Dalla Domus Aurea, la mitica residenza imperiale di Nerone, ai sontuosi palazzi del Rinascimento e dell'età barocca, fino alle ville settecentesche con i loro preziosi affreschi, il libro ci apre letteralmente le porte di alcuni grandi capolavori dell'arte e dell'architettura italiana. In un percorso coinvolgente, il lettore si inoltrerà così in luoghi insoliti, spesso chiusi al pubblico e difficili da visitare, come Palazzo Labia a Venezia, Villa La Malcontenta a Mira, Palazzo Corsini a Firenze, Villa Albani a Roma, Palazzo Beneventano a Siracusa, di cui potrà carpire i segreti riportandone impressioni uniche.
Alla fine del xv secolo, i resti delle antiche divinità ingombravano il paesaggio dell'Italia e dell'Europa occidentale. Il cristianesimo aveva cancellato le religioni dell'antica Grecia e di Roma e la maggior parte degli europei riteneva che la distruzione dell'arte classica fosse espressione del giudizio di Dio sul mondo pagano. Eppure, nel corso dei tre secoli successivi, dèi e divinità della mitologia riemersero nel bel mezzo dell'Europa cristiana in capolavori quali La nascita di Venere di Botticelli o il Parnaso di Raffaello. Nello "Specchio degli dèi", Malcolm Bull ricostruisce nella sua interezza la rinascita degli antichi miti. Ogni capitolo del saggio è dedicato a una diversa divinità (Diana, Apollo, Ercole, Venere, Bacco, Giove), non limitandosi alla pittura e alla scultura, ma ridando vita all'intero mondo vissuto e progettato dall'uomo rinascimentale, nel quale i personaggi della mitologia potevano comparire su carri allegorici, nei banchetti o perfino sotto forma di pupazzi di neve e fuochi d'artificio. I ricchi e potenti principi d'Europa potevano identificarsi con le divinità pagane e il mito poteva divenire un docile strumento in mano all'artista per raccontare la storia del suo tempo. Un fenomeno che dal xv secolo giunge all'età barocca, quando le scandalose storie degli dèi della letteratura classica vennero reinventate da artisti quali Leonardo, Raffaello, Botticelli, Tiziano, Poussin, Rubens e Rembrandt per dar vita a opere bellissime e sovversive.
Che cosa significa essere artisti oggi? È una forma particolare di imprenditorialità o una vocazione quasi religiosa? È un modo di fare filosofia o di fare intrattenimento? Nei tre atti che lo compongono - fittamente interconnessi ma distinti, intitolati rispettivamente alla politica, alle affinità, al mestiere - questo libro mette a confronto le differenti risposte che si possono dare a una semplice domanda: che cos'è un artista? Basandosi su centinaia di incontri di persona con alcuni dei più importanti artisti a livello internazionale, cerca di spiegare che cosa voglia dire produrre opere d'arte ai nostri giorni nel mondo. Grazie alla guida dell'autrice, abbiamo accesso in modo inedito alle vite degli artisti, attraverso le chat di tarda notte via Skype con Ai Weiwei o le corse in taxi con Maurizio Cattelan per andare e tornare dalla mostra intitolata alla sua morte. Seguiamo Thornton mentre investiga le psicologie, le personalità, le convinzioni politiche, le reti sociali degli artisti, mentre ne scandaglia gli studi, le case e le esposizioni personali, ponendo domande su tutto ciò che li riguarda, dai conti in banca alle camere da letto, e facendo da testimone di un'idea che nasce o di opere che prendono forma, di crisi e trionfi dei protagonisti. Ne risulta una serie di vividi quadri, legati in una narrazione rivelatoria nel giustapporre le diverse risposte, e non risposte, date alla domanda "che cos'è un artista?".
