L'Haggadàh è il testo usato per il séder, la cena rituale solitamente tenuta in casa le prime due sere di Pésach. La parola Haggadàh significa “racconto” e si rifà al comandamento nell'Esodo 13:8 “e racconterai a tuo figlio” della liberazione dalla schiavitù. Uno dei doveri di Pésach è quello di tramandare il racconto dell'Esodo da una generazione all'altra. Questa narrazione deve avvenire, secondo i rabbini, mentre la cena di Pésach, che comprende la matzàh e le erbe amare, è messa in tavola davanti a noi. Il testo odierno dell'Haggadàh è derivato da un midràsh molto antico, di cui alcuni elementi risalgono al primo o secondo secolo a.e.v. L'Haggadàh si è evoluta e sviluppata nei secoli fino a quando l'invenzione della stampa ha interrotto questo processo, portando ad una standardizzazione del testo. L'Haggadàh è stata uno dei libri ebraici più frequentemente stampati; i collezionisti di rare Haggadòt posseggono migliaia di edizioni. È anche il classico della letteratura ebraica che è stato più ampiamente illustrato, sia nei manoscritti miniati sia nella gran varietà delle edizioni a stampa, antiche o recenti. Mentre la recitazione alla lettera del testo dell'Haggadàh divenne la norma in molte famiglie tradizionali, il testo serve, idealmente, anche come un punto di partenza per la discussione intorno alla tavola del séder. Affinché il comandamento del “raccontare” sia adempiuto, è necessario che anche i bambini vengano inclusi nella conversazione in modo tale che il ricordo della persecuzione, dell'esilio e della liberazione diventi importante e pieno di significato per loro.
Alla biografia intellettuale di uno studioso corrispondono le tappe di una storia, personale e scientifica, che danno forma al suo pensiero. È quello che Jacob Neusner tenta in queste pagine: restituire con la cronaca della sua attività di indagine gli snodi concettuali della sua opera. Il contributo di Neusner allo studio del giudaismo antico nel periodo della sua formazione – i primi sei secoli dell’era cristiana – ha cercato di situare il giudaismo nel contesto dei grandi problemi della civiltà occidentale, per come sono stati definiti dall’antica Scrittura di Israele e dai suoi eredi. Tra le varie visioni dell’uomo che si basano sulla Scrittura, quella giudaica è del tutto originale: questo perché il giudaismo rabbinico, mediante la Halakhah (legge) della Torah, provvede alla formazione di un’intera società a immagine e somiglianza di come il racconto scritturistico ritiene che le cose debbano essere. E su quale racconto si basa il giudaismo rabbinico? Su un testo primario costituito di due parti, la prima delle quali è la Scrittura – accompagnata da diverse raccolte di esegesi chiamate Midrashim – e l’altra è la Mishnah, un codice legale-filosofico seguito da due collezioni di esegesi chiamate Talmud. In tal modo la Scrittura fornì la teologia e la narrativa, o “Aggadah”, e la Mishnah fornì la filosofia e la legge, o “Halakhah”.
Il volume presenta la letteratura documentaria dei testi che compongono il canone, uno ad uno; si dedica alla descrizione, all’analisi e all’interpretazione dei sistemi religiosi compresi all’interno del giudaismo rabbinico; espone poi la storia documentaria della formazione del giudaismo rabbinico dell’antichità, con la sua trasformazione da un sistema filosofico a un sistema religioso che mira all’ordine sociale di Israele. Cerca infine di analizzare il risultato teologico dell’intera impresa, combinando la prospettiva storica con quella teorica: per questa sua visione d’insieme Neusner è divenuto un classico per la storia del giudaismo antico.
JACOB NEUSNER è Distinguished Service Professor di Storia e teologia del giudaismo al Bard College di New York e presta la sua opera di insegnamento presso diverse istituzioni culturali e università americane. È considerato uno dei più importanti studiosi del giudaismo antico, un innovatore nell’uso delle metodologie critiche applicate alla traduzione e all’analisi dei testi rabbinici. Fra le sue numerose pubblicazioni, tradotte in italiano: Come si studia la Mishna (DAC, 1983); Il giudaismo nei primi secoli del cristianesimo (Morcelliana, 1989); Il giudaismo nella testimonianza della Mishnah (EDB, 1995); Un rabbino parla con Gesù (San Paolo, 2007); Ebrei e cristiani. Il mito di una tradizione comune (San Paolo, 2009); Il Talmud: cos’è e cosa dice (San Paolo, 2009).
ANDREA NICOLOTTI è studioso di Storia del cristianesimo e assegnista di ricerca presso l’Università di Torino. Tra le sue pubblicazioni: Alcuni criteri metodologici per lo studio dei testi liturgici, in «Medioevo greco» (2000); Che cos’è la Traditio apostolica di Ippolito?, in «Rivista di Storia del Cristianesimo» 2 (2005); A Cure for Rabies or a Remedy for Concupiscence? A Baptism of the Elchasaites, in «Journal of Early Christian Studies» 16 (2008); La Sindone e i Templari. Storia di un falso (Salerno, 2011); Esorcismo cristiano e possessione diabolica tra II e III secolo (Brepols, 2011)
Il giudaismo rabbinico è stato, con il cristianesimo, il grande erede dell’ebraismo biblico. Nella comprensione della Sacra Scrittura esso adotta un approccio basato sulla feconda osmosi tra Scrittura e Tradizione, tanto che per i rabbini l’una prosegue naturalmente nell’altra.
