Mai come oggi il nono dei dodici principi fondamentali che tratteggiano il volto della Repubblica ha goduto di fortuna e consenso popolare: oggi che esso è di fatto negato da leggi e politiche. Nel 1948 la Costituzione ha spaccato in due la storia della cultura e della ricerca scientifica italiane, assegnando a spiagge e montagne, a musei, università e chiese una missione nuova al servizio del nuovo sovrano: il popolo, cioè noi tutti. La storia dell’arte è in grande parte la storia del potere di re e papi, granduchi e tiranni, principi e banchieri. Ma il progetto della Costituzione ha cambiato questa storia, dando parole nuove a una tradizione secolare che suggeriva che proprio l’arte e il paesaggio fossero leve potenti per rimuovere gli ostacoli all’eguaglianza e permettere il «pieno sviluppo della persona umana» (art. 3).
Quali pretese può avanzare un individuo nei confronti di una comunità politica cui non appartiene? È a queste difficili domande che risponde l’articolo 10 della nostra Costituzione: sono domande che hanno una lunga storia alle spalle, ma acquisiscono forme e urgenze nuove nel nostro presente. Di fronte al fenomeno – inedito per l’Italia – dell’arrivo di migranti, i principi costituzionali mostrano tutta la loro attualità e sollecitano l’odierna cultura politico-giuridica a superare le tradizionali chiusure statualistiche e a prendere seriamente in considerazione i diritti umani enunciati dai documenti internazionali.
Il volume fa parte della serie Costituzione italiana:i Principi fondamentali diretta da Pietro Costa e Mariuccia Salvati.
Perché leggere la Costituzione italiana? E perché viene così spesso evocata nei dibattiti politici e citata sulle pagine dei giornali, a volte senza neanche essere ben conosciuta? Che cos'hanno di speciale i dodici articoli con cui si apre? I principi e i diritti fondamentali che vi sono enunciati sono viva realtà? Nel settantesimo anniversario della sua nascita, una serie di brevi volumi illustra la straordinaria ricchezza di motivi e implicazioni racchiusa nei principi fondamentali della nostra Costituzione ricostruendone la genesi ideale, ripercorrendo le tensioni del dibattito costituente, interrogandosi sulla loro effettiva applicazione e attualità.
L’articolo 11 reca una importante e nobile direttiva, perché sceglie per l’Italia una vera e propria, nonché totale, astensione dalla guerra, di qualsiasi tipo, fuorché ovviamente la legittima difesa. Frutto di un accordo largamente consensuale tra le forze politiche del tempo, questo articolo venne ben presto a trovarsi in contrapposizione con alcune decisioni dei governi del Dopoguerra, in particolare l’adesione al Patto atlantico e al dispositivo militare dell’articolo 5 del Trattato nato. Negli anni, il dibattito scientifico e politico sulla reale portata e sui limiti della dichiarazione di intenti in esso contenuti è stato vivacissimo. La rinuncia alla guerra è totale e doverosa, ciononostante molti sono stati i casi in cui si è cercato di aggirare il dettato dell’articolo 11, avanzando dubbi sulla sua applicabilità.
Il volume fa parte della serie Costituzione italiana:i Principi fondamentali diretta da Pietro Costa e Mariuccia Salvati.
Perché leggere la Costituzione italiana? E perché viene così spesso evocata nei dibattiti politici e citata sulle pagine dei giornali, a volte senza neanche essere ben conosciuta? Che cos'hanno di speciale i dodici articoli con cui si apre? I principi e i diritti fondamentali che vi sono enunciati sono viva realtà? Nel settantesimo anniversario della sua nascita, una serie di brevi volumi illustra la straordinaria ricchezza di motivi e implicazioni racchiusa nei principi fondamentali della nostra Costituzione ricostruendone la genesi ideale, ripercorrendo le tensioni del dibattito costituente, interrogandosi sulla loro effettiva applicazione e attualità.
Sulla nostra bandiera la Costituzione non dice molto. Eppure, le sue poche parole sono estremamente significative, non solo per la scelta di costituzionalizzare la foggia della bandiera nazionale, ma anche per la storia che la precede. È ormai da più di duecento anni che il tricolore costituisce, per tutti gli italiani, un segno di identità. Il suo aspetto non è sempre stato esattamente il medesimo, anzi ha conosciuto non poche vicissitudini, ma al di là dei cambiamenti il suo potente messaggio simbolico è rimasto intatto. Intenderne bene il senso è fondamentale per capire l’intera Costituzione.
Il volume fa parte della serie Costituzione italiana:i Principi fondamentali diretta da Pietro Costa e Mariuccia Salvati.