Cosa mangiavano abitualmente i Greci, i Romani, gli Etruschi? Qual era l'alimentazione dei meno abbienti e in cosa differiva da quella dei ricchi? Come si svolgeva un banchetto in una domus romana? A queste e altre domande si troverà risposta in questo catalogo, frutto di un approfondito lavoro di ricerca durato anni. Assieme alle abitudini alimentari, alle ricette e alle leccornie di un tempo vengono considerati aspetti socio-economici, quali l'agricoltura e la coltivazione, la vita di locali pubblici, taverne e altro, l'arte e la musica che allietavano e accompagnavano il pasto, l'arredo di cucine e sale da banchetti.
Pittore, incisore, illustratore e scultore,Matisse è uno dei più noti artisti del XX secolo, esponente di maggior spicco della corrente fauvista.
Attraverso il rimando a oggetti di ricche e fastose culture figurative, tra motivi di ibridazione e commistioni di generi e stili, Arabesque documenta come il motivo della decorazione e dell'orientalismo diventi per l'artista francese la ragione prima di una radicale indagine sulla pittura. Di un'estetica fondata sulla sublimazione del colore, della linea, sull'idea stessa di superficie. Sull'identificazione di una purezza attraverso la semplificazione della forma, intuita nella sintesi cromatico- lineare dei crespi giapponesi che rivelano inizialmente aMatisse la forza espressiva degli elementi della pittura.
Facendo rivivere il fasto e insieme la delicatezza di un mondo antico e semplice, esaltato dallo sguardo profondo di Matisse volto a riportare l'emozione a un'essenzialità e a una sensibilità primitiva, Arabesque mostra la potenza creativa di un'idea che allude a una visione concettuale, cioè alla maniera di interpretare la superficie pittorica e al richiamo di tradizioni culturali che nell'ornamentazione racchiudono il senso stesso di una simbologia basata sugli archetipi di natura e cosmo.
Quando il Vesuvio inizia la sua terribile eruzione Pompei è nel pieno delle sue brulicanti attività. A un tratto, dopo un lungo periodo di continui e familiari brontolii del vulcano, Il giorno diventa notte, l'aria irrespirabile e rovente. Gli abitanti non sanno dove ripararsi mentre gli edifici iniziano una macabra danza prima del crollo. In un caos nero e terribile tutti gridano, tanti invocano gli dei, alcuni si rassegnano alla fine inevitabile. Sono questi ultimi a essere i protagonisti di questa narrazione: abbandonano la vita con un ultimo disperato messaggio, in un impercettibile spazio temporale, cronone e rivelano, nell'imminenza della fine, la loro autentica personalità. Le vittime dell'eruzione sono archetipi di comportamento dell'umanità perché anche con il passare dei secoli l'uomo resta e resterà lo stesso essere imperfetto.
Per quale motivo si dice che una persona "ha fegato" per indicarne il coraggio, oppure che "è di cuore" per sottolinearne la generosità? E perché Icaro è testimonianza, nel suo corpo mortale, del desiderio dell'infinito e della domanda di salvezza? Questo libro vuole essere uno strumento pratico per decodificare le rappresentazioni del corpo umano in tutte le diverse accezioni, nel loro significato simbolico e culturale. Un vero e proprio viaggio intorno e dentro il corpo umano sia dal punto di vista storico sia anatomico dalla testa ai piedi sia, infine, come soggetto principale dell'arte medica. Partendo dagli schemi di rappresentazione della figura umana dell'arte antica fino all'iconografia del XX secolo, il viaggio si snoda attraverso moltissimi temi, tra cui le età dell'uomo, i cinque sensi e il rapporto tra l'uomo e la malattia, il medico e il malato, il dolore e i suoi tratti distintivi nella figura e nel volto umani.
Dei settecento chilometri della Via Francigena del Sud, che da Roma porta a Brindisi, porto d'imbarco per i pellegrini che nel Medioevo si recavano in Terra Santa, circa la metà attraversano la Puglia. Un itinerario fra i più suggestivi, soprattutto se percorso a piedi. Si potranno incontrare, fra i molti esempi di romanico svevo, la Cattedrale di Ruvo, quella di Bitonto e la Basilica di San Nicola a Bari: testimonianze mirabili della forza di una religiosità essenziale.
Charlotte Salomon, giovane artista ebrea berlinese, prima di essere travolta dall’uragano nazista fece in tempo a raccontare in pittura la propria vita.
