Un messaggio rivoluzionario: Socrate rifiuta l'evasione, l'ingiustizia non vince l'ingiustizia. Il volume, curato da Giovanni Reale, è destinato a rimanere un punto di riferimento per quanto riguarda la datazione e l'interpretazione filosofica e letteraria.
I due saggi che compongono questo libro sono, pur nella loro brevità, emblematici della postazione filosofica di Popper, ed esprimono il senso profondo che ne ha animato la battaglia culturale e politica. Interrogarsi e pronunciarsi sulla validità della nostra conoscenza non significa infatti soltanto affinare la speculazione, ma anche offrire visioni del mondo che possono essere fatte da tutti gli uomini. E' un nesso, questo, che il filosofo ha costantemente posto in evidenza anche attraverso il suo insegnamento quasi "militante". Popper non ammette fonti privilegiate di verità e giudica deleterio perseguire idolatricamente la certezza e l'oggettività della scienza.
L'edizione completa, con testo tedesco a fronte, di quest'opera è curata da Gianni Vattimo, con un'introduzione di Giovanni Reale e postfazione dell'autore stesso. Pubblicato per la prima volta nel 1960, rappresenta un importante lavoro nel panorama filosofico del Novecento, come recupero antiscientista del valore di estetica, storiografia e dialogo interpersonale in quanto veicoli di verità.
La Poetica di Aristotele è dedicata quasi interamente alla definizione e all'esame particolareggiato di quella forma dell'arte che è la tragedia. Il saggio introduttivo dell'autore, ricolloca il testo nell'orizzonte del corpus di Aristotele ricostruendone il testo filosofico per troppo tempo accantonato. Le note al testo sono brevi e chiariscono i temini e i concetti più controversi e difficili. Il testo greco a fronte è quello dell'edizione di riferimento a cura di R. Kassel: Aristotelis de arte poetica liber, Oxford, con alcune variazioni.
Un grandioso affresco apologetico del cristianesimo e una riflessione acuta, spesso impietosa, sull'uomo nella sua realtà concreta.
Conosciuto e amato per le riflessioni sull'uomo e su Dio, in Pascal è possibile ritrovare una costellazione di frammenti sulla politica. Politica quale la poteva intendere uno sguardo "profondamente moderno" come quello pascaliano: una disincantata analisi della "forza" che governa la vita civile, della "fragilità" della giustizia terrena, dell'"opinione" e del "divertissement" cui si assoggettano gli uomini. Un disincanto segnato - pur nella vicinanza a Montaigne e Hobbes - da un timbro tragico, proprio del cristianesimo paradossale di Pascal.