Il libro intende reagire all'attenzione quasi esclusiva che è stata accordata alla figura di don Lorenzo Milani come insegnante innovativo e socialmente impegnato, a discapito di una riflessione più meditata sull'autentico significato del suo sacerdozio. Al cuore dell'indagine dell'A. troviamo la svolta religiosa che il giovane Lorenzo Milani imprime alla sua inquieta esistenza di borghese insoddisfatto di se stesso e del mondo, e il cattolicesimo verticale e assoluto di cui egli si appropria, interpretandolo con eroica coerenza e obbedienza, oltre che con intelligente creatività, poco o punto compreso dalla maggioranza dei suoi superiori e colleghi. Lo scoglio interpretativo è che dopo la sua morte questa incomprensione di fondo non è di per sé migliorata per il fatto di essersi tramutata in ammirazione. A prevalere infatti è stato il mito del prete progressista e schierato in difesa del popolo, anticipatore del Concilio Vaticano II che si è svolto negli anni centrali del suo esilio a Barbiana. Ma da un'analisi obiettiva e libera da preconcetti emerge un quadro alquanto diverso. Al pari di un personaggio manzoniano, don Milani si è originalmente impadronito dell'idea di sacerdozio e di Chiesa uscita dal Concilio di Trento, che egli rivisita dall'interno con radicalità evangelica e "rivoluzionaria", rifiutando quel compromesso col mondo che è invece emerso dalle applicazioni del Vaticano II. Il prete che voleva essere "signore assoluto" dei suoi allievi non ha nulla a che vedere coi preti smaniosi di inserirsi nella società del nostro tempo: è una figura inattuale, inclassificabile, il memento di una direzione a cui la Chiesa attuale sembra non guardare.
In risposta all'ultimo libro di Adolfo Scotto di Luzio "L'equivoco don Milani", Cesari redige un accurato pamphlet per reagire non tanto alle critiche verso la figura e le opere di don Milani, quanto alle affermazioni gratuite, alle insolenze e alle proposizioni contrarie alla verità storica. Soprattutto risponde a quanti vedono in Milani una esperienza chiusa e da storicizzare, che sarebbe incapace di dire qualcosa al mondo della scuola di oggi e rintracciando in lui l'origine dei suoi mali. Il priore di Barbiana viene riproposto al contrario come simbolo di una scuola inclusiva e circolare, che deve essere sostenuta anche da una seria riforma della società nei suoi valori e nelle sue relazioni.
Questa nuova edizione contiene anche il testo integrale del Discorso che Papa Francesco ha tenuto a Barbiana, nella storica visita fatta il 20 giugno 2017 per i 50 anni dalla morte di Don Lorenzo Milani. È stata anche ampliata e valorizzata la parte dedicata ai "messaggi che non tramontano", raccolta di frasi di Don Milani, divisi per temi, che offrono insegnamenti oggi più che mai urgenti.
Questo libro contiene la raccolta aggiornata con inediti e integrazioni, dei pensieri, degli scritti e dell'esempio dato da don Milani sul compito centrale della scuola. Una scuola per tutti e per ciascuno quale impegno che aiuti soprattutto i più svantaggiati a diventare padroni della parola, facendo valere la propria dignità umana. La scuola quale strumento di emancipazione. Come parroco e cristiano il priore di Barbiana univa così il comando evangelico morale con la concretezza della vita e l'impegno civico basato sui principi costituzionali.
Don Lorenzo Milani è stato un grande maestro. Con le sue idee ha contribuito a rivoluzionare il mondo della scuola, rendendo la società un mondo migliore, accogliendo gli ultimi e dando loro la parola. "C'era una volta don Lorenzo Milani" è una biografia pensata per far arrivare la sua storia e il suo messaggio ai bambini della fascia 7-11. Dall'infanzia dorata alla creazione della scuola di Barbiana, dalla scrittura collettiva di "Lettera a una professoressa" fino all'impegno per la difesa dell'obiezione di coscienza e a favore della pace. Scritto da una discendente di don Lorenzo, che l'ha illustrato ispirandosi alle vecchie fotografie di famiglia custodite nella casa di Castiglioncello, è il libro perfetto per celebrare il centenario dalla nascita di don Lorenzo, nel 2023. Impaginato con font ad alta leggibilità, interamente illustrato a colori, è un testo breve e molto accessibile. Uno strumento per docenti e studenti che vogliano capire il valore della scuola, dell'imparare a imparare e del messaggio cristiano di don Lorenzo Milani. Età di lettura: da 7 anni.
A cento anni dalla nascita (1923), don Lorenzo Milani è ancora un interlocutore attuale, lodato, amato, ma anche criticato e semplificato in slogan che ne impoveriscono il portato. L'idea nata da Adele Corradi è stata di riaccostarsi a lui attraverso le pagine dell'epistolario privato, selezionando 200 lettere tra le oltre mille conosciute, ritenute più incisive, per stile e tematiche.
