Rue du Bac, n. 140, Parigi. È l'indirizzo della cappella che, da oltre un secolo e mezzo, è meta di incessante pellegrinaggio, perché in essa ebbero luogo le apparizioni della Vergine a Caterina Labouré e prese avvio la devozione della medaglia miracolosa. In questo libro Jean Guitton traccia dapprima la storia delle apparizioni e l'avventura spirituale di santa Caterina Labouré, giovane contadina e inserviente d'osteria divenuta figlia della Carità; successivamente analizza il messaggio della Madonna e il simbolismo teologico-spirituale della medaglia miracolosa, descritta dalla Vergine stessa alla veggente nel 1830. In queste visioni l'autore ritrova le grandi immagini bibliche che, dalla Genesi all'Apocalisse, parlano della Madre di Dio e del suo posto nella storia della salvezza. Sintesi dell'idea e dell'immagine, la medaglia permette di "rivelare il mistero ai poveri", ai piccoli, ai bambini e di aiutare così anche le persone più sprovvedute a salire ai livelli più eccelsi dell'orazione e della contemplazione. Contro l'obiezione che la medaglia costituisca un esempio di superstizione, l'autore propone un'acuta analisi della devozione popolare, da una parte, e dei fenomeni più misteriosi o problematici, dall'altra, rappresentati dalle visioni, che il Guitton qualifica come casi particolari di "profezia".
Quasi una pièce teatrale divisa in tre parti in cui l'autore (co-protagonista) si confida al suo pubblico con il cuore in mano. Tre sono gli atti: la sua morte (ambientata all'interno della sua camera), i suoi funerali (a Les Invalides di Parigi), il suo Giudizio (in cielo, di fronte al Tribunale di Cristo). Guitton si trova a tu per tu con vari personaggi (dal Diavolo all'Angelo custode, da Pascal a Bergson, da de Gaulle a Mittérrand) venuti a tentarlo e a porgli domande sulla sua esistenza e sulla sua fede. In tal modo l'autore si troverà a disquisire dei perché della fede, del legame tra fede e ragione, del senso del male, dell'amore e della vita, rivivendo in una sola notte tutta la sua esperienza, dai suoi maestri, ai suoi peccati, ai suoi amori. Ne esce una "Commedia" che sfiora tutti i registri dell'umano.
Fine anni '50, il grande filosofo tedesco vive ormai quasi da eremita nella sua celebre capanna in mezzo ai boschi; un altro filosofo, Jean Guitton, francese, cattolico, amico di Paolo VI, è a Friburgo per una conferenza su Pascal e Leibniz. Heidegger è fuori città; non potendo assistervi, il giorno dopo invia a Guitton un biglietto invitandolo nella sua casetta fra i boschi. Heidegger è già il filosofo messo sotto accusa per il "peccato" nazista degli anni Trenta, però la sua filosofia è sempre un riferimento per il pensiero esistenzialista. Guitton è curioso di conoscere come vive questo pensatore che si è ritirato dal mondo. Queste pagine memorabili sono la cronaca umana e filosofica di quell'incontro sul "sentiero di campagna". Guitton delinea con brevi tratti incisivi l'aspetto fisico, il modo di atteggiarsi, il parlato, gli oggetti sul tavolo del filosofo tedesco, la moglie, sposa devota del mito. Guitton cerca di cogliere la verità di quell'uomo, la "sua maniera di essere", egli è - annota - "un uomo il cui corpo cerca il lusso del silenzio e della semplicità". E Heidegger conclude la giornata con la consegna del suo testamento: Il sentiero di campagna.
