Il volume raccoglie i primi risultati della seconda fase di lavoro (20072011) dell'Area internazionale e interconfessionale di ricerca Temi di Teologia Fondamentale in prospettiva ecumenica, costituita nel 2001 presso la Pontificia Università Lateranense e composta da sette teologi cattolici e luterani. Dopo la prima fase (2001-2006), dedicata all'approfondimento dei temi della Rivelazione e della fede e della loro rilevanza per l'antropologia e l'ecclesiologia, il gruppo di ricerca si è concentrato sulla disamina teologico-fondamentale del rapporto tra sacramento e Parola. In concreto si è trattato di verificare se le formulazioni dottrinali della tradizione romano-cattolica e di quella evangelicoluterana, nel descrivere la realtà del sacramento/dei sacramenti e la realtà della Parola, si riferiscano alla stessa e identica res: l'evento del rendersi presente del volere e agire salvifico del Creatore nel Suo Logos incarnato per opera dello Spirito Santo, evento che è il fondamento e contenuto della fede. Gli studi qui raccolti permettono di constatare che la risposta a tale quesito è positiva.
La grande questione relativa ai Praeambula Fidei è ampiamente trattata nello studio che si sviluppa in queste pagine. Essa è giustamente ritenuta decisiva per una nuova impostazione della teologia fondamentale rispetto alla precedente metodologia apologetica tradizionale, senza però dimenticare la relazione che la teologia fondamentale deve poter stabilire con il pensiero filosofico.
"La denuncia del degrado civile indotto dai modelli culturali della società dei consumi e dello spettacolo, dell'eterna giovinezza e del denaro facile, è pressoché unanime. Guai però a chi è colto nel flagrante delitto di credere che questo indebolimento del pensiero non ci rappresenti affatto; e che forme di reazione determinata ai suoi presupposti siano realmente praticabili. Dove il logos perde forza, la reazione a catena del polemos (della guerra, della violenza, dell'aggressività di tutti contro tutti) guadagna terreno e si fa incontrollabile. In un mondo che rimane senza l'audace e creativa testimonianza dell'umanesimo cristologico di Dio, il politeismo degli dèi razzisti e corporativi occupa la scena. C'è insomma del lavoro urgente da fare: riguarda beni di prima necessità per l'ominizzazione, che il mercato ha dismesso. Questo libro, quasi in forma di "manifesto", offre il suo contributo. Non si limita a criticare gli idoli: per ognuno di essi, cerca di immaginare le contromosse necessarie. Noi, popoli cristiani d'Occidente, abbiamo meritato le conseguenze di questa ricaduta nel paganesimo. Ma ci è consentito un soprassalto di orgoglio: possiamo smascherare l'incantesimo della cultura nichilistica che pretende di rappresentarci, e aprire mille luoghi di liberazione. Ci sono rimasti assai più di dieci giusti, per convincere Dio, in favore delle generazioni che vengono, che non siamo così indegni dei doni ricevuti."
Dopo essere stata dichiarata «chiusa» negli anni Sessanta-Settanta, oggi la questione-Dio è tornata prepotentemente alla ribalta con una rinascita religiosa che sta coinvolgendo il Sud del mondo ma anche e soprattutto larghe fette dell’Occidente.
In questo contesto, il presente volume cerca di tratteggiare lo status questionis intervistando una serie di personalità della cultura e autorevoli rappresentanti dell’opinione pubblica d’Europa per provare a capire il ruolo delle religioni e del cristianesimo all’interno della vita del Vecchio Continente.
Ne viene fuori un affresco in cui le sottolineature risultano quanto mai varie: dal ruolo positivo del cristianesimo verso la sofferenza (Kristeva), alla denuncia di un ateismo che si costruisce i propri idoli (Hadjadj); dal ribadire il compito del cristiano come «instancabile costruttore di speranza» (Bellet) alla richiesta di un nuovo «afflato metafisico» nell’Europa dell’euro (Földényi).Anche la politica deve guardare a Dio non come a una minaccia ma come a una «forza per il progresso» (Blair).
Punti forti
Attualità dell’argomento, come ben dimostra il successo del «Cortile dei Gentili», a cui il libro si ispira. Il prestigio e l’autorevolezza degli intervistati. La Prefazione di Pierangelo Sequeri, particolarmente sensibile al tema del dialogo tra credenti e non credenti.
