«Una parola amica per una scintilla di speranza»: così, l’Arcivescovo, monsignor Mario Delpini, definisce il messaggio che, insieme agli altri Vescovi lombardi, ha inviato ai fedeli della regione nel momento della ripresa.
Ponendosi al fianco delle loro comunità come «compagni di viaggio», i Vescovi hanno scritto un testo che, tra l’altro, invita a «imparare a pensare», come più volte auspicato dall’Arcivescovo, nell’ottica della vera sapienza., quella che «dà senso e sapore alla vita».
L’Arcivescovo ricorda anche don Roberto Malgesini, il sacerdote comasco ucciso la settimana scorsa nei pressi della sua parrocchia, «vittima inerme di una violenza insensata». Confessa il «dolore personale» suo e degli altri presuli per la morte di questo loro «fratello» e rileva come un episodio del genere possa indurre l’opinione pubblica a guardare in modo diverso alle figure dei preti che «fanno della loro vita un dono».
Dinnanzi alle sfide attivate dallo straordinario e progressivo sviluppo delle tecnologie biomediche, capaci di mettere in gioco il nostro modo di pensare la medicina, il significato della cura della persona malata e la responsabilità sociale nei confronti dei più vulnerabili, il presente documento intende orientare i pastori e i fedeli nelle loro preoccupazioni e nei loro dubbi circa l'assistenza medica, spirituale e pastorale dovuta ai malati nelle fasi critiche e terminali della vita. Diverse Conferenze Episcopali nel mondo hanno pubblicato documenti e lettere pastorali, ma i dubbi emergenti, in determinate circostanze e particolari contesti, circa la celebrazione dei Sacramenti per coloro che intendono porre fine alla propria vita, richiedono oggi un intervento più chiaro e puntuale da parte della Chiesa, al fine di fornire orientamenti pastorali precisi e concreti, affinché a livello locale si possano affrontare e gestire queste complesse situazioni per favorire l’incontro personale del paziente con l'Amore misericordioso di Dio.
************ Edizione rilegata ************
Fraternità e amicizia sociale, questi i temi a cui è dedicata la terza enciclica di Papa Francesco. Il documento sarà firmato dal pontefice il 3 ottobre ad Assisi a seguito della Santa Messa che celebrerà presso la tomba di San Francesco. Fratelli tutti, questo il titolo dell’enciclica, è un messaggio, un segnale importante che Papa Bergoglio lancia al mondo sofferente per una pandemia che ha messo tanti popoli e tante nazioni in grande difficoltà. Per questa ragione – afferma monsignor Sorrentino, vescovo di Assisi-Nocera Umbra-Gualdo Tadino – “non possiamo non sentire il bisogno di diventare soprattutto fratelli nell’amore” perché “non ci salveremo se non insieme”. A guidare il pontefice sono, ancora una volta, le parole di San Francesco: “Guardiamo... il buon pastore che per salvare le sue pecore sostenne la passione della croce” (Ammonizioni, 6, 1: FF 155) e sulla scia del poverello di Assisi nessuno è escluso, nessun popolo, nessun uomo, a partire dagli ultimi, uomini costretti a lasciare le proprie case ed emigrare in cerca di un futuro migliore per sé e le loro famiglie. Forte è poi il richiamo alla Dichiarazione di Abu Dhabi, il documento sulla Fratellanza umana per la pace mondiale e la convivenza comune firmato a febbraio dello scorso anno da Papa Francesco e dal grande imam di Al-Azhar Ahamad al-Tayyib, ispirato dalla “fede in Dio che è Padre di tutti e Padre della pace” e che grande risonanza ha avuto nel mondo.
- Guida alla lettura di Suor Alessandra Smerilli, salesiana, economista, consigliera dello Stato del Vaticano e facente parte del comitato di donneper le Pari Opportunità voluto dalla ministra Elena Bonetti per il dopo emergenza sanitaria.
- Indice delle citazioni bibliche.
- Indice dei documenti del Magistero.
- Indice dei temi e degli Autori.
