Giovanni Paolo I osservò: «Il vero dramma della Chiesa che ama definirsi moderna è il tentativo di correggere lo stupore dell’evento di Cristo con delle regole».
Con la «riforma missionaria della pastorale» Francesco chiede al ministro di sottrarsi alla mens “applicativa-casistica” che viviseziona, nell’esistenza, un “dato particolare” dalla “verità universale” implicata nell’agire del soggetto.
Nel discernere «caso per caso» l’atto della per-sona autocosciente dovrà interpretarsi in quanto rivela l’umano dell’uomo nel suo significato universale. Così da mostrarsi, il vero, quale evento che giunge ad evidenziarsi all’au-tocoscienza del ministro.
Presentazione di Matteo Maria Zuppi
Prefazione di Rocco Buttiglione
La Lettera apostolica “Patris Corde” (“Con cuore di Padre”) di Papa Francesco offre l’occasione di volgere lo sguardo a San Giuseppe, colui che i Vangeli presentano come il padre di Gesù, colui che lo ha custodito, amato, educato, protetto e, insieme alla madre Maria, lo ha avviato a compiere l’opera salvifica di Dio Padre. Il documento ci offre di San Giuseppe una lettura e una descrizione tenera e toccante che lo rendono attraente. Egli è uomo e padre amato, tenero, obbediente, accogliente, coraggiosamente creativo, lavoratore, umile perché capace di stare nell’ombra. Papa Francesco rimette al centro l’esercizio e il compito della paternità: la figura del “padre” è indispensabile nella crescita armonica e nell’educazione dei figli.
La speranza è che questa Lettera rafforzi la nostra fede, accresca l’amore verso questo grande Santo, ci spinga a implorare la sua intercessione, per imitare le sue virtù e il suo slancio.
Il testo del Messaggio del Santo Padre Francesco in occasione della celebrazione della 54ª Giornata Mondiale della Pace (1° gennaio 2021).
The long-awaited and authoritative biography of Pope Benedict XVI, a giant of the Catholic Church.
Benedict XVI: Volume One offers insight into the young life and rise through the Church's ranks of a man who would become a hero and a lightning rod for Catholics the world over. Based on countless hours of interviews in Rome with Benedict himself, this much-anticipated two-volume biography is the definitive record of the life of Joseph Ratzinger and the legacy of Pope Benedict XVI.
Volume I follows the early life of the future Pope, from his days growing up in Germany and his conscription into the Hitler Youth during World War II to his career as an academic theologian and eventual Archbishop of Munich. Volume II, to be published in 2021, will cover his move to Rome under Pope John Paul II, his ascension to the papacy, and his controversial retirement and news-making statements under his successor, Pope Francis I.
This necessary companion to Benedict's own memoir, Last Testament, is the fullest account to date of the life of a radical Catholic leader who has continued to make news while cloistered in retirement in the Vatican gardens.
Due amici, un prete cattolico, Rocco D’Ambrosio, e un giornalista agnostico, Riccardo Cristiano, si scrivono scambiandosi le loro impressioni sull’enciclica Fratelli tutti di papa Francesco. È un dialogo serrato e sincero in cui, esprimendo dubbi e apprezzamenti e restituendo la propria formazione e storia personale, i due autori affrontano i temi della lettera apostolica: il significato della fratellanza oggi, il pluralismo, la funzione sociale della proprietà, il globalismo e il localismo, l’economia che crea scarti e ingiustizie, la politica e il populismo, il ruolo delle religioni, l’uso corretto e costruttivo dei mezzi di comunicazione sociale e il “grande tema” del lavoro. Un dialogo a 360 gradi: come suggerisce lo stesso papa Francesco, «il futuro non è monocromatico».
RICCARDO CRISTIANO
Giornalista e vaticanista, dopo essersi occupato a lungo di politica estera ha lavorato al Giornale Radio Rai coordinando l’informazione religiosa. Collabora con «La Stampa», «Reset», «Formiche». Si occupa di dialogo interreligioso ed è presidente dell’Associazione giornalisti amici di padre Dall’Oglio. Ha pubblicato: Tra lo scià e Khomeini (2015); Paolo Dall’Oglio. La profezia messa a tacere (2017); con Castelvecchi, tra gli altri, Siria. L’ultimo genocidio (2017) e Bergoglio o barbarie (2020).
