate fedeli. La fede è anche frutto della ragione, ma il rapporto che esiste con la fede è diverso da quello che esiste con la scienza. In quest'ultima, infatti, tutto ciò che non è razionale va escluso, mentre nella fede si crea un rapporto di dialogo costante in cui la libertà gioca un ruolo fondamentale. La relazione all'interno della fede non è con un oggetto, come nelle scienze, ma con una Persona, come nell'amore. Nella fede la ragione moti-va la scelta e, come nell'amore, il comportamento è conseguenza della relazione. Tutto si riassume in quell'Io credo in Te detto faccia a faccia con Cristo. Da qui scaturisce una visione del mondo, dell'umanità, delle relazioni, di tutta la vita assolutamente originali. Tener fede alle quali è impegnativo, ma si può contare sulla Grazia e sul perdono dopo le possibili incoerenze. La fede diventa così un cammino sempre nuovo su una strada antica. La fede annuncia la vita per sempre: ora nell'incertezza e nella prova, un giorno nello splendore e nella gioia.
Per tutto il XX secolo la catechesi e la sua riflessione scientifica - la catechetica - hanno ricercato le vie più adatte per collaborare alla conversione missionaria. Una conversione richiesta dall'evidente trasformazione del ruolo della religione nelle culture contemporanee, soprattutto in Europa. Di conseguenza anche la formazione cristiana è stata invitata a rinnovarsi nel metodo, nell'annuncio, nella relazione con le culture, nel processo di proposta e iniziazione cristiana. Il concilio Vaticano II ne ha sollecitato diversi approfondimenti, che riguardano l'educazione dei cristiani, l'annuncio permanente della fede, l'accompagnamento della sua maturità, l'inserimento vivo dei battezzati nella Chiesa. Questi approfondimenti hanno seguito le diverse stagioni della receptio conciliare. Dapprima si è proposta la catechesi evangelizzatrice con lo scopo di dare nuovo alimento alla tradizione e alla vita di fede delle comunità cristiane; successivamente si è preferito un impianto missionario finalizzato a dare sostegno alla nuova evangelizzazione per rafforzare la domanda di sacramento. Oggi si è alla ricerca di una visione che si concentri soprattutto sui processi interiori e spirituali della persona a cui si rivolge il messaggio cristiano. Il volume si colloca in una collana di testi rigorosi e agili a un tempo, rivolti soprattutto al pubblico di università, facoltà teologiche, istituti di scienze religiose e seminari.
Il Salterio delinea lo schema del dramma vissuto dal giusto, messo alla prova, e poi riscattato. L'esperienza del salmista, riletta in chiave cristiana, è profezia e anticipazione di ciò che patirà Gesù: penetrando in questa realtà di sofferenza vissuta, egli l'ha portata fino in fondo e ne ha manifestato il senso. In tal modo, diversi aspetti del mistero di Cristo sono espressi e approfonditi nei versetti dei Salmi, che egli interpreta con la sua vita e il suo messaggio, dando ad essi pieno compimento.
Marie-Joseph Lagrange - domenicano francese, nato nel 1855 e morto nel 1938 - è oggi unanimemente considerato il padre dell'esegesi cattolica moderna. Le sue immense doti di rigoroso studioso destano sempre ammirazione. È universalmente riconosciuto il contributo che Lagrange ha apportato alla Chiesa e alla comprensione delle Scritture e della fede. Ma al cuore di tutto ciò, troviamo lo splendore discreto di un mistero che si è sviluppato in questa bella vita umana, spirituale, religiosa e intellettuale: il suo amore per Cristo, la sua generosità nel servirlo, la sua consacrazione fin dall'infanzia a Maria. Queste disposizioni interiori hanno fatto sì che questa bella vita umana fosse totalmente dedicata, dal legame dell'intelligenza, alla contemplazione della verità: "Consacrali nella tua verità. La tua parola è verità" (Gv 17,17). La vocazione di frate predicatore del padre Lagrange ci mostra una forma suprema che può assumere la via della consacrazione alla verità. Oggi è in atto il processo di beatificazione di Lagrange, ed è Servo di Dio.
Attraverso una serie di semplici lezioni sugli angeli, quest’opera si propone di suscitare un interesse autentico verso gli spiriti celesti, liberandoli dalle tante sovrastrutture con le quali vengono spesso presentati e farli così conoscere solamente alla luce di quanto rivelato dalla Sacra Scrittura e dettato dalla tradizione della Chiesa Cattolica.
