La verità a livello socio-politico è di tipo procedurale, e cioè è frutto di impegno discorsivo tra le opinioni e di condivisione intersoggettiva ed universale. La via più sicura per conseguirla è la democrazia, perchè consente di raccogliere nello spazio della convivenza le tessere per comporre il mosaico di questo tipo concreto di universalità. In tale situazione la politica ha la possibilità di entrare in modo fecondo in tensione con la filosofia, che ha il compito di porre in essere le condizioni perché il mondo sia razionale. La condizione nota più adeguata a tale scopo è l'éthos democratico, che viene adottato in forza della pressione esercitata dalla filosofia in quanto tale, e cioè dalla filosofia libera dai condizionamenti dell'ideologia. L'éthos democratico permette di configurare in termini razionali, consensuali ed imparziali sia l'istituzione della democrazia sia la produzione istituzionale e socio-politica che ne consegue. Ciò significa, tra l'altro, che il percorso democratico ha una funzione epistemica: implicando un consenso motivato razionalmente, esso è non solo sorgente di legittimità, ma anche itinerario di verità.
M. NICOLETTI, Introduzione
Seconda Lettera ai Tessalonicesi 2,1-12
METZGER O., Il Katéchon. Una fondazione esegetica
RIZZI M., Storia di un inganno (ermeneutico): il Katéchon e l’Anticristo nelle interpretazioni del II e III secolo della Seconda Lettera ai Tessalonicesi
GIANOTTO C., Sull’interpretazione di 2Ts 2,6-7 nei Padri della scuola antiochena tra IV e V secolo
GIULIANI M., Belial, Gog-e-Magog, Armilus. Excursus su nomi e miti ebraici dell’anti-messia
CAMPANINI M., Il Dajjal. Escatologia e politica nell’Islam
LAMBERTINI R., Un’esegesi «militante» di 2Ts 2 all’Università di Parigi nel XIII secolo. Il Tractatus de Antichristo et eius ministris
RONCHI DE MICHELIS L., Il Katéchon e l’Anticristo in Martin Lutero
ARICI F., Letture teologico-politiche del Katéchon e dell’Anticristo nella tarda Scolastica. Il caso del Gaetano (1468-1534) e quello del Catarino (1484-1553)
DETHLOFF K., Accelerazione e frenata nel messianismo ebraico del ventesimo secolo
CARONELLO G., «L’Anticristo è un uomo, non un demone». Su una figura escatologica di Erik Peterson
SCHULLER W., Il Salvatore dalla confusione? Note sul Katéchon in Carl Schmitt
NICOLETTI M., Tra filosofia della storia e relazioni internazionali. Il concetto di Katéchon in Carl Schmitt
Il volume è dedicato al tema del bene comune. Raccogliendo tre studi tenuti da tre diversi docenti, provenienti da diverse aree geografiche e cultori di diverse discipline, redatti in seguito a un corso monografico. Il risultato che ora si presenta ai lettori non costituisce un ¿trattato interdisciplinare¿ sul bene comune, bensì un pregiato caleidoscopio di dati, riflessioni e suggerimenti consegnati a chi vorrà prenderli in considerazione per arricchire il proprio studio in proposito.
Il presente libro è il quinto e ultimo volume dell’Etica sociale data alle stampe dall’autore.In Italia Edizioni San Paolo ha pubblicato Etica economica (1999). Il libro è frutto di molti anni di studio dell'autore,che già nelle sue numerose pubblicazioni precedenti ha dato prova di essere un profondo conoscitore della dottrina classica del diritto naturale di Tommaso d’Aquino. Tra i temi trattati:La politica come oggetto dell'etica;lo Stato e la democrazia;i diritti civili;la guerra;la crisi politica.
AUTORE Arthur Fridolin Utz nato nel 1908 a Basilea e deceduto nel 2001 a Friburgo (Svizzera),domenicano,dottore in teologia e filosofia,dal 1946 ha insegnato per più di quattro decenni etica sociale,etica economica e filosofia del diritto all’Università di Friburgo in Svizzera.Già direttore dell’Institut International des Sciences Sociales et Politiques,da lui fondato a Friburgo,è stato inoltre presidente onorario dell’Associazione internazionale per la filosofia sociale.Fra le sue opere più conosciute e citate:Relations humaine et société contemporaine(3 voll.,Fribourg 1956-1961);La doctrine sociale de l’Église à travers les siècles(4 voll., Paris 1970);Sozialethik(5 voll.,Bonn 19582000,di cui è già apparso in edizione italiana il vol.IV: Etica economica,Cinisello Balsamo 1999).
La centralità della dimensione politica del messaggio cristiano
Il rapporto tra il Regno di Dio e i regni di questo mondo
L’autorità spirituale e il potere temporale rispetto ai fondamenti teologici del pensiero politico e del rapporto concreto tra chiesa e Stato
Proprio perché l’evento salvifico al centro della fede cristiana – l’incarnazione di Dio in Gesù – avviene nel mondo, il cristianesimo è intrinsecamente politico e orientato all’ambito secolare.
Un’introduzione alla teologia politica del cristianesimo e un ampio affresco storico dagli evangelisti ai teologi postmoderni.
Quarta di copertina
"La fede cristiana è interamente politica: essa è fondatrice di comunità ed è fin dal suo inizio riferita all’ambito politico secolare".
La relazione tra la trascendenza di Dio e l’agire nel mondo dei cristiani – nucleo della teologia politica del cristianesimo – non è tuttavia scevra da problemi: l’assemblea dei credenti è infatti una comunità in tensione tra due mondi, il Regno di Dio e quello secolare, un’istituzione in questo mondo ma non di questo mondo che rivendica fin dall’inizio la propria libera esistenza e fondamentale autonomia rispetto ad esso.
