La sofferenza è una condizione che tutti - presto o tardi - siamo chiamati a sperimentare. Come il nostro essere si esprime in una dimensione al contempo fisica, psichica e spirituale, così la sofferenza può irradiarsi in altrettante ed eguali direzioni. Pur esistendo diverse forme di afflizione, dunque, esse fanno tutte capo a questa unica matrice. L'interesse per il tema della sofferenza e per l'analisi della relazione tra psicologia e religione è scaturito dalla storia di Anneliese Michel (1952-1976), di cui si tratta diffusamente nel libro, che ha visto dibattere in sede processuale sia l'una che l'altra «disciplina». Obiettivo di questo lavoro è esplorare il labile confine tra i due ambiti, in relazione appunto alla sofferenza umana. Se la psicologia indaga la mente, la religione si occupa dell'anima, e tuttavia, dal momento che si prefiggono entrambe il raggiungimento del nostro benessere, ci si chiede se non sia allora possibile un sodalizio volto a conseguire il medesimo scopo. La metodologia utilizzata per dare una risposta affermativa è consistita nell'individuare le circostanze o scelte umane che portano la persona a sviluppare specifiche problematiche come la schizofrenia, il disturbo dissociativo d'identità e le possessioni diaboliche, nonché a capire in che modo la psicologia e la religione possano collaborare proficuamente al benessere umano.
Nella mia vita ci sono abbastanza ricordi e poesia per farne un romanzo. Irène Némirovsky. In questo saggio, Cinzia Bigliosi ripercorre la vita e l'opera di Irène Némirovsky (Kiev 1903 - Auschwitz 1942), autrice di successo degli anni Trenta, tornata alla ribalta, dopo decenni di oblio, con il clamoroso postumo Suite francese (2004). Scrittrice dell'esilio (francese per cultura, ebrea e russa per nascita), testimone spietata di un mondo abitato da loschi affaristi, madri affette da bovarismo, balie spaesate e figlie neglette ed egoiste, Irène Némirovsky domò, non senza contraddizioni, i temi costanti nella sua opera - come la negazione delle origini, l'ereditarietà, il terrore dell'invecchiamento, l'arrivismo e il sacrificio - con un marchio personale frutto dell'orgogliosa consapevolezza di una originalità del tutto unica.
Da san Francesco a papa Francesco, questo saggio segue il cammino che il cristiano deve affrontare per farsi seminatore di pace, un percorso che parte dai piccoli gesti quotidiani e arriva fino al dialogo interreligioso. Se oggi non abbiamo pace, è perché abbiamo dimenticato di essere tutti fratelli in Cristo: è dunque soprattutto dal riconoscimento di essere un'unica famiglia umana e dal dialogo tra religioni nello "spirito di Assisi" che possono venire il superamento di conflitti e divergenze e la realizzazione della pace. Con la prefazione di don Francesco Cristofaro.
«Spes non confundit», «la speranza non delude» (Rm 5,5). Nel segno della speranza l'apostolo Paolo infonde coraggio alla comunità cristiana di Roma. La speranza è anche il messaggio centrale del prossimo Giubileo, che secondo antica tradizione il Papa indice ogni venticinque anni. Il prossimo Giubileo, dunque, sarà un Anno Santo caratterizzato dalla speranza che non tramonta, quella in Dio. Un Anno Santo durante il quale ritrovare la fiducia necessaria, nella Chiesa come nella società, nelle relazioni interpersonali, nei rapporti internazionali, nella promozione della dignità di ogni persona e nel rispetto del creato. Lasciamoci fin d'ora attrarre dalla speranza e permettiamo che attraverso di noi diventi contagiosa per quanti la desiderano.
«Tutti siamo Giuda», scriveva in una sua meditazione don Primo Mazzolari. Al centro di due saggi, scritti negli anni Trenta e Quaranta del Novecento durante il suo periodo parigino, Bulgakov mette proprio la figura di Giuda. Nei due scritti, che appaiono ora per la prima volta tradotti in italiano, l'autore indaga il mistero di quest'uomo e cerca il senso profondo di ogni sua azione tramite una ricostruzione storica, e al tempo stesso psicologica e teologica, che non accetta l'immagine comune del traditore capace di vendere il Maestro per trenta denari, del ladro e dell'avido. In Giuda lo scrittore russo vede colui che, attraverso la consegna di Cristo, prende parte alla realizzazione di quel regno messianico atteso sulla terra che Gesù stesso, ai suoi occhi, tardava a realizzare. Il suo tradimento troverebbe motivazione in un atto politico, finalizzato a costringere Cristo a rivelarsi per quello che era realmente, come l'instauratore del regno terreno del Messia.