L'Italia ha imparato a comprendere la sua scuola in termini che le sono profondamente ostili. È questo il lascito di don Milani. E sta qui il nucleo di un equivoco che accompagna il nostro discorso educativo dagli anni Settanta in avanti. Ebreo convertito al cristianesimo e prete in odio alla borghesia, che nella Chiesa aveva aperto un'aspra polemica in nome dei poveri, don Milani sembrò incarnare una potente richiesta di cambiamento. In una maniera che ha qualcosa di profondamente ironico, tuttavia, la cultura pedagogica italiana ha finito per restare impigliata nelle stesse contraddizioni in cui si dibatteva il suo eroe. Il fatto è che don Milani, figura del nuovo, sarebbe rimasto fedele fino alla fine all'antico, al messaggio di Cristo e alla Chiesa. E a ben vedere anche a una idea di borghesia come classe di cultura. A pensarci è sorprendente come una figura così complessa, piena di tante cose, ambigua, contraddittoria e indubbiamente carica di fascino sia stata poi ridotta al figurino senza spessore del pedagogismo nostrano. L'ideologia che nel nome di don Milani pretende di bandirne il messaggio finisce così per imprigionare il prete a Barbiana ma svuota contemporaneamente Barbiana di ogni significato.
Il libro raccoglie le testimonianze inedite di chi ha conosciuto personalmente don Lorenzo Milani. L'opera, edita dalla LEF come tutti i libri del sacerdote (Esperienze Pastorali, L'obbedienza non è più una virtù, Lettera a una professoressa, L'obbedienza nella chiesa), si sofferma sulla descrizione dei fatti realmente accaduti e sul modo di agire di don Lorenzo, gettando nuova luce sull'educatore e Priore di Barbiana a 100 anni dalla nascita. Si dà conto poi di esperienze che, fino ai giorni nostri, hanno cercato di trarre lezione dal grande sacerdote ed educatore, dando spazio anche alla voce di bambini e ragazzi. Prefazione di Eraldo Affinati.
Dopo tanti anni riemerge l'idea di don Milani di onestà, democrazia e libertà nella politica, che ha lasciato come messaggio a futura memoria e che oggi appare più attuale che mai alla luce della caduta delle ideologie ottocentesche e dell'impazzimento di quella liberale. Alessandro Mazzerelli ha raccolto stenograficamente le parole del priore di Barbiana in un colloquio memorabile, alle istruzioni del quale ha cercato di dedicare la vita nei limiti delle sue possibilità.
La vita del parroco-maestro di Barbiana (1923-1967): in quella zona impervia del Mugello "inventò" una scuola seria, libera, popolare, onesta, destinata a tutti, ma specialmente ai figli dei poveri. Questa scuola farà ben presto conoscere la minuscola Barbiana in tutto il mondo.
Su don Lorenzo Milani è stato scritto molto. La sua figura, infatti, ha scosso in profondità le coscienze e diviso gli animi. Ma chi è stato davvero don Milani? A tale interrogativo vuole rispondere questo libro di Michele Gesualdi, uno dei primi sei "ragazzi- di Barbiana. Dando voce alle vive testimonianze di quanti lo hanno conosciuto direttamente, basandosi anche sulle sue lettere, alcune delle quali inedite, Gesualdi ricostruisce il percorso che ha portato don Milani all'"esilio- di Barbiana. La sua narrazione prende il via dagli anni del Seminario, ma si sofferma diffusamente e opportunamente sul periodo in cui don Lorenzo è stato cappellano a San Donato di Calenzano, perché se Barbiana è stato il "capolavoro" di don Milani, Calenzano ne è stata l'officina. È però nel niente di Barbiana, di cui don Lorenzo diviene Priore nel 1954, che si compie il "miracolo" del Milani, quel niente che egli ha fatto fiorire e fruttificare, prendendosi cura degli esclusi e degli emarginati. Un libro straordinario e commovente in cui Gesualdi, che ha vissuto in casa con don Lorenzo tutto il periodo di Barbiana, apre il suo cuore e ci svela il vero volto di don Milani: un prete, un maestro, un uomo, un "padre" che ha fatto del suo sacerdozio un dono ai poveri più poveri. «Michele Gesualdi ha incontrato davvero don Milani. Con questo libro ci offre il distillato della sua ricerca e della sua memoria.» (dalla Prefazione di Andrea Riccardi) «A emergere da queste pagine è un don Milani ben diverso da quello stilizzato - a volte stereotipato - di certi testi.» (dalla Postfazione di Don Luigi Ciotti)
Don Lorenzo Milani combatté l'analfabetismo dei ceti sociali più poveri, l'esercizio prepotente dell'autorità all'interno della Chiesa e nella società, la fisionomia classista della scuola pubblica. Rispetto alle sue battaglie ideali, le lettere inviate alla madre Alice Weiss tra il 1943 e il 1967 - qui proposte in una nuova edizione - sono più luoghi di rifugio che di ispirazione diretta. E, come sottolineò Pasolini all'apparire della prima edizione del carteggio, i due interlocutori sono un prete cattolico e una madre ebrea che appartengono a un mondo culturalmente e ideologicamente laico.