«Un libro toccante, esigente e di incomparabile ricchezza spirituale» Robert Sarah Quello dei Ventuno giovani cristiani copti decapitati dall'Isis il 15 febbraio del 2015 è stato definito come "il più grande caso di martirio cristiano del nostro tempo" (Anba Macarius). La straordinaria compostezza mostrata dai 21 martiri che affrontano la morte invocando il nome di Gesù Cristo ha suggerito a Martin Mosebach l'idea di un libro diventato la scoperta di una storia perduta, quella del cristianesimo copto. Gli incontri e i dialoghi intrattenuti con le famiglie dei giovani martiri e con i rappresentanti del clero copto ci aprono ad un contatto vivo con una fede millenaria. Il reportage è così diventato un magistrale saggio di profondità antropologica, sociologica e storica. La secolare persecuzione subita dai copti a partire dalla conquista araba sembra oggi rivelarsi una speciale grazia. Questa "Chiesa dei martiri" nasconde un destino, un tesoro, una missione: contribuire a trasmettere, in modo credibile, ad un tempo incerto e desolato come il nostro, la fede e la liturgia del primissimo cristianesimo. Un viaggio, dunque, nella "storia perduta del cristianesimo", in quel millennio d'oro della Chiesa mediorientale a cui un'Europa smarrita e sazia dovrebbe ricominciare a guardare per riscoprire se stessa. Un nuovo, straordinario miracolo che si aggiunge alle storie ammalianti raccolte da Martin Mosebach. «Perché volete incontrare queste persone? Non aspettatevi troppo. Sono tutte uguali. Voi potete far visita a qualsiasi famiglia copta e troverete ovunque lo stesso atteggiamento verso la Chiesa, la stessa fortezza e la medesima disposizione verso il martirio. Qui non vi è una Chiesa occidentale in una società occidentale. Noi siamo la Chiesa dei martiri. Non vedo alcun problema ad affermare che nessun copto nell'Egitto settentrionale tradirebbe la fede». Prefazione del card. Robert Sarah.
La celebre grammatica di Friedrich Blass e Albert Debrunner continua a essere la più completa e sperimentata tra le grandi trattazioni del greco neotestamentario oggi in uso. Nella nuova edizione curata da Friedrich Rehkopf questo compendio si distingue per la perspicuità sia della disposizione del materiale sia dell'acribia analitica. La rielaborazione di F. Rehkopf dà in forma chiara il debito rilievo a quanto la grammatica già offriva e insieme l'arricchisce di nuovo materiale, sì che l'uso dell'opera ne risulta facilitato soprattutto per gli studenti. Un indice analitico oltremodo circostanziato, l'indice dei termini greci e un abbondantissimo indice dei passi citati (neo- e veterotestamentari, oltre che dei Padri della chiesa) facilitano grandemente la consultazione dell'opera.
Analisi della sinodalità a partire dalla lettura di storie dell'Antico e del Nuovo Testamento con un'attenzione particolare ad alcuni passaggi degli Atti degli Apostoli.
Esiste un fondamento biblico alla sinodalità come espressione dell’agire ecclesiale? Ci sono delle pagine in cui si narra dei credenti che si riuniscono e si interrogano sul senso del viaggio, come popolo radunato dal Signore? Nel volume si cercano delle risposte a questi interrogativi, e ci si sofferma sulla natura di tali riunioni, sulle loro dinamiche, sui soggetti coinvolti. Si leggeranno storie dell’Antico e del Nuovo Testamento con un’attenzione speciale ad alcuni passaggi degli Atti degli Apostoli. La riflessione è condotta con l’ausilio delle scienze umane – in particolare la sociologia e la psicologia –, perché permettono di declinare in profondità l’umano insito nel dato biblico e di individuare dinamiche che interessano ancora oggi il cammino della Chiesa.
I racconti presentati in questo libro sono ispirati ad episodi narrati nei Vangeli. Sono ad essi ispirati, ma non li ripresentano né li interpretano, ma da essi partono nel presentare personaggi e storie, la cui realtà non è che la realtà della fantasia, di una fantasia che si compiace di abitare e muoversi nell'ambito amico della Parola di Dio.
Prosegue la pubblicazione della Bibbia Ebraica Interlineare. Al testo ebraico, su pagine dispari, si accompagnano, su pagine pari, la versione greca, latina e italiana. Il testo ebraico è accompagnato dalla traduzione interlineare che permette di entrare nella costruzione ebraica delle frasi e del lessico. La versione italiana facilita la comprensione del testo biblico. Testo ebraico della Biblia Hebraica Stuttgartensia. Traduzione interlineare italiana di Stefano Mazzoni. Testo greco dei Settanta a cura di Rahlfs - Hanhart. Testo latino della Vulgata Sisto-Clementina. Testo italiano della Nuovissima Versione della Bibbia dai testi originali.