La fratellanza è stata il primo auspicio di Francesco fin da quando, all’inizio del suo Pontificato, ha espresso un desiderio: «Preghiamo per tutto il mondo, perché ci sia una grande fratellanza». Proprio questa aspirazione, che pone al centro della sua terza Enciclica, gli appare oggi l’unica via d’uscita dal dramma della solitudine dell’uomo consumatore e spettatore, chiuso nel suo individualismo e nella passività. Per questo rivolge a tutti un messaggio «affinché, di fronte a diversi modi attuali di eliminare o ignorare gli altri, siamo in grado di reagire con un nuovo sogno di fraternità e di amicizia sociale che non si limiti alle parole». In un testo articolato e ricco di suggestioni, frutto anche dell’elaborazione del trauma della pandemia, il Papa pone l’accento su alcune tendenze che ostacolano questa svolta: le distanze sociali che sembrano aumentare mentre rallenta, se non addirittura regredisce, il percorso verso un mondo più giusto; i nuovi conflitti e le forme di nazionalismo emergenti, la politica che si riduce a marketing, il prevalere della cultura dello scarto e il paradosso per cui una migliore comunicazione finisce per alimentare chiusura e intolleranza. A queste ferite del nostro tempo Francesco oppone percorsi di speranza che parlano di un’aspirazione alla pienezza, di ciò che riempie il cuore e solleva lo spirito. Al di là delle scelte individuali, le riflessioni del Pontefice si estendono al piano politico, ai rapporti e ai conflitti tra Stati, prospettando un concreto progetto di trasformazione della storia. Un appello di portata universale volto a far sì «che la riflessione si apra al dialogo con tutte le persone di buona volontà». Una voce di cui abbiamo profondamente bisogno, perché – scrive Antonio Spadaro nell’introduzione – «la fratellanza salva il tempo della politica, della mediazione, dell’incontro, della costruzione della società civile, della cura».
Che cosa è la Liturgia? Perché e come partecipare? A queste e a tante altre domande intende rispondere questa pubblicazione, ritornando al testo fondamentale della Costituzione liturgica Sacrosanctum Concilium, presentato in un agevole commento teologico-pastorale. Ripartire dalla formazione e rimettere al centro della vita cristiana e della pastorale la celebrazione del mistero pasquale di Cristo è l'obiettivo di questo lavoro che commenta puntualmente tutti gli articoli del documento conciliare. Numerosi spunti sorgono nel corso della lettura di queste pagine, facendo di questo libro uno strumento pastorale e di studio, un sussidio utile e adatto a tutti, specialmente in ordine a quella partecipazione "consapevole" e "fruttuosa" alla Liturgia, già additata da Paolo VI come «prima scuola del nostro animo». Il Volume illustra ed educa alla liturgia eucaristica, in occasione della promulgazione della Terza edizione italiana del Messale Romano. Validissimo strumento per ricomprendere la Liturgia, non solo nelle forme, quanto nel suo significato più profondo, a partire dal Testo della Costituzione conciliare.
Maurizio Gronchi e Pierangelo Sequeri hanno pensato di raccogliere, in questo volume, i contributi di alcune persone vicine, per ragioni diverse, al cardinal Lorenzo Baldisseri, in vista del compimento del suo ottantesimo compleanno, il 29 settembre prossimo. Come avviene di solito in queste circostanze, si domanda ad ogni Autore un testo collegato ad un aspetto dell'opera e del ministero del festeggiato per sottolineare alcuni aspetti che ancora oggi hanno forte rilevanza. In tal senso si è pensato di suddividere le aree che hanno impegnato il cardinale in tre sezioni. La prima sezione è La sinodalità, poiché egli è stato nominato Segretario generale del Sinodo dei Vescovi il 21 settembre 2013, all'inizio dell'attuale pontificato. La seconda riguarda Il rapporto chiesa-mondo, in quanto egli ha svolto il suo ministero nel servizio diplomatico ed ecclesiale in molteplici Rappresentanze pontificie nel mondo. La terza, infine, è LA MUSICA, arte da sempre coltivata con profitto specialmente come pianista, al cui attivo sono innumerevoli concerti in varie parti del mondo.
Il volume contiene il testo della terza Lettera Enciclica di Papa Francesco sulla fraternità e l’amicizia sociale che verrà firmata ad Assisi il 3 ottobre 2020. Il titolo trae spunto dallo scritto di San Francesco: «Guardiamo, fratelli tutti, il buon pastore che per salvare le sue pecore sostenne la passione della croce» (Ammonizioni, 6, 1: FF 155) ed è esso stesso uno dei punti focali del magistero di Francesco che già «dalla sera della sua elezione, il 13 marzo 2013, si presenta al mondo con la parola “fratelli”. E fratelli sono gli invisibili che abbraccia a Lampedusa, gli immigrati, nella sua prima uscita da Pontefice. Anche Shimon Peres e Abu Mazen che si stringono la mano assieme al Papa nel 2014 sono un esempio di quella fraternità che ha come obiettivo la pace. Fino alla Dichiarazione di Abu Dhabi dell’anno scorso, anche in questo caso un documento sulla “fratellanza umana” che, dirà Francesco, “nasce dalla fede in Dio che è Padre di tutti e Padre della pace”».