Perché leggere la Costituzione italiana? E perché viene così spesso evocata nei dibattiti politici e citata sulle pagine dei giornali, a volte senza neanche essere ben conosciuta? Che cos'hanno di speciale i dodici articoli con cui si apre? I principi e i diritti fondamentali che vi sono enunciati sono viva realtà? Nel settantesimo anniversario della sua nascita, una serie di brevi volumi illustra la straordinaria ricchezza di motivi e implicazioni racchiusa nei principi fondamentali della nostra Costituzione ricostruendone la genesi ideale, ripercorrendo le tensioni del dibattito costituente, interrogandosi sulla loro effettiva applicazione e attualità.
La ricca produzione machiavelliana è testimonianza di una delle epoche più tormentate e significative della civiltà occidentale, ove prassi politica, riflessione storico-filosofica e inventiva letteraria si fondono armonicamente insieme. La riflessione politico-filosofica machiavelliana non è affatto avulsa dal contesto, bensì sempre radicata nella quotidiana esperienza umana e politica di quegli anni di doloroso travaglio storico, i quali tuttavia furono fonte inesauribile di ispirazione, di una costante meditazione sulla natura e sulla condotta umana. Riproponiamo al lettore in un unico volume, secondo l'edizione critica di Mario Martelli, le opere di uno dei massimi ingegni del Rinascimento.
Le lettere ai politici di Alcide De Gasperi rivelano una storia di relazione tra le grandi gure che hanno costruito il sogno europeo; una storia politica in un’epoca in cui la politica era ancora impegno e vocazione; una storia spirituale incarnata nel tempo del dopoguerra e della ricostruzione dell’Italia. Questa edizione – ricchissima di testi inediti – permette di riscoprire una delle grandi gure morali della nostra storia recente, che seppe coniugare desiderio di integrità, scelta evangelica e comunione sociale.Tra i destinatari delle lettere ci sono politici italiani di primo piano: Nenni, Togliatti, Luigi Einaudi, Giovanni XXIII , Benedetto Croce, La Pira e Dossetti.
Nelle sue lettere, De Gasperi affronta temi personali e interiori e, naturalmente, politici: la ricostruzione nel dopoguerra, l’Europa come casa comune, le speranze di una democrazia ancora giovane...
Il volume è a cura delle due glie di De Gasperi, che introducono ogni carteggio inquadrandolo storicamente e raccontando le occasioni e i personaggi a cui il padre scrive.
L’appuntamento elettorale del prossimo 4 marzo occupa il Primo piano del numero di febbraio, perché si tratta di un voto che vede i cattolici di fronte a una scelta sempre più difficile. Oggi sembra quasi che i fedeli possano militare in qualsiasi partito e votare senza alcun riferimento preciso, ma non è così, scrive Stefano Fontana, i principi non negoziabili mantengono la loro validità: «Sono i confini che rendono umana la politica». Eppure i governi che si sono succeduti negli ultimi anni, nota Riccardo Cascioli, sono stati molto impegnati nel varare una serie di provvedimenti che hanno segnato uno svolta sui temi antropologici: divorzio breve, unioni civili, Dat, sono i fiori all’occhiello delle ultime legislature. Ma l’agenda radicale non ha finito il suo lavoro…
L’approvazione della legge sulle Dat, con l’evidente rischio di introdurre l’eutanasia sotto mentite spoglie, ci porta a riflettere sul tema della morte, in particolare sul senso della fine. Per questo abbiamo condotto un’inchiesta che è diventata un dossier: come si vive la malattia? Qual è il ruolo della Chiesa nell’accompagnare il malato e il morente? Si chiedono ancora i sacramenti? Siamo andati a parlare con i cappellani negli ospedali ed esperti di pastorale della salute (don Massimo Angelelli, don Maurizio Funazzi, don Giovanni Maria Pertile e don Fabio Giovenzana), e con alcuni medici cattolici (Filippo Maria Boscia, Antonio Spagnolo, Massimo Gandolfini e Renzo Puccetti); per scoprire che più di una “dolce” morte si deve cercare una “bella” morte. Capace di curare il corpo e salvare l’anima.
Febbraio è il mese delle Olimpiadi invernali in Corea del Sud, per questo intervistiamo una leggenda dello sci di fondo italiano: Franco Nones, il primo atleta non scandinavo a vincere una medaglia d’ora nella specialità. Accadde alle Olimpiadi di Grenoble nel 1968, esattamente cinquant’anni fa. Lo sport, la vita e la fede di un montanaro vero.
Sull’importanza del sacrificio e della fatica interviene anche Costanza Miriano che incontra il suo vecchio allenatore e ricorda il suo passato di atleta, capace di correre senza paura e senza troppi aggeggi elettronici. «Benedetta fatica», scrive.
