Questa battaglia è cominciata anni fa, quando Joshua Wong era un adolescente. Mentre gli adulti stavano in silenzio, Joshua organizzò la prima protesta studentesca nella storia di Hong Kong per opporsi alla riforma dell'istruzione voluta dal governo filocinese. Da allora, ha guidato la Rivolta degli ombrelli, il movimento di resistenza pacifica al braccio sempre più lungo di Pechino sull'ex colonia britannica. Ha fondato un partito politico, Demosisto, e ha attirato l'attenzione della comunità internazionale sulle proteste contro l'ingerenza della Cina nell'autonomia della città. Più di due milioni di persone sono scese nelle piazze e nelle strade di Hong Kong. Joshua è stato ripetutamente in carcere. Racconta la sua storia, che fa rumore ovunque nel mondo e, soprattutto, è la testimonianza di una battaglia che ci riguarda da vicino. La sua è la lotta della libertà contro la censura e dei valori democratici contro la Cina. Joshua Wong è un ribelle ed è un testimone della sua generazione, perché è ispirato da ideali che portano alla nascita di diritti nuovi. I diritti, infatti, non stanno fermi. La loro area non è definita per sempre. Le trasformazioni della società comportano nuove domande. Ed è proprio questa la trama della democrazia. Una democrazia sempre a rischio, in Oriente come in Occidente. La battaglia di Hong Kong è anche la nostra. Restare in silenzio non è più possibile.
L'opera è aggiornata a: L. 9 gennaio 2019, n. 3 - Misure per il contrasto dei reati contro la pubblica amministrazione, nonché in materia di prescrizione del reato e in materia di trasparenza dei partiti e movimenti politici - c.d. Legge Anticorruzione; L. 30 dicembre 2018, n. 145 - Bilancio di previsione dello Stato per l'anno finanziario 2019 e bilancio pluriennale per il triennio 2019-2021; D.Lgs. 13 dicembre 2018, n. 147 - Attuazione della direttiva (UE) 2016/2341 del Parlamento europeo e del Consiglio del 14 dicembre 2016, relativa alle attività e alla vigilanza degli enti pensionistici aziendali o professionali; D.M. 12 dicembre 2018 - Modifica del saggio di interesse legale. Normativa in materia di: Adozione - Assicurazione - Consumatore - Diritto internazionale privato - Fallimento - Lavoro - Locazioni - Persone e famiglia Privacy - Responsabilità sanitaria.
Che cosa significa difendere la democrazia oggi? Quali pericoli sta affrontando lo Stato di diritto? La visione che ci offre George Soros è quella, unica, di chi sa di essere il nemico pubblico per eccellenza dei sovranisti e populisti di tutto il mondo. Personaggio odiato e invidiato, è a capo di un impero finanziario colossale ma, allo stesso tempo, in prima linea per combattere le tendenze autoritarie a livello globale. Attraverso le sue fondazioni ha donato 14 miliardi di dollari per promuovere i diritti umani. Ed è diventato il bersaglio prediletto di movimenti antisemiti, complottisti, oltre che di Donald Trump, Viktor Orbán e Matteo Salvini. Oggi Soros vede a serio rischio anche le conquiste democratiche in Occidente. È tempo di reagire. Così, in queste pagine sferzanti, critica apertamente i suoi nemici, indaga una varietà di temi attualissimi - dall'uso delle nuove tecnologie come strumenti di controllo sociale, all'andamento dei mercati finanziari, al futuro dell'Unione europea - e ci consegna un distillato del suo pensiero a difesa dell'ideale di società aperta.
Nell'estate 2019 Amazon ha presentato una flotta di droni autopilotati per consegnare gli ordini in mezz'ora. Nei due anni precedenti, il robot cinese Xiaoyi superava l'esame di abilitazione alla professione medica e l'androide Sophia otteneva la cittadinanza saudita dopo difficili test linguistici. Le professioni intellettuali sono a rischio quanto il lavoro di operai e impiegati: sofisticati algoritmi eseguono transazioni finanziarie senza trader, scrivono articoli al posto dei giornalisti, analizzano contratti più rapidamente dei legali, formulano diagnosi più accurate dei medici. Come sempre nella storia, le macchine sostituiscono l'uomo e le innovazioni aumentano la produttività. Ma stavolta, in un mondo globalizzato e iperconnesso, c'è il timore di una crescita senza lavoro e non rispettosa dei vincoli ambientali, sociali, demografici, alimentari, energetici. "Fatti non foste a viver come robot" è una profonda riflessione sul concetto di sostenibilità. L'economista Marco Magnani ritiene possibile una crescita più bilanciata e disinnesca l'allarmismo apocalittico sul destino del lavoro: identifica le mansioni a rischio ma anche i nuovi mestieri; analizza i modelli di crescita alternativi - economia circolare e civile, sharing economy, decrescita felice - e mette a confronto diverse strategie socioeconomiche, dalla riduzione dell'orario di lavoro alla robot tax, dal lavoro di cittadinanza al reddito universale; formula le innovative proposte di capitale di dotazione e dividendo sociale, che faranno molto discutere. Per evitare la crescita insostenibile e il lacerante conflitto uomo-macchina bisogna utilizzare le innovazioni per migliorare la vita dell'uomo, investire senza paura in scuola e formazione, riscoprire la valenza identitaria e sociale del lavoro, soddisfare i bisogni delle generazioni presenti senza gravare su quelle future, preservare la salute del pianeta, far sì che in molti possano beneficiare della ricchezza prodotta. Redistribuendola, ma ancor più creando meccanismi di pre-distribuzione dei mezzi che la generano. L'obiettivo è governare il cambiamento epocale instaurando una convivenza intelligente con le macchine. Fra i "nuovi mestieri" potrebbe essercene soprattutto uno, antichissimo: l'uomo-pastore. Dei robot.
