"Cos'è la "profondità di Dio"? San Giovanni ci ha risposto: la profondità di Dio si chiama l'amore di Dio. E che cosa è la "profondità di Cristo"? E' l'amore di Dio che si fa visibile, è dentro a un pensiero umano, è dentro a una coscienza umana, è dentro a una libertà umana, in una sofferenza, in una gioia umana. Gesù non tiene proprio niente er sé. Gesù si dona completamente per noi. E' venuto per noi, è nostro, è a nostra disposizione; il nostro bene è il suo desiderio"
Giovanni Moioli
Come può fiorire la vita, quando il tempo pare ritornare sempre su se stesso, portando con ciclica puntualità fatiche relazionali, umiliazioni e soprusi, che feriscono l'identità di una donna sofferente? Anna piange e prega. Le sue lacrime e la sua preghiera, come una breccia nel tempo, faranno uscire dalla spirale chiusa di consuetudini, che perpetuano l'ingiustizia insieme con un rito ormai svuotato di significato. Da lì nascerà il profeta Samuele, ma anche prenderà avvio l'epoca d'oro della monarchia davidica e Anna ancora pregherà, cantando nella gioia i capovolgimenti divini.
L'intento di questo libro è di andare verso le persone del nostro tempo e del nostro ambiente, incontrandole nella loro cultura e mentalità, nelle loro esigenze e concrete possibilità, offrendo un percorso di preghiera e di ricerca di senso adatto al loro linguaggio e alla loro sensibilità, un percorso che sia per loro praticabile e possa aiutarle a realizzare se stesse, a seguire le ispirazioni del loro cuore e a crescere nel servizio di Dio e degli altri, soprattutto ovviamente dei più bisognosi e dei prossimi della loro esistenza.
Due interi millenni di spiritualità cristiana ricondotti all’idea unificante di “sequela”.
Descrizione
La sequela di Gesù è il filo rosso di questo libro. Seguire le orme di Cristo, che è opera dello Spirito per eccellenza, si concretizza in ogni epoca e in ogni ambiente in forme diverse, caratteristiche, peculiari.
Qui Christoph Benke passa allora in rassegna i principali momenti dello sviluppo della spiritualità cristiana: dalla Bibbia ad oggi. L’autore, nella sua esposizione, mette a fuoco le figure più significative della fede di una data fase storica e, in più, consente di accedere alle fonti e ai testi originali della tradizione spirituale, non senza giungere a una sintesi per ciascuna delle varie epoche individuate. Di questa vasta rassegna, nel bilancio finale si tirano le fila in prospettiva sistematica, mentre gli indici conclusivi permettono al lettore di reperire velocemente tutti i temi trattati.
Avere dinanzi agli occhi le diverse forme di sequela è di grande aiuto quando si tratta di vivere oggi una forma convincente di spiritualità cristiana.
Attraverso dei temi chiave (debolezza, verità, autenticità, relazioni, ferialità e grazia) il testo cerca di indagare quale dovrebbe essere il profilo spirituale di un testimone. La testimonianza è un tema chiave per il cristianesimo perché dice che l'esperienza di fede non ha solo come scopo quello di santificarci ma anche quello di essere segno per gli altri. In che senso il cristiano è segno? In che senso deve diventare guida? In che senso la sua luce non può restare nascosta? Il testo cerca di rispondere a queste domande cercando di riportare alla luce del sole ciò che la cultura contemporanea vuole rilegare all'intimistico.
L'esperienza della solitudine è universale come la fame o la sete. Poiché ci riguarda più intimamente, siamo meno inclini a parlarne. Ma chi non ha conosciuto il suo dolore rosicchiante? La paura della solitudine causa angoscia. Essa suscita azioni sconsiderate. Nessuna voce è più insidiosa di quella che ci sussurra all'orecchio: "Tu sei irrimediabilmente solo". Però, per il cristiano la realtà ultima, la fonte di tutto ciò che è, è una realtà personale di comunione. Gli uomini e le donne, fatti "a immagine e somiglianza" di Dio, portano il segno di quella comunione originale impressa sul loro essere, che non devono dimenticare. La Scrittura ci esorta ripetutamente a "ricordare". Questo libro esamina sei aspetti della memoria cristiana, integrando l'esegesi biblica con letture della letteratura antica e moderna. Propone una riflessione fondata su cosa significa essere un essere umano.
Qual è il senso della spogliazione nel tempo che stiamo vivendo? Partendo dall’autospogliazione di Gesù Cristo, da dove tutto ha origine, si ripercorre e analizza la spogliazione di Francesco d’Assisi, attraverso una pluralità di letture che travalicano l’ambito storico e agiografico per raggiungerci, con una inattesa attualità, nella nostra quotidiana ricerca di senso e conferma nella fede. Contributi di Felice Accrocca, Raffaele Di Muro, Luigi Maria Epicoco, Carlos Acacio Gonçalves Ferreira, Emil Kumka, Elisabetta Lo Iacono, Mirko Mazzocato , Pietro Messa, Domenico Paoletti, Romano Penna, Angelo Romeo, Domenico Sorrentino, Maria Beatrice Toro.
