Il Tribunale speciale per la difesa dello Stato, strumento di repressione politica, fu creato dal fascismo perché, si è sostenuto, non aveva fiducia nella magistratura ordinaria. Ma cosa è stato quest'organo e che ruolo ha avuto nell'assetto istituzionale del regime? In realtà l'obiettivo era una riforma in senso fascista dell'intero sistema della giustizia; il Tribunale speciale voleva essere una specie di prova generale. Alla sua attività contribuirono, insieme ai magistrati militari e ai membri della Milizia, proprio i magistrati ordinari, con le prassi tipiche della magistratura, la loro cultura, ma anche il loro zelo repressivo. Basato su documenti inediti, lo studio indaga il concreto funzionamento del Tribunale e gli esiti, spesso contraddittori, della sua azione, senza trascurare la personalità dei giudici dei quali traccia un penetrante ritratto di gruppo.
Nel nostro Paese si gioca a calcio dai tempi in cui Federico Nietzsche baciò un cavallo a Torino. E, in quegli anni, una certa dose di follia e uno spirito anticonformista erano necessari anche per rincorrere in calzoncini una palla, sforzandosi di applicare le regole d'uno sport britannico chiamato association football. Quel gioco, per noi, è diventato nel tempo una faccenda maledettamente seria. Così, se si volesse eleggere un 'padre del calcio italiano' non ci si accorderà mai: il vogatore Bosio o il visionario Duca degli Abruzzi? Herbert Kilpin, il viscerale figlio del macellaio, o il compassato medico Spensley che, al peggio, imprecava in sanscrito? Per certo, furono tutti pionieri, e il gioioso contagio, originato a Torino e Genova, raggiunse ben presto ogni città del Paese, dando vita a squadre, competizioni e rivalità che ancor oggi infiammano i cuori. Ripercorrere l'infanzia del calcio comporta un viaggio emozionante ai confini del mito: qui si raccontano gli anni d'oro di Genoa, Pro Vercelli e Bologna, e i primi trionfi di Milan, Juventus e Inter. Si narra del caleidoscopio delle squadre attive a Roma, Firenze e Napoli all'alba del XX secolo, e degli esordi della Nazionale; di esotiche tournée, scissioni e disordini di piazza; di atti d'eroismo e burle indimenticabili e, ancora, di come il 'meraviglioso giuoco' sopravvisse all'inaudito massacro della Grande Guerra, per divenire fenomeno di massa nella prima, turbolenta, metà degli anni Venti...
´ComíË possibile che la pi˘ audace, la pi˘ profonda delle rivoluzioni sia degenerata nella pi˘ completa schiavit˘? PerchÈ la rivoluzione russa nella sua prima tappa rappresenta il pi˘ moderno dei progressi sociali e nella tappa successiva Ë sboccata nella menzogna sociale, nello sfruttamento e nellíoppressione perfezionata? Che cosa puÚ spiegare una contraddizione cosÏ enorme?ª.
Sono queste alcune delle domande a cui Nel paese della grande menzogna riesce probabilmente a fornire la pi˘ completa e approfondita spiegazione che sia mai stata tentata, insieme ad un ridottissimo numero di altri lavori, sulla realt‡ della Russia ´comunistaª. Al punto che, considerato il suo valore testimoniale, potremmo azzardarci a definire tale scritto come una sorta di Odissea dei tempi moderni. Una narrazione avventurosa in cui Ante Ciliga Ë stato capace di decifrare, con una prosa al medesimo tempo densa e suggestiva, tutte le sfaccettature di quello che senza alcun dubbio rappresenta uno dei pi˘ complessi ´enigmiª presentatisi alla ribalta della storia in questo scorcio di fine millennio.
Dopo avervi soggiornato circa dieci anni esplorandone a fondo le molteplici variet‡ dei suoi paesaggi, i ´nuoviª rapporti economici e sociali scaturiti dalla Rivoluzione díOttobre, le alte sfere della burocrazia, il ruolo centrale occupato dalla polizia politica, le prigioni e líesilio siberiano, líautore Ë giunto allíamara constatazione che ´Ë pi˘ facile uscire dallíinferno di Dante che dalla Russia sovieticaª. E tuttavia egli Ë riuscito a sopravvivere ai suoi aguzzini e a consegnarci il distillato della sua straordinaria esperienza. Per queste ragioni non si puÚ che accogliere con favore líuscita di questa prima edizione critica e integrale in lingua italiana dellíopus magnum di Ciliga, che viene ora finalmente a colmare un vuoto durato troppo a lungo.
Recensione
“La breve e intensa esperienza del Partito Popolare Italiano, rimane nella storia italiana come modello ideale, lucido e coerente, di una proposta politica di ispirazione cristiana, ma non confessionale e prettamente laica dal punto di vista dei suoi contenuti, e anche come memoria e ammonimento negli anni della rinascita democratica” (Pietro Scoppola).
L'Autore
Gerlando Lentini (1930), direttore della rivista culturale “La Via”, svolge da decenni un’intensa attività pubblicistica e letteraria. È autore di oltre sessanta pubblicazioni monografiche che spaziano dalla saggistica alle scienze bibliche, dall’agiografia alla formazione.