Due amici su un'auto rossa attraversano l'Italia: musica da cantare, il vento tra i capelli, la mano fuori dal finestrino a giocare con l'aria. Hanno una quarantina d'anni e una vita incagliata. Andrea aspetta un verdetto da cui dipende la sua vita sentimentale. Paolo è in crisi: di coppia, di identità, di mezza età. O forse è solamente bisogno di leggerezza. L'auto su cui viaggiano è una vecchia Fiat 850 spider. Il padre di Paolo l'aveva dovuta vendere per far spazio alla famiglia, e ancora la rimpiange. Così Paolo ha deciso di recuperarla e fargli una sorpresa. Mentre risalgono dalla Puglia a Milano, Paolo e Andrea parlano tra loro con la spietatezza che ci si può concedere solo fra amici: l'amore, il lavoro, i genitori... E quelli che sembravano problemi insolubili si sgonfiano alla luce di una leggera ironia. Sarà un viaggio pieno di divertentissimi imprevisti e di scoperte, delle bellezze che a volte non si vedono mentre siamo concentrati a fare quello che gli altri si aspettano da noi. Un viaggio che condurrà Paolo dal dovere al volere, dal pensare al sentire, dal pudore alla tenerezza.
«Negli anni ho cominciato a pensare che qualunque strada si possa intraprendere per la felicità, questa debba necessariamente passare per una pineta. Una pineta da attraversare e un mare da raggiungere». C'è in questo libro l'invenzione di una forma, felicissima e leggera: il racconto in fiore, dove ogni uomo si staglia come un albero, a braccia aperte sotto il cielo. Una ramificazione di storie, intrecciate come l'edera, antiche come il grano, contorte e nodose e belle come i tronchi di olivo. Imparando a leggere le piante forse si scorgono le donne e gli uomini così come sono, nel ciclo spontaneo della loro natura, contraddittoria e vitale. Entrate sotto l'ombra dei rami in fiore: qui ci siete voi.
La mattina del suo quarantanovesimo compleanno Giulia è seduta sullo sgabello della cucina a bere un caffè e, mentre contempla la nebbia dell'inverno milanese, viene travolta da un attacco di panico in piena regola. Lei, giornalista di costume in una rivista di grido, con una vita scandita da mille impegni, avverte all'improvviso la consapevolezza che la sua esistenza così com'è sembra non avere più alcun senso. Un compagno da quattro anni, Massimo, anch'egli giornalista con una forte propensione all'indipendenza, una madre giocatrice incallita dalla personalità crudele e affascinante da cui ha imparato a guardarsi le spalle, qualche amica con cui condividere sfilate e pettegolezzi, un fratellastro amatissimo, un padre artista e sognatore, e questo è tutto. Ciò che la sconvolge, però, è l'impellente desiderio di maternità mai provato prima, giunto molto oltre i tempi supplementari, che adesso le sembra l'unica ragione di vita. Le reazioni delle persone vicino a lei non sono incoraggianti e, accompagnata da un coro di «ma tu non ne hai mai voluti», Giulia si accinge non senza difficoltà a convincere il compagno a imbarcarsi nel complicato mondo delle cure per la fertilità, ispirata da un'idea di famiglia in cui crede ancora nonostante la sua infanzia passata a giocare a Barbie sotto i tavoli verdi. Massimo però si rivela un partner imprevedibile, che la porta un giorno in un paradiso di mille premure e quello dopo nell'inferno dell'indifferenza, facendola sentire ancora più sola. Così Giulia, quasi senza alleati, decide di abbandonare per sempre la sua zona di confort e di spiccare un salto nel vuoto. Alternando ironia e malinconia col suo stile inconfondibile, Federica Bosco ci trascina in un crescendo di emozioni e colpi di scena raccontando una storia in cui tutti possiamo riconoscerci, perché e non è mai troppo tardi per prendere una decisione folle, se è quella che ti può rendere felice.
Quando Sofia arriva alla Baia è piena di rabbia: non vuole essere lasciata lì insieme alla nonna che non vede da anni, e non vuole che sua madre ritorni in città dal suo odioso fidanzato. Ma appena sente il rumore del mare ne riconosce subito la voce... perché lei è una sirena! Sofia, infatti, è convinta che tutti assomiglino a un pesce e che la terraferma sia costellata di sardine, pesci volanti e minacciosi barracuda. Sofia sa di essere un esemplare in via di estinzione, ma alla Baia incontra Luisa, un'altra sirena, e le due diventano amiche inseparabili, capaci di affrontare piccole e grandi avventure. Ma cosa succede quando la voce docile dell'oceano si trasforma in un grido spaventoso? Le sirene saranno ancora in grado di capirlo? Una storia profonda come il mare, che parla di paura e perdita, ma soprattutto di amicizia e scoperta di sé. Età di lettura: da 10 anni.