Il presente saggio si propone di ricostruire, dall’interno, il senso della Scrittura e della Tradizione peculiari al giudaismo, guidando il lettore ad ascoltare direttamente la voce dei Maestri, piuttosto che farlo perdere nei meandri di complesse ricostruzioni storiche.
Destinatari
Un pubblico colto, interessato ad avvicinarsi all’ermeneutica rabbinica.
Autpre
Piero Stefani, biblista e studioso di ebraismo, coordinatore nazionale dal 1995 al 1999 di Biblia (associazione laica di cultura biblica), è titolare del corso di “Dialogo con l’Ebraismo” presso l’Istituto di Studi Ecumenici San Bernardino di Venezia. Collabora stabilmente con riviste e istituzioni dedite alla formazione e alla ricerca religiosa
La cabala, la grande corrente mistica ed esoterica dell'ebraismo, ha conosciuto una fioritura considerevole alla fine del XIII secolo. All'origine dell'infatuazione: "lo Zohar". Etimologicamente, è il Libro dello splendore, un trattato esoterico ebraico la cui influenza arriverà a eguagliare quella del "Talmud". La paternità di questo commentario in aramaico dei principali passi del Pentateuco è attribuita - principalmente - a Moseh di León (1240-1305). Come è nato lo "Zohar" Perché fu scritto, e da chi? Qual è il suo messaggio, il suo significato? Come una letteratura simile - dato che si tratta propriamente di un corpus costituito da testi diversi - ha potuto superare i secoli senza ostacoli, cristallizzarsi intorno a un nocciolo duro, darsi un titolo generico stabile, arricchirsi di contributi ulteriori e giungere a far concorrenza alla supremazia del Talmud, dove sono pure consegnati per iscritto nientemeno che il vissuto e il pensiero degli Ebrei per circa mezzo millennio? Nel rispondere a questi interrogativi, Maurice-Ruben Hayoun ci permette di comprendere meglio la natura e l'originalità di questo testo affascinante e di collocarlo in rapporto ad altre correnti del pensiero ebraico
Negli anni Novanta vengono aperti al pubblico gli archivi di Berlino Est e la teologa Katharina von Kellenbach ritrova tra gli schedari una busta contenente alcuni documenti appartenenti a una donna, Regina Jonas, nata nel 1902 a Berlino e ivi ordinata rabbino il 26 dicembre 1935. La notizia suscita grande interesse e da quel momento Regina Jonas viene spesso citata come personaggio straordinario, precursore dei tempi. La sua vicenda non va però considerata come un evento singolare. Le pagine di questo volume presentano la figura della rabbina Jonas, infaticabile insegnante e "curatrice di anime", nel contesto della società della Berlino dei primi anni Trenta. Deportata nel ghetto di Terezín, massima rappresentazione della resistenza non armata a cui durante la Seconda guerra mondiale presero parte molti intellettuali tedeschi, Regina scelse di rimanere a condividere il destino dei suoi correligionari, per difendere il valore più sacro per l'ebraismo: la vita.
L'originalità del volumetto risiede nell'innestare la tradizione chassidica nell'alveo degli scritti neotestamentari. L'autrice si prefigge, infatti, di portare all'"incontro con una alta espressione della spiritualità ebraica". I capitoli sono ritmati attorno a quattro temi esistenziali e teologici: la positività e bellezza della vita, la preghiera, la paternità spirituale, la gioia del Signore. Tali temi rappresentano la piattaforma sulla quale si innesta un'antologia di racconti della tradizione chassidica, reinterpretati in chiave cristiana.
Secondo volume della collana "Fattore R", una collana chiusa di 16 volumi. "Ebraismo" presenta la religione ebraica a partire dalla sua peculiarità, passando per gli elementi storici e i motivi teologici, comprendendo una rassegna dei testi, feste, luoghi e simboli sacri. I capitoli finali vertono sull'ebraismo moderno e sulla questione della "terra" tra Bibbia e questione palestinese. Gianpaolo Anderlini, è docente di materie letterarie al Liceo Scientifico "A.F. Formiggini" di Sassuolo e redattore della rivista Qol, che si occupa del dialogo ebraico-cristiano. Ha pubblicato articoli e contributi su Bibbia e Oriente, Rivista Biblica Italiana, Orientamenti, Parola, spirito e vita e in diverse opere collettive. Segue e coordina le attività della Scuola di lingua e cultura ebraica di Salvarano (RE).
