In un saggio, Andrea Camilleri individua una delle cause della corruzione in Sicilia nella Bolla di componenda, «un incredibile tariffario, emesso ufficialmente dal clero con le percentuali da pagare alla Chiesa per i reati commessi». Ma è questa la verità? Perché l'accusa nasce all'indomani dell'unificazione italiana da parte di una borghesia, che vuole celebrare la sua conquistata egemonia? Don Francesco Michele Stabile, sulla base di documenti e di argomentazioni logiche, ritiene che questa volta la fantasia del romanziere abbia fuorviato la penna dello storico e lo abbia indotto, suo malgrado, a una prestazione da "cattivo maestro".
Il presente volume nasce dalla volontà dell'autore di analizzare la personalità e l'opera di Cristoforo Colombo, cercando di mettere in luce in cosa consista la sua visione religiosa, coniugando al proprio interno aspetti storici, geografici, religiosi, economici, politologici, finanziari e di analisi territoriale. In particolare, si pone l'attenzione sulla visione escatologica dell'Ammiraglio in relazione agli eventi connessi con la scoperta del Nuovo Mondo, un quadro estremamente variegato che offre numerosi spunti di analisi. La storiografia si è occupata molto di Colombo e dei vari aspetti della sua personalità e vicenda storica, ma soltanto alcuni studiosi hanno preso in considerazione il discorso religioso.
Ogni re che vuole dimostrarsi mio pari vada dove io sono andato»: con queste parole Sargon il Grande più di quattromila anni fa conquistava le città della Mesopotamia e uni cava il mondo in un unico territorio che andava dai monti dell’Anatolia al Golfo Persico. Da quel momento la storia dell’umanità è stata segnata dall’ascesa e dalla caduta dei grandi imperi, che hanno impresso la loro impronta su cambiamenti epocali, rivoluzioni, guerre e trattati di pace.
Paul Strathern ne ripercorre le vicende dalla dinastia di Akkad al dominio globale degli Stati Uniti, raccontando l’Impero romano, le conquiste dei mongoli, la Cina della dinastia Yuan, i califfati arabi, l’impero marittimo del Regno Unito. Attraverso i secoli l’organizzazione degli imperi si è modificata di pari passo con la concezione del potere, evolvendo da un puro e semplice dominio territoriale, alimentato dalle conquiste militari, alla capacità di in uenzare le politiche degli stati vicini, no ad arrivare a potenze economiche in grado di spostare gli equilibri su scala mondiale.
Ogni incarnazione della forma impero descritta da Strathern è stata accompagnata da valori etici, politici e religiosi peculiari, di volta in volta presentati alle masse come i migliori e i più desiderabili, ma connotati anche dalla violenza e dallo sfruttamento dei popoli conquistati. Storia del mondo in dieci imperi attraversa quattro millenni di trionfi e sconfitte, dai campi di battaglia europei ai porti dell’Oriente, dalle steppe dell’Asia agli altipiani dell’America del Sud, e ripercorre la nostra storia grazie ai grandi imperi in cui si rispecchiano, nel bene e nel male, le vicende di tutta l’umanità.
L’Ottocento è il secolo dell’Europa. Il secolo in cui il Vecchio continente ha dominato il resto del mondo come mai prima e mai dopo. Il secolo di rivoluzioni e repressioni, ma anche di appassionate lotte per l’uguaglianza e per i diritti, della nascita dell’industria, di uno straordinario fermento scientifico e culturale. Il secolo che ci ha reso ciò che siamo.
Maestoso. Il diario di un secolo turbolento e confuso scritto con chiarezza e passo narrativo. I temi sociali, politici e culturali si intrecciano in un grande dipinto di straordinario fascino e dettaglio. Siamo di fronte a un esempio eccelso di storia di un continente attraverso i suoi paesi.
“The Times”
Il secolo che va dalla battaglia di Waterloo allo scoppio della Prima guerra mondiale è stato una fase decisiva per la storia del mondo. In questi cento anni l’Europa ha allargato il proprio dominio a tutto il pianeta e ha tracciato un solco al cui interno ancora ci muoviamo: dalla nascita della civiltà industriale alla volontà di controllo sulla natura, dalle lotte dei lavoratori a quelle delle donne, dalle sfide degli artisti alle accademie sino alle rivolte dei servi contro i padroni. Questo affresco affascinante ci raccontal’Europa del XIX secolo, intrecciando storia politica, economica e culturale, a partire dai rapporti di forza interni ed esterni al continente. Particolare attenzione è dedicata alla ricostruzione della dimensione umana di questa storia, per cui ogni capitolo si apre con la vita di una persona, ognuna di un paese europeo diverso.