"Uso la parola credo nel senso in cui la usa la gente comune, quello cioè di avere la fede religiosa, la fede cristiana. La domanda che riguarda quello in cui crediamo in segreto è l'unica alla quale non abbiamo il diritto di sottrarci". Così inizia questa riflessione sui grandi temi dello spirito e del cristianesimo alla luce della crisi dei valori (e delle verità) che attanaglia l'uomo contemporaneo. Al materialismo e alle filosofie umane di questo secolo Guitton contrappone la forza argomentativa del filosofo e la propria esperienza di fede. Il suo discorso si apre al confronto con l'altro, con chi pensa all'opposto, al quale invia un messaggio di tolleranza. Prefazione di Giulio Giorello.
Jean Guitton fu amico di G. B. Montini, divenuto papa col nome di Paolo VI. Questi l'autorizzò a pubblicare un libro: "Dialoghi con Paolo VI" (Mondadori, 1968), che, tradotto in diverse lingue, ebbe una grande risonanza. Dopo la morte del papa, fedele alla sua memoria e alla sua amicizia, Jean Guitton ha raccolto gli appunti redatti in seguito ai colloqui avuti con lui dal 1950 al 1977. Un libro originale che getta una luce particolarmente preziosa su questo papa eccezionale, la cui figura continua a ingrandire e i cui successori hanno voluto ripeterne il nome. In queste pagine si vede il papa riflettere sui fatti e sulle persone, poi decidere, giudicare, prendere in mano il destino della Chiesa; pregare, soffrire, morire. Questo documento va annoverato fra le fonti d'archivio della storia, quella della Chiesa, come pure della storia in genere. Ma è un documento vivo, a volte carico di sofferta drammaticità, come quando accenna a uno dei doveri fondamentali del papa: la proclamazione e la difesa della verità: "Poco importa che qui siamo pochi, e anche che siamo soli. La nostra forza è essere nella verità... Siamo particolarmente sensibili a tutto ciò che potrebbe alterare la purezza della dottrina, che è verità. Il Sommo Pontefice deve 'custodire il deposito', come dice san Paolo".
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La fisica contemporanea ha sconvolto il senso comune ben più di quanto abbia fatto la constatazione che la Terra è rotonda invece che piatta; ma proprio la sua particolarità, la sua estrema specializzazione, rimanderebbero, secondo Guitton, "a quell'essere trascendente che le religioni chiamano Dio". Il dialogo di Guitton con Igor e Grichka Bogdanov si delinea così come una sorta di "filosofia ad alta voce", non molto diversa da quella che si praticava nelle piazze dell'antica Grecia o nei chiostri del Medioevo; solo che ora è centrata su una costellazione di idee tratte dalla relatività generale, dalla meccanica quantistica, dallo studio del "caos deterministico".
Introd. Di Mons. Rino Fisichella e pref. Di G. Cesana. Nel libro l'autore mette a confronto il cattolicesimo con le sue varie eresie, e il cristianesimo con altre religioni come il giudaismo e l'islam. Nel cristo dilacerato guitton, mette a confronto il cattolicesimo con le sue varie eresie, e il cristianesimo con altre religioni come il giudaismo e l'islam. In questa analisi qu ello che piu`affascina e`il ragionamento lucido e privo di pregiudizi che guitton compie. Un'analisi si puo`dire quasi disinibita, che non teme di mettere in discussione lo stesso credo di guitton. D'altra pa rte guitton ritiene che un buon cristiano debba comprendere ed assimilare tutto cio`che accade sottoponendo la ragione al vaglio dell'esperienza. Que lla di guitton nel cristo dilacerato e`una verita pensata frutto di un'analisi che non e` fuga alienante dalla realta e dalla storicita delle varie eresie cristiane e delle religioni giudaica e musulmana. Particolarmente interessante nel cristo dilacerato e`la parte dedicata all'islam che guitton c onsidera un eresia giudaico-cristiana e in questo quadro tenta di spiegare i motivi di particolare ostilita che l islam ha nei confronti del cristianesimo e i motivi di inquietudine che i cristiani hanno nei confronti dell islam.
6ª edizione dicembre 2011
Collana MODELLO E PRESENZA
Formato 12,5 x 20 cm - BROSSURA
Numero pagine 132