Conoscere l'alfabeto ci permette di scrivere, ma conoscere i valori segreti delle lettere ci permette di possedere la "Conoscenza dei Misteri". L'alfabeto ebraico ha, per la speculazione qabbalistica, un valore eminente: esso non è solamente il veicolo di transito di ogni pensiero, ma - ne fa fede la Bibbia è il pilastro portante sul quale è stato creato l'intero universo. Immutabile nei secoli, come immutabile è stata la realtà del popolo ebraico con i suoi valori mistici, esoterici, speculativi; e di tutto ciò questo libro offre una testimonianza completa. Lo Zòhar (Libro dello splendore) narra che, quando ancora tutto era caos, ogni lettera si presentò a Dio chiedendogli di essere usata per realizzare la Creazione. L'alfabeto ebraico non va quindi visto come una semplice sequenza di segni atti a trascrivere parole e frasi. Addentrandosi nella tradizione esoterica, si scopre che a ogni lettera è stato attribuito un fondamento della conoscenza religiosa stessa, e questa si basa sulle lettere quali ricettacoli della potenza divina. In questo libro Gabriele Mandel ci aiuta a conoscerne i valori, capire le inferenze, penetrare a fondo i misteri, anche magici, delle lettere dell'alfabeto ebraico. Di ognuna traccia le caratteristiche grafiche e fonetiche, i significati simbolici e l'esatta traslitterazione. Nella seconda parte del volume viene presentata una panoramica dell'uso estetico delle lettere, nei manoscritti e nei libri a stampa che, fra i più antichi, sono patrimonio dell'umanità tutta.
Ebraismo come legame tra l'uomo e Dio e come partecipazione al mondo, alla storia, alla cultura. Ebraismo laico come ebraismo autentico. Dalle origini bibliche dell'ebraismo laico alla sua ripresa nell'età moderna e contemporanea.
La storia degli ebrei e dei loro rapporti con i cristiani costituisce un capitolo centrale della storia più ampia della diffìcile convivenza di religioni e culture diverse. In Italia la scarsa comunicazione tra storia degli ebrei e storia generale ha fatto si che essi siano diventati "invisibili" sul piano storico. Si trascurano cosi le indicazioni che l'analisi delle istituzioni, delle norme e dei comportamenti che li riguardavano offre per la ricostruzione storica complessiva della società europea. Questo volume esamina, per l'età moderna, caratteri dell'intreccio delle relazioni tra il mondo ebraico e quello cristiano, senza ignorare i conflitti e le paure ma inserendo anch'essi nell'ottica dell'interrelazione costante. E posto cosi in discussione il paradigma interpretativo consueto, sostanzialmente falsificatorio, della separatezza e dell'incomunicabilità. La definizione dell'eresia e degli eretici, la caccia ai libri proibiti, le condanne della stregoneria e anche dei vietatissimi rapporti affettivi e sessuali tra ebrei e cristiani, il lessico del pregiudizio e della discriminazione, il discorso dei diritti e della cittadinanza, sono le questioni affrontate nel volume che delineano un quadro storico nuovo, tale da incidere sulle interpretazioni consuete di ciascuno di tali fenomeni. Ne nasce una storia unica, non più divisa, fatta di gruppi e di individui che parlano tra di loro e operano spesso insieme.
Molte persone interessate alla questione ebraica sono solite chiedere se ci siano nel Talmud espressioni che possano sembrare di odio verso i cristiani. La confusione di opinioni a questo riguardo è talmente grande che, a sentire coloro che trattano l’argomento, parrebbe quasi che stiano parlano di una razza antica e lontana dai nostri tempi, e non del popolo di Israele che vive in mezzo a noi secondo un codice morale immutabile che continua anche oggi a regolare la loro vita religiosa e sociale. Ho intrapreso perciò il compito di dimostrare ciò che veramente insegna il Talmud a proposito dei cristiani, per potere in tal modo soddisfare i desideri di coloro che vogliono conoscere questa dottrina da fonti originali.
Composta tra il 1317 e il 1329, l'opera che qui viene tradotta per la prima volta in italiano è il capolavoro del filosofo provenzale Lewi ben Gersom (Gersonide, 1288-1344), la figura più significativa del pensiero ebraico aristotelico dopo Maimonide. Le guerre del Signore costituiscono una vera e propria summa dei principali temi della speculazione medievale, affrontati da una prospettiva rigorosamente filosofica ma fedele al tempo stesso agli insegnamenti sapienziali della propria tradizione religiosa, in una sorta di "armonia prestabilita" tra la filosofia e la Torah. I temi affrontati spaziano dalla polemica contro lo stile di scrittura esoterica di Maimonide e dalla questione dell'immortalità individuale dell'anima fino all'analisi delle forme non-razionali della conoscenza umana (sogno, divinazione e profezia), al problema della teodicea e della conoscenza divina dei futuri contingenti, per arrivare all'elaborazione di una visione del cosmo in cui dati astronomici e astrologici si compongono in un grandioso affresco cosmologico, al cui interno viene impostato e finalmente risolto il problema della dimostrazione razionale della creazione dell'universo. In questa traduzione il testo ebraico è stato ricostruito sulla base della editio princeps dell'opera (1560), collazionata con tre autorevoli manoscritti, le cui varianti vengono puntualmente registrate nelle note a pie' di pagina della traduzione.