Da "Abito" a "Zwingli", le 588 voci di questo Dizionarietto illustrano i concetti, le figure e i documenti più importanti per il sapere teologico e il Magistero e forniscono il significato delle parole - anche delle meno comuni, il cui senso può essere difficile da ricostruire o da precisare - che si incontrano nei discorsi e nei testi delle autorità ecclesiastiche. Si sono tenute presenti le varie discipline interessate (Bibbia, Catechetica, Diritto canonico, Filosofia, Liturgia, Pastorale, Patristica, Storia, Teologia dogmatica, fondamentale e morale) per offrire uno strumento utile soprattutto alle persone che - per professione, interesse personale o motivi di studio - si accostano al linguaggio teologico. Una grande mappa delle parole che hanno formato la cultura religiosa dell'Occidente, nel dialogo-confronto con le altre fedi mondiali, innanzitutto ebraismo e islam.
Il rapporto tra cristianesimo e filosofia è visto da tempo come un aspetto della più ampia interazione tra cristianesimo e cultura greco-romana, che in passato era stata interpretata in modo preconcetto da una parte e dall'altra. Gli studiosi della filosofia antica vedevano nel testo cristiano uno dei tanti testi da usare. Dall'altro lato, gli specialisti del cristianesimo antico si rifiutavano di vedere nei testi cristiani qualcosa di diverso dalla Sacra Scrittura, e ritenevano che eventuali elementi filosofici che vi si potessero rintracciare in realtà non dovessero essere tenuti in considerazione. In realtà le cose si rivelarono più complesse: è vero che pensatori cristiani non interessati alla tradizione di fede non esistettero, ma ve ne furono alcuni che non videro nella filosofia una contraddizione alla fede, e, per di più, ebbero una grande fama sia nella tarda antichità sia nel Medioevo. Per quale motivo? Le pagine di questo volume - riguardanti la teologia e la filosofia nella letteratura cristiana antica, da Gregorio di Nissa, Tertulliano e Marcione, a Claudiano, Gerolamo, Porfirio e Cirillo di Alessandria - sono destinate a comprendere e interpretare la relazione tra Scrittura e filosofia, intesa, quest'ultima, come elaborazione, attualizzata ai tempi e ai modi, dello stesso kerygma cristiano.
Lungo tutta la tradizione cristiana non è mai venuta meno quella dialettica intergenerazionale che ne ha scandito sia le spinte evolutive sia i processi involutivi. Da qui nasce l'esigenza di guardare alla teologia del futuro, facendo i conti con alcune teologhe e teologi, di diverse chiese, che della stagione profondamente connotata dal Vaticano II hanno discusso le istanze e favorito la recezione. Soprattutto dopo un periodo in cui si è cercato di offuscarne la memoria. Da sempre la vita delle chiese dipende anche dalla qualità della riflessione teologica e, soprattutto, dalla sua capacità di guardare in avanti, preparando il futuro. La morte di alcuni teologi, uomini e donne, che hanno segnato la storia del pensiero nella seconda metà del Novecento e che hanno elaborato la loro teologia intrecciandola con le aspettative del preconcilio, gli entusiasmi del concilio e le fatiche del postconcilio, non può significare l'interruzione della trasmissione che, di generazione in generazione, assicura alla chiesa la sua fedeltà al vangelo e un'apertura alle ragioni del futuro. Da qui è nato questo libro in cui un buon numero di teologi e teologhe riflette su alcuni di quei protagonisti che, scomparsi di recente, si sono mostrati capaci di pensare nel loro tempo la chiesa e il mondo di domani. Postfazione di Cristina Simonelli.
I Dieci comandamenti sono comunemente considerati un insieme di divieti e di proibizioni ormai superato, quando invece sono tutt'altro: sono un atto d'amore di Dio Padre portato a compimento da Gesù. Inoltre, e questa è stata una constatazione amara, in troppi (credenti) si concentrano sul fatto che la legge dell'amore di Gesù comprende e supera la legge morale condensata nei Dieci comandamenti, e si finisce con il dire che non serve conoscere, l'importante è vivere e amare. Ma come si ama se non si conosce bene cosa è veramente giusto, bello, buono, degno dell'uomo, di se stessi e degli altri? La risposta è nei Dieci comandamenti che continuano a darci indicazioni precise, chiare, opportune e indispensabili per distinguere ciò che è bene da ciò che è male e che ci indicano chiaramente come percorrere il cammino della vita. È ovvio che non basta conoscerli per viverli; ma è necessario maturare e conseguentemente metabolizzare la consapevolezza del loro valore positivo e della loro attualità. Da qui nasce il mio desiderio di scrivere un libro che ha come protagonisti i Dieci comandamenti e le mie riflessioni su di essi, con l'obiettivo di far conoscere a tutti l'attualità, la bellezza e la fecondità del Decalogo.