«Verso l’inizio degli anni Trenta dell’Ottocento, lo scalpellino Jakob Walter si mise a scrivere le sue memorie. Era stato un soldato semplice nella Grande Armée dell’imperatore Napoleone Bonaparte, arrivando fino a Mosca. Dell’unica occasione in cui vide Napoleone scrive: “Osservava passare il suo esercito, che era in condizioni disastrose. Impossibile immaginare cosa provasse. Il suo aspetto esteriore sembrava indifferente riguardo al miserabile stato dei suoi soldati; solo l’ambizione poteva fare effetto sul suo cuore.”».
Nella primavera del 2011 il mondo arabo è stato investito da una serie di proteste radicali che chiedevano un reale cambiamento dei regimi politici al governo. Dopo decenni di dittature militari, di corruzione generalizzata, malversazioni, inefficienza amministrativa e sperpero delle risorse nazionali, per un breve spazio di tempo è sembrato che finalmente la democrazia stesse per affermarsi anche in Medio Oriente. Il sogno si è infranto quasi subito nella tragedia: la sanguinosissima guerra civile in Siria, i conflitti tribali e petroliferi in Libia che hanno smembrato quella parvenza di Stato che era la Jamahiriyya di Gheddafi, le guerre religiose che nella penisola arabica hanno ridotto alla fame lo Yemen. Tunisia a parte, ovunque la richiesta di democrazia è stata disattesa, ovunque i problemi economici e demografici sono rimasti irrisolti, ovunque si è preferito utilizzare la forza per affrontare le tensioni tra Stato e società civile. Ripercorrere la storia di questa stagione è fondamentale per comprenderne fino in fondo le ragioni, per analizzare le responsabilità e per prevedere le conseguenze che essa avrà anche sulla nostra parte di mondo. Una lettura indispensabile per chiunque voglia approfondire le contraddizioni e i conflitti del nostro tempo, soprattutto in un paese come l’Italia che dal legame con il mondo arabo viene direttamente coinvolto.
Venezia, che conserva ancor oggi un'evidente impronta bizantina, nacque bizantina nel VI secolo e tale rimase nell'alto Medioevo almeno fino al IX secolo. Poi il legame con Costantinopoli si fece via via più lento, ma all'interno di questo si scrisse la vocazione commerciale di Venezia. L'autore traccia la storia del rapporto millenario che nel corso del Medioevo ha unito la città lagunare all'impero bizantino fino alla caduta di questo, nel 1453. Dalla fondazione di Venezia sotto la pressione dell'espansione longobarda alla dipendenza da Bisanzio, all'indipendenza entro la sfera dell'impero all'aperta ostilità che condusse Venezia a partecipare, nella quarta crociata, alla conquista di Costantinopoli.
Le Storie Filippiche rappresentano uno dei perduti Graal della letteratura di Roma antica: una storia universale scritta in latino. Loro autore è un uomo di origine gallica, Pompeo Troppo: proprio mentre Tito Livio componeva la sua monumentale Storia di Roma, scelse invece di narrare ke vicende dei popoli più lontani, nel tempo e nello spazio. Al centro doveva spiccare la formidabile ascesa e caduta del regno macedone, da qui il titolo. Sfortunatamente, però, le Storie Filippiche sono andate perdute: tutto quello che ci resta è un Florilegio, composto qualche secolo dopo da un certo Giustino. La perdita è quindi parzialmente sanata? No: Giustino, pur limitandosi ad un'operazione apparentemente innocua come la selezione di brani, in realtà modifica nel profondo gli equilibri e le prospettive dell'originale. Il suo Florilegio, quindi, più che raccontarci la storia del mondo, rappresenta il biglietto di accesso a una camera delle meraviglie, in cui da ogni scaffale fa capolino qualcosa di stravagante: regine malvagie, sovrani obesi, bambini prodigio, fughe rocambolesche, passioni e enigmi.