ROCCO D’AMBROSIO
Ordinario di Filosofia Politica presso la facoltà di Filosofia della Pontificia Università Gregoriana a Roma, insegna Etica della Pubblica Amministrazione presso il Ministero dell’Interno. È presidente dell’Associazione Cercasi un fine, che si occupa di formazione politica. Tra i suoi saggi ricordiamo: Ce la farà Francesco? La sfida della riforma ecclesiale (2016; tradotto in inglese, spagnolo e portoghese), e Formare alla politica. L’esperienza di Cercasi un fine (2020).
In this uplifting and practical book, written in collaboration with his biographer, Austen Ivereigh, the preeminent spiritual leader explains why we must―and how we can―make the world safer, fairer, and healthier for all people now.
In the COVID crisis, the beloved shepherd of over one billion Catholics saw the cruelty and inequity of our society exposed more vividly than ever before. He also saw, in the resilience, generosity, and creativity of so many people, the means to rescue our society, our economy, and our planet. In direct, powerful prose, Pope Francis urges us not to let the pain be in vain.
He begins Let Us Dream by exploring what this crisis can teach us about how to handle upheaval of any kind in our own lives and the world at large. With unprecedented candor, he reveals how three crises in his own life changed him dramatically for the better. By its very nature, he shows, crisis presents us with a choice: we make a grievous error if we try to return to some pre-crisis state. But if we have the courage to change, we can emerge from the crisis better than before.
Francis then offers a brilliant, scathing critique of the systems and ideologies that conspired to produce the current crisis, from a global economy obsessed with profit and heedless of the people and environment it harms, to politicians who foment their people’s fear and use it to increase their own power at their people’s expense. He reminds us that Christians’ first duty is to serve others, especially the poor and the marginalized, just as Jesus did.
Finally, the Pope offers an inspiring and actionable blueprint for building a better world for all humanity by putting the poor and the planet at the heart of new thinking. For this plan, he draws not only on sacred sources, but on the latest findings from renowned scientists, economists, activists, and other thinkers. Yet rather than simply offer prescriptions, he shows how ordinary people acting together despite their differences can discover unforeseen possibilities.
Along the way, he offers dozens of wise and surprising observations on the value of unconventional thinking, on why we must dramatically increase women’s leadership in the Church and throughout society, on what he learned while scouring the streets of Buenos Aires with garbage-pickers, and much more.
Let Us Dream is an epiphany, a call to arms, and a pleasure to read. It is Pope Francis at his most personal, profound and passionate. With this book and with open hearts, we can change the world.
Un volume fotografico che racconta la genesi del progetto legato alla realizzazione del docufilm Francesco. Un uomo di parola (2018), dalla regia di Wim Wenders e da una idea di mons. Dario Edoardo Viganò. «Potremmo definire Papa Francesco. Un uomo di parola un intenso e poetico dialogo tra il Papa e ciascuno di noi, - scrive mons. Viganò nell'Introduzione al testo - costituito dai momenti più significativi del suo pontificato, dalle scene girate appositamente per il film e da immagini evocative dei luoghi e della vita del santo di Assisi. Un incontro, quello di Wim Wenders (e del suo cinema) e di papa Francesco (e del suo ministero), che è tessuto in una sceneggiatura simile al «mormorio di un vento leggero» (cfr. 1 Re 19,12), con una regia che fa dell'incontro tra papa Francesco e lo spettatore la linea portante. Nel film di Wim Wenders papa Bergoglio è, in una sorta di paradosso, "protagonista non attore": il Papa è anzitutto sguardo e parola, luoghi dell'incontro e della relazione con ciascuno di noi, cui sussurra, con la pacatezza del proprio narrare, la Chiesa, quella che lui - ha annunziato all'inizio del suo pontificato - vorrebbe «povera per i poveri». È il racconto di lui, trovato quasi «alla fine del mondo», che vive l'obbedienza allo Spirito per fare le scelte che aiutano lui e tutti noi a essere discepoli buoni del Vangelo».
Il testo della Lettera Apostolica emanata da Papa Francesco in occasione della ricorrenza dei 150 anni dalla dichiarazione di San Giuseppe quale Patrono della Chiesa Cattolica fatta dal Beato Pio IX, l’8 dicembre 1870. Dopo Maria, Madre di Dio, nessun Santo occupa tanto spazio nel Magistero pontificio quanto Giuseppe, suo sposo.
Le riflessioni di Papa Francesco riprendono il messaggio racchiuso nei pochi tramandati Vangeli per evidenziare maggiormente, come hanno fatto i suoi Predecessori, il ruolo centrale di Giuseppe nella storia della Salvezza: il Beato Pio IX lo ha dichiarato «Patrono della Chiesa Cattolica», il Venerabile Pio XII lo ha presentato quale “Patrono dei lavoratori” e San Giovanni Paolo II come «Custode del redentore».