Il fenomeno Don Matteo, fiction di grande successo giunta all’undicesima edizione, viene spiegato da Mario Ruggeri l’head writer della serie, cioè il coordinatore del team di soggettisti che dà vita al detective dell’anima più famoso in Tv. Ma non tutti i preti in Tv e al cinema fanno la bella figura del prete che risolve i gialli a Spoleto, a parte pochi esempi, scrive Mario Iannaccone, di solito la figura del prete viene resa in modo caricaturale e negativo.
Come sempre ci sono le pagine di storia, filosofia e di apologetica. Non mancano le rubriche, a partire da quelle storiche, “Vivaio”, di Vittorio Messori, che questo mese offre ai lettori la seconda parte di un sogno che ha fatto irruzione nella sua vita recente. Poi “La versione di Barra”, del fondatore della rivista Gianpaolo Barra, “Il Kattolico” di Rino Cammilleri, e “Don Camillo sul crinale” di Lorenzo Bertocchi, in cui la tranquilla vita del crinale viene sconquassata dall’arrivo di una fashion blogger. La “Matita blu”, affidata a Luisella Scrosati, si occupa del filosofo Massimo Cacciari e le “Parole proibite” di Andrea Zambrano mettono a tema la parola “tradizione”.
Chi sono gli Immediati? Gli effimeri vincitori di oggi, coloro che rifuggono la mediazione, vogliono demolire ciò che è intermedio, agiscono all’istante, senza meditazione né condivisione. I nostri guru preferiti sono assertivi, semplificatori, compulsivi. Ciascuno di noi può diventare un Immediato: attraverso giudizi superficiali e slogan espressi e rilanciati sulla rete, l’adozione dei nuovi alfabeti comunicativi dominati dalle emozioni. Politici
e governanti immediati sono facilmente identificabili, ma sono soltanto una parte del problema, poiché gli Immediati crescono e si affermano nei campi più diversi: le tecnologie, la finanza, le ignoranti strumentalizzazioni della Storia.
Gli Immediati portano pericoli profondi; possono toglierci la voglia di riflettere, la capacità di attendere, il coraggio di dialogare, la forza di sognare. Dobbiamo metterli all’angolo, per tornare a scommettere sul tempo medio, il domani, nella vita politica e in quella quotidiana, nelle istituzioni e nelle azioni personali. E abbiamo bisogno di insegnanti, di valenti formatori; di chi costruisca nuove possibilità per il lavoro, nell’età dell’intelligenza artificiale e dell’automazione; di chi restituisca partecipazione, efficacia e onore alla politica.
Il sistema scolastico, il lavoro, la cultura capitalista, la Chiesa, il ruolo della donna, la politica: come movimento di massa il Sessantotto intercettò i problemi innescati da un mondo che stava cambiando, e con la sua forte carica contestataria mise in discussione ogni singolo ambito della vita sociale. Se le risposte che diede furono spesso velleitarie o sbagliate, esso tuttavia registrò e accompagnò quella transizione di civiltà di dimensioni epocali che si sarebbe manifestata appieno più tardi e che oggi ci sfida prepotentemente.
Il welfare state è nato come risposta politica ai bisogni sociali emersi con la rivoluzione industriale. Ma le politiche sociali sono diverse da paese a paese e dalla rivoluzione industriale a oggi il contesto socio-economico e demografico è profondamente mutato, e con esso le esigenze della comunità. Come comprendere le diversità esistenti e le direzioni del cambiamento? Quali sono le prospettive europee anche dopo la crisi? In questa nuova edizione ampliata e aggiornata, il testo offre, in forma chiara e sintetica, una serie di strumenti per rispondere a tali domande.
«Non è difficile individuare le politiche economiche necessarie per invertire la rotta. Abbiamo bisogno di maggiori investimenti nei beni pubblici; di una migliore governance aziendale, leggi antitrust e antidiscriminazioni; di un sistema finanziario più regolamentato; di un rafforzamento dei diritti dei lavoratori; di sistemi di tassazione e trasferimenti più progressivi. 'Riscrivendo le regole' che disciplinano l'economia di mercato sulla base di queste esigenze potremo ottenere una maggiore uguaglianza nella distribuzione del reddito sia prima che dopo le tasse e i trasferimenti, e di conseguenza risultati economici migliori.»
Per costruire un futuro migliore ci serve un'utopia. Un'utopia sostenibile. È la via maestra che Enrico Giovannini indica per il raggiungimento entro il 2030 degli obiettivi di sviluppo sostenibile fissati dall'ONU. Fame, salute, acqua, povertà, energia, infrastrutture, occupazione, disuguaglianze, clima, pace, istruzione sono questioni che si affrontano solo con un pensiero integrato e il concorso di forze politiche, economiche e sociali. Continuare a pensare e ad agire come nel passato vuol dire far precipitare il nostro mondo in una profonda crisi ambientale, economica, sociale. È richiesto l'impegno di tutti e un profondo cambiamento del modo in cui leggiamo e affrontiamo i problemi che ci circondano.