Nel promulgare il Giubileo della Speranza per l'anno 2025, papa Francesco ha indicato come tappa per il 2024 il tema della preghiera, dimensione costitutiva della vita spiritual del cristiano.
Il Centro Studi "Teilhard de Chardin per il futuro dell'uomo" intende concorrere con la presente pubblicazione a questo sforzo corale dell'intera Chiesa. Occorre tener presenti le inquietudini del nostro difficilissimo tempo, che interrogano le coscienze in ordine al senso della preghiera oggi; un interrogativo serio, per il quale può apportare un fecondo contributo proprio la preghiera personale di padre Teilhard.
Il volume presenta a tal fine una inedita selezione antologica di preghiere, tratte da differenti testi, nelle quali il gesuita francese, mistico e scienziato, mette a nudo tutto il proprio essere in ricerca, ed esprime con sublimi espressioni come l'uomo del nostro tempo possa cercare di aderire appassionatamente, anima e corpo, al divenire della storia. Senza rinunce e censure, senza pessimismo chiusure, con grande speranza.
Teilhard de Chardin (1881-1955) ha rivoluzionato la teologia cattolica.
Alla vigilia di una storica riabilitazione del suo pensiero, il volume mette in evidenza la novità essenziale del suo pensiero facendo una selezione antologica dei sui scritti e suddividendoli in base ai vari ambiti della teologia sistematica.
Nella vita e negli scritti di questo gesuita amato ed emarginato che fu sacerdote, eroe di guerra, scienziato e precursore del dialogo interreligioso è presente in nuce il volto futuro della chiesa.
«Nel 1962 esce nelle librerie francesi, La pensée religieuse du Pére Teilhard de Chardin per l'editore Aubier, il primo di una serie di testi dedicati da Henri de Lubac al pensiero e alla figura del celebre gesuita paleontologo di Orcines, che costituiscono una parte piccola ma non indifferente nella vasta produzione del teologo francese. Il libro fu un successo immediato e se pure ristampe e traduzioni furono per un tempo bloccate dalle autorità ecclesiastiche, conobbe velocemente una grande diffusione. Il testo di de Lubac si impose nel dibattito che in quegli anni imperversava attorno all'opera e alla figura di Teilhard de Chardin per l'autorevolezza e il rigore e rimane ad oggi, insieme agli scritti che seguirono negli anni immediatamente successivi, uno strumento imprescindibile per avvicinarsi correttamente al complesso e difficile linguaggio teilhardiano. L'interesse di questi testi per il lettore di oggi va ben al di là di quello storico. Certamente sono ricchi di elementi per la ricostruzione del dibattito culturale del tempo. Ma vi si trova molto di più, grazie alla guida raffinata e documentata di de Lubac, si prende conoscenza di alcune profonde intuizioni teologiche di Teilhard che ancora oggi sono di stimolo per il cristiano, per la Chiesa. Pierre Teilhard de Chardin (1881-1955) fu senza dubbio uno degli intellettuali più influenti del XX secolo e paradossalmente anche uno dei meno compresi. Gesuita e paleontologo si impegnò per tutta la sua vita a mostrare l'armonia tra le nuove scoperte della scienza e la Tradizione cristiana, provocando interesse, entusiasmo ma anche una diffidenza che dura fino ad oggi. 'Troppo cattolico' per i laici e troppo aperto alla scienza moderna per molti cattolici, restò sostanzialmente inascoltato, in contrasto con il successo globale conseguito e nonostante il fascino che il suo pensiero invariabilmente ha suscitato e continua a suscitare». (dall'Introduzione di Alberto Palese alla Sezione settima dell'Opera Omnia)
La produzione teorica di Pierre Teilhard de Chardin è vasta e differenziata. Tuttavia è possibile rintracciare in essa la presenza di un nucleo di pensiero che funge da attivatore delle variazioni che la sua proposta teologica e filosofica manifesta nel divenire del proprio sviluppo. Esso è dato dall'intento di dar vita a una revisione del pensiero cattolico che consenta di raccordare la teoria e la pratica cristiana con la visione evolutiva del mondo prodotta dalle moderne scienze della natura, con le trasformazioni della vita umana indotte dall'espansione del sapere tecnico-scientifico, con l'instaurazione di nuovi modelli di organizzazione