L'attesa e straordinaria terza Enciclica di Papa Francesco, sul tema che più ha caratterizzato il suo pontificato e che lo lega al Santo di cui ha scelto di portare il nome. Dopo diverse Esortazioni apostoliche, il Papa torna alla forma solenne, estesa e libera, della Lettera enciclica che verrà firmata e presentata al mondo il 3 ottobre ad Assisi sulla tomba del Santo. L'introduzione di Antonio Spadaro, direttore della Civiltà Cattolica, presenta il testo, contestualizza i passaggi cruciali e li spiega in modo chiaro in relazione al magistero di Bergoglio.
Il volume contiene il testo della nuova Lettera Apostolica di Papa Francesco dedicata a San Girolamo in occasione del XVI centenario della morte. Il Santo Padre ripercorre la vita e l’itinerario personale del Santo soffermandosi su uno dei tratti peculiari della sua figura spirituale: «il suo amore appassionato per la Parola di Dio, trasmessa alla Chiesa nella Sacra Scrittura». Il testo è chiuso dal commento di Sua Eminenza il cardinale Gianfranco Ravasi, Prefetto del Pontificio Consiglio della Cultura.
La lettera enciclica Laudato si' di papa Francesco dà uno straordinario contributo allo sviluppo di un pensiero capace di concepire la complessità. Solo rinnovando il pensiero e lo sguardo sulla complessità e sulla globalità della questione ecologica è possibile cogliere che le sue soluzioni passano attraverso una nuova coscienza planetaria di solidarietà, che legherà gli esseri umani tra di loro e loro alla natura terrestre. Una solidarietà e una fraternità senza frontiere, aperta. Coloro che si sentono fratelli nell'incertezza del proprio destino e coloro che si sentono fratelli nella certezza di avere un posto nel creato, possono unirsi nell'afflato di una "fraternità universale" e di una nuova e comune responsabilità.
Lettera
Samaritanus bonus
sulla cura delle persone nelle fasi critiche e terminali della vita
Introduzione
Il Buon Samaritano che lascia il suo cammino per soccorrere l’uomo ammalato (cfr. Lc 10, 30-37) è l’immagine di Gesù Cristo che incontra l’uomo bisognoso di salvezza e si prende cura delle sue ferite e del suo dolore con «l’olio della consolazione e il vino della speranza».[1] Egli è il medico delle anime e dei corpi e «il testimone fedele» (Ap 3, 14) della presenza salvifica di Dio nel mondo. Ma come rendere oggi questo messaggio concreto? Come tradurlo in una capacità di accompagnamento della persona malata nelle fasi terminali della vita in modo da assisterla rispettando e promuovendo sempre la sua inalienabile dignità umana, la sua chiamata alla santità e, dunque, il valore supremo della sua stessa esistenza?
Lo straordinario e progressivo sviluppo delle tecnologie biomediche ha accresciuto in maniera esponenziale le capacità cliniche della medicina nella diagnostica, nella terapia e nella cura dei pazienti. La Chiesa guarda con speranza alla ricerca scientifica e tecnologica, e vede in esse una favorevole opportunità di servizio al bene integrale della vita e della dignità di ogni essere umano.[2] Tuttavia, questi progressi della tecnologia medica, benché preziosi, non sono di per sé determinanti per qualificare il senso proprio ed il valore della vita umana. Infatti, ogni progresso nelle abilità degli operatori sanitari richiede una crescente e sapiente capacità di discernimento morale[3] per evitare un utilizzo sproporzionato e disumanizzante delle tecnologie, soprattutto nelle fasi critiche o terminali della vita umana.