Andrea Sorci, in preda a un accesso di rabbia, uccide la sua domestica "continentale". L'omicidio viene insabbiato dal figlio illegittimo del barone Sorci, il potentissimo Peppe Vallo, altrimenti noto come l'Americano. Rico, nipote di Andrea, che sa ma non parla, è un uomo tormentato, deluso dalla Sicilia ferita del dopoguerra: vive accanto a Rita, che ama e non può fare a meno di tradire. Eppure qualcosa si muove: tre donne, le zie che i Sorci hanno ribattezzato "le Tre Sagge", fondano nella sagrestia della chiesa dei Santi Scalzi il Circolo del Punto Pieno, dove ricamano corredini, tovaglie, lenzuola, asciugamani. Dalla nobildonna alla monaca di casa, alla prostituta, in quel "tripudio febbrile delle dita" si dà forma a una sorta di adunanza femminile dove si discute, si commenta, ci si consola, si offre una speranza di cambiamento e si rammendano traumi sociali e famigliari. È una nuova sorellanza basata su una "separazione dal mondo fuori che solo le donne, quando sono insieme, riescono a creare e a difendere". Intanto, però, l'uomo vola sulla Luna, gli studenti si ribellano. E la tensione positiva dei movimenti a cavallo fra gli anni sessanta e settanta si scontra con le contraddizioni dell'isola. Dal 1955 al 23 maggio del 1992, quando furono uccisi Giovanni Falcone, Francesca Morvillo e gli agenti della scorta, Simonetta Agnello Hornby tiene stretto il filo della saga famigliare cominciata con "Caffè amaro" e proseguita con "Piano nobile" per consegnarci un ricamo di omicidi, ossessioni, amori, violenze della Sicilia uscita martoriata dal Secondo conflitto mondiale e pronta a patire, protagonista e vittima, altre guerre.
«Non aspettatevi grandi avvenimenti dalle cose che andrò raccontando, fulminanti colpi di scena come agnizioni improvvise o finali drammatici o misteri iniziali che poi, a poco a poco, logicamente sgretolati dalle deduzioni di un abile investigatore, si dipanano e si mostrano in tutta la loro enigmatica chiarezza»: così ci avverte Francesco Guccini, in apertura del primo dei tre racconti che compongono questo libro. «È semplicemente la storia di una cena, e di alcuni amici; una storia di quelle quasi come le favole che ci raccontavano da piccoli, già sentita tante volte ma che amavamo ci raccontassero ancora e ancora, per il solo piacere di stare lì ad ascoltare...». E così, accompagnati dalla sua voce, seguiamo gli amici protagonisti in una notte d'inverno, mentre la neve cade, fino alla prima delle locande dove trascorreranno una notte di buon cibo e molto vino, di risate e un po' d'amore; una di quelle notti in cui l'amicizia e la sazietà aiutano a non ascoltare i presagi della vita che corre. Questa prima cena ha luogo prima dell'ultima guerra nell'Appennino tra Bologna e Pistoia, la successiva ci racconta lo stesso mondo quarant'anni dopo, l'ultima - che non è invero una cena, bensì un pranzo di mezza estate che si protrae fino a un grande falò notturno - si svolge nel giorno di un'eclissi di sole. Dai poveri anni Trenta alla disillusa fine del Novecento, passando dalle speranze dei Settanta, nelle tre compagnie di amici che si avvicendano, nei loro scherzi, nelle loro sbronze, nei cibi che scelgono di mangiare ritroviamo il sapore del nostro passato e rileggiamo noi stessi con divertimento e malinconia. Francesco Guccini inanella tre storie che diventano una sola e dà vita a nuovi, memorabili, bizzarri eroi della sua epica del tempo perduto.