della società. La proposta di Teilhard ha quindi come asse portante la ricerca di un «congiungimento tra ragione e mistica» che intende mostrare il rapporto esistente tra espansione della razionalità tecnico-scientifica e esperienza cristiana. Prende forma, in tal modo, una figura di cristianesimo che si propone di interagire positivamente con una cultura che pensa la vita umana come realtà non stabilizzata, esposta agli effetti delle mutazioni prodottesi nel corso della storia più recente della «Noosfera». In questo orizzonte filosofico-teologico, la «necessaria rifondazione» della teologia e della spiritualità cristiana, la pratica di una «Nuova Scienza» della natura, la configurazione di una «Nuova Antropologia» capace di leggere non soltanto le scansioni evolutive del passato della vita umana, ma di esibire le linee di fondo dei futuri sviluppi di un'umanità sempre più unificata e potenziata, appaiono come i riferimenti attorno ai quali Teilhard organizza la propria riflessione, sul mondo, sull'uomo, su Dio. L'esigenza di rinnovamento, e la volontà di dar forma a un pensiero che si pone come una sorta di «expeditio in novum», costituiscono, dunque, la pulsione di fondo che governa la sua riflessione teologica, scientifica, antropologica. In essa, accanto a elementi datati, sono reperibili indicazioni capaci di attivare nella Chiesa le energie psichiche e le risorse culturali necessarie per far fronte alle «sfide di un'evangelizzazione rinnovata».
Teilhard de Chardin ripercorre con questi scritti il dibattito sull'evoluzionismo che ha attraversato la prima metà del xx secolo. Sostenendolo con argomentazioni scientifiche estremamente competenti. Fin dal 1926 scrive: "l'evoluzionismo scientifico non è semplicemente un'ipotesi a uso degli zoologi, ma una chiave di cui ciascuno si serve per penetrare, in qualsivoglia compartimento del Passato, la chiave del Reale universale". Ogni essere è frutto di una gestazione che l'ha preceduto: "Parzialmente, in modo infinitesimale, senza nulla perdere del valore individuale, ogni elemento è coestensivo alla storia, alla realtà del Tutto". Tuttavia "l'Evoluzione non è 'creatrice'... ma è, per la nostra esperienza nel Tempo e nello Spazio, l'espressione della Creazione". Di una creazione definita da Teilhard un "lungo gesto" che anima e regge il Divenire. Un Divenire che attuandosi attraverso la legge di complessità-coscienza sospinge la Materia, attraverso stadi successivi, a caricarsi di libertà e di Spirito. E sarà infine sorprendente intuire con Teilhard come la visione evoluzionistica del mondo, lungi dall'orientare al materialismo, sia una possibile "scuola di una migliore spiritualità e di alta moralità".
L'obiettivo quotidiano e primario di ogni uomo è "agire bene", orientare il proprio atteggiamento e la propria azione verso un'esistenza piena e felice. Sembra però che nel mondo contemporaneo sia sempre più difficile comprendere il posto dell'uomo nella natura. Ciò che vale nell'ambito personale si riverbera nelle grandi questioni che affronta l'umanità: la crisi ecologica, la giustizia, la difesa della pace. In un mondo che si dice secolarizzato, la teologia può e deve tornare a dire qualcosa di significativo per tutti. Teilhard de Chardin ha saputo leggere i mutamenti del mondo contemporaneo e la direzione presa dall'umanità, delineando sfide, minacce e opportunità. Osannato o avversato, egli ha segnato indelebilmente la cultura del Novecento. Il sacerdote e paleontologo francese ha aperto nuove vie di ricerca che chiedono di essere percorse, continuate. Lontano dalle polemiche che hanno accompagnato la pubblicazione delle sue opere, l'autore ha accostato in questo libro il cuore eucaristico del pensiero teilhardiano all'opera di alcuni grandi autori del cristianesimo orientale Ortodosso, in particolare Pavel Florenskij e Iannis Zizioulas. I due approcci, a prima vista distinti, se non lontani, mostrano convergenze e assonanze che illuminano la visione teilhardiana del mondo, conducendo a considerare la liturgia - al di là di ogni concezione riduttiva e funzionale - come esperienza sintetica, capace di esprimere e orientare la pienezza dell'esistenza di ogni uomo.
