Cristo sì, Chiesa no. Spesso ce lo sentiamo ripetere. Anzi, in questo momento storico, in Occidente, in Italia, spesso ci sentiamo dire: Cristo ni, Chiesa assolutamente no. Ma chi è la Chiesa, cos'è la Chiesa? Chi vi appartiene e perché? Papa Francesco ha chiesto alle comunità di tutto il mondo di interrogarsi, di riflettere. Il compito di annunciare il Vangelo lungo la storia ha assunto volti diversi e in questo momento gran parte delle cose che facciamo sembrano non sortire alcun effetto. Ma a chi o a cosa ispirarsi per questo confronto sinodale? Paolo Curtaz propone di rileggere e meditare, da soli o in gruppo, le pagine degli Atti degli apostoli in cui la Chiesa nascente si è trovata ad affrontare questioni ben più complesse di quelle che ci interrogano. Come hanno fatto? Con che criterio? Con che spirito? Proviamo a tornare alle sorgenti, per immaginare una Chiesa in costruzione che, pur volgendosi al futuro, ricorda saldamente dove sono le proprie fondamenta e osa.
Facendo riferimento anche alle proprie esperienze oniriche, Comolli esplora le narra-zioni dei sogni e delle ore notturne presenti nella Bibbia: vi troverà quelle parole che la sera ci aiutano a chiudere sereni gli occhi, e a riaprirli di nuovo sereni al mattino. Sono passi biblici che ci dischiudono un mondo nuovo: la meraviglia inattesa del sonno pa-cificato e luminoso. «Esiste una sapienza biblica del buon dormire, una via biblica del coricarsi in pace, disponendosi a ricevere sogni di vita. Insegnamento tanto più prezioso in un'epoca come la nostra, in cui facilmente si dorme troppo poco e anche male, spesso agitati dall'ansia, spesso acquietati soltanto da un sonnifero potente. Mentre nelle Scritture troviamo parole che la sera ci aiutano a chiudere sereni gli occhi, per riaprirli di nuovo sereni al mattino. Occorrerebbe allora andarle a cercare con attenta calma, sia nell'Antico Testamento, sia nel Nuovo Testamento. E forse ne vale davvero la pena. Perché una volta disposte finalmente l'una accanto all'altra, tali parole ci dischiuderanno un mondo nuovo: la meraviglia inattesa del sonno pacificato e luminoso, dei sogni così rigeneranti e speranzosi e consolanti, da farci supporre che siano stati inviati a noi dallo Spirito stesso del Signore». (Giampiero Comolli)
Il problema dell'interpretazione delle Scritture innanzitutto di quelle sacre, ma, in fondo, di ogni scrittura, coincide con la storia stessa della cultura occidentale. Non deve stupire, allora, che un'inchiesta archeologica, come quella qui proposta, sul problema dell’interpretazione da Origene ad Auerbach, dal Talmud a Benjamin, possa riservare delle sorprese. L'esegesi medievale dei quattro sensi della Scrittura non si muove, infatti, secondo la rappresentazione corrente, fra quattro significati sostanzialmente omogenei, la cui interpretazione potrebbe continuare all'infinito; essa implica alla fine un vertiginoso salto verticale che culmina al di là della scrittura. Il senso anagogico o spirituale non è un altro senso letterale o storico è, piuttosto, la comprensione perfetta o l'adempimento del senso letterale, in cui l'innalzamento del significato storico coincide con la fine dei tempi e con l'avvento del Regno. Che cosa significa, infatti, adempiere il senso e la figura contenuti nella scrittura, se non portare a compimento il linguaggio stesso e la storia degli uomini? Ma che cos’è un linguaggio adempiuto? Qui il problema dellìinterpretazione delle Scritture si rivela inseparabile dallìetica e dalla politica. Non soltanto la lettera della tradizione, che ci trasmette materialmente i testi delle Scritture, è sempre guasta e corrotta e non può mai condurci allìoriginale, ma è possibile guardare alla vita stessa come una scrittura di cui i fatti e gli eventi nei quali sembra risolversi costituiscono il senso letterale, ma il cui vero senso appare soltanto a chi sa percepirli come figure di un senso spirituale che occorre ogni volta decifrare.
La distinzione fra senso letterale e senso spirituale, fra figura e adempimento non si applica soltanto alla Scrittura, ma anche alla vita. È possibile, cioè, guardare alla vita come una scrittura di cui i fatti e gli eventi nei quali essa sembra risolversi costituiscono il senso letterale, ma il cui vero senso appare soltanto a chi sa percepirli come figure di un senso spirituale che occorre decifrare. E come la Scrittura può irrigidirsi in un canone o restare viva nella sua tradizione, così la vita può esaurirsi in una serie di episodi e aneddoti insignificanti o trovare invece il suo senso e la sua verità.
