La storiografia sulla politica di massa può essere scandita in un "prima" e un "dopo" George Mosse, uno storico divenuto celebre soprattutto per i suoi lavori sull'immagine dell'ebreo, sulla cultura dell'Europa occidentale e sulle origini intellettuali del Terzo Reich. Il peculiare approccio di Mosse emerge anche in questa nota e controversa intervista del 1979 su Aldo Moro, riproposta nel presente volume, con un ampio corredo critico. Mosse collega l'esperienza politica dello statista, la sua cultura, le sue analisi, i suoi problemi, alle grandi trasformazioni e sfide della democrazia occidentale, in particolare alla crisi del sistema di governo parlamentare che si è manifestata in tutta la sua gravità nel corso del XX secolo. Quella di Moro, spiega Mosse, era una reale consapevolezza della fragilità dei sistemi democratici contemporanei, strettamente legati alla necessità di tenere in considerazione le aspirazioni, le speranze, i miti delle masse. Ciò si era tradotto nell'elaborazione di una originale e personale soluzione alternativa, connessa a un'idea dello Stato come un processo, come qualcosa continuamente in fieri, un organismo sensibile ai mutamenti. Per Mosse, nel pensiero e nell'azione di Moro era costante la volontà di integrare e far partecipare quanto più possibile le masse italiane, di dare loro un senso di rappresentanza... Prefazione di Renato Moro. Nota critica di Donatello Aramini.
Aldo Moro, presidente del Consiglio e ministro degli Esteri durante un arco temporale che va dal 1963 al 1976, ha speso tutte le sue energie e la sua autorevolezza per fare dell'Italia una presenza attiva sui diversi fronti della scena internazionale in un momento di grandi trasformazioni di carattere planetario, dovendosi oltretutto misurare con un insieme di pregiudizi e di stereotipi, per così dire, anti-italiani. Peraltro, anche sulla sua persona e sul suo modus operandi si sono prodotti nel tempo numerosi luoghi comuni, ai quali non sono estranee le drammatiche circostanze della strage di via Fani, del suo rapimento e del suo assassinio. La questione che oggi si pone - e che l'Accademia Aldo Moro ha affrontato sin dall'inizio del suo impegno culturale e scientifico, nel lontano 1983 - è dunque quella di superare definitivamente le molte interpretazioni parziali e riduttive dello statista, aprendo spazi per una lettura critica, equilibrata e storicamente fondata, della sua figura. I saggi contenuti in questo volume - in gran parte elaborati per il convegno promosso nel 2008 dall'Accademia in occasione del trentennale della morte dello statista - si muovono in questa direzione. Essi infatti contribuiscono, per la parte relativa alla politica estera, a quella che alcuni storici italiani hanno definito una svolta negli studi su Aldo Moro, finalmente caratterizzati da una ampia e sistematica applicazione della storiografia.