"Le riflessioni e le poesie raccolte in questo volume compongono un libro di meditazione e di vita, trasformandosi in un inno liturgico e in un canto di battaglia. Esse ci conducono all'eremo ma anche nel groviglio della città: "Signore, se è di troppo chiederti l'innocenza del fanciullo, donaci almeno la capacità di un rimorso; scrivi in noi le tavole dei comandamenti, da' carne al tuo mandato nuovo". Da queste pagine traspare il profilo più autentico di padre Turoldo, ribelle a tutto quanto offende la dignità della vita e i diritti della persona, ma anche fedele alla propria vocazione: quella di un dialogo ininterrotto con Dio, suo unico confidente, per scoprirlo, interrogarlo, coinvolgerlo nella vita di tutti i giorni, gridargli la disperazione dell'uomo e, alla fine, accettarne la volontà."
Volume che esce nel ventennale della morte di David Maria Turoldo e raccoglie le sue meditazioni di uomo, poeta e cristiano su Avvento, Natale e Candelora, su Quaresime, Pasque e Ascensioni, cogliendone i fremiti misteriosi sepolti nelle zolle della sua campagna in primavera.
La povertà di cui Turoldo celebra il mistero e la cui profezia invoca che si realizzi, la povertà rivendicata come un valore, come portatrice non di morte ma di vita, è quella che invece di abbattimento, può essere beatitudine, invece che spossessamento può essere acquisto, invece che espressione della "nera esistenza del male", può essere il segno del "bianco mistero della grazia e dell'amore divino".
"Quando qualche volta mi è capitato di confessarlo, allora veramente ho sentito, per merito di lui, quanto grande e misterioso è questo sacramento della fraternità e del perdono. Cose troppo delicate per dirle in un qualsiasi articolo. Anzi, è questa una delle ragioni per cui io su don Milani ho preferito piuttosto tacere. E però questa volta, davanti a certe manipolazioni e storpiature, il silenzio poteva essere anche una colpa".
«Io sono ritornato a Giobbe, perché non posso vivere senza di lui, perché sento che il mio tempo, come ogni tempo, è quello di Giobbe; e che, se ciò non si avverte, è solo per incoscienza o illusione. Io sono ritornato a lui, perché da lui ho ricevuto l'unica soluzione possibile della mia vita.»
La parabola di Giobbe, per dire che l'uomo deve trovare liberamente e consapevolmente il suo modo di stare o sostare nella vita, storia e luogo dove si svolge l'esistenza, in relazione necessaria con le presenze e le assenze, con il senso e il non-senso, con il disfacimento e la costruttività, con le speranze e le disperazioni, con l'accoglienza e la ribellione; sapendo così, l'uomo, di far emergere un filone di speranza che scorre sotterraneo, nel cuore
segreto delle cose, che gli appartiene ed è sempre altro, viene da altrove e tende altrove, è presente e vivo nelle sue viscere come un gemito generativo e inenarrabile, ma non è lui stesso. Parabola di Giobbe, per ridirci il modo ammirevole, grande e paziente con cui padre David è stato sulla terra, credendo umilmente e tenacemente sperando
Una lettrua biblica che è anche soprattutto un'alisi lucida e profonda della politica e del potere.
In questa mini raccolta di suoi pensieri, espressioni, comunicazioni, si riversa in sintesi la vita di un profeta solitario sotto certi aspetti, pur essendo vissuto nella stagione dei profeti.
A volte dal piglio di fuoco, Turoldo ha fatto della sua vita una provocazione costante.
I temi toccati specificamente suoi sono: il dolore dell’umanità nella società moderna, di ciascuna persona, la disperazione dei poveri, la cupidigia dei ricchi, l’avidità dei potenti, il silenzio di Dio e della Chiesa, la scienza potente impotente.
Questi temi egli li ha vissuti sulla propria pelle e per essi si è battuto per tutta la vita, pur sapendo quanto gli sarebbero costati. Le sue parole di fuoco, le sue minacce «apocalittiche» contengono sempre anche la speranza di «cieli nuovi e terre nuove», ove il male e il dolore, l’ingiustizia e ogni sopruso saranno esclusi. L’ultima parola pubblica che ha pronunziato prima di morire è: «Cantare ... portando il Cristo fra le braccia».
