Il volume raccoglie sette lezioni che scaturiscono da una esperienza didattica concretamente vissuta e che intendono illustrare il contenuto delle prime tredici questioni della Summa theologiae per farne conoscere i contenuti e farli amare. Proponendosi come un omaggio deferente al magistero filosofico e teologico di Tommaso d’Aquino e come un atto di venerazione nei confronti della sua verità, Deus punta a mettere in luce i tratti fondamentali della metafisica tommasiana al fine di esibirne l'adamantina solidità e di mostrare, in definitiva, come la filosofia — dichiarata troppe volte morta per l’astenia moderna e postmoderna dell’eros che dovrebbe caratterizzarla e per la consunzione subita a causa dello smarrimento del suo specifico oggetto di riflessione — sia, in realtà, più viva che mai e continui a provocare l’uomo. Perché questi se ne accorga e torni ad essere consapevole dell’appello illimitato che tale disciplina gli rivolge, occorre aiutarlo ad ascendere speculativamente verso l’ordine di ciò che è primo, stimolando il suo desiderio di conoscenza nei confronti di quanto é superiore all’immediato e al contingente.
Ogni domenica a messa noi professiamo la nostra fede e affermiamo che Gesù Cristo è «asceso al cielo e siede alla destra del Padre». Queste pagine si propongono di condurre per mano il lettore per scoprire cosa significhi l'ascensione di Gesù e il suo sedersi alla destra del padre. E anche cosa significhi per noi. Perché noi siamo membra del Corpo di cui Cristo è il capo, formando un unico Corpo. Nell'indagare tutto ciò è stata scelta come guida Tommaso d'Aquino, sapiente teologo domenicano, che ha scrutato questi misteri e ci ha lasciato profonde riflessioni. Per poter apprezzare il suo pensiero, sono anche state analizzate e presentate le fonti su cui esso si fonda e le riprese che esso ha avuto nei secoli successivi. Il quadro che ne risulta è completo e interessante per chiunque voglia approfondire la conoscenza di questi misteri di Cristo e dell'uomo.
«Le due città non sono riconoscibili in questo fluire dei tempi e sono fra di loro commischiate, fino a che non siano separate dall'ultimo giudizio». Con queste parole Agostino consegna alla cultura occidentale la prima proposta, da un punto di vista cristiano, di una visione organica della storia nella quale bene e male - la città di Dio e la città terrena - sono da sempre presenti e profondamente legati. È alla luce della rivelazione trinitaria che sarà possibile rileggere la storia in un'ottica pienamente positiva in cui dall'esperienza del male vinto emergerà l'Amore, lo stesso che unisce il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo. Nel periodo delle invasioni barbariche che sconvolsero l'Impero Romano, le riflessioni dell'Ipponate gettano le basi per costruire una nuova epoca e forniscono una prospettiva epistemologica che diverrà il fondamento di gran parte del pensiero filosofico e teologico. Dal Medioevo al Rinascimento, fino alle incertezze tipiche della contemporaneità indecisa fra postmoderno e dopomoderno: l'eredità di Agostino attraversa i secoli - un'eredità qui esemplificata attraverso Scoto Eriugena, Guglielmo di Saint-Thierry, il Cinquecento spagnolo, Fichte, Rosmini, Scheler, Sciacca, Ricoeur, Chrétien, Marrou e Marion - e offre spunti sempre attuali per riflettere sul rapporto tra Dio e il mondo, tra eternità e tempo.
Che cosa s'intende per «primi cristiani»? Come vivevano, quegli uomini, la loro fede? Per quale ragione gli imperatori romani furono così intolleranti nei confronti del cristianesimo? Perché i pagani erano calamitati dall'amore che i cristiani mostravano tra loro? Perché i martiri erano tanto apprezzati nelle prime comunità cristiane? Come celebravano il battesimo e l'Eucaristia? Come vivevano in famiglia, la povertà, il digiuno, la preghiera...? In appendice la Lettera a Diogneto e la Didaché, o Dottrina dei Dodici Apostoli, i due testi degli albori che raccontano come vivevano i primi cristiani.
«Il domenicano padre Innocenzo Colosio, a proposito di santa Angela, ha scritto una parola ardita che io però condivido in pieno: "Angela da Foligno sta alla mistica come Dante Alighieri alla poesia". L'accostamento non ha solo valore formale, come rapporto tra due grandezze, ma anche reale e di contenuto. L'esperienza di Angela da Foligno è una "divina commedia" vissuta (non solo immaginata!). L'insistenza di Angela sull'impossibilità di esprimere in concetti e parole umane le cose da lei viste, richiama l'analoga conclusione del viaggio di Dante. Anche per lui, all'apparire improvviso del fulgore della Trinità, "all'alta fantasia mancò la possa" e gli restò solo il desiderio e la volontà di possedere quel bene» (Dalla Presentazione di Raniero Cantalamessa).