In questa raccolta di articoli si può cogliere il modo in cui padre Spidlík ha articolato una visione teologica che corrisponda al fondamento trinitario e personale della fede: un Dio che non è un’oggettività anonima, ma un Padre che ama e che racchiude tutto quello che fa, compresa la creazione del mondo e dell’uomo, nel mistero della generazione del Figlio; Cristo che unisce in sé il creato e l’increato, assumendo nella sua persona l’umanità ferita dal peccato – cioè dall’isolamento, dalla non-relazione –, per vivere in tutto come Figlio del Padre; lo Spirito come il grande artefice della relazione, colui che il Padre fa abitare sia in Cristo che in ciascuno dei credenti, facendo di tutti una comunione nel suo Spirito; la preghiera come l’esercizio più profondo e ampio di questa dimensione relazionale; il cuore come l’organo che intreccia in un tessuto organico tutto ciò di cui siamo fatti; la responsabilità che questa visione comporta per la cultura e per il cosmo… L’accoglienza del dono della comunione qualifica il nostro tempo, la nostra esistenza, determina la nostra vocazione sacerdotale nei confronti del mondo e fa della Chiesa un mondo in via di trasfigurazione, il mondo che in Cristo diventa trasparente alla pienezza del paradiso, pienezza di presenza e di relazioni.
Si avverte in molti di noi, credenti e non credenti, una gran sete di spiritualità. Una spiritualità intesa come la dimensione che ci costituisce nel più profondo inducendoci a vivere relazioni vivificanti con noi stessi, con la creazione tutta e con Dio. Quando mi ritrovo in incontri in cui si affronta il tema della spiritualità, scorgo occhi che brillano, cuori che si infiammano. Una buona parte dei titoli dei libri esposti nelle vetrine delle librerie trattano di spiritualità. I monasteri brulicano sempre di più ed in continuazione di singoli e di gruppi in ricerca di quiete, di silenzio, di un «a tu per tu» con se stessi, con il creato e con Dio. Sempre più numerosi sono coloro che frequentano corsi di iniziazione alla meditazione profonda, allo yoga, che si prendono periodi sabbatici, che fanno deliberatamente la scelta di un lavoro part-time, che progettano pellegrinaggi, che decidono di trascorrere le proprie vacanze in agriturismi che permettono un contatto più profondo ed armonico con se stessi, con la natura e con Dio. Cresce il benessere economico e materiale, anche se non per tutti, senza che però crescano la gioia e la speranza. Vari pensatori credenti e non credenti, convinti del fatto che alla base delle varie crisi che ci affliggono ci sia soprattutto una crisi di valori, vedono come sempre più urgente la formulazione di un progetto etico che coinvolga responsabilmente tutti i popoli della terra.
Nella Scrittura tanti sono i cercatori di Dio e tra questi Mosè, che all'inizio dell'esodo chiede a Dio di mostrargli la sua Gloria, il suo volto. Si tratta di un desiderio impossibile che Dio non concede, tuttavia qualcosa gli è dato: «Io ti porrò nella cavità della rupe e ti coprirò con la mano, finché non sarò passato. Poi toglierò la mano e vedrai le mie spalle, ma il mio volto non si può vedere» (Es 33,23). Le «spalle di Dio» sono il sorriso di un amico, l'abbraccio di un bambino, il grido di chi soffre, gli occhi di chi si sente perduto. Le spalle di Dio sono tutto ciò che è stato creato e che rivela bontà e bellezza, capace di affascinare e sorprendere. Le spalle di Dio sono tutto ciò che, per grazia, anche l'uomo ha saputo realizzare nell'arte e nell'ingegno, restituendo pace e armonia. Ripercorrendo l'esperienza spirituale di Mosè, di Elia o della Maddalena, ci potremmo sorprendere anche noi tra i cercatori di oggi, con il dubbio di aver intravisto le sue spalle da qualche parte...
Il testo contiene il materiale preparatorio - in certo senso gli abbozzi - di una grande opera di predicazione ("Opus Sermonum") progettata dal Maestro domenicano (1260-1328 ca.) che però non ci è giunta. Ci troviamo così in presenza di un caso unico nella storia del pensiero e della spiritualità: nella officina, per così dire, di un intellettuale medievale, di fronte alla testimonianza viva del suo metodo di lavoro, nella fase di preparazione di un'opera. L'importanza eccezionale di questi abbozzi - peraltro sviluppati spesso come un'intera predica - sta nel fatto che essi mostrano in tutta evidenza i temi principali che Eckhart ha avuto sempre in mente e che intendeva trattare. Ritroviamo qui perciò, in primo luogo, la concezione dell'uomo distaccato, che nel distacco è fatto una cosa sola con Dio: in cui soltanto, per grazia, assume reale consistenza, davvero è, non più smarrito nell'oceano doloroso della lontananza dall'essere, dal Bene.
Scoprire la bellezza e il valore di una vita piena e felice: ecco cosa suggerisce papa Francesco in Gaudete et exsultate. L'esortazione apostolica è il gesto d'amore di un padre che vuole accompagnare i suoi figli a vivere l'essenziale della vita cristiana, in un tempo inedito di trasformazioni e di cambiamenti. E mostra come la chiamata alla santità offra il segreto di un'esistenza vissuta in pienezza, perché realizza il desiderio di felicità che è nel cuore di ogni essere umano. Francesco ripropone il valore della vita cristiana autentica come percorso di gioia capace di spandere attorno a sé il profumo del vangelo. Le parole del papa dicono attenzione alla normalità perché non scada nella banalità e sia vissuta secondo quel profilo alto che dà dignità al quotidiano. Perché il santo è una persona comune, che potrebbe benissimo abitare alla porta accanto. Il santo è uno che vive con amore, ispirandosi a Gesù; è uno che conosce il valore dei piccoli gesti quotidiani; è uno che non passa oltre quando incontra un povero che dorme sotto un portico...