Gesù è stato un rivoluzionario, un capo politico sfortunato nella sua iniziativa di ribellione antiromana, oppure un difensore dell'ordine stabilito? Oscar Cullmann, di fronte alle teorie scientifiche contrastanti del suo tempo, ha voluto in questo libro - edito per la prima volta nel 1970 e più volte ristampato - esaminare sul piano puramente storico ed esegetico l'atteggiamento di Gesù sulle questioni fondamentali del culto ebraico, del problema sociale e di quello politico. Gesù attende un Regno che non è di questo mondo ponendosi oltre l'alternativa tra ordine stabilito e rivoluzione. Sebbene non risparmi le critiche più aspre alle istituzioni esistenti, altrettanto nettamente respinge le tendenze politiche rivoluzionarie del suo tempo: nel loro ideale, che mescola il messianismo religioso alle aspirazioni politiche, vede una, se non la tentazione diabolica per eccellenza e proclama la necessità prioritaria assoluta della conversione personale del cuore. Una pietra miliare nel dibattito sul Gesù storico.
Da tempo la ricerca storico-religiosa e antropologica ci ha insegnato che la mitologia non è prerogativa del mondo greco, e soprattutto che il "mito" - quale forma del pensiero espressa mediante la figura e il racconto - è, almeno in certi casi emblematici, l'unica maniera possibile per rappresentare quanto vi è di enigmatico nel rapporto dell'uomo con ciò che sta al fondo dell'esperienza, con Dio. Vi sono però culture religiose, come quelle di tipo monoteistico a cominciare dal giudaismo, che sono refrattarie al pensare mediante il mito perché ciò è giudicato incompatibile non solo con la loro visione di Dio, ma anche e soprattutto con il ruolo in essa svolto dalla morale. Il mito tuttavia si può scorgere nella preistoria del testo biblico, e talvolta riconoscere come materiale inerte riciclato in un lavoro redazionale che comunque ha provveduto a neutralizzare o a snaturare il significato originario in vista di finalità diverse. Un esempio interessante di questo lavoro demitizzante della Bibbia è fornito proprio dal racconto del giardino di 'Eden - con i suoi protagonisti, Dio, Adamo ed Eva, e i suoi eventi, il peccato e la cacciata - alla cui indagine è dedicato questo libro.
In una prosa vivace e accattivante Michael Coogan ripercorre la lunga storia dei dieci comandamenti cercando di spiegare per quali vie siano diventati il decalogo. La Bibbia ebraica tramanda versioni diverse del decalogo: perché furono necessarie? come si giunse a stabilire quale fosse la più autorevole? Nell'agile saggio di Coogan si approfondisce il significato che i dieci comandamenti poterono avere per lettori dei tempi biblici, e si fa osservare come la loro forma non sia mai stata fissa e perché non sempre siano stati osservati rigorosamente. Oggi è evidente che non tutti i valori sanciti dal decalogo sono difendibili, non ad esempio la proprietà di schiavi né la donna come possesso dell'uomo. Quale funzione continuare a riconoscere ai dieci comandamenti?
Dopo la Legge e i Profeti vengono gli Scritti, che le nostre Bibbie chiamano Libri sapienziali. Essi esplorano il modo di vivere la propria fede negli aspetti più quotidiani e banali dell'esistenza umana, così come nelle prove della vita... Partendo dalla domanda:«Dove trovare la sapienza?», gli autori biblici arrivano a chiedersi: «Chi è la Sapienza?». Ora, più la si conosce, più si prende coscienza che essa è seduta accanto a Dio, pur essendo dalla parte degli uomini. Accompagnare il più fedelmente possibile la comprensione di questi libri, come si fa qui, permette di prestare attenzione alla lettera e alla struttura dei testi, che sono sempre finemente costruiti. In questo modo possiamo entrare in un'esperienza di lettura simile a quella della vita e in un movimento che ci conduce alle soglie del Nuovo Testamento. In questa sua introduzione alla lettura dei libri sapienziali, Jean-Marie Carrière alterna oculatamente i classici capitoli dedicati ai singoli libri sapienziali, ricchi di tabelle e di rimandi al testo, con alcuni originali "Interludi" a tema trasversale, focalizzati sull'educazione, il comportamento sociale, la politica, la creazione, il male e la morte e così via. Una introduzione innovativa agli Scritti sapienziali, maturata in anni di lenta meditazione e di confronto con la vita. Una bussola contemporanea: l'autore non si limita all'esegesi, ma illustra la portata dei libri sapienziali per l'azione sociale oggi. La sapienza abita là dove, nel cuore della vita, un'armonia divina si intreccia al tessuto della nostra esistenza.