Seconda edizione rinnovata, con Prefazione di Antonio Spadaro
Questa intensa e originalissima meditazione teilhardiana risale al 1918: l’autore è prete-soldato al fronte. Sono pagine che testimoniano la sua mistica profonda e la sua capacità visionaria: tra mistero eucaristico e universo esistono strette analogie. Nell’eucaristia il cristiano è chiamato a condividere lo sviluppo dell’umanità e l’anelito del cosmo stesso per l’avvento del Regno di Dio.
Qui Teilhard offre una visione del mondo, del suo sviluppo e delle tensioni che lo agitano. In questa visione Dio illumina le cose dall’interno: le rende diafane, è come la luce che fa vedere al nostro occhio i colori e le sfumature dell’alabastro.
Descrizione
Questo non è soltanto un libro sui sacerdoti o per i sacerdoti, ma un libro per tutti. Un libro che a tutti offre una visione sacerdotale della realtà. Un libro che si dispiega come un’opera – dal ritmo di una sessione di jazz – in quattro movimenti: consacrazione, adorazione, comunione, apostolato.
«Le pagine che il lettore si trova tra le mani in realtà non sono un libro, ma una finestra che spalanca una visione del mondo, della realtà e della storia. Una visione mozzafiato: è come se al di là della finestra ci fosse un panorama di enorme ampiezza. Teilhard de Chardin plasma un linguaggio poetico perché, davanti a quel che contempla, non mette a tacere la sua capacità immaginativa e rappresentativa, ma piega il discorso in forma di preghiera poetica che, proprio per questo, ha potenza speculativa. Non abbiamo timore a riconoscere Teilhard come fratello di Dante, come pure di un poeta come Mario Luzi, che di Teilhard del resto fu avido lettore» (dalla Prefazione di Antonio Spadaro).
Rileggere e interpretare Teilhard de Chardin significa entrare in contatto con una tra le teologie del Novecento che conserva intatta la problematicità, l'attualità e, per questo, l'incidenza profetica nella riflessione contemporanea sul mistero della realtà. Il contributo di Teilhard alla teologia appare come un invito alla ricerca che deve muovere dalla complessità del fenomeno della vita, nelle sue differenti dimensioni. In tal senso, la sua riflessione ha giocato in anticipo e le sue intuizioni tra teologia e scienza si comprendono oggi meglio che in passato. Non è un caso che nell'opera del Gesuita francese rimangano suggestivi il senso e gli effetti del rapporto tra fede e sapere scientifico, il valore riconosciuto alla materia, la mistica comparata tra le religioni dell'Oriente, la spiritualità attenta al mondo, la centralità dinamica ed escatologica del Cristo. Il volume mette a disposizione del lettore contributi che rendono ragione della ricchezza interpretativa dell'opera teilhardiana, in vista di un dialogo interdisciplinare aperto e fecondo. Gli autori sono teologi, filosofi e scienziati che a lungo si sono confrontati con il pensiero di Teilhard de Chardin: Carmelo Dotolo, Maurizio Gronchi, Ludovico Galleni, Stefano Visentin, Paolo Trianni.
ll testo esamina il posto che Teilhard de Chardin (1881-1955) riserva alla Chiesa all'interno della sua riflessione sull'evoluzione dell'universo. Poiché, secondo il gesuita paleontologo, storia naturale e storia della salvezza coincidono, la Chiesa si inserisce in maniera "naturale" nel processo evolutivo dell'universo per condurlo verso la fine del percorso, cioè la fine del mondo: l'unione di tutto e di tutti, con Cristo, in Dio. Il volume si articola in tre capitoli. Nel primo, partendo da una sintesi biografica di Teilhard de Chardin, si presenta la sua idea di universo in evoluzione verso l'unità del Tutto; nel secondo, si sintetizza il suo pensiero circa l'evoluzione dell'universo e le leggi che la governano; è durante l'elaborazione di questo sistema evolutivo universale che il gesuita sviluppa la sua "ecclesiologia", cioè la descrizione del ruolo della Chiesa all'interno dell'universo, analizzata nel terzo capitolo.