A dieci anni dal primo romanzo della serie "L'allieva" torna Alice Allevi. Torna Alice Allevi in tutta la sua splendida e perfetta imperfezione. Torna Claudio Conforti, per tutti e tutte ormai solo «CC»: mente brillante, parlantina spesso caustica, cuore solo all'apparenza ruvido. Torna il cast di comprimari che per dieci anni esatti ha entusiasmato lettrici e lettori, facendo innamorare, sorridere, disperare e a volte perfino arrabbiare. Alice è tornata dopo un intenso periodo vissuto a Washington insieme a Claudio Conforti, e c'è una ragione precisa dietro la decisione della coppia più scintillante della medicina legale. Per Claudio, infatti, questa è l'occasione della vita: la Wally sta per andare in pensione e la corsa alla successione in qualità di direttore dell'istituto sembra aperta e subito chiusa: CC appare come la persona ideale per assurgere al ruolo di nuovo «Supremo» dell'istituto. Ma, mentre lo scatto di carriera di Claudio, contro ogni previsione, si rivela tutt'altro che facile, Alice - ora medico legale praticante a tutti gli effetti - si trova coinvolta non in uno ma in ben due casi che presto si dimostrano in grado di mettere alla prova il suo ben noto fiuto investigativo. Da un lato, l'incidente stradale di cui è vittima una giovane studentessa di un prestigioso collegio potrebbe nascondere qualcosa di più terribile della semplice fatalità, anche perché il colpevole è fuggito e sembra impossibile stanarlo. E dall'altro c'è di mezzo un bambino smarrito che non parla e di cui non si sa bene nemmeno l'età. Spinta dalla sua naturale empatia, e da una buona dose di voglia di ficcanasare, Alice si troverà coinvolta dalle due vicende, molto più intimamente di quanto lei (e CC stesso) si potevano mai immaginare.
Terminato il servizio di leva, Hazel Motes torna nella sua città natale, nel profondo Sud degli Stati Uniti, dove incontra un predicatore di strada cieco, Asa Hawks, che lo convince a seguire il suo stesso cammino. Hazel comincia così a predicare una propria religione, quella della «Chiesa senza Cristo», finendo in un mondo completamente nuovo per lui, dove si trovano truffatori, «lolite» e poveri di spirito in cerca di affetto. Presto si troverà a vivere situazioni difficili da fronteggiare, tra opportunisti e falsi predicatori, imboccando una china tragica nella quale in gioco è la sua stessa integrità di cercatore assoluto, tanto onesto quanto incapace di governare i propri istinti e la propria vocazione. Dopo le raccolte di racconti torna, in una nuova traduzione, il romanzo d'esordio di Flannery O'Connor: la storia di un uomo in conflitto con la sua comunità, sospeso tra fede e blasfemia, nella quale sono già presenti tutti gli inconfondibili ingredienti di un talento narrativo ineguagliabile, tra i più puri e sconcertanti del Novecento letterario. Prefazione di Elena Varvello.
Una lunga tradizione letteraria e cinematografica ha rappresentato la donna siciliana come una figura stilizzata: vestita di nero, segregata dalla gelosia, costretta dai familiari a castigare i propri istinti. Ovviamente è un'immagine lontanissima dalla realtà, che si compone invece di tante storie del tutto estranee a questo archetipo. Il quadro è ricchissimo: dalla santa patrona Rosalia a Franca Viola che fece cambiare leggi e costumi; dalla giornalista e scrittrice Giuliana Saladino alla 'vecchia dell'aceto' che nel ?700 preparava pozioni per avvelenare i mariti; dalla cantautrice Rosa Balistreri all'editrice Elvira Sellerio e alla prima miss Italia. Scopriremo in queste pagine che, se pure qualcosa di vero c'è nel personaggio di fantasia interpretato da Claudia Cardinale in "I soliti ignoti" («Carmelina, ricomponiti»), un secolo prima nella realtà c'erano le temibili combattenti socialiste di Piana degli Albanesi, donne che scendevano in piazza e non avevano alcuna intenzione di ricomporsi. Se dobbiamo trovare un carattere comune nei secoli alle donne della più grande isola del Mediterraneo, questo va forse cercato nella volontà di reinventare il proprio destino.