Nell'anno dedicato dalla Chiesa all'Eucaristia, pubblichiamo le 16 omelie sull'Eucaristia, trascritte dallo stesso Carlo Borromeo o da fedeli testimoni. Il santo vescovo si rivolge al popolo, ai potenti, ai principi dell'epoca, al suo clero, ai religiosi: a tutti indica con chiarezza la via di una intensa devozione eucaristica. Numerose e scelte con cura le sue citazioni della Scrittura. Ferma e illuminante la dottrina. Pagina dopo pagina l'Eucaristia diviene modello e fonte di vita cristiana, di armonia nella comunità, di trasformazione del mondo. Con una completa biografia dell'autore e un'attenta introduzione sul tema "Il pensiero di San Carlo sull'Eucaristia".
Nuove vite di santi e sante della Georgia ortodossa, piccola regione caucasica ricchissima di storia.
La battaglia interiore di eremiti del deserto egiziano che parlano al nostro deserto contemporaneo.
Nuova traduzione con ampia introduzione e apparato di note. Tra le ricche raccolte omiletiche di Giovanni Crisostomo, quelle sul vangelo di Giovanni - di cui in questo volume si pubblicano le omelie 30-59 - costituiscono un corpus notevole per ampiezza, organicità e sistematicità. Nelle omelie sul vangelo di Giovanni l'autore, attraverso la consueta raffinatezza stilistica e la grande sensibilità, interpreta il testo evidenziandone il fondamentale portato per la definizione della teologia trinitaria, in opposizione alla speculazione ariana. Inoltre coglie tutti gli spunti utili all'edificazione morale e spirituale della propria comunità, con frequenti e concreti riferimenti alle pratiche, agli usi e costumi dell'epoca.
Abelardo nasce nel 1079 nella Bretagna indipendente, destinato a divenire - grazie alla vivida intelligenza e alla vocazione per lo studio - una figura nodale del secolo successivo. È un'epoca di fermento intellettuale e letterario, in cui il "Maestro Palatino-, geniale ma altezzoso al limite dell'arroganza, non frena pensiero e ambizioni di fronte ad alcuna autorità. La vita di Abelardo è appassionante quanto la sua indomita riflessione. Egli transita dal successo parigino e dalla vita mondana alla rovina e alla scelta monastica; dall'essere ammirato come l'uomo dall'ingegno più sottile di quegli anni alla condanna per eresia, comminata anche in virtù dell'inimicizia di Bernardo di Chiaravalle. Il suo ricordo oggi si lega alla storia d'amore con Eloisa, ma molto più di questo insegna la figura di Abelardo, che questo libro intende osservare da ogni prospettiva.
Un missionario gesuita, raffinato studioso della civiltà cinese e divulgatore della cultura occidentale: questo fu Matteo Ricci, nato a Macerata e morto a Pechino nel 1610, costruttore di ponti tra mondi lontani, protagonista di una fortunata opera di apostolato e di evangelizzazione. Ma, per giungere a un tale obiettivo, per arrivare persino alla corte dell'imperatore cinese, Matteo Ricci dovette dimostrare sincero rispetto per la cultura locale, adattando il Vangelo alla sensibilità, al pensiero, al vocabolario e alla tradizione del popolo che, lentamente, iniziò a convertire. Ed ecco la domanda che vibra lungo tutta la sua eccezionale avventura: quel gesuita, pur di portare il Vangelo ai cinesi, lo arrangiò al punto da tradirlo? Matteo Ricci fu un eccezionale missionario o un grande traditore del messaggio cristiano?
La Spiegazione del Credo rappresenta un autentico tesoro per la conoscenza delle origini cristiane. Quest'opera, nata quale espressione consapevole del legame del suo autore con la fede battesimale ricevuta nella sua Chiesa madre - l'«Ecclesia aquileiensis nostra» -, custodisce una testimonianza insuperabile per ricostruire la tradizione dei Simboli di fede delle Chiese delle origini. È infatti quest'opera che ha permesso di ricomporre l'antico Simbolo di fede della Chiesa di Roma. La Spiegazione del Credo di Rufino venne ritenuta nel medioevo latino una sorta di modello in materia, facendo da parametro e da esempio per tutti i successivi scritti di questo tipo. Introduzione Giuseppe Laiti.