Inoltre, la gestione organizzativa e l’elevata articolazione e complessità dei sistemi sanitari contemporanei possono ridurre la relazione di fiducia tra medico e paziente ad un rapporto meramente tecnico e contrattuale, un rischio che incombe soprattutto nei Paesi dove si stanno approvando leggi che legittimano forme di suicidio assistito ed eutanasia volontaria dei malati più vulnerabili. Esse negano i confini etici e giuridici dell’autodeterminazione del soggetto malato, oscurando in maniera preoccupante il valore della vita umana nella malattia, il senso della sofferenza e il significato del tempo che precede la morte. Il dolore e la morte, infatti, non possono essere i criteri ultimi che misurano la dignità umana, la quale è propria di ogni persona, per il solo fatto che è un “essere umano”.
Dinnanzi a tali sfide, capaci di mettere in gioco il nostro modo di pensare la medicina, il significato della cura della persona malata e la responsabilità sociale nei confronti dei più vulnerabili, il presente documento intende illuminare i pastori e i fedeli nelle loro preoccupazioni e nei loro dubbi circa l’assistenza medica, spirituale e pastorale dovuta ai malati nelle fasi critiche e terminali della vita. Tutti sono chiamati a dare testimonianza accanto al malato e diventare “comunità sanante” perché il desiderio di Gesù, che tutti siano una sola carne, a partire dai più deboli e vulnerabili, si attui concretamente.[4] Si percepisce ovunque, infatti, il bisogno di un chiarimento morale e di indirizzo pratico su come assistere queste persone, giacché «è necessaria una unità di dottrina e di prassi»[5] rispetto ad un tema così delicato, che riguarda i malati più deboli negli stadi maggiormente delicati e decisivi della vita di una persona.
Diverse Conferenze Episcopali nel mondo hanno pubblicato documenti e lettere pastorali, con le quali hanno cercato di dare una risposta alle sfide poste dal suicidio assistito e dall’eutanasia volontaria ‒ legittimati da alcune normative nazionali ‒ con particolare riferimento a quanti lavorano o sono ricoverati all’interno delle strutture ospedaliere, anche cattoliche. Ma l’assistenza spirituale e i dubbi emergenti, in determinate circostanze e particolari contesti, circa la celebrazione dei Sacramenti per coloro che intendono porre fine alla propria vita, richiedono oggi un intervento più chiaro e puntuale da parte della Chiesa, al fine di:
‒ ribadire il messaggio del Vangelo e le sue espressioni come fondamenti dottrinali proposti dal Magistero, richiamando la missione di quanti sono a contatto con i malati nelle fasi critiche e terminali (i familiari o i tutori legali, i cappellani ospedalieri, i ministri straordinari dell’Eucaristia e gli operatori pastorali, i volontari ospedalieri e il personale sanitario), oltre che dei malati stessi;
‒ fornire orientamenti pastorali precisi e concreti, affinché a livello locale si possa affrontare e gestire queste complesse situazioni per favorire l’incontro personale del paziente con l’Amore misericordioso di Dio.
La scuola cattolica assolverà al suo importante compito nella misura che la sua proposta formativa continuerà a realizzarsi come proposta di qualità, in grado di onorare per intero la sua specificità. Il testo muove dalle dinamiche complessive della scuola italiana; presenta ragioni e valore della scuola cattolica e offre alcuni orientamenti pastorali. La Nota giunge "ad oltre trent'anni dal precedente documento pastorale su La scuola cattolica, oggi, in Italia (1983)" con la volontà di "aggiornare lo sguardo della comunità ecclesiale sulla presenza della scuola cattolica nel nostro Paese".
Sull'esempio di medici, infermieri e assistenti sanitari, tutti abbiamo imparato a sorridere con gli occhi, tenendo la mascherina, in attesa del rimedio contro il virus. La nostra faccia deve rimanere semicoperta proprio nei momenti in cui la dovremmo esibire per comunicare: al lavoro, nelle strade, in chiesa. La comunità cristiana nei mesi della pandemia ha imparato a sorridere con gli occhi, esprimendo una creatività eccezionale: nei suoi ministri, in tanti collaboratori laici e, soprattutto, nelle case e nelle famiglie. Sono emersi però anche sguardi arrabbiati e arcigni, sopra le mascherine, al punto da accentuare tensioni fortissime fra le diverse componenti nel mondo cattolico. Le nostre comunità cristiane che faccia avranno dopo la pandemia? Quale volto presenteranno quando alcune persone, timidamente, si riaffacceranno alla loro porta, per vedere se il viso fermo, accogliente e rassicurante di papa Francesco - punto di riferimento universale nella pandemia - è lo stesso viso delle loro comunità? L'esperienza del coronavirus ci avrà riportato davvero all'essenziale, ci avrà convertito?