In Patria , la sua grande opera corale, Fernando Aramburu ha raccontato una comunità lacerata dall'odio e dal fanatismo. In questo nuovo, vasto romanzo entra invece nell'animo di un uomo arrabbiato col mondo, e soprattutto deluso da sé stesso, per non aver mai imparato ad amare e per essersi accorto ora, a cinquantaquattro anni, che forse è troppo tardi. Toni è professore di filosofia in un liceo, ma sente di prendere in giro i suoi allievi sfoderando certezze che è ben lontano dal possedere. L'ex moglie Amalia gli ha lasciato solo rimpianti e rancore, mentre il figlio Nikita, problematico fin da piccolo, non gli ha mai dato soddisfazioni. L'unica consolazione della sua esistenza solitaria sono le chiacchierate al bar con l'amico Bellagamba, caustico ma con un grande cuore, e l'affetto instancabile di Pepa, la cagnolina che lo accompagna nei suoi giri per Madrid, in cui Toni cerca di liberarsi a poco a poco di «pezzi» della sua vita, libri e oggetti vari che abbandona sulle panchine, tanto ben presto non gli serviranno più. Già, perché Toni si è convinto che sia meglio farla finita. Per riempire il tempo che si è dato prima di rendere definitiva la sua decisione, comincia a scrivere qualche riga al giorno di cronaca personale: prendono corpo nelle sue pagine storie di famiglia, e riemerge una donna respinta, però sempre capace di una generosità autentica e travolgente. E giorno dopo giorno, il distacco dalla vita si trasforma in un canto alla vita e a tutto quello che ancora può dare: l'amicizia, l'amore, la libertà. Quella libertà simboleggiata dal volo dei rondoni, che come ogni primavera torneranno, a portare la speranza che si credeva perduta.
L'Europa, imbarbarita e senz'anima, ha dimenticato le sue origini e persino il suo nome. Per ritrovarlo, quattro Argonauti occidentali - nomadi incalliti - battono il Mediterraneo su una barca ultracentenaria portatrice di una grande storia. Sulle coste del Libano, prendono a bordo una giovane profuga siriana di nome Europa, che chiede di fuggire con loro verso ovest. Da quel momento, rivive in lei la leggenda della principessa fenicia rapita da Giove-toro, mentre il viaggio attraversa le meraviglie del mare aperto ma anche la deriva di un mondo fuori controllo: naufragi, emigrazioni e turismo di massa, conflitti, pestilenze, incendi e alluvioni. Ingravidata in sogno dal re degli dei, la ragazza si svela come la Grande Madre e, nel vedere per la prima volta la sua nuova terraferma, esprime la propria gioia in modo tale che i compagni, commossi, decidono di dare al continente il nome di lei. La sua epopea li aiuterà a comprendere il senso della loro patria comune: Europa è "il sogno di chi non ce l'ha", di chi viene da lontano, non di chi la abita. Ma soprattutto Europa è femmina, è una figlia dell'Asia, è una donna benedetta dagli dei, e forse la capostipite di tutti i migrati In un trittico ideale con "Il filo infinito" e con i versi dedicati all'eroina de "La cotogna di Istanbul", Paolo Rumiz riscrive al femminile l'epica del nostro continente, mescolando mito, viaggio, storia e mistero alle tragedie dell'attualità. È un libro scritto di notte, questo, come tiene a precisare il suo autore, e non è un dettaglio: nel buio, attorno al fuoco, sono nati i racconti delle nostre radici. Di queste narrazioni fondanti "Canto per Europa" ha il ritmo e il respiro.
Tra le vite dei personaggi di Edith Bruck, cariche di entusiasmo e fiducia nella fraternità degli uomini, incontriamo Silvia, gettata dai genitori dal treno dei deportati in un estremo tentativo di salvezza, che si affezionerà a Robert, figlio di un gerarca nazista, di cui diventerà la sorella che lui ha sempre desiderato; o l'amore acerbo di una vivace ragazza ebrea che detesta andare a fare il bucato al fiume e non vede l'ora che arrivi l'inverno a ghiacciarlo per poter andare a pattinare con l'affascinante ragazzino "gentile" Endre; o, ancora, il riscatto di una donna che, dopo la guerra, riesce a farsi assumere come cameriera dal ristorante di Haifa in cui ha elemosinato un pasto. E poi c'è Lenke, che descrive al fratellino Beni il mondo che non può vedere e gli promette continuamente una nuova vita in città, dove un'operazione dovrebbe dargli la vista, ma la crudezza della realtà stravolge i suoi progetti. Una storia di amore fraterno che ha ispirato l'omonimo film del 1966 per la regia di Nelo Risi. Edith Bruck racconta con la sua scrittura lieve e poetica tutta la speranza della vita che non si arrende, un amore quotidiano che resiste alla tragedia che incombe.