Curata da noti biblisti italiani, la collana riprende ex-novo e amplia il coraggioso progetto della Nuovissima versione della Bibbia dai testi originali. I singoli libri biblici vengono riproposti in una nuova versione che, oltre ad avere i testi antichi a fronte, è accompagnata da un accurato apparato testuale-filologico e da un ampio commento esegetico-teologico. La serie è diretta da Massimo Grilli, Giacomo Perego e Filippo Serafini.
Si può prendere il Vangelo di Giovanni alla lettera? «Si può e senza recare la minima offesa alla nostra ragione e alla nostra indagine seria del fatto storico, perché Giovanni era un semita e i semiti hanno il dono di una memoria tenacissima, Giovanni era un analfabeta el'analfabeta non è distratto dalla scrittura e vive dell'ascolto, Giovanni era vecchissimo e la vecchiaia fa ritrovare i ricordi dell'infanzia e della gioventù, ma soprattutto, Giovanni nell'atto di scrivere era mosso, assediato dallo Spirito Santo il quale era padronissimo di fargli ricordare tutto». Giuseppe Sandri dall'età di 43 anni fino alla morte visse come pellegrino itinerante per annunciare il regno di Dio. Negli ultimi tre anni, dal 1982 al 1984 qualcuno registrò nascostamente alcune sue conversazioni che poi furono trascritte. In questo libro sono stati raccolti e ordinati alcuni brani di quelle conversazioni che riguardano il Vangelo di san Giovanni. Di tanto in tanto sono stati aggiunti, come ulteriore contributo, alcuni passi tratti da pubblicazioni curate da Sandri (Lettere da Stibbio, Epistole e Vangeli dei giorni festivi, Lettere di san Paolo) e altri presi da suoi appunti inediti.
La Sapienza di Dio è rivelata nell'Antico come nel Nuovo Testamento.
È impossibile conoscerla e apprezzarla se queste due parti della Bibbia sono mantenute separate. Il Nuovo Testamento cita l'Antico a volte approvandolo, altre volte omettendone particolari, altre ancora presentandolo come anticipazione tipologica di realtà neotestamentarie.
Molti cristiani non hanno una grande considerazione dell'Antico Testamento. Altri trovano problematico l'uso che di questo fa il Nuovo Testamento.
David Gooding offre in questo volume un manuale di interpretazione delle Scritture in cui è sottolineata l'importanza del rapporto tra i due Testamenti, al fine di favorire il tentativo di comprenderli, interpretarli ed esporli.
Un gioco per conoscere i numeri contenuti nella Bibbia. Un gioco perfetto per il tempo libero in famiglia, durante le ore di catechismo o durante le attività dell’oratorio.
Lo scopo del gioco è arrivare alla fine del percorso accumulando più carte BENEDIZIONE possibile; non vince quindi chi arriva per primo alla meta.
Quattro percorsi biblici diversi: Abramo (GENESI), Mosè (ESODO), Pietro (VANGELO) e Maria (APOCALISSE), per arrivare a Gesù, la meta della vita cristiana, su un tabellone puzzle da comporre prima di cominciare a giocare.
La scatola contiene anche tre tipi diversi di carte: DOMANDA sui numeri nella Bibbia, SFIDA contenenti piccole operazioni divertenti, BENEDIZIONE con vantaggi che aiutano ad arrivare alla fine del precorso. Vince chi alla fine ha raccolto il maggior numero di carte benedizione.
Fino al V secolo, i Padri latini utilizzavano instrumenta per indicare l'insieme delle Scritture o loro parti: le consideravano mezzi con cui Dio si fa conoscere e tramite cui l'uomo può accogliere la proposta salvifica divina. Essi erano consapevoli della distanza linguistica e culturale che si frappone tra quegli scritti e i loro nuovi destinatari e, comunque, nutrivano il desiderio di coglierne il messaggio al fine di corrispondere alla volontà divina. Perciò, fin dall'inizio elaborarono metodologie in parallelo, in dialogo o in autonomia rispetto ai grandi interpreti ebrei o non cristiani. Tale impegno è proseguito nel tempo contribuendo a rendere l'ermeneutica una disciplina autonoma. La collana si inserisce in questo solco e offre preziosi strumenti per comprendere le Scritture di Israele e della Chiesa antica. Illustra le metodologie più aggiornate e adeguate per interpretare in modo corretto i testi biblici secondo il loro corpo di appartenenza. Gli autori, docenti del Pontificio Istituto Biblico e della Pontificia Università Gregoriana, sono tra i più qualificati esponenti dell'esegesi biblica in campo cattolico.