Il mito della Sicilia tollerante sotto la dominazione araba, l’inquisizione criminale, le crociate portate dai cristiani cattivi, il Medioevo delle streghe e dei roghi: miti che fanno parte di una “leggenda nera” ormai radicata e diffusa e di cui gli stessi cattolici parlano con imbarazzo, cercando addirittura di evitare l’argomento, quasi vergognandosene. Ma l’ignoranza della storia non serve a niente, anzi, è controproducente, tanto più che molto spesso le cose non sono come ci vengono raccontate. In questo libro Rino Cammilleri racconta le cose come stanno, o come sono sempre state, al di là della vulgata dominante, nella convinzione che i cattolici di oggi abbiano bisogno di essere nuovamente istruiti, nella storia come nella fede.
L’alloggio segreto di Anna Frank e la casa di Etty Hillesum si trovano a poca distanza l’uno dall’altra, tra i canali di Amsterdam. È qui che si incrocia la storia di due donne straordinarie, destinate ai campi di concentramento dagli occupanti tedeschi, ma decise a vivere fino in fondo il tempo che è loro concesso.Sia Anna che Etty fissano su un diario la quotidianità della propria esistenza gravata dalla barbarie nazista, ma ancor più delineano il percorso delle loro anime, affinate ogni giorno dalla prova, dal dolore, dal rischio. Scavando nel pozzo delle risorse interiori, preservano uno spazio di libertà e dignità che nessuno può rubare, neppure il più crudele delle SS.Questo libro mette a confronto i diari di Anna ed Etty, seguendo una traiettoria antologica suddivisa per temi.
Patrizi di Bellegra. Presbiteri al servizio della Curia Romana dal XVIII al XX secolo
di Davide Bracale
Il volume attraversa tre secoli di storia attraverso l’operato dei presbiteri della famiglia Patrizi che da Bellegra, feudo dell’Abbazia di Subiaco, volsero a Roma e qui, secondo una radicata tradizione familiare, prestarono servizio presso la Curia Romana.
Don Lorenzo Patrizi, archivista del Sant’Uffizio, affrontò la sottrazione di tutti i documenti della Santa Sede durante l’invasione napoleonica di Roma. I documenti furono trasportati a Parigi assieme a Pio VII, ormai prigioniero di Napoleone. Don Lorenzo, dopo la disfatta di Waterloo, fu incaricato di riformare tutto l’Archivio del Sant’Uffizio, in condizioni disastrate, con i documenti che man mano tornavano da Parigi, ritrovati sia nei palazzi nobiliari che tra i pizzicagnoli della capitale francese. Ad oggi, l’impegno di questo presbitero e dei suoi successori ha permesso che l’Archivio del Sant’Uffizio con tutta la sua storia continui ad esistere.
Don Giuseppe Patrizi, docente di diritto canonico all’Archiginnasio della Sapienza, all’epoca università papale, era il ciambellano del card. Angelo Mai, cui Leopardi intitolò il celebre canto “Ad Angelo Mai” quale ringraziamento delle sue scoperte filologiche.
Mons. Pietro Patrizi, ultimo prelato della famiglia vissuto nell’epoca dello Stato Pontificio, era avvocato della Curia Roma e officiale della Congregazione del Concilio. Dopo la breccia di Porta Pia del 1870 egli si pose in strenua difesa di Pio IX e con coraggio per dieci anni tentò di difendere il Beneficio della Madonna della Pace di Bellegra, per centocinquant’anni gestito dai Patrizi con notevoli frutti in favore dell’Abbazia di Subiaco e dell’Apostolica Sede; tuttavia egli dovette cedere alla liquidazione dell’asse ecclesiastico e arrendersi alla caduta dello Stato Pontificio.
L’ultimo esponente della famiglia al servizio della Sede Apostolica fu Mons. Nazareno Patrizi. Incardinato nella diocesi di Roma, insegnava nella scuola operaia di Testa Spaccata e l’estate partiva per le missioni nelle chiese della campagna romana. Canonico dei Ss. Celso e Giuliano ed avvocato rotale, era stato incaricato da Pio X di interessarsi alla questione della legge delle guarentigie dalla prospettiva della Sede Apostolica e secondo quanto determinava il diritto pubblico. Impiegato nel servizio diplomatico pontificio prima come segretario di ablegazione e poi quale incaricato d’affari dei vescovi argentini, da Benedetto XV fu indicato per una complessa nunziatura in America Latina. Pio XII, infine, gli conferì il titolo di Prelato Domestico, quale premio per il suo impegno pastorale e di curia. Con Mons. Nazareno Patrizi tramontò la tradizione di presbiteri della famiglia Patrizi, ma era ormai fissato nella storia il loro secolare operato.
