Il primo numero di Ad Gentes del 2010 sul tema della formazione. Con un contributo speciale sul II Sinodo africano.
Nel presente volume sono contenuti gli esercizi spirituali proposti al Santo Padre e alla Curia Romana dal Rev. Don Enrico Dal Covolo S.D.B. (di cui si riporta una breve scheda) in occasione dell'inizio della Quaresima. Le meditazioni proposte si focalizzano sul tema della vocazione sacerdotale, che viene illustrata dal sacerdote salesiano con competenza e semplicità, seguendo le tipiche tappe dei racconti biblici: la chiamata di Dio, la risposta dell'uomo, la missione affidata da Dio, le resistenze del chiamato, e infine la conferma di Dio. Nel corso di queste tappe, inoltre, vengono presentate le figure di zelanti sacerdoti della storia che più si sono distinti per la generosa fedeltà con cui hanno servito il proprio ministero e che per questo costituiscono per tutti i ministri di Dio dei limpidi modelli da imitare. Il volume è rivolto a tutti i fedeli, sacerdoti e laici, che vogliono vivere in profondità la Quaresima. Si consiglia come regalo ai sacerdoti il giorno del Giovedì Santo. Don Enrico Dal Covolo, sacerdote salesiano, è docente presso l'Università Pontificia Salesiana di Roma e studioso di Patrologia. Collabora a numerose attività pastorali del Vicariato Romano e della stessa Santa Sede essendo anche membro e consultore di alcune Congregazioni Vaticane. E' anche Postulatore per le Cause dei Santi della famiglia salesiana.
Illustrazioni di: Nicoletta Costa, Vittoria Facchini, Lisa Nanni, Gianni De Conno, Silvia Serreli, Sandro Natalini, Chiara Dattola, Valentina Piacenza, Margherita Micheli, Tommaso Nava, Santo Pappalardo, Silvia Bonanni, Tullio Corda, Paolo Domeniconi, Marco Paci, Fiammetta Capitelli, Ilaria Faccioli, Allegra Agliardi, Emanuela Bussolati, Silvia Crocicchi. Età di lettura: dai 6 anni.
«Che mi domando e dico: cos'ho mai fatto nella mia vita, oltre a scappare? Il Dante sorride tra sé mentre prova a rispondere... Ché se la vita la fosse un catalogo, potrebbe scriverci: andato in guerra, dato lezioni, emigrato, sposato, diventato padre, ammalato, confinato, letto libri, scritto quatter patanflànn di poesie, viaggiato di notte su un camion per un sacco di riso e una tolla di latte condensato da portare alla Milena, urlato per i bombardamenti, gridato d'allegria nel sole di aprile, venduto libri, perduto il lavoro, finito sotto processo, ben pistaa in la pirotta, camminato... Insomma, una lista lunga, e non sempre di faccende volgari».
Ma di tutto questo nella borsa «degli Avanzi» che porta a tracolla restano solo poveri «barlafüs», destinati a finire insieme al Dante «in pasto ai vermi - ipotesi umile - o ai corvi - ipotesi romantica - o agli avvoltoi - ipotesi eroica - o ai piccioni - ipotesi terratèrra».
Il Dante si sente diverso dalle altre lingére, che per paura e vergogna non amano mostrarsi e si rintanano nei loro cantucci. A fargli mantenere la testa alta è la cultura di cui nella sua famiglia adottiva si è nutrito fin da piccolo: non ha mai chiesto l'elemosina, e non frequenta neppure il refettorio della San Vincenzo; da quelle «dame del biscottino» «non ci va non ci va non ci va», perché dovrebbe in cambio fare il segno della croce. «Mangià e bev in santa libertà, diga chi v¿ur, l'è on gust cont i barbìs», scriveva il Porta. Parole sante, secondo il Dante, ché anche il primo dei poeti milanesi «l'era della razza dei poerìtt ma gnücch».
Lui preferisce accettare quello che la gente gli offre in cambio di un calembour, di una storia ben raccontata o della recita di una poesia. E sa star bene con gli amici, con cui spartire le cicche e un po' di grappa. Intanto rimescola tra sé e sé riflessioni sul mondo, filastrocche, citazioni, frammenti di ricordi o forse di sogni: «memorie che si somministra da solo col gusto di chi fa un solitario...»
Fino a quando il suo destino non si compie nel «punto preciso in cui poggiare l'orecchio per terra di modo da sentire battere il polso della città».
Rivista bimestrale dell'Associazione Biblica Italiana, n. 5/settembre -ottobre 2010.
Nel sesto fascicolo dell'annata 2010 di "Parole di vita" si analizzano gli ultimi capitoli del Vangelo di Luca, quelli dal cap 16 al 24, che trattano della Passione, morte, risurrezione e ascensione al cielo di Gesù
Rivista della facoltà di Diritto Civile, inizia la sua attività nel 1935, come ripresa degli Studi e Documenti di Storia del Diritto, la Rivista nata nel 1880 per decisione della "Accademia di Conferenze storico-giuridiche". Di tale Rivista, cui collaborarono studiosi insigni, quali Giovan Battista De Rossi e Ilario Alibrandi, si pubblicarono venticinque volumi, sino al 1904. Ricollegandosi a quella "prima serie", Emilio Albertario promosse, trent'anni dopo, gli SDHI; dei quali nel 1984 è stato pubblicato il 50º volume. Scomparso nel 1948 Emilio Albertario, la Rivista è stata successivamente diretta da Salvatore Riccobono, Arcadio Larraona, Gabrio Lombardi, ed attualmente Gian Luigi Falchi. Largamente diffusa in tutto il mondo, si occupa dei diritti dell'antichità, con particolare riguardo al diritto romano. In questi decenni ha ospitato contributi dei più insigni maestri del diritto antico, ma è rimasta sempre aperta anche ai giovani studiosi che si avviano, con serio impegno, alla ricerca scientifica. Ogni volume comprende studi originali, note, recensioni critiche, rassegne periodiche (epigrafia giuridica, papirologia giuridica, tratti cuneiformi).