«Se pensi che per sfuggire da Satana sia sufficiente credere in Dio, ti sbagli. Anche Satana crede in Dio». Michela "Fuggita da Satana" è la testimonianza forte e sconvolgente di Michela, una donna che al culmine della carriera, attraverso incontri apparentemente innocui con un gruppo esoterico, incontra il male. Si ritrova in una setta satanica e, attraverso un indottrinamento lento e minuzioso, giunge a scalarne le gerarchie interne fino ad arrivare a essere un'aspirante sacerdotessa di Satana. Per arrivare al gradino più alto, e avere finalmente il "potere", le manca un'unica cosa da fare: uccidere! La vittima è la Fondatrice di una comunità che si occupa di "recuperare" i "perduti". Michela si prepara a questo ultimo passo progettandolo in ogni minimo particolare, ma non sa che i suoi progetti saranno stravolti da un abbraccio... che le salverà la vita e le farà incontrare Gesù Cristo, Dio della vita. Un libro che ricorda a tutti che il Bene avrà sempre la meglio sul male! In questa edizione è stata inserita un'appendice che spiega: la diffusione odierna della magia, le sue diverse forme, il giudizio dottrinale della Chiesa, la differenza tra maleficio e possessione diabolica, l'attività evangelizzatrice della Chiesa per contrastare magia e spiritismo. Si tratta della Nota Pastorale dei Vescovi della Toscana sulla magia e la demonologia.
Qual è la strategia migliore e più efficace per respingere l’assalto del diavolo? Inutile girarci intorno: all’atto pratico questa è la domanda. E a tale domanda questo fascicolo di «CredereOggi» intende rispondere proprio a partire da quel Rito dell’esorcismo che la chiesa attua quando avverte la presenza e l’azione del maligno e dei demoni nella storia personale e comunitaria degli uomini. Parlare del diavolo non lascia nessuno indifferenti e il dibattito è intenso anche se spesso sottotraccia. Gli esorcisti, poi, più che ministri per molti sono preti un po’ “misteriosi”, un po’ maghi, un po’ superuomini. La loro preparazione, tuttavia, non è delle migliori. È spesso frutto di un “apprendistato professionalizzante” acquisito “sul campo” a seguito di un “maestro”: più competenza pratica a contenuto “tecnico-professionale” che formazione teologica specifica iniziale e permanente. E se ne avverte (eccome!) il bisogno. L’esorcismo è in definitiva un’esperienza di fede molto intensa, in cui si tocca quasi con mano la presenza viva di Gesù e della comunità cristiana. Non può mai essere disattesa, nemmeno oggi, l’invocazione di aiuto che viene da vite tormentate dal male e da quel maligno che travaglia la storia ancorché la Pasqua di Cristo Signore ne abbia demolito il potere.
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La rivista «CredereOggi» è pubblicata da più di quarant’anni dalle «Edizioni Messaggero Padova» sotto la responsabilità dei Frati minori conventuali di sant’Antonio di Padova. Contributi di: MATTEO DE MEO - CARMELO DOTOLO - PAOLO FLORETTA - COSTANTINO GILARDI - GIUSEPPE GIORDAN - LUIGI GIRARDI - ANDREA NICOLOTTI - GERMANO SCAGLIONI - MANLIO SODI
Gabriele Amorth muore a Roma il 16 settembre 2016. «A 91 anni di età, 69 di vita paolina, 62 di sacerdozio, 30 di esorcismo». Così sintetizza Domenico Agasso, alla fine della sua indagine sulla vita di colui che tutti ricordano come il più famoso esorcista dei nostri tempi. Quella di Amorth, però, non è stata solo la vita di un "nemico di Satana-, ma anche di un protagonista della storia recente di un'Italia che, nell'ante e nel dopoguerra, si trovava a doversi costruire un'immagine democratica che non perdesse i valori più profondi del cristianesimo. Padre Gabriele visse con intensità tutta questa straordinaria stagione a fianco dei più grandi dell'epoca, dai quali ricevette stima e rispetto. Ancora Agasso chiosa: «Tanti gli debbono gratitudine e salvezza. Preti, vescovi e Papi non possono disperdere il suo esempio e la sua lezione, ma piuttosto farne tesoro. [...] La Chiesa, un giorno, dovrà indagare le virtù di don Gabriele Amorth». Questo libro è un invito ad approfondire la storia di un uomo, di un prete e di un combattente tra le fila di Dio che non ha ancora finito di stupire.