Perché alla fine del 1999 non fu possibile costruire un corridoio umanitario per far rientrare in Italia da Hammamet Bettino Craxi, gravemente malato, e farlo operare e curare in un centro specializzato senza che fosse arrestato? «La mia libertà equivale alla mia vita», dirà fino all'estremo il leader socialista per spiegare il rifiuto di accettare il carcere e la decisione di restare in Tunisia, dove muore il 19 gennaio 2000. Nel resoconto della trattativa, oltre ai familiari del leader socialista si affacciano il governo, il Quirinale, il Vaticano, l'America e la CIA, i magistrati di Mani pulite e i socialisti dispersi dall'inchiesta su Tangentopoli. Il caso Craxi rappresenta l'ultimo scorcio del Novecento italiano, sospeso tra la caduta del Muro di Berlino, il crollo della Prima Repubblica e l'alba dei poteri forti che s'impongono all'inizio del nuovo secolo.
Davvero il 3 novembre 2020 sarà eletto il Presidente degli Stati Uniti d'America? Ovviamente no. In quella data verranno votati i Grandi Elettori che il 14 del seguente dicembre effettivamente eleggeranno il Capo dello Stato USA. Ciò considerato, gli States sono la massima rappresentazione della democrazia? Un Paese nel quale i cittadini non votano direttamente per il loro Presidente ma delegano altri a farlo, lo è? È veramente il Capo dello Stato USA la persona più potente al mondo? Gerald Ford non lo pensava e ha detto che «l'unica cosa che può decidere da solo è quando andare al gabinetto!». Ma perché nel 2020 si vota il 3 novembre? E perché il Presidente verrà invece eletto il successivo 14 dicembre?
Quale futuro per le democrazie contemporanee? Ci troviamo certamente in un momento di svolta, non privo di incognite, alle prese con le derive dei populismi, le involuzioni prodotte dai sovranismi e i rischi crescenti di manipolazione dell'informazione. Il volume, attraverso la voce di esperti autorevoli e specificatamente qualificati, intende offrire un contributo alla riflessione sulle sfide epocali che investono il nostro vivere comune e sulle trasformazioni della cultura e delle prassi democratiche, nella prospettiva di una politica "educata" e di una formazione alla cittadinanza responsabile.
È il paradosso della nostra epoca: non si può non essere contro se si ama davvero la vita. Quanto più grande è il nostro amore per gli uomini e per le cose belle di questo mondo, tanto più grande è il desiderio di cambiarlo, il mondo. Perché questo «sistema sociale ed economico» non è più compatibile con i diritti umani. Con l’esistenza stessa dell’uomo su questo pianeta. Ci vuole il coraggio di vederlo, e di dirlo. Un coraggio che avevamo, e che abbiamo perduto quando ci siamo fatti convincere che diventare adulti significa accettare il mondo così com’è. Il piccolo libro che state per leggere è l’invito a una ribellione intellettuale ed emotiva: un invito a liberare la parte di noi che è rimasta fedele alle aspirazioni, alle convinzioni, all’etica di quando eravamo bambini. L’obiettivo di una sinistra che voglia cambiare il mondo non è il potere sulla società, ma il potere nella società: il potere, dato a tutte e tutti, di salvare la propria vita dal do-minio del mercato. Il potere nei luoghi di lavoro, nelle lotte per le donne, per la difesa dell’ambiente, il potere della conoscenza e del pensiero critico aperto a tutti.
La mafia è storia di un intreccio osceno di interessi, affari comuni e favori reciproci con pezzi del mondo legale. Lungi dall’essere un nemico invisibile, è da sempre ben conosciuta anche dai governi del Paese. Un nemico addirittura, a volte, volentieri tollerato.
«Ci si può stupire se un mafioso chiede il pizzo a un negoziante? Se ricatta? Se uccide? È un mafioso, che cosa vuoi che faccia? Alla fine le mosse di un mafioso le puoi prevedere. È la gran parte ‘sana’ della società a essere imprevedibile e a fingere. Finge di non sapere, finge di non capire, finge di non potere, finge che quel che accade non la riguardi. Insomma, finge di essere ‘sana’. Finge così tanto che, forse, ci crede veramente. È una ‘associazione di finzione mafiosa’. Io non ho paura del mafioso, ho paura del mio vicino che finge di essere come me.»