Anna ha sete. Tutta la città ha sete, da settimane. C'è chi li chiamerà i giorni della Grande Sete, e chi le ricorderà come le Quattro Giornate di Napoli. È il 1943 e l'acqua manca ovunque, tranne che nella casa in cui Anna vive con la sua famiglia. Mentre davanti alla Casa del Miracolo si snoda una fila di donne che chiede quanto basta per dissetarsi, lei si domanda come mai la sua sete le paia così insaziabile. Perché quella che Anna sente è diversa: è una sete di vita e di un futuro di riscatto. A vent'anni vorrebbe seguire le lezioni alla facoltà di Lettere, leggere, vivere in un mondo senza macerie, senza l'agguato continuo delle sirene antiaeree. Ma non c'è tempo per i sogni. Il padre è scomparso, la madre si è chiusa in sé stessa, la sorella e il nipote si sono ammalati. Il loro futuro dipende da lei. Così, quando ne ha l'opportunità, Anna accetta un impiego come segretaria presso la base americana di Bagnoli. Entra in un mondo che non conosce, incontra persone che provengono da una terra lontana, piena di promesse, che incanta e atterrisce allo stesso tempo, come tutte le promesse. La cosa più semplice sarebbe scappare, lasciarsi alle spalle gli anni dolorosi della guerra. Ma Anna non vuole che qualcun altro la salvi. Come Napoli si è liberata da sola, anche Anna deve trovare da sola la sua via di salvezza. La grande sete non è facile da soddisfare. Viene da dentro e parla di indipendenza e di amore per il sapere e, soprattutto, parla del coraggio necessario per farsi sentire in un mondo che non sa ascoltare. Erica Cassano esordisce con una voce potente e profonda, capace di stupire e commuovere, rincuorare e ispirare. "La grande sete" è l'indimenticabile racconto di un piccolo grande mondo, dei suoi silenzi e dei suoi rumori, di un anelito verso qualcosa di più grande che risiede in ognuno di noi.
La domanda oggi è cambiata: non è più se le macchine possono essere intelligenti, ma se possono eguagliarci e superarci. Dopo «La scorciatoia» e «Machina sapiens» il terzo episodio dell'avvincente trilogia sulla nuova era delle macchine pensanti. L'intelligenza artificiale sta ormai raggiungendo le prestazioni umane su molti dei compiti cognitivi in cui eccelliamo. Ma cosa avverrà dopo? Stiamo entrando in un'epoca in cui le macchine saranno in grado di capire cose per noi incomprensibili? Nessuna intelligenza è illimitata, nemmeno la nostra, e quindi ci chiediamo: cosa si trova al di là dei limiti umani? Ma mentre investiamo grandi capitali per costruire una macchina in grado di competere con noi, ci rifiutiamo di accettare che questo sia possibile. Desideriamo e al tempo stesso temiamo quell'incontro. In questo nuovo, visionario libro di Nello Cristianini vedremo le intelligenze artificiali superare con successo esami difficilissimi, fino all'ultima prova, in cui si cimenteranno su territori impervi anche per i nostri migliori esperti. Riusciremo a capire cosa giace oltre i limiti della nostra intelligenza?