"Le singolarità della specie umana" è uno degli ultimi testi di Teilhard de Chardin; si tratta di un testo "laico" perché è una riflessione sul passato e il presente dell'umanità che vuole aprirsi a una prospettiva per il futuro. Potremmo dire che si tratta di un testo "apocalittico" nel senso originale della parola come rivelazione aperta al futuro compiuta da uno scienziato, uno dei maggiori evoluzionisti del XX secolo. Teilhard è stato un importante geologo e paleontologo, uno dei precursori della moderna teoria della biosfera come strumento per comprendere le leggi generali dell'evoluzione. Lo strumento filosofico da lui sviluppato come chiave di lettura dell'evoluzione è il concetto di muovere verso: la materia muove verso la complessità e la vita, e la vita verso la complessità e la coscienza fino a giungere alla nascita del pensiero e quindi dell'essere pensante. Ma oggi l'uomo si trova solo nell'universo e isolato su un piccolo pianeta a risorse limitate e con equilibri fragili. Come sfuggire a un senso di frustrazione e alla sensazione di essere giunti al capolinea dell'avventura umana? Ecco che l'idea di Teilhard si rivolge al passato, a quelle leggi generali dell'evoluzione che in vario modo sono riconducibili al muovere verso, ma egli vede nella riflessione del passato la prospettiva che apre al futuro.
Un libro che propone alla cultura italiana e internazionale un contributo importante per una nuova fase di approfondimento del valore culturale e scientifico dell'opera teilhardiana, scritto da un autore parimenti esperto di filosofia indiana e di teologia cristiana. Attraverso un duplice confronto con autori come J. Monchanin o H. De Lubac, e con le religioni delle tradizioni orientali, il saggio sviluppa ed analizza le riflessione di Teilhard de Chardin sul pluralismo religioso attraverso le categorie filosofiche dell'idealismo, del dualismo, del panteismo e del relativismo. Viene così ricostruita l'attenzione teilhardiana verso la mistica delle religioni orientali e il loro "senso cosmico", tematica generale che rientra nel generale interesse verso il mondo, le culture e le religioni vissuto dalla cultura francese negli anni Quaranta.
Il tratto comune che innegabilmente emerge da questi scritti è quello di formare un'unica riflessione attorno alla questione della fede nei tempi moderni. Pierre Teilhard de Chardin scavalca i dibattiti tra spirito laico e spirito religioso. Il mistero dell'Incarnazione, mistero dell'amore di Dio, dà luce alla stessa evoluzione del cosmo e ogni uomo partecipa alla sua realizzazione. Il discorso paolino dell'Areopago trova in Teilhard un nuovo abbrivio dopo duemila anni di cristianesimo e di evoluzione del pensiero umano. I cinque testi qui riuniti fanno parte di un'ampia raccolta, "Ecrits du temps de la guerre", nella cui prima traduzione italiana (intitolata La Vita cosmica, Il Saggiatore, Milano 1971), era stato escluso il penultimo di essi, "Per una nuova evangelizzazione del nostro tempo". Questi Scritti presentano caratteristiche sorprendenti, data l'età relativamente ancora giovane di Teilhard e la già chiara impronta del suo pensiero: "La sostanza fondamentale in seno alla quale si modellano le anime, l'ambiente superiore in cui evolvono, il loro speciale Etere (se così si può dire), è la trascendente e tuttavia immanente Divinità nella quale viviamo, ci muoviamo e siamo. Dio è alla nascita, nella crescita e al termine di tutte le cose, senza peraltro mescolarsi né confondersi per nulla con l'essere partecipato che regge, anima, tiene insieme. Di conseguenza tutto vive e si eleva, tutto è uno in Lui e per mezzo di Lui...". Prefazione di Luciano Mazzoni Benoni.