Punti Forti
A vent’anni dalla morte, avvenuta il 6 febbraio 1992.
Tutta la sua vita è stata una provocazione profetica del Vangelo.
Destinatari
Giovani e adulti. Un messaggio essenziale, soprattutto per coloro che non l’hanno conosciuto.
Autore
David Maria Turoldo. Nato a Coderno nel Friuli nel 1916, diventa sacerdote e frate dei Servi di Maria.Si laurea in filosofia alla Università Cattolica di Milano con il filosofo G. Bontadini.
Per quindici anni vive a Milano nel convento di San Carlo. Partecipa alla Resistenza fondando un giornale clandestino, L’uomo. Con padre C. De Piaz, dà vita al Centro culturale «Corsia dei Servi» a Milano.
Le sue omelie tenute dal 1943 al 1953 nel Duomo di Milano, lo rendono famoso. Vive da protagonista la vita culturale ed ecclesiale degli anni del concilio Vaticano II°, in particolare con L. Milani, E. Balducci, Z. Saltini, G. Dossetti, G. La Pira, G. Lazzati. Dal 1964 si ritira nel convento di Sant’Egidio a Sotto il Monte (BG), da dove ha diretto fino alla morte, avvenuta a Milano il 6 febbraio del 1992, il Centro Studi Ecumenici Giovanni XXIII.
Scrive di poesia, di teatro, di saggistica e di riflessione biblico-teologica.
Il volume presenta la figura di Padre David M. Turoldo (1916-1992): poeta, teologo, voce profetica nella Chiesa italiana, a servizio dell'attuazione del Concilio, del cammino ecumenico, dell'impegno per la pace, la giustizia, la difesa e liberazione di poveri e oppressi.
L'antologia propone sia scritti di esplicita finalità formativa sia testi che illustrano i temi costituenti per Turolodo il fondamento, l'orizzonte e i contenuti dell'educazione umana e cristiana di giovani e adulti, finalizzata alla formazione di coscienze libere e responsabili. A ciò corrisponde lo stile educativo proposto e praticato, improntato al colloquio, all'accompagnamento rispettoso, alla franchezza, nella condivisione della comune umanità e nell'amicizia.
Con sensibilità umana fino alla tenerezza, l’incisività del linguaggio poetico, con l’energia del piglio profetico, padre David si fa voce di ogni uomo, specie di chi cerca un dialogo salvifico, uno spazio salutare, e di ogni sofferente che non può tacere i suoi “perché”, pure se essi non hanno risposta: divenuti perciò, forse, la “più vera preghiera”. «Ci sono perfino bestemmie che sono preghiere, come ci sono preghiere che possono invece essere bestemmie.»
David Maria Turoldo nato in un paese della bassa friulana nel 1916, si fece frate e compì gli studi fino al sacerdozio nell’Ordine dei Servi di Maria. Visse nel convento di S. Carlo al Corso in Milano gli anni della Resistenza e della ricostruzione post-bellica. Aperto al dialogo e sensibile alle istanze di rinnovamento, che troveranno riscontro nel Concilio vaticano II, diede vita, insieme all’amico e confratello Camillo de Piaz, al centro culturale Corsia dei Servi. Dal 1963 la sua dimora abituale fu nel Priorato di S. Egidio in Fontanella di Sotto il Monte, nel cui piccolo cimitero riposa dopo la morte avvenuta nel 1992. Innumerevoli sono i saggi, di contenuto religioso e civile, da lui prodotti, insieme ad opere di prosa, di teatro e soprattutto di poesia.
David Maria Turoldo è sì facilmente riconoscibile per il suo stile, ma brilla ancor più per le “cose” che egli vuole non solo dire, ma annunciare, proclamare.
Queste pagine, che raccolgono riflessioni e poesie composte in momenti differenti, recano tutte la stessa impronta di stile e di contenuto.