Destinatari
Larghissimo pubblico, vista l’attualità dell’argomemto e l’importanza delle personalità intervistate.
Autore Lorenzo Fazzini, nato nel 1978, residente a Verona, giornalista professionista, scrive di libri, religioni e questioni estere sul quotidiano Avvenire, dove ha lavorato alla redazione culturale. È consulente editoriale e traduttore; collabora con varie riviste (Mondo e Missione, Messaggero di Sant’Antonio e Jesus). Laureato in Lettere moderne e diplomato in Scienze Religiose, è stato redattore all’agenzia AsiaNews, al Corriere del Veneto Corriere della Sera e a RadioInBlu. Ha vinto 2 premi giornalistici, il «Natale Ucsi» under 30 nel 2004 e il «Giovanni Fallani» nel 2006. Finora sono 4 i libri a sua firma, tra i quali Nuovi cristiani d’Europa. Dieci storie di conversione tra fede e ragione (Lindau, 2009) e Dialoghi nel Cortile dei gentili. Dove laici e cattolici si incontrano (Edizioni Messaggero di Padova, 2010 Premio Capri San Michele 2011). Il suo sito web è www.lorenzofazzini.it.
La frase di san Paolo «Tenete sempre in mano lo scudo della Fede”» non è una esortazione a difendersi da un nemico.
La frase di san Paolo intende dire che il cristiano deve vivere la propria vita alla luce della fede per essere nel mondo testimone preparato e credibile del Vangelo, della “Buona Notizia” che è Gesù Cristo stesso.
Il libretto è una veloce panoramica, un autentico “ripasso” degli avvenimenti e delle verità fondamentali della fede cattolica che non possono essere trascurati da chi vuole dare spessore alla propria vita spirituale.
Il libretto non ha assolutamente intenti moralistici, tuttavia, a volte, vengono dati anche dei riferimenti comportamentali di particolare attualità e importanza per una vita cristiana fedele al Vangelo.
Data la grande ricchezza di contenuti presenti nell'opera, è consigliabile, per una migliore riflessione, leggere con calma un capitolo per volta.
Il libretto è una veloce panoramica, un autentico “ripasso” degli avvenimenti e delle verità fondamentali della fede cattolica che non possono essere trascurati da chi vuole dare spessore alla propria vita spirituale.
"Ho iniziato a studiare, seppur in piccola parte, il mio credo religioso, avvicinandomi, principalmente, ad alcuni scritti proposti dal Magistero (il primo interprete della Parola di Dio, scritta o trasmessa), con l'intento preciso di capire verso quale direzione si stia incamminando il cristianesimo nel nostro ambiente sociale. Mediante questo volumetto, agile e altamente divulgativo ho inteso predisporre un breve (ma "robusto") itinerario di lavoro utile per tutti coloro che intendono capire se la fede che informa la loro quotidianità è in sintonia con ciò che, almeno in parte, il Magistero insegna."
«Ma che cos'è vero, alla fine, di questa vita che se ne va, nessuno sa dove? Rispondere a questa domanda significa parlare di Dio.» Io e Dio di Vito Mancuso ruota intorno a questa domanda: una domanda intima, personale, che però coinvolge l'intera umanità, e dunque ciascuno di noi. In questo senso, per ogni uomo che viene sulla terra, cristiano o no, la partita della vita è sempre tra io e Dio.
Tuttavia oggi tenere insieme un retto pensiero di Dio e un retto pensiero del mondo è molto difficile: così qualcuno sceglie Dio per disprezzo del mondo, qualcun altro sceglie il mondo per noia di Dio, mentre molti non scelgono né l'uno né l'altro, forse perché non avvertono più quell'esigenza radicale dell'anima che qualcuno chiamava «fame e sete di giustizia». In pagine ricche di dottrina e di passione per la verità, Vito Mancuso spiega e condivide le ragioni della sua fede in Dio.
È un percorso in cui non mancano puntate polemiche, basato su un'ampia riflessione, che supera di slancio la strettoia tra due posizioni in apparenza contrapposte, che negano entrambe la nostra libertà individuale: da un lato l'autoritarismo delle gerarchie religiose, dall'altro uno scientismo ateo e semplicistico.
