Le vicende della comunità Valdese a Palermo, iniziatesi nella seconda metà dell'Ottocento,costituiscono un tassello rilevante del mosaico complessivo della storia siciliana (anche in relazione al tema scottante della mafia e dell'atteggiamento delle chiese rispetto ad essa). Tuttavia, al di là del frammento di storia "locale", questa narrazione - scritta da un valdese con sincera partecipazione esistenziale e con grande apertura mentale verso le altre espressioni religiose - consente di esaminare da vicino un caso particolare di un fenomeno diffuso nel mondo: la condizione sociologica di ogni minoranza, costretta dalla sua stessa marginalità a cercare equilibri sempre nuovi fra la fedeltà alla propria identità e l'inserimento nel contesto socio-culturale in cui è radicata.
Pensavamo di non dover più assistere ai conflitti di religione, e invece nessuna fede sembra esente dal virus della violenza. Perché accade e qual è la responsabilità della politica negli orrori compiuti in nome dell'identità di popolo e di credo? Si può ipotizzare che ci sia un'affinità elettiva fra le politiche d'identità e le religioni. È solo grazie a tale affinità che è possibile trovare una risposta alla domanda: Perché le religioni scendono in guerra? Nel libro vengono presi in considerazione alcuni casi cencreti dove la relazioni fra guerra e religione è più evidente: il buddismo nello Sri Lanka, l'ebraismo e l'Islam in terra di Palestina, le religioni in conflitto nei Balcani, il cattolicesimo in guerra nel Rwanda.