PIF (Pierfrancesco Diliberto)
Oltre un ventennio ci separa dalle stragi di Capaci e di via D’Amelio del 1992 e da quelle di Firenze, Milano e Roma del 1993. Una tragedia nazionale che sembrò scuotere definitivamente le coscienze e provocare una reazione finalmente determinata dello Stato contro la criminalità organizzata. Eppure, la mafia è tornata a essere molto forte. Per capire le ragioni del suo radicamento dobbiamo volgere indietro lo sguardo e ripercorrere una serie di tappe che dalla strage di Portella della Ginestra, il 1° maggio 1947, arrivano fino a oggi. Ricostruendo questa storia, Gian Carlo Caselli e Guido Lo Forte mostrano che le mafie non sono tanto il prodotto di una arretratezza economica e culturale, quanto di una caratteristica perversa della società e dello Stato italiani. Cosa nostra è una organizzazione criminale che ha affermato, troppo spesso in maniera indisturbata, la propria ‘sovranità’ di Stato illegale. Come tutti gli Stati, anche Cosa nostra ha una sua politica interna e un suo ordinamento giuridico. E ancora, come tutti gli Stati, pure Cosa nostra ha un suo sistema funzionale ed efficace di relazioni esterne. La mafia non va dunque affrontata come semplice fatto criminale: costituisce invece l’esplicazione di un modello inquinato e inquinante che ostacola lo sviluppo del Mezzogiorno e del Paese.
Se la postdemocrazia ci ha condotto fin qui, gestirla non è più sufficiente: occorre combatterla. Non soltanto, infatti, quelle che erano le principali nuove armi di cui la società civile dispone – le armi offerte dalla tecnologia dell'informazione – le si stanno rivoltando contro, ma nelle democrazie consolidate di tutto il mondo siamo di fronte a una messa in discussione profonda dell'ordine costituzionale e a un risveglio xenofobo. Queste sfide, sebbene non estreme come quelle portate dal fascismo e dal nazismo tra le due guerre mondiali, sono di segno politico analogo. È arrivato il momento di difendere le nostre democrazie.
Già nel 2003 Colin Crouch delineava le debolezze e le caratteristiche della nostra democrazia rappresentativa: il crescente disinteresse dei cittadini alla vita pubblica, la competizione elettorale che si trasforma in uno spettacolo controllato da esperti nelle tecniche di persuasione, il peso delle lobby all’interno dei parlamenti eletti. Questa nuova fase fu denominata da Crouch ‘postdemocrazia’. Oggi è essenziale aggiornare e ridefinire il quadro postdemocratico alla luce dei più importanti eventi politici, economici e sociali degli ultimi anni: la crisi economica del 2008 e, due anni dopo, la crisi dell’Unione europea; la crescita e l’affermazione dei partiti populisti e xenofobi di destra; l’utilizzo politico della rete e dei social network (che all’inizio promettevano l’allargamento del dibattito democratico mentre oggi si rivelano strumento di controllo e persuasione di massa); ma anche i movimenti ambientalisti e femministi cresciuti e rafforzatisi negli ultimi anni. Nell’ultima parte del libro, Crouch si concentra su alcune proposte concrete in grado di salvaguardare la democrazia rappresentativa e costruire un’alternativa a un futuro che appare a tratti distopico.
Uno spaccato illuminante dell’economia del nostro paese dal 1968 a oggi: la storia degli interventi pubblici nell’economia italiana ma anche la loro relazione con la trama dei principali eventi politici, istituzionali, internazionali e sociali di quegli anni.
Ne emerge il racconto avvincente di una stagione di illusioni ed errori, culminata dieci anni fa in una crisi economica gravissima, da cui l’Italia stenta a riprendersi.
Una guida utile per chi – anche se non addetto ai lavori nelle discipline economiche – voglia orientarsi nella storia recente della politica e dell’economia in Italia.
Caro Salvatore caro Ferruccio Due credenti nella ragione, testimoni d’eccezione dei grandi cambiamenti economici e politici degli ultimi decenni, impegnati in una riflessione fra personale e civile sui travagli del paese, sulle loro cause remote e recenti, sui modi per uscirne. Un dialogo per conoscere e capire, parlando di temi che vanno dal possibile declino dell’economia italiana al rapporto con l’Europa, madre o matrigna, dal concetto di austerità nelle pubbliche finanze agli antichi difetti italiani nel diritto, nell’istruzione, nella concorrenza, nella finanza, dallo sviluppo sostenibile agli elementi di forza che l’economia italiana comunque conserva, dalle convulsioni del nostro sistema politico al circolo vizioso dell’informazione. Modesti nella normalità, eccezionali nell’emergenza: l’Italia si salverà ma la strada ricca di futuro apparterrà a cittadini consapevoli, non a moltitudini vocianti.