Da quasi due millenni Giuda è l'emblema stesso del tradimento e della perfidia. Ai tratti negativi disseminati nei Vangeli e negli Atti degli Apostoli si sono assommate nel corso dei secoli caratteristiche altrettanto infelici tramite i commenti e le rappresentazioni artistiche. In una chiave ermeneutica segnata da una crescente demonizzazione, Giuda è stato identificato come il rappresentante per eccellenza del popolo ebraico, il popolo "deicida". D'altra parte nei testi più antichi - le Lettere apostoliche, le lettere di Shaul/Paolo, l'Apocalisse - non compare nessun riferimento all'apostolo che avrebbe svolto un ruolo così decisivo nella storia della Redenzione. A partire dalla constatazione che il verbo greco paradídomi non significa 'tradire' ma 'consegnare', gli autori propongono una nuova interpretazione della figura di Giuda e dei motivi che lo avrebbero indotto a consegnare Yeshua/Gesù alle autorità templari.
Una delle certezze più diffuse nella nostra civiltà occidentale è la mela del peccato originale. Eppure essa non è presente nel racconto biblico. Chi ha messo la mortifera mela nel giardino dell'Eden? Quando nacque questa diceria e perché si è diffusa? Smontare un mito del genere appare un'impresa impossibile. Ormai le varie ipotesi sulla sua origine (greca, celtica, latina...), benché tra di loro alternative, si sono alleate, quasi a sostenersi a vicenda. L'autore, nei panni di un investigatore, segue gli indizi e ascolta i testimoni che consentono di ricostruire com'è nata questa opinione. Con un rigoroso metodo filologico seleziona e analizza l'abbondante materiale raccolto alla fine del volume, ma presenta in modo semplice e accattivante la ricostruzione dell'indagine. I problemi affrontati stimolano anche una serie di osservazioni sul metodo storico e filologico. Questa riflessione è un invito alla cautela di fronte alle opinioni comuni e alle ricostruzioni storiche. I cosiddetti "dati- non sono fatti oggettivi, ma sono costruiti secondo una precisa visione del mondo, di cui a volte neppure lo stesso storico è consapevole. I colpevoli della mela sembrano gli studiosi, ma forse loro stessi sono stati ignare vittime del caso.
Chi dice la gente che io sia? racconta la storia del Messia attraverso gli occhi e le emozioni di quanti vissero la straordinaria esperienza dell'incontro con Gesù di Nazaret. Pur rimanendo fedele al testo sacro, l'autore dà un volto e una storia ai personaggi emblematici della narrazione evangelica che, tra dubbi e certezze, riconobbero nel Maestro di Galilea il volto di quel Dio che il Cristo, uomo tra gli uomini, chiamava Abbà, Papà. Il vecchio sacerdote Zaccaria, Giovanni il Battista, Natanaele, Giacomino il servo, Nicodemo, Giuditta la samaritana, Tullio il funzionario del re, Tobia il paralitico, Levi e Zaccheo, Lea l'adultera, Beniamino il cieco nato, Lazzaro, Maria di Betania, Giuda l'Iscariota, Simone il Cireneo, Giovanni l'evangelista, Lucio il centurione, Caifa, Giuseppe di Arimatea, Maria di Màgdala, i discepoli di Emmaus, Tommaso, Pietro: sono i capitoli di un racconto personale e corale insieme.
Elena Álvarez è laureata in Storia dell'Arte presso l'Università di Santiago de Compostela e ha conseguito un dottorato in Teologia presso l'Università della Santa Croce (Roma). Attualmente è docente presso l'Università Internazionale di La Rioja, e indaga le correnti filosofiche che caratterizzano la cultura attuale, nonché le modalità di dialogo tra le diverse interpretazioni dell'essere umano e del mondo.
La risurrezione dei morti è conciliabile con l'idea dell'immortalità dell'anima? E la speranza coraggiosa e lieta che anima l'una con la serena attesa filosofica propria dell'altra? Non lo è per Oscar Cullmann, secondo cui l'errore consiste proprio nell'attribuire al cristianesimo primitivo la credenza greca nell'immortalità dell'anima. Se è innegabile che il cristianesimo successivo abbia stabilito più tardi un legame tra le due credenze, bisogna tuttavia riconoscere che proprio quanto distingue la speranza cristiana dalla credenza greca è il centro stesso della fede del cristianesimo primitivo. In questo discusso e dibattuto saggio, Cullmann risponde alle accuse dei suoi detrattori e illustra come tra le due credenze esista una differenza che, nonostante i punti d'incontro, è e resta radicale.
Svolta 365 è un modo coinvolgente per adolescenti e giovani di scavare in profondità nella Bibbia e imparare a conoscere la Parola di Dio e riflettere su come applicarla alla propria vita, con suggerimenti per la preghiera personale e per testimoniare agli altri. Il lettore potrà seguire liberamente un piano di lettura di un anno con domande e riflessioni che coprono la trama generale della Bibbia. Un apposito spazio laterale su ogni pagina consente di riportare appunti e pensieri giorno dopo giorno. Svolta 365 esplora l'inizio del mondo (Genesi 1-11), la nascita del popolo scelto da Dio (Genesi 12-50; Esodo 1-20), i Salmi (1-23), la vita e il ministero di Gesù (Luca), la nascita della chiesa (Atti), la vita cristiana (Colossesi) e la fine di tutto (Apocalisse).