Ma una civiltà senza religione, o con una religione senza cultura, argomenta Vito Mancuso, perde inevitabilmente la propria coesione interna, schiacciata su una sola dimensione, in balia di un egoismo molto prossimo al cinismo o alla disperazione.
Io e Dio apre invece la strada verso una fede basata sull'amore e sul dialogo, sulla libertà e sulla giustizia.
Il libro è rivolto a tutti coloro che si domandano se e come il Cristianesimo abbia un avvenire nel contesto dell'Occidente.
La fede nasce come dono di Dio. E' Lui che si rivela, ci parla, si comunica con tutto il Suo amore invitando la nostra vita alla festa di questo amore. la rivelazione di Dio, dunque, è il primo passo di quel cammino del Padre senza il quale noi non potremmo uscire da noi stessi per muoverci verso di Lui che è nostra vera gioia. Questo dono è anche una chiamata e una responsabilità per la nostra esistenza. Il testo intende soffermarsi sulla rivelazione di Dio e su tutte le sue dimensioni, con uno sguardo attento sull'uomo e sul nostro tempo.
Francesco Cosentino (Catanzaro 1979), ha conseguito il dottorato in teologia presso la Pontificia Università Gregoriana. Attualmente insegna teologia fondamentale presso l'Istituto Teologico "Ecclesia Mater" di Roma. Ha già pubblicato: Un Dio possibile. Cristianesimo, immaginazione e "morte di Dio", Cittadella Editrice 2009 e Immaginare Dio. Provocazioni postmoderne al Cristianesimo, Cittadella Editrice 2010.
«Da tempo la cultura si è distaccata dall’orizzonte delle riflessioni e delle intuizioni radicate nei percorsi filosofici profondi, stimolanti e a volte provocatori che, per Hegel, rappresentavano la «coscienza del proprio tempo». Sembra che il dramma della filosofia contemporanea consista proprio nella perdita della sua vocazione alta, che riassume in sé e condensa le interrogazioni, le aspirazioni, le questioni che costantemente si pone l’uomo nelle diverse epoche storiche, confrontandosi anche con le grandi elaborazioni teologiche... Indubbiamente una di tali questioni riguarda l’“annuncio” del messaggio evangelico e le difficoltà che l’uomo incontra per la sua comprensione. La funzione dell’ermeneutica veritativa in teologia fondamentale di Ireneusz Wojciech Korzeniowski costituisce un tentativo di recupero di questa dimensione smarrita, “coscienziale” della filosofia, intesa come arte nobile del pensare critico. Si tratta della sfida di ritrovare l’orizzonte perduto della verità, considerata ormai la grande assente della cultura contemporanea con evidenti, gravi conseguenze per lo stesso annuncio evangelico e per la fondazione epistemologica del sapere teologico... Questo impegno di vari illustri pensatori necessita ora sia di una nuova lettura sia di un ampliamento, affinché la teologia possa riaffermare il suo carattere vivo e stimolante, senza perdere il compito fondamentale di ricercare la verità nella sua dimensione trascendente. Ecco perché il contributo di Ireneusz Korzeniowski si presenta come un interessante tentativo di indagine interdisciplinare. In esso, tramite la mediazione dell’ermeneutica veritativa, si compie la possibilità di un incontro tra teologia e filosofia, riannodando i loro rapporti come suggeriva la Fides et ratio. Si mostra, così, la via per una nuova fondazione della “credibilità” della Rivelazione nell’odierno contesto culturale».
S.E. Gianfranco Card. Ravasi
Presidente del Pontificio Consiglio della Cultura
«...l’attuale rapporto tra fede e ragione richiede un attento sforzo di discernimento, perché sia la ragione che la fede si sono impoverite e sono divenute deboli l’una di fronte al-l’altra. La ragione, priva dell’apporto della Rivelazione, ha percorso sentieri laterali che rischiano di fare perdere di vista la sua meta finale. La fede, priva della ragione, ha sottolineato il sentimento e l’esperienza, correndo il rischio di non essere più una proposta universale. È illusorio pensare che la fede, dinanzi a una ragione debole, abbia maggior incisività; essa, al contrario, cade nel grave pericolo di essere ridotta a mito o superstizione. Alla stessa stregua, una ragione che non abbia dinanzi una fede adulta non è provocata a puntare lo sguardo sulla novità e radicalità dell’essere» (FR n. 48).
