Cos'hanno in comune Fleabag e Doc, Wanda Vision e La regina degli scacchi, The Morning Show e This is Us, Black Mirror e Don Matteo? La lettura interpretativa proposta dagli autori del volume, ognuno con un diverso profilo professionale e focalizzato su una serie in particolare, si addentra nell'analisi delle narrazioni di queste e altre serie, e offre la possibilità di vederle come i tasselli di un unico mosaico: quando si uniscono emerge infatti un'interessante immagine di chi siamo e cosa desideriamo. «Nella finzione narrativa di tutto il mondo c'è una grammatica universale, una struttura profonda che vede gli eroi affrontare i problemi e combattere per superarli. (...) Universalmente le storie si focalizzano sulle grandi difficoltà della condizione umana. Trattano il sesso e l'amore, la paura della morte e le sfide della vita. E trattano il tema del potere: il desiderio di esercitare influenza e di eliminare l'asservimento. (...) perché le storie si concentrano intorno ad alcuni grandi temi, e perché rispettano in maniera così costante la struttura basata sul problema? Perché seguono questa impostazione e non tutte le altre che potrebbero avere? Penso che la struttura basata sul problema riveli una delle funzioni principali dello storytelling: suggerisce che la mente umana sia stata modellata per le storie, così che possa essere modellata dalle storie. (...) cerchiamo sì le storie perché ci piacciono, ma la natura ci ha progettati per amarle affinché potessimo fruire del vantaggio derivante dal fare pratica. La finzione narrativa è un'arcaica tecnologia di realtà virtuale specializzata nella simulazione di problemi umani» (Jonathan Gottschald, L'istinto di narrare. Come le storie ci hanno resi umani). Contributi di Giulio Maspero, Eleonora Recalcati, Armando Fumagalli, John Paul Wauck, José María La Porte, Giulia Cavazza, Enrique Fuster, Rafael Jiménez Cataño, Andrea Claudia Valente, Federica Bergamino, Jorge Milán Fitera, Tobia Campana, Gema Bellido.
I più recenti studi di psicologia e antropologia affermano che gli effetti nel soggetto che perdona sono notevoli: il perdono contrasta meccanismi mimetici, libera dalla rabbia, dal risentimento, dall'odio generando positività e serenità dentro e fuori di sé. È curativo. Chi perdona sviluppa atteggiamenti pro-sociali trasformando un accadimento negativo in una occasione per scoprire nuove risorse interiori e vivere in modo rinnovato con sé e con gli altri. Il perdono libera la propria e altrui storia. Partendo da queste consapevolezze e avvalendosi di testimonianze e realtà letterarie, filosofi, psicologi e teologi si sono confrontati in un gruppo di ricerca triennale per studiare le condizioni di possibilità del perdono, la sua natura e processo. Gli autori hanno trovato un linguaggio comune e approdano a idee condivise in una visione articolata e unitaria al contempo, risultato di un lavoro sinergico. Il lettore entrerà così in contatto con esempi di perdono vissuto e sarà accompagnato nell'elaborazione teorica dall'ausilio di esperti di diversi settori disciplinari.