Per gran parte del XVI secolo, il Mediterraneo fu il teatro di guerra in cui si affrontarono cristiani e musulmani e, tra i numerosi scontri navali che videro contrapporsi i due schieramenti, quello che ebbe luogo a Lepanto il 7 ottobre 1571 è indubbiamente il più noto. Una flotta ottomana composta da 235 unità, tra galere e navi di altro tipo, fronteggiò la pressoché equivalente forza a disposizione della Lega Santa: dopo aver ingaggiato i turchi per oltre cinque ore, i cristiani li sconfissero. Quello di Lepanto è stato l'ultimo, grande combattimento tra galere, e una delle più importanti battaglie della storia. In questo volume, con l'ausilio di un vasto apparato iconografico, vengono approfonditi gli aspetti strategici, storici, tecnici e biografici di una tra le maggiori campagne navali del Rinascimento.
Il 7 ottobre 1571 le acque del Golfo di Patrasso si tinsero di sangue: le galee di una fragile alleanza cattolica, capitanata da don Giovanni d'Austria, sconfissero l'invincibile flotta turca di Mehmet Ali. Infranto il mito dell'imbattibilità ottomana, l'incubo di una conversione forzata all'Islam dell'Europa si dileguò. Insieme a Salamina, Waterloo e Stalingrado, Lepanto è entrata nella leggenda come una delle grandi battaglie che sono riuscite a fermare una potenza nemica inarrestabile, oltre a essere divenuta simbolo dello scontro tra Oriente e Occidente, tra Islam e Cristianesimo. Niccolò Capponi ne confuta i luoghi comuni, concentrandosi in particolare sulla strategia militare, sulla tecnologia delle armi e sui documenti originali dell'epoca (tra i quali spicca la testimonianza di Miguel de Cervantes, ferito nel corso dei combattimenti).