Uno studio come il presente, potrebbe aiutare a ricomporre una visione unitaria per consentire un rinnovato rapporto tra fede e ragione. Esso è tanto più urgente quanto più cresce e si impone una forma di scienza che individua la verità solo per via sperimentale. Proprio questa provocazione che evidenzia il limite, dovrebbe aiutare filosofia e teologia a ritrovare un cammino comune dopo i “sentieri interrotti” e a restituire la passione per la verità e il desiderio di ricerca ancora una volta trovata.
S. E. Rev.ma Mons. Rino Fisichella
Presidente del Pontificio Consiglio per la Promozione della Nuova Evangelizzazione
Il testo presenta dodici lezioni che cercano di concretizzare cosa e come debba comportarsi l'insegnante di religione a scuola nel tentativo di collegare l'insegnamento della Religione Cattolica ad altre discipline (filosofia in particolare).
Il corpo del logos, «bello o brutto, splendente o piagato e piegato» (P. Sequeri), è l'unica condizione cristiana della pensabilità di Dio; non vi è altro differenziale che giustifichi la presenza del cristianesimo sulla scena del mondo. Gesù è il Dio toccato dalla storia e la storia è il luogo in cui questo Dio è messo alla prova.
Parlare di Dio nel corpo di Gesù vuol dire collocare il discorso teologico cristiano nel cuore della cultura contemporanea. Non si tratta solamente di un'interlocuzione con la contemporaneità, con le sue ragioni e i suoi tratti problematici, ma del posizionamento in cui ne va del cristianesimo stesso di essere un 'possibile effettivo' nel plurale della socialità europea. Il compito pubblico della teologia «non consiste nel raccogliere i frammenti disseminati del cristianesimo in una nuova forma unitaria di coestensione della fede alla socialità, ma nel percepire il "cristiano", che abita ormai ospitalmente in corpi estranei, riconoscendolo come proprio esattamente in questa sua estraneità senza ritorno e consegnandolo definitivamente a essa» (dal capitolo III).
Lo studio tenta di dire il Dio di Gesù nella cultura contemporanea, non come privilegio di una fetta eletta di popolo, ma a favore del plurale della socialità.
Sommario
Introduzione. I. LA FIGURA DI GESÙ: DALLA DIMOSTRAZIONE ALLA POSIZIONE. 1. Inquadramento storico della questione. 2. Quale paradigma storico per il Dio di Gesù? 3. Il dito di Tommaso. 4. Posizionamento di Dio, dislocazioni della fede. II. LA QUALITÀ DELLA MANIFESTAZIONE CRISTIANA DI DIO. 1. L'attestazione. 2. Piccola criteriologia della verità attestata. 3. Gesù: a testimonianza per Dio. III. NELLE TRAME DELLA SOCIALITÀ. 1. Il testo e la storia. 2. Scrittura e critica. Istantanee di un rapporto inquieto. 3. Senso della fede e Gesù storico. 4. Scrittura - Cultura - Teologia. IV. ABBOZZI PER UNA FENOMENOLOGIA DI GESÙ. 1. Teologia e fenomenologia. 2. La carne di Gesù: approcci fenomenologici a un tema cristologico. 3. Il Dio sensibile. 4. Il corpo quale differenziale cristiano di Dio. 5. Quello che resta…
Note sull'autore
MARCELLO NERI, teologo e pubblicista, attualmente è ricercatore presso l'Istituto di teologia fondamentale dell'Università di Graz (Austria), membro del gruppo di ricerca «Commu(nicat)ing Bodies. The Body as Medium in Religious Symbol Systems» (Università di Graz e Zurigo, Fondazione Kessler di Trento) e redattore de Il Regno. È stato professore di teologia sistematica presso la Facoltà teologica dell'Emilia Romagna e professore invitato all'Università di Vienna. Tra le sue pubblicazioni ricordiamo La testimonianza in H.U. von Balthasar. Evento originario di Dio e mediazione storica della fede, EDB, Bologna 2001; Gesù. Affetti e corporeità di Dio. Il Cuore e la fede, Cittadella, Assisi 2007; Nell'acqua e nello Spirito. Riflessioni per il battesimo dei nostri bambini, EDB, Bologna 2008; Il monte e la senape. Meditazioni sul Simbolo apostolico, EDB, Bologna 2009.