Un uomo posseduto da uno spirito impuro cominciò a gridare: «Che vuoi da noi, Gesù Nazareno? Sei venuto per rovinarci? Io so chi tu sei: il santo di Dio!». E Gesù gli ordinò severamente: «Taci! Esci da lui!». È il primo miracolo che troviamo nel vangelo secondo Marco: la guarigione di un indemoniato nella sinagoga di Cafarnao. Risanata l'interiorità turbata resta tra la folla, e in noi, lo stupore per quel gesto compiuto con autorità. Chi è Gesù? Chi è colui che comanda persino agli spiriti impuri e gli obbediscono? L'evangelista Marco presenta Gesù come un Maestro che insegna con autorità, che viene non a rovinarci, ma a redimerci. A «guarire» la visione di un Dio in concorrenza con l'uomo, la supponenza dell'indemoniato, per vivere un cristianesimo di relazione e non di superficialità, dramma del nostro occidente. In un linguaggio semplice e accurato, con dovizia di riferimenti bibliografici, l'autore presenta il vangelo secondo Marco con fedeltà alla struttura del testo: portare il discepolo a scoprire la messianicità di Gesù; dimostrare la sua identità nella novità della sua persona che sceglie liberamente di sacrificarsi sulla croce dove verrà riconosciuto come Figlio di Dio. L'opera ci conduce nel mistero di Dio e ci sollecita a passare da una visione tiepida della fede a una evangelica, a meravigliarci davanti all'azione di Dio e, come dice Papa Francesco, a «svegliarci dal sonno dell'indifferenza e dalla vanità, dall'incapacità di instaurare rapporti genuinamente umani, di farsi carico del fratello solo, abbandonato o malato».
Parlare di esorcismo, ancora oggi, per quasi tutti significa fare ingresso in un mondo in cui prevalgono gli "effetti speciali-, lasciati in eredità da film in cui si amplificano, insieme, il mistero del diavolo e la fragilità di chi viene posseduto. Per altri, poi, quello dell'opera di satana nel mondo è qualcosa da lasciare a devoti ignoranti, poco avvezzi alla serietà scientifica e medica. Questo libro sfata entrambi i pregiudizi, introducendo il lettore in quattordici storie di ossessione e/o possessione diabolica, in cui ciò che veramente colpisce è innanzitutto la profondità del dolore sperimentato da chi ne è protagonista. Elisabetta Fezzi e Fabrizio Penna, che da anni operano nell'ambito della "cura- e dell'accompagnamento di chi vive esperienze demoniache straordinarie, favorendo percorsi in dialogo tra medicina, psicologia e pratica esorcistica, invitano il lettore ad affiancarsi al loro lavoro di relazione, e a prendersi cura di un tema attualissimo, che svela il dramma di molte donne e uomini impegnati quotidianamente, come tutti d'altronde, a lavorare per essere "liberi dal male-.
È il 23 dicembre 1834 quando due gesuiti bussano a una porta di via di Sant'Anna. Sono stati chiamati al capezzale di una giovane donna «ritenuta ossessa», Veronica Hamerani, per liberarla dagli assalti del demonio. Inizia così questa vicenda inquietante, di cui la storica Fernanda Alfieri compie un'accuratissima ricostruzione partendo dal ritrovamento di un manoscritto nell'Archivio generale della Compagnia di Gesù. È il diario che gli esorcisti hanno tenuto durante i mesi in cui si è protratto il rito: non solo è un racconto disturbante, in cui "il diavolo", tra violenti improperi e battute in romanesco, prende direttamente la parola, ma è anche la testimonianza straordinariamente viva delle tensioni di un'epoca. Da una parte lo sguardo della Chiesa, la convinzione che il Maligno abbia preso possesso del corpo della ragazza e la volontà di riportarlo, quel corpo, sotto il proprio controllo; dall'altra quello della medicina che vede le convulsioni di Veronica come una malattia curabile, l'isteria. Dall'anziano padre Kohlmann, che aveva attraversato i continenti, fuggendo dalla Francia in Rivoluzione e approdando, attraverso l'Impero russo, negli Stati Uniti, e ogni volta vedendo il mondo, il suo mondo di antico regime, distrutto da un tempo presente ingovernabile; al giovane malinconico padre Manera, il più colto e dubbioso (e se la ragazza stesse solo fingendo?) E poi i medici, la famiglia, il Vaticano, la Roma papalina, tesa tra la superstizione e la modernità, fra la chiusura e il cosmopolitismo. Tutti sguardi e volontà di controllo che si stringono intorno al corpo di Veronica. Lo scrutano, lo misurano, lo interpretano. Lo zittiscono. A questo corpo conteso, a questo nome cancellato, a questa parola sottratta, Fernanda Alfieri restituisce la dignità di una storia. "Veronica e il diavolo" è uno spaccato affascinante e perturbante della nostra storia, del nostro rapporto con la scienza e col soprannaturale, dell'intreccio violento fra saperi e poteri.
