Il mistero di Maria per Lutero si identifica tutto in quell'assolutamente gratuito che è l'"essere di Dio" cui Maria si apre con il fiat e di cui il Magnificat è espressione potente nella storia e nella vita della creazione. Da questo Commento Maria appare soprattutto nella luminosa esemplarità che assume per tutti i cristiani, per tutti coloro che accettano di essere discepoli fedeli del vangelo di Gesù. Ella infatti ha vissuto in maniera straordinaria l'impresa che compete a ogni cristiano, collocandosi in questo modo al di sopra di ogni creatura, ma anche nel cuore stesso dell'umanità.
Nella solitudine e nel silenzio dell’eremo si acquista quell’occhio dal cui sereno sguardo è colpito lo Sposo e attraverso il quale, se senza macchia e puro, si vede Dio.
Verso la fine dell’ xi secolo, nei decenni in cui la riforma di Gregorio VII impegnava la cristianità occidentale in una duplice lotta per la libertà della chiesa dal potere temporale e per un vigoroso ritorno a una testimonianza di fede più evangelica, alcuni uomini di Dio si ritirarono assieme a uno stimato professore di Reims, Bruno di Colonia, nel massiccio roccioso della Chartreuse, vicino a Grenoble. Immersi nella solitudine e nel silenzio, ma sostenuti dalla vicinanza dei fratelli e dall’intensa carità, gli eremiti certosini sapranno irradiare attorno a sé la loro sete di Dio e il loro amore per gli uomini. Sono qui raccolte per la prima volta in italiano tutte le lettere – a monaci, vescovi, papi, re e semplici fedeli – delle prime generazioni di questi monaci, dal fondatore Bruno al nono priore, Guigo II: dalla franchezza e dall’umiltà di questi testi traspare la limpidezza della testimonianza cristiana e l’ardore di una comunione spirituale che sa rendere parlante anche il silenzio.
Ispirandosi al grande Basilio – vescovo di Cesarea in Cappadocia nel iv secolo e autore delle Regole, da noi già pubblicate – i redattori di questi scritti intesero proporre un ritorno allo spirito che aveva animato gli inizi della vita monastica: il riferimento costante all’unica regola di vita, l’evangelo. A loro volta fonte di ispirazione per il monachesimo occidentale, questi testi offrono una preziosa testimonianza della continua istanza di conversione che percorre ogni cammino cristiano autentico: sempre, nonostante le cadute e le infedeltà, occorre ricominciare con rinnovato vigore la sequela del Signore.
Dialogo di Agostino trentenne con amici e parenti sul significato della felicità e sulla possibilità, per l'uomo, di conseguirla.
Scritta tra il 397 e il 400, questa è una delle opere della maturità di Agostino d'Ippona, sicuramente la più originale sia dal punto di vista letterario che da quello dell'introspezione psicologica e che ci dà la misura della profondità del suo travaglio e della acutezza della sua mente speculativa. Le Confessioni di Agostino sono, da una parte, la considerazione delle ambiguità e degli errori che accompagnano l'esistenza umana e, dall'altra, la confessione dell'amore e della misericordia di un Dio che non si fa cercare invano. La presente edizione si avvale di una introduzione che colloca Agostino e la sua opera nel contesto storico, culturale e ecclesiale del suo tempo, fornendo in questo modo alcune chiavi di lettura del suo pensiero.
Fatte alcune eccezioni, le pagine contenute in questo libro non sono state scritte per essere pubblicate. Molte di esse sono meditazioni che fratel Carlo redigeva per uso proprio o lettere indirizzate a intimi e ad amici.
Perciò coloro che in questo volume andranno alla ricerca di uno scrittore spirituale resteranno delusi; ma saranno soddisfatti quelli che cercano in esso un uomo di fede, che ha fatto una forte esperienza di Dio. Vi troveranno un uomo la cui vita è stata un atto d’amore: «Appena credetti che c’era un Dio, capii di non poter fare altro che vivere solo per lui». Egli nutrì per il suo «beneamato Fratello e Signore Gesù» una tenerezza appassionata. E poiché vedeva Gesù in ciascuno dei suoi fratelli, soprattutto nei più poveri e abbandonati, ebbe per essi un amore traboccante di umiltà, rispetto e dedizione totale.
Al di là degli scritti scelti e raccolti in quest’Antologia – resa ora più snella, ma ugualmente ricca come le precedenti edizioni perché conserva tutti gli scritti autenticamente «spirituali» –, la testimonianza di vita che fratel Carlo ha lasciato in eredità ha un valore perenne: egli, che ha «gridato il Vangelo con tutta la sua vita», visse ciò che scrisse, scrisse ciò che visse nel segreto di una vita nascosta ma capace di condurci a Gesù, nostro «Modello unico».
Charles-Eugène de Foucauld (Fratel Carlo di Gesù) nacque a Strasburgo (Francia) il 15.9.1858 e morì ucciso dai Tuareg a Tamanrasset (Sahara algerino) l’1.12.1916. Di ricca e antica famiglia, servì per qualche tempo nell’esercito come ufficiale di cavalleria e combatté in Algeria. Date le dimissioni dall’esercito, compì un viaggio di esplorazione in Marocco (1883-84), di cui è frutto Ricognizione al Marocco. Tornato a Parigi, si convertì per influsso di don Huvelin (1886) ed entrò nella Trappa (1890), che poi lasciò per condurre volontariamente un’umile esistenza in Palestina. Spogliatosi d’ogni suo avere, dopo l’ordinazione sacerdotale (1901) si stabilì in pieno Sahara, a Tamanrasset, dove alternò alla vita contemplativa l’assistenza alle popolazioni locali. Ha lasciato numerosi documenti scientifici pubblicati dall’Università di Algeri, un Dizionario tuareg-francese e molti «scritti spirituali» di cui apparve una prima raccolta nel 1924. Diverse congregazioni e associazioni, sorte dopo la sua morte ma previste da lui, si riallacciano alla sua spiritualità e continuano il suo apostolato.
Il libro narra la vicenda di un anonimo pellegrino russo assetato di Dio e bruciato dal desiderio di vivere in costante comunione con Lui. Le traversie sono innumerevoli, ma unico è lo scopo: riversare la propria anima nell'orazione, fare sua la preghiera interiore perpetua, la preghiera del cuore.
Prendendo l'avvio dal primo versetto della Genesi, la trattazione si amplia sino ad abbracciare tutta l'opera, in una esegesi appassionata e appassionante che introduce al mistero della creazione.
Attingendo alla copiosa dottrina mariana di Ambrogio, il curatore offre una meditazione, guidata dalla viva voce del santo vescovo, dei quindici misteri della vita di Gesù e di Maria che si contemplano nella recita del Rosario. Un «inedito» sorprendente (pp. 136).