Basta leggere a caso qualche frammento per risentire il ritmo, l’ardore e la passione turoldiana, ma anche i temi teologici ed esistenziali; gli stessi temi, poi, i “verticali” e gli “orizzontali”, cioè quelli mistici e quelli sociali, s’incrociano ostentatamente.
destinatari
Un ampio pubblico
l’autore
David Maria Turoldo nato a Coderno (Udine) il 16 novembre 1916, entrò giovanissimo nell’Ordine dei Servi di Maria e a soli ventiquattro anni fu ordinato sacerdote. Laureatosi in filosofia, visse nel convento di San Carlo al Corso in Milano gli anni della Resistenza, cui partecipò direttamente fondando e dirigendo un foglio clandestino antifascista, «L’Uomo». Morì a Milano il 6 febbraio 1992 ed è sepolto nel piccolo cimitero di Fontanella. Le prime liriche apparvero nel dopoguerra e una prima raccolta complessiva è del 1971. La successiva è del 1990, O sensi miei..., e gli valse l’ammirazione di illustri protagonisti della poesia contemporanea, quali Andrea Zanzotto, Luciano Erba, Giovanni Giudici. Seguirono Canti ultimi (1991) e Mie notti con Qohelet (1992) e alcuni significativi saggi sulla problematica religiosa ed esistenziale: Alla porta del bene e del male (1978), Anche Dio è infelice e Neanche Dio può stare solo (entrambi del 1991). Di padre Turoldo le Edizioni San Paolo hanno pubblicato: «Lungo i fiumi...». I Salmi, Opere e giorni del Signore. Commento alle letture liturgiche festive, La speranza non muore, Via Crucis. Il cammino verso la vita, Il sapore del pane, Diario dell’anima e il ben noto Amare.
Le riflessioni pressoché inedite di padre David svolte negli anni '90 in diverse occasioni, con una particolare attenzione al periodo quaresimale e pasquale. Pensieri per i laici, pensieri di pace e pensieri a voce alta rivolti ai giovani, il libro è il frutto del lavoro di alcuni amici di Turoldo, persone vicine a Città Aperta, associazione socio culturale in Cittadella di Padova, che hanno recuperato i testi dei suoi interventi pronunciati dal vivo.
«Sul monte di luce» è un corso di esercizi spirituali, tenuti da David M. Turoldo, sul tema della trasfigurazione. La trasfigurazione, la «meta stessa della chiesa, la sua ragion d'essere», è possibile solo se la preghiera diventa l'ordito della vita. «Perché la preghiera ' come afferma p. Turoldo ' non è fuga dal mondo, ma è il momento in cui si diventa segno della visibilità di Dio nella storia, in cui storia e profezia si avverano'». La preghiera è stata la trama su cui Turoldo ha tessuto tutta la sua esistenza. In questo volume il noto predicatore, già minato dal male che lo porterà alla morte, cosciente di questo, rivela alcuni capisaldi della sua vita e alcuni suoi segreti e come la preghiera, in modo particolare quella dei Salmi, e l'Eucaristia, da lui definita «cuore di Dio», siano tra questi. Salmodia ed Eucaristia gli danno la forza di testimoniare fino in fondo ciò in cui crede, per farsi voce di chi non ha voce, dei poveri, degli ultimi. Questa è la sua eredità spirituale; solo così ' ci dice ' è possibile salire il 'Monte di luce'.
Destinatari
Chi vuol comprendere e approfondire il significato della trasfigurazione di Gesù: attuazione e compimento del disegno del Padre.
Autore
DAVID MARIA TUROLDO, friulano d'origine, frate dei Servi di Maria, partecipò alla Resistenza. Con padre Camillo De Piaz diede vita al centro culturale "Corsia dei Servi". Per circa trent'anni fu priore e parroco dell'abbazia di S. Egidio a Fontanella, frazione di Sotto il Monte; dove diresse il Centro di Studi ecumenici. E' autore di innumerevoli opere, prevalentemente di poesia; dall'iniziale "Io non ho mani" (1948), ai successivi "La terra non sarà distrutta" (1951), "Udii una voce" (1952), "Se tu non riappari" (1963), di opere drammaturgiche come "La passione di San Lorenzo" (1978) e di un film: "Gli ultimi" (1962) con la consulenza di Pier Paolo Pasolini. Tra le opere recenti: "Il sesto angelo" (1976), "Lo scandalo dello speranza" (1978), "O sensi miei" (1990), "Canti ultimi" (1991). David M. Turoldo morì nel 1992.