Stuzzicare l'interesse di chi non crede portandolo a ragionare su un mondo a lui ignoto ma per nulla assurdo, ed esporre serenamente a chi crede un tema spesso trascurato o snobbato da certa teologia e predicazione che impone così alla fede cristiana una deriva intellettualistica e moralistica: ecco i due fini di queste pagine. La morte del diavolo accompagna, accelera o addirittura precede la morte di Dio. Il nostro modesto ragionare tratteggia una figura molto simile a quella della copertina: un soggetto personale davvero esistente, potente, inquietante, astuto, che osserva attentamente l'uomo per trascinarlo nel suo regno di malvagità e di orgogliosa solitudine. Un soggetto, tuttavia, che non merita di essere assecondato e, ancora meno, celebrato: il suo sguardo, per quanto ostile, punta intimorito e rassegnato verso l'alto e lascia trasparire la consapevolezza della creatura decaduta, ormai perdente e vinta, sapendo che gli resta poco tempo (Apocalisse 12,12).
"Non aver paura, popolo mio. Non ti abbandonerò, ricorda che sono con te fino alla fine dei tempi; obbedite alle mie istruzioni e mettetele in pratica; e vi assicuro che niente o nessuno, nessun virus, nessuna peste, nessuna catastrofe, nessuna carestia o qualsiasi altra calamità potranno toccarvi. Recitate con fede il mio Rosario della Misericordia, chiedete la mia protezione e non temete: i miei raggi di Misericordia vi proteggeranno e vi custodiranno da ogni male e da ogni pericolo".
«Non è una questione di professioni di fede, di teologie o di superstizione. Più semplicemente, angeli e diavoli entrano in gioco ogni qual volta ci imbattiamo in esempi di bene e di male, di virtù e di peccato, di obbedienza e di ribellione, alla stregua di figure, o maschere, utilizzate dal nostro pensiero per interpretare la realtà secondo uno schema dualistico. Bianco e nero, luce e ombra, paradiso e inferno...». Eterni simboli del bene e del male, rappresentazioni della virtù e del peccato, angeli e diavoli sono i contrappesi della bilancia che tiene in equilibrio la Creazione. Nell'immaginario comune, gli uni sono vestiti di luce e associati alle sfere celesti, gli altri avvolti di caligine e legati al mondo sublunare; i primi votati all'obbedienza, i secondi alla ribellione. Tuttavia non è sempre così, talvolta le loro caratteristiche sembrano quasi scambiarsi, sollevando profondi interrogativi. È più ribelle Satana, che rese il genere umano consapevole di sé attraverso il peccato originale, oppure l'arcangelo Michele, a un certo punto divenuto «quasi Dio»? È più obbediente l'angelo che svelò a Nicolas Flamel i segreti dell'alchimia o il diavolo che fece l'accordo con Teofilo? Da un lato l'ineffabilità della grazia, dall'altro l'odore dello zolfo: una sfida che appassiona l'uomo fin dalla notte dei tempi. Simoni ce la racconta, e la illustra con i suoi disegni.
Nelle Scritture ebraiche non pochi nomi di personaggi, luoghi e istituti cultuali sono stati diffamati per mezzo di espedienti redazionali e narrativi a prima vista slegati. Lo studio di Stefano Franchini mostra come un simile processo diffamatorio obbedisca a intenti precisi di una polemica ai danni di un santuario prejahwista scomparso, prototipo dell’inferno ebraico e cristiano. E l’indagine su tale santuario conduce a criteri ermeneutici nuovi con cui affrontare vari aspetti interessanti: la provenienza degli abitanti di Gerusalemme; la conversione di Saul; la natura dei primi racconti cristologici; la continuità che lega paganesimo, giudaismo e protocristianesimo; Saulo di Tarso e Paolo; lo scisma cristiano.