In queste pagine, Armin Adam ricostruisce con grande finezza un quadro sintetico ed esauriente dello sviluppo storico – da Gesù ai giorni nostri – della teologia politica cristiana dal punto di vista delle sue implicazioni complessive, rispetto tanto ai fondamenti quanto alla concreta interazione nella storia.
La minaccia più potente che è alla base della crisi delle istituzioni e dell’ethos civile è rappresentata dal primato delle tecnologie, e verosimilmente dell’economia, che plasmano i rapporti umani e producono una separazione tra le relazioni sociali, tra l’aspetto strategico-funzionale (preminente) e l’aspetto di alleanza civile (relegato alla sfera privata). I cristiani dispongono di un criterio teologico per collocarsi in questa situazione inedita? Sono chiamati a difendere il carattere indeterminabile del legame sociale, seguendo una traccia di alleanza religiosa costitutiva di ogni società, oppure partecipando semplicemente all’istituzione permanente della democrazia? Queste e altre sono le domande a cui cerca di rispondere il presente volume.
Destinatari
Studenti di teologia e filosofia.
Autore
GIANNI MANZONE insegna Dottrina Sociale della Chiesa presso la Specializzazione dell’Istituto Redemptor Hominis nella Pontificia Università Lateranense, dove è professore ordinario dal 2005. Tiene anche seminari nella Facoltà di Teologia e corsi di etica sociale nell’Università Urbaniana. Dal 1997 svolge la funzione accademica di coordinatore nella Specializzazione in Dottrina Sociale della Chiesa e partecipa a convegni internazionali sull’etica e sulla Dottrina Sociale della Chiesa.
Il martire è, oggi forse con più evidenza che in passato, una figura che si pone nella zona d’intersezione tra la teologia e la politica. I saggi raccolti in questo volume cercano di individuare, all’interno dello spazio delimitato da quella intersezione, le sovrapposizioni, talora manifeste, talora occulte, tra martirio e sacrificio. Attraverso il meccanismo sacrificale, infatti, la testimonianza del martire assume senso salvifico, religioso e politico, al prezzo del totale annullamento del martire nel suo gesto, della sua sublimazione in pura immagine.
Nel tentativo di assumere su di sé la pienezza di un’idea e di portarne la testimonianza oltre il limite della propria morte, il martire non può però che fallire. Ed è perciò che si rende necessario un atto di pietà: bisogna trovare la forza di seppellire il martire, di abbandonare il suo ricordo e il suo corpo. Ciò che iniziamo a chiamare qui deposizione.
Il volume comprende, tra gli altri, uno studio inedito di Adolf von Harnack. Inoltre, tre liriche shaihidiche: il testamento di un volontario della milizia iraniana votato a missioni suicide nella guerra tra Iran e Iraq, la poesia di un martire palestinese e una poesia sufi.
Nell'epoca del pensiero liberale e socialista il legame tra religione e politica sembrava essere caduto nell'oblio e interessare soltanto l'archeologia storica o l'interpretazione sociologica, quasi fosse un problema legato a una fase primitiva della civiltà. Ma è davvero possibile un ordine politico e statuale del tutto immanente, senza nessun riferimento alla trascendenza? Tale questione centrale si riassume nella formula "teologia politica" e costituisce ancor oggi una delle più potenti forze della storia umana. Questo libro ricostruisce le vicende della teologia politica soffermandosi sulla sua origine nell'antichità, sullo sviluppo che essa ebbe nel Medioevo, sulle riprese durante la Riforma e la Controriforma, sulla sua eliminazione nella dottrina dello Stato moderno e sulla sua rinascita nella filosofia politica e nel pensiero religioso del Novecento. Nel corso della storia la riflessione teologica e politica ha immaginato il rapporto fra immanenza e trascendenza in modi diversi, ma in ogni momento mantenendo ferma l'idea che la politica ha al suo cuore un riferimento necessario al teologico, dal quale tuttavia deve sempre emanciparsi, pena il suo annichilimento.
Il primo volume di un'impresa editoriale: un Annuario di storia delle categorie teologiche-politiche costitutive dell'Occidente, tra ebraismo, cristianesimo e islamismo, con la partecipazione dei maggiori specialisti.
È diffusa la convinzione che fra la teologia politica e l'anarchia non ci possa essere altro rapporto che di mera contrapposizione. E che anzi la teologia politica sia, a suo modo, una risposta all'istanza anrchica volta a preservare i fondamenti della società. Ad animare questo volume è il tentativo di far emergere l'istanza anarchica quale parte integrante di ogni gesto realmente teologico-politico.
Cosa vuol dire tolleranza nelle attuali societa interculturali. Una ricerca che affronta il principio della tolleranza dalla prospettiva della Dottrina sociale della Chiesa. Punto di riferimento della sua concezione di tolleranza, nel confronto con le diverse situazioni storico-culturali, e un'ontologia della persona che permette di fondare la tolleranza come esigenza morale inerente al soggetto umano e connessa al primato dei rapporti di prossimita. Alla luce di una riflessione antropologica sulla liberta umana e sul nesso tra liberta e verita emerge che l'approccio personalistico e particolarmente adeguato alle problematiche emergenti dalle societa multietniche, in quanto e spessore esistenziale dei soggetti coinvolti a venire in primo piano e a diventare decisivo per la riflessione sull'estensione e sui limiti della tolleranza.