Cento e due donne, ciascuna con un profilo, un aneddoto, un'intuizione: questa è una Spoon River al contrario, allegra e combattiva. Si passano un ideale testimone, di epoca in epoca, donne che hanno contribuito al progresso di tutti: da Eleanor Roosevelt a Isabella Bird, da Franca Valeri a Virginia Woolf, da Nellie Bly ad Artemisia Gentileschi, e molte, moltissime altre. Così, una temuta piratessa cinese si ritrova fianco a fianco con una brillante matematica iraniana; scopriamo di dovere l'invenzione del tergicristallo a un'allevatrice statunitense; rompiamo gli schemi con cantanti, attrici e danzatrici «scandalose». In parallelo, si compone il racconto personale del rapporto tra l'autrice, queste figure femminili e il mestiere di raccontarle: una riflessione sulle catene che hanno infranto e sul prezzo che hanno pagato, sull'importanza che hanno ancora nel nostro tempo. Lella Costa ci chiama a raccolta insieme a queste donne per ritrovare, tutte quante, speranza, coraggio e allegria, nella convinzione che l'impegno civile sia sempre una forma di realizzazione personale oltre che collettiva. Come ci ricorda Elsa Morante: «La vostra guerra non è la nostra. Noi siamo per l'allegria / e la grazia, ossia / la felicità». Prefazione di Serena Dandini.
Che cos’è l’uomo? Questa domanda ci affascina e assilla allo stesso tempo. È la domanda di sempre, la domanda delle domande. A essa siamo continuamente riportati, perché di fatto questo interrogativo costituisce la radice di tutto, il senso profondo dell'esistere e del cercare. Non c’è chi possa evitarla o rimandarla all'infinito. Di fronte a risposte incomplete, a riduttivismi e a distorsioni, c’è bisogno di dire che l'uomo vale, c’è bisogno di rimarcare l’altissima vocazione dell'esistenza, c’è bisogno di fissare lo sguardo su Dio e su Cristo, perfettamente uomo e uomo perfetto, c’è bisogno di rinfrescare continuamente la convinzione cristiana che il progetto uomo nella volontà di Dio è ancora più alto di come spesso lo si raffiguri. Questo saggio di antropologia teologica ricorda che è Dio ad aver creato l'uomo e che l'orizzonte è la gloria. I puntuali riferimenti alla Scrittura insieme all'
attenta valutazione dei percorsi storico-teologici sono la solida base che permette poi di ventilare questioni di grande attualità oggi agitate da tante nuove emergenze teoretiche e tecniche. Particolarmente adatto agli studenti, il volume rappresenta uno stimolante motivo di confronto per i lettori appassionati e i cultori della materia (dalla Presentazione di Francesco Testaferri).
Dopo quasi quarant'anni dalla fine della Guerra fredda, la guerra è tornata dalla periferia al centro del sistema internazionale, costringendo l'Europa e il mondo a confrontarsi persino con il rischio di uno scontro diretto tra grandi potenze. Questo disincanto è il segno per eccellenza del collasso dell'ordine internazionale: un collasso che investe i rapporti diplomatici, le istituzioni internazionali, la globalizzazione economica e le norme fondamentali della convivenza internazionale - a cominciare da quelle sull'uso e sui limiti dell'uso della forza. Da qui, allora, l'urgenza di chiedersi come sia stato possibile ricadere in questa condizione, dopo le illusioni e l'euforia di soli trent'anni fa. Rinunciando come prima cosa a contrapporre una presunta età dell'oro dell'apertura e dell'ottimismo a una regressione nella chiusura e nel risentimento. E riconoscendo come, in realtà, la condizione attuale sia in larga parte figlia delle forzature, delle amnesie e dei veri e propri errori che l'ordine internazionale liberale ha accumulato già a partire dalla sua fondazione.
Tra 1774 e 1778 il filosofo Gotthold Ephraim Lessing dà alle stampe sette frammenti attribuiti a un immaginario Anonimo di Wolfenbüttel. In essi il vero autore, H.S. Reimarus, per primo osserva, con sguardo storicamente disincantato, la discontinuità tra il messaggio di Gesù e le forme della sua trasmissione. Il sesto frammento, qui proposto con ampio commento, esamina le contraddizioni presenti nei racconti evangelici della risurrezione, che rendono impossibile dimostrare se sia realmente avvenuta: i discepoli potrebbero aver sottratto il corpo dal sepolcro e attribuito alla morte del maestro un significato di redenzione che in origine essa non aveva. Queste riflessioni sono il fondamento del dibattito ancora aperto sulla figura storica di Gesù. Una chiave per comprendere il significato della risurrezione per la ricerca storica, ma anche della ricerca storica per la risurrezione.