«Quando avevo 14 anni ho consegnato la mia vita a Lucifero. L’ho fatto liberamente, senza essere forzata. Dopo, però, non mi è stato più possibile farlo senza coercizione».
Può succedere che qualcuno decida di andare all’inferno a fare compagnia al principe delle tenebre pensando di stare meglio. Oppure per qualche presunto profitto. L’inferno c’è ed è a un passo! Che sia una località o uno stato non è molto importante. Di sicuro i demoni più che all’inferno sono essi stessi l’inferno. Sentite il lezzo di questi messaggi: «Astaroth verrà evocato da noi. Allora tremerete!». «Oh grande potere perso, torna a me col serpente, brucia la loro casa, consuma i loro corpi con la malattia. Astaroth vi punirà. Noi vi sacrificheremo al nostro unico padrone, al quale abbiamo dato il nostro sangue». Sono goliardate fantasiose un po’ horror di ciarlatani o vere e proprie evocazioni sataniche fatte dai «figli di Belial», come la Bibbia chiama maghi e streghe?
Cristo Gesù è «disceso agli inferi». Lo proclamiamo nel Credo più antico che conosciamo. Nell’ultimo segmento del suo ministero terreno – durante la sepoltura – Egli porta a termine la sua opera di evangelizzazione e di liberazione nelle solitudini demoniache. Lui, «il più forte», scende agli inferi, entra nella casa del «forte» e gli strappa il bottino. La sua vittoria ci riguarda e ci coinvolge. Il «Ministero dell’Esorcismo» prolunga l’evento pasquale di Gesù Cristo, quando abbiamo il coraggio di scendere nell’inferno dei nostri fratelli per donare anche a loro il Vangelo. Non è questione di esorcismi rituali, che pure celebriamo vigorosamente, quanto di annunciare e accogliere Lui nelle situazioni infernali dell’esistenza.
“Discesa agli inferi. Esperienze di un esorcista“, di don Silvio Zonin, è una raccolta ragionata di esperienze di vita vissuta che mira a dare speranza. A quanti sono tribolati dal Maligno e a chi ha il compito e il dono di aiutarli a nome della Chiesa. Possessioni, ossessioni, vessazioni, infestazioni, privazioni e persecuzioni, sono occasioni di santificazione, se accettate coraggiosamente, come fu per la Beata Eustochio o San Giovanni Calabria. Perché Cristo ha vinto la morte, il peccato e il Maligno.
“Se non facciamo l’esperienza della disperazione e della perdizione – almeno per un attimo – non sappiamo cosa significhi salvezza. La salvezza la si conosce quando si è perduti, la liberazione la si conosce quando si hanno addosso le catene e ci si trova rinchiusi in un carcere senza via di uscita; la guarigione la si conosce quando si è malati a un passo dalla morte. Non si può conoscere la risurrezione se prima non siamo entrati nel buio della morte. Non si può conoscere il paradiso se prima non si è conosciuto l’inferno” (don Silvio Zonin).
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La coscienza è la nostra salvezza, perché ci avvicina a Dio, ci fa agire in modo da costruire ogni giorno un legame forte con lui. Proprio per questo il demonio il demonio cerca in tutti i modi di annebbiare la coscienza dei figli di Dio e la distrae continuamente in cose futili e solo apparentemente gratificanti. Per non cadere nei suoi inganni, è dunque importante conoscere la funzione della coscienza e sapere cosa fare per mantenerla viva e vigile.
Note sull'autore
Simone Morabito è uno dei più noti medici chirurghi viventi per la sua scoperta del cosiddetto medico elettronico (sistema brevettato per porre diagnosi cliniche con l’ausilio del computer). Laureato in medicina e chirurgia con 110/110 e lode accademica a 24 anni nel 1960, è specialista in psichiatria, neurologia, psicoterapia e pediatria e ricercatore presso le Università degli Studi di Stato nella Clinica delle Malattie Nervose e Mentali. Ha ottenuto l’ottimo servizio come ricercatore neuropsichiatra (titolo accademico di Stato). Per la sua scoperta di un package elettronico per la diagnosi clinica in medicina e chirurgia, l’Istituto delle Scienze di Parigi ha inoltrato un dossier scientifico per l’assegnazione del premio Nobel.