Questa grande lettera, posta sempre in fondo all'elenco delle lettere paoline, non è di Paolo ma di un ignoto autore, probabilmente della cerchia dei discepoli di Paolo, di notevole personalità e cultura. Gli "Ebrei" destinatari sono cristiani provenienti dal giudaismo, forse viventi a Gerusalemme, a contatto del culto e del tempio, cui si fa costante riferimento nella lettera, e tentati di ritornare alla loro fede ebraica. Il contenuto della lettera verte sul rapporto tra Cristo e l'ordinamento religioso ebraico, tra il suo sacerdozio e quello di Aronne, tra il suo sacrificio redentore e i sacrifici del tempio, tra l'antica e la nuova alleanza. È chiaro dunque che la dottrina cristologica costituisce l'aspetto più rilevante di questa grande lettera. La conseguenza da trarre è che davanti a un sommo sacerdote come Cristo, mediatore di una migliore alleanza, è impensabile tornare alle ombre dell'Antico Testamento. La lettera si articola perciò spontaneamente in una parte dottrinale-dogmatica (1,1 - 10,18), alla quale fa seguito una parte parenetica, con l'invito a perseverare nella fede abbracciata e a praticare le virtù cristiane (10,19 - 13,16). Seguono, come conclusione, alcuni ammonimenti, notizie e auguri (13,17-25).
Il libro degli Atti degli Apostoli è dello stesso autore che ha scritto il Vangelo di Luca. Si presenta infatti come la seconda parte di un'unica opera dedicata alla stessa persona, Teofilo, la cui identità rimane per noi sconosciuta. La prima parte, il Vangelo, narrava la storia di Gesù e la sua attività fino all'ascesa al cielo in Gerusalemme; la seconda, gli Atti degli Apostoli, presenta l'origine e la traiettoria della chiesa da Gerusalemme fino all'arrivo dell'apostolo Paolo a Roma, svelando così un disegno non soltanto geografico, ma storico e teologico, che presenta il cammino della fede dal popolo d'Israele a tutte le genti. Il compito di estendere così la fede è affidato nei primi 12 capitoli del libro principalmente a Pietro, che appare come il capo e il portavoce degli altri apostoli; dal c. 13 fino alla fine domina invece la figura di Paolo, il quale continua l'opera avviata da Pietro e dai Dodici, in comunione con loro e per loro mandato. Il racconto si estende dal 30 d.C., anno in cui si colloca verosimilmente l'ascensione, fin verso il 60 d.C., probabile data dell'arrivo di Paolo a Roma. L'opinione più seguita colloca la composizione degli Atti intorno all'anno 80. Narrando le origini della Chiesa Luca mette in rilievo anche le strutture portanti che reggono la comunità cristiana (2,42-47): la celebrazione dell'eucaristia e la preghiera comunitaria, l'insegnamento degli apostoli e la comunione e carità fraterna. Quale fu la Chiesa delle origini tale ha da essere la Chiesa per sempre, se vuole essere fedele alla testimonianza affidatale dal Signore (At 1,8).
Le brevi riflessioni raccolte in questo piccolo volumetto vogliono essere un invito a riaprire la Lettera apostolica di Papa Francesco "Admirabile signum" e anon aver paura di stringere tra le nostre braccia quel Bambino che nel presepe attende il nostro sorriso e la nostra tenerezza.
Uno strumento per conoscere meglio i diversi aspetti del Messale Romano per le Diocesi dello Zaire. Approvato dalla Congregazione per il Culto Divino il 30 aprile 1988, finora è l’unico rito inculturato della Chiesa latina emanato dopo il concilio Vaticano II. Il rito zairese del Messale Romano è ritenuto come esempio di inculturazione liturgica e una via promettente anche per l’eventuale elaborazione di un rito amazzonico, in quanto vengono recepite le esigenze culturali di una determinata area del contesto africano, senza stravolgere la natura del Messale Romano, a garanzia della continuità con la tradizione antica e universale della Chiesa. Contiene i contributi a firma di: Maurizio Gronchi; Jean-Pierre Sieme Lasoul; Oliver Ndondo; Rita Mboshu Kongo; Silvina Perez. La prefazione è a firma di Papa Francesco e in appendice sono presenti il Rituale della messa celebrata dal Santo Padre Francesco il 1° dicembre 2019 e a corredo alcune immagini della celebrazione.