Nata nel 1917 in una famiglia segnata da numerosi suicidi e vittima della follia razziale hitleriana, morirà a soli ventisei anni, incinta di quattro mesi, in una camera a gas di Auschwitz.
È al suo capolavoro autobiografico Vita? o Teatro? (un’opera pittorica, teatrale e musicale) che si ispira Bruno Pedretti, rintracciando nell’esperienza di Charlotte i segni di un dramma che travalica la storia e precipita come tragedia inappellabile. Carica del peso di un dramma familiare che va oltre il suo personale destino, Charlotte sfidò gli estremi del dolore e dell’offesa riscattandoli con l’arte, per lasciarci in eredità uno dei canti più alti del nostro tempo.
Bruno Pedretti è nato a Bienno (Brescia) nel 1953. Da molti anni vive a Milano e attualmente insegna all’Accademia di architettura dell’Università della Svizzera italiana, a Mendrisio.
Autore di saggi su temi di arte, architettura ed estetica, in ambito letterario ha pubblicato, oltre alla prima versione di Charlotte. La morte e la fanciulla (Giuntina, 1998), i romanzi Patmos (Marinotti, 2008) e La sinfonia delle cose mute (Mondadori, 2012).
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Sono vent'anni che, in Italia, la politica del patrimonio culturale si avvita sulla diatriba pubblico-privato: brillantemente risolta socializzando le perdite (rappresentate da un patrimonio in rovina materiale e morale) e privatizzando gli utili, in un contesto in cui le fondazioni e i concessionari hanno finito per sostituire gli amministratori eletti, drenando denaro pubblico per costruire clientele e consenso privati. Ma cosa ha significato, in concreto, la "valorizzazione" (o meglio la privatizzazione) del patrimonio? Quali sono la storia e i numeri di questa economia parassitaria, che non crea lavoro dignitoso e cresce intrecciata ai poteri locali e all'accademia più disponibile? Ed è vero che questa è la strada seguita nei grandi paesi occidentali? Tomaso Montanari risponde a queste e altre domande spiegando perché non ci conviene distruggere il governo pubblico dei beni culturali basato sul sistema delle soprintendenze: un modello che va invece rafforzato e messo in condizione di funzionare, perché è l'unico che consente al patrimonio di svolgere la sua funzione costituzionale. Che è quella di renderci più umani, più liberi, più uguali.
Questo volume è un tentativo di far conoscere meglio l'opera più famosa e più suggestiva dell'epoca moderna e dell'architetto Antonio Gaudì. Il volume è articolato in due parti che rappresentano i due momenti cronologici del suo itinerario umano e professionale. Nella prima parte gli autori scoprono Gaudì ancora studente di architettura che ammira alcuni esempi di architettura antica e medievale e fornisce le ragioni del suo entusiasmo, questi esempi sono molto importanti perché influenzeranno il suo modo di concepire l'architettura e quindi la Sagrada Familia stessa. Nella seconda parte del volume, gli autori si soffermano sulle sculture, in modo particolare su quelle della Facciata della Natività, perché attraverso di esse Gaudì ha trasmesso la sua visone della vita, ciò in cui crede e ciò che vuole comunicare a tutti. Gli autori quindi invitano il lettore a fare un cammino dietro Gaudì, a seguirlo da quando era ancora studente fino agli ultimi anni della sua attività professionale dedicata a tempo pieno alla costruzione della Sagrada Familia.
Il testo parla della diffusione del culto di san Rocco in Italia e delle sue modalità. Ci dice come spesso, fuori dalle mura delle città o dei paesi, sorgessero cappelle, chiese, capitelli dedicati a san Rocco quasi per chiedere al santo taumaturgo di tenere il morbo della peste fuori dalla città. Come siano nate confraternite, chiese, oratori, santuari, Scuole dedicati a San Rocco. Gli autori raccontano come il suo culto conobbe una rapida e straordinaria diffusione dall'Italia settentrionale, dove abbiamo le prime testimonianze, a quella meridionale dove si è profondamente radicato.