Sospetti, trattative, intrighi, spionaggio, soccorsi umanitari... di uno Stato da proteggere. Il Vaticano, si sa, è uno Stato molto particolare: pochi chilometri quadrati di chiese, palazzi, tesori d'arte e giardini. Nel momento in cui l'Europa è lacerata da contrapposizioni ideologiche violentissime, lo staterello è neutrale e potrebbe attendere, magari in preghiera, la fine della tempesta... Invece no. Il Vaticano è a Roma, nel cuore della capitale di un regime autoritario alleato con la Germania. I rapporti con il regime fascista sono di reciproco sospetto: Mussolini fa spiare i monsignori, i cardinali e il papa stesso. Hitler odia la Chiesa cattolica perché la considera un potere trasversale, che può sempre sfuggire al controllo assoluto dello Stato. Gli Alleati, invece, temono una Chiesa che acquisti troppa autorità morale in anni di sangue e acciaio. Ciascuno ha la sua posizione, e il Vaticano è in mezzo. Dunque, per prudenza, meglio porvi informatori, spie, doppiogiochisti. Meglio vigilare sui suoi confini, anche perché a volte ci scappano dentro prigionieri di guerra inglesi in fuga dai campi di prigionia, seguiti ben presto da giovani tedeschi sbandati. E nel lungo inverno del '43 il Vaticano, oramai circondato dal III Reich, deve affrontare la fase più dura della "tormenta". In questo contesto proprio da dentro le "Sacre Mura" la Legazione inglese, con il supporto del settore 9 del Military Intelligence, opera nell'ombra. A un certo punto abbiamo anche un piano di Hitler per rapire il papa e deportarlo in Germania o nel Liechtenstein e si elabora un contro-piano di "difesa passiva ma energica" che prevede anche il sacrificio di tutti i militari che faranno "scudo col proprio corpo alla Sacra ed Augusta Persona del Sommo Pontefice"... Prefazione di Andrea Riccardi.
Tutti sanno chi era Paolo di Tarso, pochi invece conoscono il suo contemporaneo Yohanan ben Zakkai. Eppure entrambi, a modo loro, hanno dato l’avvio a una nuova religione, e entrambe queste religioni (cristianesimo e ebraismo moderno) sopravvivono ancora oggi. Nel I secolo d.C. Yohanan era nella Gerusalemme assediata dalle armate di Tito. Poco prima dell’attacco romano riuscì a scappare dalla città e a farsi ricevere dall’imperatore, al quale chiese il permesso di istituire una scuola nel “vigneto di Yavneh”. Tito glielo concesse, e fu così che iniziò a svilupparsi l’ebraismo dei rabbini, il quale, modificato nei secoli, è di fatto quello di oggi. Il nucleo di questa dottrina è una quasi infinita serie di discussioni tra saggi, durata cinque secoli, nella quale quasi sempre contano più le domande e le argomentazioni che le risposte. Quando questa immensa tradizione orale venne messa per iscritto, divenne il Talmud: 37 volumi di dispute serrate tra saggi rabbini praticamente su ogni cosa. Scritto in due lingue (ebraico e aramaico), con uno stile tutto meno che lineare, il Talmud (nelle sue due versioni, babilonese e palestinese) è oggi considerato una delle opere più complesse che esistano e il fondamento stesso dell’ebraismo. La sua storia è un tutt’uno con la storia degli ebrei. Harry Freedman ci regala una breve, efficace e godibile “biografia” di questo libro incredibile, che di vicissitudini ne ha passate davvero molte. Dalle sue origini mesopotamiche al rapporto con gli arabi, dall’incontro coi cristiani alle dispute medievali, dal commento di Rashi alla prima versione a stampa pubblicata a Venezia, passando attraverso i molti roghi che tentarono di arginarne l’insegnamento, le condanne papali, e poi l’Illuminismo, l’Ottocento e la Notte dei Cristalli. Il Talmud – questo libro sconosciuto – ne esce come uno dei più nascosti ma potenti punti di origine della modernità, nonostante sia stato a lungo temuto, bruciato, ostracizzato e ben poco studiato dai non ebrei. Eppure al Talmud, nelle diverse epoche, si sono ispirati in moltissimi, spesso senza saperlo.